Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

domenica 8 novembre 2015

Racconto di Vita Anacronistica: nella notte e nell'alba (5° parte)


Poichè questo è il capitolo più difficile da scrivere, per troppo tempo ho sospeso il racconto del mio cammino: ma oggi sento la necessità di proseguire, quasi come ad esorcizzare quanto fu cupo e difficile per me.Custode del mio privato, al di là di ogni blog ed anonimato, quanto lascerò per iscritto è il massimo che io riesca a fare adesso.

Avere diciott'anni dava forza e sicurezza: in quella nuova arroganza con cui ambivo all'abbandono dell'adolescenza, a favore di una maturità tanto agognata, vivevo quel passaggio verso la maturità con entusiasmo e timore.
Quell'estate era così lunga e divertente, tra consapevolezze e scoperte, amicizie che sfumavano per sempre, ed amicizie che mettevano solide e profonde radici.
Uno zaino scassato pieno di libri pesanti, il cappellino "tenuto in punta" con il ciuffo libero, l'immancabile camicia a quadretti, dei jeans e delle scarpe da ginnastica: così mi ricordo in quel primo giorno dell'ultimo anno scolastico.
E da li a due mesi iniziai a carburare a pieni giri, divertito di quanto andassi finalmente a studiare.
I compagni di classe, oramai con barba e determinazione, quotidianamente passavano in rassegna quanto desideravano dal loro futuro, e neanche io non mi sottraevo a quel gioco così reale.
"Prenderò in mano l'azienda di famiglia!"
"Andrò all'università, diventerò Agronomo e volerò via da questo paese"
"Intraprenderò la carriera militare"
A sentirli anche oggi quei ragionamenti parrebbero tanto attuali.
Io pensavo che l'università sarebbe stata la giusta via, ed in Veterinaria vedevo buona parte del mio futuro, ma non volevo specializzarmi negli animali da compagnia, bensì studiare gli animali da reddito: mucche, cavalli, maiali, pecore e capre erano il mio sogno...e mi immaginavo in quel podere a pietra sul poggetto, con la piccola clinica veterinaria a piano terra, e la mia stalla sul retro.
Un Veterinario Agricoltore...un "Veterinagricoltore" dicevo io, lasciando sorridere quanti mi ascoltassero.
Un Veterinario che curava gli animali con soluzioni alternative, e già m'immaginavo mezzo erborista e mezzo stregone, recuperando dalla tradizione contadine tutti quei rimedi di sempre che nascevano da quanto c'era a disposizione; un Agricoltore che lavorava la terra, si spaccava la schiena, e realizzava foraggio per i propri animali e cibo per la propria famiglia.
Una visione certamente romantica, e tanto...tanto Anacronistica.
Quelli erano gli anni in cui si doveva parlare solo di chimica, di meccanica, e dove la luna e gli antichi rimedi erano visti oramai come barzellette: sinceramente me ne infischiavo, e mi vedevo con la barba lunga, scendere da un vecchio trattore rosso, ed entrare nella stalla, per poi infilarmi un camice ed andare in clinica.
Ancora oggi mi capita di sognarmi in quel modo, con quella stufa a legna accesa nella piccola sala d'aspetto, e quell'odore di stalla che c'era nell'aia...
Il paesello non lo avrei lasciato mai: per me sarebbe stato come scappare da me stesso, e non rinunciavo al sogno/convinzione di rimanere dove i miei genitori, ed i miei nonni prima di loro, ed i miei bis nonni prim'ancora avevano lavorato, vissuto e riversato aspettative.
"Un vero Agricoltore deve essere prima di tutto attaccato alla sua Terra" e non avrei mai tradito questo vecchio adagio.
Ed appunto, la scuola procedeva, mentre vivevo una vita certamente serena ed anche spensierata: nella gioia di quel momento così ricco di emozioni mi tingevo i sogni di un colore "più reale", affrontando la vita con maggiore spavalderia rispetto al passato, e non nascondendo quell'ambizione che mi portava a vedermi sempre più vicino al mio essere Grande.
...
Non può un episodio, per grande che esso sia, cambiare tutto.
...
La notte può arrivare anche all'improvviso, in un'eclissi che impaurisce e destabilizza.
La notte può durare ben oltre molti notti.
La notte può essere senza luna, senza calore, e senza ricordo.
La notte può cancellare molto del giorno, lasciando solo una lontana e fievole speranza di Alba.
A diciott'anni e pochi mesi ho vissuto la notte più lunga della mia vita.
Durante questa notte non ritengo di aver mai cessato il mio cammino, ma questo è inevitabilmente cambiato, portandomi a dimenticare quanto fu, ed a rimparare da capo molto di quanto oramai davo per scontato.
Un attimo ero grande, ero uomo, e l'attimo dopo ero tornato infante: un infante nel corpo di un uomo, con cuore e mente di uomo, con mani di uomo, con barba e pensieri di uomo...con orgoglio di uomo.
Come con un'elastico dietro alla schiena che mi strappava violentemente dal presente e che mi riportava a quanto ero stato, vivevo quella catarsi con buona parte del mio corpo che non mi apparteneva più, ma con la consapevolezza che Cuore e Mente c'erano ancora, ed ancor di più rafforzati.
E' così accadde da subito.
Convinto ed Ostinato. mi sentivo nudo e schiacciato da troppe armature, ma non ero da solo, ed anche nel più assordante silenzio di quell'interminabile notte, sempre percepivo l'Amore continuo ed incondizionato che mi accompagnava da tutta una Vita.
I miei genitori, i miei nonni, i miei amici, a guardarmi lentamente riprendere buona parte di quanto mi era stato tolto, a seguirmi nelle evoluzioni, ad affiancarmi nel Nuovo che di lì in poi sarebbe stato.
Era nelle paure altrui che io trovavo il modo di non averne, quasi ironicamente, mai abbassando la guardia, ma sempre sminuendo quanto mi stava accadendo.
Tanti piccoli minuscoli mattoni, pesanti e scomodi, da ritrovare o ricostruire, da posizionare, da consolidare nelle fondamenta della mia Seconda Vita: in ogni giorno, in ogni attimo, in ogni parola, in un perpetuo impegno.
...
Le lune passarono, e le stagioni si avvicendarono portandomi a conoscere la mia Nuova Vita, togliendomi a forza quella maschera senza sorrisi, e scoprendo quanti profumi nascosti ci fossero attorno a me.
Gli Amici vegliarono, e tra loro si distinse perfino l'Amore che fa male, la Mano tesa a prescindere ed Enne (il Parente Scelto).
Rivedere la spiaggia, non privarsi di una pizza con gli amici, gustarsi un tramonto sul mare, assaggiare la neve fresca, o anche solo trattenere un filo d'erba tra le dita: tutto era divenuto magnifico e fondamentale.
Ed ecco che il mio diciannovesimo anno trascorse in quel modo, veloce e pesantissimo, stancante ed arduo, mentre tornavo a dischiudere gli occhi sul mondo.
Mai, neanche per un attimo, la campagna aveva smesso di chiamarmi: anche di fronte alle evidenze ignoravo la malasorte e lanciavo il mio pensiero al domani più favorevole.
Sorte...fortuna...compassione...
Quante volte mi sono interrogato sul senso di queste parole, senza mai trovare una mia spiegazione.
A quell'età si danno per scontato tante..troppe cose, ma tutto per me era drasticamente cambiato, ed in quell'anno appena trascorso io avevo capito che era nell'Essenziale che ancor di più dovevo trovare le mie risposte, imparando ad ignorare totalmente quanti tentassero di darne per me.
"Sei stato sfortunato, ma vedrai che ti rimetterai"
"Sono certo che tornerai come prima"
"Poverino, quanto hai sofferto..."
Parole come macigni sul mio percorso, mentre desideravo solo che quei passerotti sulle querce riuscissero a far tacere nella mia mente quanto mi veniva detto.
Tornai a scuola, ignorando completamente quanto chi porta un camice mi diceva, e mi diplomai contro ogni pronostico, mentre tutto pareva avere un significato diverso: quel Diploma era una conquista, una grandissima soddisfazione, ma... ma improvvisamente era anche diventato solo un foglio di carta.
Credevo che sarei "guarito" da quelle strane e nuove sensazioni, ma col tempo capii che non erano sbagliate o addirittura malate...e che non ne esisteva affatto alcuna cura: ero cambiato, e non dovevo averne paura.
Il metro del mio vivere adesso era diverso.
Era come se la Realtà mi trattenesse ad un livello distante da quello che avevo conosciuto nei miei primi diciotto anni, ed il sapore della Vita adesso sapeva di sale, di zucchero, di pepe, di aceto.
Essenziale: questo era quello che ero diventato.
Si potevano far sogni essendo Essenziali?
La risposta era (ed è ancor oggi) "assolutamente si": e fu così che iniziai a rivedermi da Grande, senza capire che Grande la vita mi ci aveva appena fatto diventare.
Vent'anni, un diploma, un grande sorriso sotto la barba nera, una nuova andatura, tanta buona musica ad accompagnarmi, e nuove aspirazioni: trovare nei nuovi limiti gli slanci per saltare più in alto.
E mi iscrissi all'Università, mentre il caro amico-medico di famiglia scuoteva la testa dicendo che quel passo era troppo per me, e che questa volta avrei dovuto desistere.
L'Iscrizione a Scienze Forestali era (inutile negarlo) una specie di ripiego: nel mio sognare in modo essenziale, quella poteva essere la via per laurearmi in qualcosa che mi piaceva molto ma che mi permetteva anche di fare altro (non era previsto l'obbligo di frequenza).
Intimamente speravo di riuscire, passata la buriana, ad iscrivermi a Veterinaria, ma ero cosciente che tale passo sarebbe stato molto difficile per essere compiuto dal sottoscritto.
La vita di città non mi spaventava, come non mi spaventavano quei 280km che settimanalmente dovevo percorrere per tornare al paese e continuare il lungo processo di Cura che già da due anni stavo sostenendo.
Tutte quelle salite, così lunghe, così estenuanti...
...e quelli che seguirono furono gli anni della mansardina in periferia, dell'Ottavo e la sua Amicizia, dello studio e della più importante presa di coscienza.
In verità capivo che l'Alba si sarebbe compiuta solo tentando quella via, per un'ultima volta nella mia nuova vita: attraversando quel ponte che mi avrebbe consegnato a quello che ero diventato, lasciando che i miei occhi potessero finalmente aprirsi...spalancarsi su quanto di nuovo io ero.
L'Alba, la mia Alba, sorse un mattino d'estate, dopo una nottata trascorsa nella spiaggia: avevo vent'anni, e finalmente mi "vedevo" per la prima volta riflesso nell'acqua del mare.

12 commenti:

  1. non c'è nulla da commentare.
    Soltanto leggere, bersi ogni parola e farne tesoro e trattenerle nella mente.
    Si possono fare sogni, essendo essenziali? Sì e tu ne sei la dimostrazione e sei arrivato a capirlo ed a viverlo quando molti di noi - io, per prima - che poteri esserti madre, arrancano ancora......
    Ti ammiro molto . Sei davvero una bella persona.
    Sei una persona bella
    con grande affetto (...e molta commozione)
    Emanuela

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    1. Emanuela,
      le tue parole sono dolci e attente...te ne ringrazio, molto.
      A.A.

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  2. Il tuo racconto di vita è davvero un bel racconto ....io ho sessantadue anni e mio marito ne ha sette più di me, abbiamo un podere in parte ereditato e in parte l'abbiamo ingrandito lavorando la terra benché mio marito facesse un altro mestiere ( per 40 anni ha insegnato matematica e fisica al terzo, quarto e quinto liceo scientifico, ed era un bravissimo professore...mia nonna diceva ..che chi era bravo in una cosa ,era bravo in tutto) Io per i miei primi 40 anni ho lavorato la terra , piantavamo pomodori per l' industria, barbabietole da zucchero, peperoncini per una ditta all'estero, mais, grano, girasoli questi ultimi erano bellissimi..., intanto portavo avanti gli studi e crescevo i figli ...a 40 anni mi sono laureata in farmacia e dopo qualche anno ho rilevato con due amiche colleghe una farmacia all'asta nella mia frazione....i miei figli non hanno mai avuto tanta simpatia per la terra , si sono laureati e se ne sono andati a vivere a Roma dove lavorano a differenza di noi che siamo rimasti attaccati alla terra e rimasti in campagna ...Tutto questo non ha importanza, è solo per dirti che giorni fa abbiamo fatto un compromesso di vendita di parte del podere e questo lo dico con il pianto nel cuore ...ma la gioia più grande è che l'ha comperata un ragazzo poco più che ventenne insieme ai suoi genitori e questo è importante e mi fa veramente gioia e auguro a questo ragazzo tutto il bene e la fortuna di questo mondo ...perché amo la terra .... Buona serata

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    1. Io credo che la Terra debba andare a chi ha voglia di lavorarla...
      E con questo vedo nel vostro gesto il migliore degli intenti: ognuno di noi ha la propria strada, e non necessariamente questa deve seguire quella di chi nella vita familiare ci ha preceduto.
      I vostri figli hanno fatto ciò che per loro era importante: hanno fatto le proprie scelte.
      Voi avete fatto ulteriori scelte, ed in questo giovane volenteroso vedo così tanto di buono che son certo che non vi pentirete mai di quanto fatto.
      L'amore per la Terra è meraviglioso
      A.A.

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  3. Carissimo chissa' quanti di "noi" si sono visti la prima volta riflessi nell'acqua del mare dopo una notte passata sulla spiaggia forse cercando certezze alle domande della vita...Dopo molti anni passati a cercare posso dirti che mai niente e nessuno ha saputo rispondermi come la terra....Risposte certe, inconfutabili come l'alba e il tramonto ...
    Buon cammino AA

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    1. E' un bel pensiero quello che hai scritto, e non mi sento di aggiungere null'altro.
      Grazie per avere condiviso questo.
      A.A.

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  4. Ognuno di noi ha un filo invisibile che lo tira verso il suo destino c'è chi lo ignora c'è chi lo sa accettare c'è chi finge di non sentirlo.Tu hai capito in tempo dove il tuo destino ti portava, hai avuto coraggio. Hai tutta la mia stima.valentina

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    1. Vedi Valentina,
      in molti ritengono che ci siano veri e propri segnali che nella vita ognuno di noi incontra: segnali che ti portano a capire le scelte da fare, segnali che ti possono aiutare in quelle scelte, segnali difficili da scegliere.
      Parli di un filo invisibile, in in pratica la pensiamo alla stessa maniera.
      Io da bimbo desideravo fare la vita che oggi come uomo faccio, ma questa specie di racconto a puntate vuole testimoniare non tanto la mia "bravura" nel saper cogliere i segnali", ma piuttosto parlare dei segnali stessi.
      Quindi, più che delle mie scelte, vorrei parlare di cosa mi ha portato a compierle.
      Questi segnali (o questo filo) c'è nella vita di ognuno di noi, e che si decida di ignorarli o osservarli, questi segnali prima o poi torneranno.
      Credo che ci voglia molto più coraggio a saperli ignorare e convincersi di condurre una vita che ci appartiene...piuttosto che a decidere di fare l'esatto opposto (che poi sarebbe quello che ho fatto io): non mi sento coraggioso, ma piuttosto credo di avere fatto la cosa che per me era più semplice: andare dove mi portava il cuore e la mente, senza dovermi convincere di nulla.
      Oggi mi ritrovo in un luogo, in un lavoro ed in una Vita che mi appartiene, in un modo estremamente Naturale.
      Grazie per il tuo intervento
      A presto
      A.A.

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  5. Sei un grande. Hai scelto il tuo destino, hai avuto coraggio.

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    1. Il tuo commento è puntuale, sintetico e ricco di stima: ogni volta mi lusinga leggerti.
      Le scelte le compiamo tutte, e come ho appena scritto a Valentina, secondo me ci vuole molto più coraggio a "non scegliere il proprio destino" che a fare il contrario.
      Forse più che coraggio ho avuto una...NATURALE CONVINZIONE...provo a dirla così, una naturale convinzione che quella era la mia vita, indipendentemente dalle mode, dal pensiero altrui e da quanto il mio fisico improvvisamente mi diceva di fare.
      Questo capitolo parla proprio di come una sera tutto si fece improvvisamente buoi, inaspettatamente buoi, dolorosamente buio, e di quanto tempo, fatica e sofferenza ci siano voluti prima di ritrovarsi di nuovo a vivere un'Alba...anzi, a vivere l'Alba.
      Quando in quei mesi mi parlavano del mio coraggio, come oggi anche allora dicevo che io non ero coraggioso, tanto meno "speciale" o "forte": dicevo che tutti noi abbiamo le risorse per scegliere come vivere la nostra vita, ed in quel momento io decidevo di non fermarmi, ma migliorare la mia situazione per riuscire a superare definitivamente quel momento...quella lunga notte.
      Ti ringrazio, molto.
      A.A.

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  6. Ho letto il tuo scritto con due anime, immedesimandomi prima in te, giovane, con un vagone di sogni e progetti e tutto il tempo per realizzarli e poi nei tuoi genitori che hanno visto la tua vita e i tuoi sogni interrompersi all'improvviso. Dev'essere stata dura per tutti, quanto ti sia costata quella lunghissima notte lo posso solo immaginare, però vedo un uomo che i suoi sogni li ha realizzati magari solo deviando di un po' il percorso, con una bella famiglia, un lavoro che non è solo lavoro ma anche missione e credo che la tua passione e l'attrazione verso la terra fossero così forti che nemmeno la notte più buia ha saputo contrastarle... penso che in tutto questo ci sia molto di cui essere orgogliosi, grazie per aver condiviso un ricordo così doloroso..

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    1. In poche parole hai detto così tanto...
      In poche parole tu sei riuscita a dire tutto.
      Ne sono realmente commosso
      A.A.

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