Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

domenica 17 gennaio 2016

Esistono Animali Anacronistici? Esistono Allevatori Anacronistici? Esistono Consumatori Anacronistici?

Mi chiedono spesso quali possano essere gli Animali di un Agricoltore Anacronistico.
Questa domanda, magari apparentemente sciocca, mi ha permesso più volte di fare un'analisi di come io concepisca "l'animale da reddito" nella mia azienda, ed in effetti credo che ne siano uscite fuori delle riflessioni interessanti.
E' quindi mia volontà condividere anche con voi tutto questo, lasciando ad ognuno l'opportunità di dire la propria.
Ne avevo parlato già qui nel Dicembre 2013, e dopo oltre due anni posso permettermi di  riprendere l'argomento e di entrare ancor più nel dettaglio.
Senza dubbio credo che il termine Anacronistico possa oggi essere accostato a chi decide di allevare pochi animali: in un mondo in cui solo i grandi numeri contano, la credibilità (in termini di mercato, burocratici e prettamente sanitari) di un piccolo (o piccolissimo) allevatore viene meno da subito , considerato una sorta di allevatore amatoriale.
Badate bene che io non ho alcun disprezzo nei confronti di quanti si definiscano degli Amatori dell'allevamento, anzi...io per primo lo sono stato per lunghi anni, ma esiste un distinguo dato da una Partita Iva e dagli intenti di chi conduce l'Azienda Agricola.
Trarre un reddito da un animale...questo rischia di essere addirittura Masochistico, e non credo di essere abbastanza cinico nel sottolinearlo: oggi l'allevamento non rende più, schiacciato da un mercato che vuole sempre imporre un prezzo da miseria, in un mondo (quello agricolo appunto) dove i costi di produzione sono lievitati oltremodo.
Quindi chi tenta di guadagnare con gli animali SECONDO ME ha due vie: spendere pochissimo in modo da trarne un qualche guadagno sono sulla quantità ( attuabile unicamente su allevamenti dei grandi numeri), oppure allevare pochi animali e cercare di puntare tutto sulla qualità.
Forse non è più tanto ANACRONISTICO oggi scegliere la seconda opzione, ed a quanto pare è oramai consuetudine sapere di piccoli allevatori che offrono sul mercato grandi prodotti (in fatto qualitativo).
Naturalmente, come già detto in molte altri post, si devono intraprendere nuove vie di mercato, abbandonando la grande distribuzione e cercando di vendere il proprio prodotto a chi sappia darne il giusto valore.
Difficile, anzi difficilissimo, ma se dietro a questa scelta di allevamento non ci sono solo decisioni prettamente economiche ma anche decisioni ETICHE allora l'allevatore sarà ancor più forte e convinto del suo prodotto, e saprà districarsi tra quanti non sappiano apprezzare il suo lavoro a favore di chi invece sappia farlo.
Non è facile, e non sono qui a dire false verità, ma esistono dei modi certi e sicuri per farsi apprezzare nel proprio lavoro.
La visibilità: che si decida di farsi pubblicità attraverso un sito internet, una rivista specializzata, una fiera di settore o meglio ancora attraverso il meraviglioso PASSAPAROLA, la propria azienda potrebbe entrare a far parte di un piccolo circuito (magari indipendente...) di famiglie, negozianti e trasformatori che sappiano proseguire quanto iniziato dall'allevatore stesso.
Il prezzo: tener fede al proprio "credo" (mi perdonerete se uso questo termine), non tradendo mai i propri intenti e senza lasciarsi scoraggiare dalle difficoltà, incaponendosi sull'AUTENTICITA' (quanto mi piace questo termine)  di quanto prodotto, e non scendendo a compromessi con quanti invece vorrebbero accostarlo al prodotto del mercato "dei grandi numeri".
L'allevatore non deve prostituirsi, o peggio ancora svendersi, per sopravvivere, ma deve fare di tutto per rendere onore al Sacrificio ed alla Veridicità che accompagnano quotidianamente il proprio lavoro.  Il prezzo dovrà quindi essere frutto di un ragionamento del genere, senza speculare sulle mode nè tanto meno prendere (e prendersi) in giro.
Il prodotto: per prima cosa la scelta dell'animale, magari una razza autoctona del proprio territorio, figlia di anni di storia e tradizione, ed oramai prevaricata dalle razze internazionali (e non) dei grandi numeri (tante uova, tanto grasso, tanta carne, tanto latte, etc). Una razza rustica, che bene sappia adattarsi a quel territorio e che meglio ancor sappia essere resistenze a tutte quelle mille malattie che paiono minare il cammino di ogni allevatore, rendendolo sempre più schiavo dei prodotti farmaceutici e degli alimenti selezionati dall'industria.
Scelta la razza, è buona norma scegliere anche l'ambiente giusto, dando all'animale per prima cosa lo SPAZIO, evitando di segregarlo in ambienti angusti laddove esso non possa vivere bene...perchè non prendiamoci in giro, un pollo che nasce, cresce, vive e muore in un gabbione di 40x40cm non potrà mai vivere come un pollo che scorrazza nei campi, sale sulle piante, mangia quando ne ha voglia e dorme quando è il giorno a stabilirlo.
Poi l'alimentazione, perchè se siamo quello che mangiamo, anche gli animali sono quello che mangiano, e piuttosto che dare una farina di ossa, scarti di pesce, vitamine, conservanti e schifezze simili...io smetterei di mangiare la carne.  Quindi buon fieno, buone granaglie, una scelta adeguata del foraggio (e la cosa migliore sarebbe autoprodurselo), buoni pascoli, ARIA APERTA E PULITA, la possibilità di far camminare i nostri animali, di fargli prendere il sole, di offrirgli autonomia nella scelta di cosa e quanto e quando mangiare.
Tutto questo non è un'Utopia, e non lo si ritrova solo nelle aziende di montagna che si vedono alla televisione: tutto questo è una realtà, bella e buona, di allevatori che sapnno comprendere tutti quei Reali valori aggiunti che il proprio prodotto ha conosciuto durante la sua realizzazione.
Prodotto, perchè c'è l'allevatore che vende latte...quello che vende uova...quello che vende lana, e quindi non voglio chiudere questo ragionamento alla sola vendita della carne.
Sapete cosa penso?
Penso che se ci fosse una maggiore presa di coscienza da parte dei consumatori che esistano tali realtà...e che se ci fosse una maggiore comunicazione da parte dei mass media nella comunicazione di tali realtà...e che se ci fosse un pò più di coraggio e convinzione da parte di quei piccoli allevatori che quotidianamente rischiano di soccombere in un mercato che non potrà mai comprenderli e valorizzarli...bene, credo che se ci fossero molte più di queste cose forse ad oggi ci sarebbero molte meno persone contrarie all'utilizzo della carne e dei prodotti di origine animale.
Credo che ci sarebbe un'idea (magari) assai diversa dell'allevatore-sfruttatore-assassino, ma che forse si potrebbe contemplare ANCHE un'immagine diversa di tutte quelle persone che realmente si sono messe in discussione ed hanno sbattuto la faccia sulle porte chiuse ed i pugni sulle scrivanie prima di trovare la giusta (e meritata) collocazione. Quelle persone che prima che essere allevatori sono persone dotate di sensibilità, attenzione ed Amore verso gli animali.
Le api il miele lo hanno sempre fatto, e tendono a farlo sempre molto di più di quanto non necessiti loro: perchè non togliere solo una parte del miele alle api, e lasciare che esse possano usufruire del loro prodotto?
Sapete che le uova le galline le fanno anche quando non sono state fecondate, e quelle uova rimarrebbero lì da una parte a marcire: perchè non usare quelle uova, certi di non nuocerle in alcun modo?
Allevare un vitello con il latte materno è secondo me l'unica via da percorrere, ma molte madri producono molto più latte di quanto la prole necessiti: ed allora perchè non raggiungere un compromesso anche in questo caso e lasciare che tanto la prole quanto l'allevatore possa godere di quella meraviglia bianca?
E quando poi la prole sarà svezzata, le madri potranno continuare (ancora per un pò...sia chiaro) a produrre latte: e perchè non sfruttare questa opportunità, certi di non nuocere la madre e senza chiederle lunghe produzioni nel tempo?
Quel latte, come quelle uova o quel miele non avrebbero danneggiato nessuno, e da loro potrebbero nascere altrettanti prodotti alimentari assai buoni e nutrienti.
Magari la mia è la visione di un onnivoro convinto, magari la mia è solo una visione ottusa per molti di voi, magari io sono l'assassino sfruttatore della questione, che si nasconde dietro all'anonimato per predicare bene e razzolare male...
...o magari sono solo una persona che ha visto abbastanza mondo agricolo ed ha sentito abbastanza idiozie in merito a ciò, e che si è fatta un'idea che non è certo dettata da una credenza popolare, una moda, o che non è stata letta in un quale manuale scritto da orientali o occidentali distanti dalla MIA di realtà.
Io sono un Agricoltore, io lavoro la terra, io ne traggo i frutti nel rispetto di questa...io allevo pochi animali che possano essere sostenuti dal mio lavorare la terra, io ne traggo i frutti nel rispetto degli animali, offrendo loro una vita lunga, all'aria aperta, con cibi VERAMENTE sani e puliti, senza stress di alcun genere (stress produttivo, alimentare, vitale, etv).
Io mangio la carne dei miei animali, non mi sento un assassino, non mi sento uno sfruttatore, e sinceramente ho le palle piene di quanti continuino a sputare sentenze facendo di tutta l'erba un fascio, chiusi nei propri ideali e nelle proprie verità, senza concepire alternative, etichettando chi non la pensi al loro stesso modo con epiteti indegni.
Esistono quindi Animali Anacronistici?
Secondo me esiste il buon senso!
Questo buon senso potrebbe accomunarci tutti, gli uni al fianco degli altri, per sottolineare che esiste un altro modo di concepire la vita degli animali "da reddito.
Esistono Allevatori Anacronistici?
Forse esistevano sino a qualche tempo tempo fa, ma oggi sono delle realtà che stanno sempre più affermandosi.
Esistono dei Consumatori Anacronistici?
Spero che continuino ad essere sempre in maggior numero i Consumatori Critici, e che presto questi si insedino in modo profondo nell'Oggi, spostando l'attenzione (fino ad ieri di pochi) sul tema dell'alternativa agli allevamenti industriali ed intensivi. Magari riducendo la quantità di carne consumata, magari essendo propositivi a spendere di più per mangiare meglio.



martedì 12 gennaio 2016

Gennaio Ovaio...magari: cronaca di un giorno tanto atteso.

Gennaio Ovaio, recita un vecchio proverbio...
Gennaio, sino a ieri "questo sconosciuto" direi io.

In pratica è dagli ultimi giorni di Novembre che perpetua la medesima stagione: temperature minime di molto sopra le medie del periodo, risvegli nebbiosi (sino a 5 giorni su 7), pioggia fine che entra nelle ossa, umidità che si taglia con la scure, cielo perennemente velato, aria appiccicosa.
Da due mesi perdura questa situazione, e tanto le mie ossa quanto la mia pazienza ne stanno seriamente risentendo: una stagione Uggiosa, che impedisce buona parte dei tanti lavori da fare.
Il susino che ha i fiori, i prati ancora verdi, i ciliegi che stanno per gemmare, ma mota (fanghiglia) che s'appiccica ad ogni cosa, gli scarponi che si fan pesantissimi ad ogni passo, e le piante che ancora ad oggi (metà gennaio) non hanno perso tutte le foglie.
Gennaio Ovaio, recita un vecchio proverbio, mentre io impreco contro le cove del pollaio ricche solo di cacca: i polli non hanno minimamente iniziato la consueta deposizione delle uova, e se ne stanno lì motosi (sporchi di fango) e tristi a guardarmi passare durante il giorno.
Le capre, alcune alle ultime fasi della gravidanza ed altre ancora molto indietro, sono grasse e spente, sognando un pascolo che non vuol mai asciugarsi.
Nell'orto il tessuto-non tessuto copre le fave che crescono rigogliose, ma l'erba alta tutt'attorno è sinonimo di calura.
Calura, strano usare questa parola di questi tempi, e strano continuare a nominarla in un anno assai caldo: le mie più profonde speranze di avere un inverno freddo paiono essere (per adesso) assai vanificate.
Si stanno ripulendo le prode dei campi, liberando la terra fertile da tutte quelle ginestre che oramai parevano essersi accomodate ovunque, e si sta gobboni (chini) con la motosega ed il pennato sempre in azione.
Si suda con la giacca...ci si bagna senza giacca...e siamo destinati ad essere sempre molli (bagnati).
In casa regna il foco morto (non c'è mai fiamma viva), ed i comignoli sbuffano sempre verso valle, schiacciati da tanto grigio umido.
Ieri sera l'ennesimo acquazzone, dopo tre giorni di Libeccio teso, con la luce che in casa andava e veniva, ed internet che faceva i capricci.
Ma questa mattina qualcosa è cambiato.
Al mio risveglio cantavano i merli, le tegole fischiavano, e sentivo i galli competere nel primo canto: era tramontana.
Mi sono precipitato alla finestra, ed aprendola il vento mi ha strappato di mano lo scuro: si, era proprio tramontana.
Un bel cielo terso, vento freddo del nord, aria che diacciava (raffreddava) i polmoni: sveglio così era tanto che non riuscivo ad esserlo.
Fuori, da subito, e da subito vedere che la giornata sarebbe stata perfetta.
Lavorare oggi è stato un vero Regalo, e il freddo di questa sera, l'odore di fuoco di casa, i polli impellicciati (con le piume gonfie) che correvano vispi, le capre che belavano e parevano cantare...
Un giorno di tramontana, solo un giorno di tramontana...un Regalo.
E pensare che siamo a metà dicembre, e che vivo in un luogo dove (in teoria) dovrebbe essere questa stagione da perlomeno un mese.
Magari domani mattina mi sveglierò e troverò il primo uovo di questo 2016, ed allora si che sarà un Gennaio Ovaio.

giovedì 7 gennaio 2016

Inquinamento: il piccolo contributo quotidiano per limitarlo

Ci sono post ragionati.
Ci sono post pensati, magari anche organizzati.
Ci sono post in cui mi racconto, ed altri in cui racconto quanto ho intorno a me.
Ci sono post scritti invece di pancia, in un modo veloce come può essere quello di una risposta data "al volo" al proprio interlocutore: post che partono da un'immagine, una sensazione, una frase.
Ecco che per il primo post di questo 2016 inizio con il citare una mia risposta data ad un Caro lettore che persevera oramai da tempo a seguire queste mie parole, e che non manca mai di lasciarmi un segno della sua presenza.

"Non ho certo alcuna sicurezza dalla mia, se non quell'indomabile Ottimismo che mi accompagna sempre: credo che prima o poi l'Uomo dovrà ravvedersi su molte sue decisioni, e rivedere i propri passi si rivelerà fondamentale per la sua sopravvivenza...perlomeno per come la intendiamo adesso.
Mentre si spendono cifre inimmaginabili per raggiungere, "conquistare" e magari colonizzare altri pianeti...si perdono (secondo me) immense opportunità per salvare la nostra Vita su questo.
La Terra sopravviverà, come sempre ha fatto, e l'Uomo magari si adatterà, come sempre ha fatto.
L'inquinamento in aumento, le calotte polari che si sciolgono, le stagioni che si ribaltano, e noi tutti (minuscoli singoli individui) possiamo fare qualcosa.
Non dico risolvere i problemi che attanagliano le sorti del nostre futuro, ma magari partecipare al cambiamento in senso certamente meno negativo.
Ebbene, se anche un singolo non può contribuire a questo, a poco varrebbero gli sforzi di quanti ogni giorno si adoperano al fine di "migliorare" (o magari anche solo limitare il danno) nei confronti del proprio futuro.
Ma qui si parlava "solo" di produttori di vino NON convenzionale...figuriamoci se si parlava di inquinamento..."



Nel post in questione (Occasioni di confronto in una Fiera di Vino non convenzionale) parlavo di questi Vignaioli che lavorano con criteri ed etiche assai distanti da quelli dell'Agricoltura Convenzionale, e l'occasione di una fiera dedicata a loro diveniva occasione di confronto con i visitatori di tale fiera...ed anche con il sottoscritto.
Sfioravo (appena) il tema dell'agricoltura non convenzionale, e mi tenevo assai distante dal tema dell'inquinamento o "gineprai simili".
Proprio questa sera, ascoltando il giornale radio, sentivo dei valori delle polveri sottili nelle città, e di come la pioggia ed il vento stessero "ristabilendo" i livelli ordinari per quelle città.
Proprio questa sera, ascoltando questa notizia, mi è venuto in mente che io in "gineprai simili" ci vivo buona parte della mia esistenza, e che non dovrei evitare di parlarne qui, anzi.
Quindi adesso io vi dirò che cosa faccio e cosa non faccio per dare il mio contributo quotidiano od occasionale al tema dell'INQUINAMENTO.

1) La mattina mi sveglio sempre con una sveglia a molla.
Potrà far ridere molti, ma da una vita io uso solo sveglie a molla, salvo il periodo dell'adolescenza, dove a svegliarmi era una radiosveglia.
Perchè questa cosa? Perchè le pile INQUINANO, e da quando anni ed anni fa al mio paese fu tolto il raccoglitore per pile usate, io decisi che le pile dovevo consumarle solo per lo stretto necessario.
La molla in questo caso poteva benissimo sostituire la pila, e quindi iniziai ad usare la sveglia della mia amata bis nonna...sveglia che ogni mattina continua a suonare e a farmi destare.
2) Quando mi lavo la faccia, i denti, o qualsiasi altra cosa che appartenga al mio corpo, io chiudo sempre la cannella durante l'insaponamento, aprendola poi al minimo per il risciacquo.
Ho calcolato, basandomi sul mio uso poco corretto dell'acqua domestica (presto corretto dall'attenta moglie) che mi necessità esattamente un quarto (1/4) dell'acqua che altrimenti avrei tenuto aperta, per tale operazione.
Devo fare due calcoli? Sinceramente preferisco di no, ma provate ad immaginare i metri cubi di acqua che in un anno io riesco a risparmiare, contando che l'acqua (un bene assai più prezioso di oro, petrolio, ed uranio) si muove con l'ausilio di pompe (o a motore o elettriche), e quindi ha la sua bella dose di inquinamento indiretto.
3) Per la pulizia del mio corpo uso principalmente detergenti naturali, o comunque a basso tasso d'inquinamento, considerando anche e sopratutto che la mia fossa imof passa non troppo distante dal mio orto, ragion di più per prestare moltissima attenzione.
4) Per la pulizia delle stoviglie, della casa e della biancheria usiamo solo prodotti "bio" certificati, o meglio ancora i rimedi antichi che l'autarchia ci offre (molto aceto di vino, lisciva, sapone marsiglia, bicarbonato di sodio, cenere, limone e moltissimi altri rimedi). Il perchè di tale scelta è il medesimo del punto n°3.
5) Uso carta riciclata, tanto per scrivere, per stampare, per imballare, e pure per pulirmi il fondoschiena. Penso a tutta quella carta che potrebbe essere riutilizzata (e non solo per accendere il camino), e penso che utilizzare carta riciclata possa essere una buona cosa per l'inquinamento e la deforestazione.
6) Non uso assolutamente stoviglie di plastica, bicchierini e tovagliolini usa e getta, ne tanto meno bottiglie di plastica per contenere i liquidi.  Porcellana, acciaio, vetro sono la vera risorsa a cui attingere dalle proprie case, dimenticando un approccio "veloce e pigro" per il loro lavaggio, e contando che con poca acqua è possibile lavare molte cose, e farlo pure eccellentemente.
7) Mi autoproduco il cibo, o perlomeno vi riesco sino al 90% di quello consumato durante i mesi estivi, ed al 50% durante i mesi invernali. Un 70% di media in un intero anno, e questo ha il suo peso in termini di inquinamento. Considerate solo agli spostamenti che i singoli alimenti devono fare prima di arrivare nelle nostre tavole...pensate anche alla chimica di sintesi evitata...a quanto non inquini questa scelta.
8) Io mangio carne, e contrariamente al pensiero di taluni vegetariani o vegani, io mangio SOLO la carne da me prodotta. Carne proveniente dagli animali che io allevo con foraggi e mangimi da me prodotti (per mezzo di un'agricoltura che non usa sostanze chimiche, e che è strettamente mirata al sostentamento dell'allevamento familiare.  Un circuito chiuso che però mi permette di consumare quei kilogrammi di carne all'anno, distribuita (credo) intelligentemente nell'arco del mese: su 14 pasti settimanali solo uno è a base di carne cucinata, ed in altri 3-4 c'è l'utilizzo di carne proveniente da insaccati e salumi.
Questo specifico argomento, assai interessante e spunto di innumerevoli discussioni, è volutamente contestualizzato alla discussione in atto, e non vuole ledere la sensibilità di nessuno: io sono un Agricoltore, io lavoro la terra, io allevo gli animali, la terra mi da i frutti, gli animali (una parte) mi danno i frutti, ogni tanto un animale è vecchio, o semplicemente ha raggiunto lo scopo per cui veniva allevato (essere macellato). Io macello gli animali, io ne lavoro le carni, io cucino quelle carni.
Credo che anche in questo ci sia un minimo impegno sul limitarsi ad inquinare.
9) Per la frutta e verdura non autoprodotta provvediamo all'acquisto "a Km zero" conosciute oppure ad aziende biologiche certificate.
Idem per le eventuali fatine, pasta, prodotti da forno, latticini.
10) Mi scaldo con la legna.
Buona parte di questa proviene dalla regimazione dei campi lungo il bosco, dalla pulizia del frutteto-vigneto-oliveto, e dal taglio del bosco di proprietà.
La legna, tagliata nel raggio di pochi kilometri da casa, viene da me segata, accatastata, ed ancora portata in casa: un camino(nella sala) e due stufe a legna (una in cucina ed una in camera) ci assicurano una temperatura assai gradevole, ma mai eccessiva.  Quindi posso affermare che anche con la legna io abbia un minimo criterio e moderazione nel suo utilizzo.
11) Riduzione degli spostamenti in automobile.
Già in passato ho parlato di questa scelta, dettata anche dalla componente economica: da due auto passammo ad una, e si dimezzarono le occasioni per spostarci, arrivando a farci ottimizzare ogni singolo viaggio, ed a sfruttare al massimo tale occasione.
12) Riduco al minimo il consumo di energia elettrica. Questo punto è certamente il più eclatante dove, oltre ad avere elettrodomestici con classe energetica AA o A+, utilizzo solo lampadine a basso consumo energetico (generalmente fluorescenti o Led) che regolarmente smaltisco secondo le direttive sulla scatola. Stacco sempre la tv, il decoder ed il lettore dvd quando sono inutilizzati.
Le luci vengono accese solo quando è necessario, e ne viene fatto un uso parsimonioso.
13) In inverno cucino praticamente solo con la cucina economica (alimentata a legna), di cui sfrutto anche il forno. In estate uso i fornelli a GPL (non ho metano) ed il forno a legna fuori casa.
14) I rifiuti vengono smistati in 4 appositi contenitori: vetro, carta, umido ed indifferenziato. L'umido va in parte nel compostore domestico ed in parte ad integrare la mensa degli animali. La carta viene destinata al riciclo oppure riutilizzata per mille usi domestici (tra cui appunto l'accensione dei punti calore della casa). Gran parte del vetro (barattoli a vite e bottiglie) vengono lavati e riutilizzati.
15) Utilizzo dell'acqua calda. La temperatura al termostato è volutamente tenuta bassa, e non ne viene fatto alcun spreco. Sulla cucina economica ci sono sempre uno-due bollitori pieni di acqua calda pronta ad essere utilizzata per cucinare, per rigovernare le stoviglie, per lavare i panni o per la pulizia della casa.
16) Controllo materiali usati per l'abbigliamento. Premesso che a me il sintetico proprio non piace, ma che è praticamente impossibile non trovarlo OVUNQUE, cerchiamo di acquistare indumenti di lana, cotone, lino, canapa. Spesso utilizziamo metodi naturali per tingerli. Abbiamo un uso scrupoloso dei capi, e li curiamo (la nonna sarta aiuta non poco in questo) sino a che non sono realmente logori. A quel punto li passo al lavoro nei campi, e li porto chissà quanti altri anni.
Di acrilico in effetti ho tre maglioni pile da lavoro, una giacca a vento "buona" e qualche paio di mutande...più o meno.

Quelli elencati sono solo una parte degli accorgimenti che seguo, ma sono consapevole che non possano salvare il mondo.
Piuttosto sono convinto di dare un piccolo minuscolo contributo, senza dover patire per fare tutto questo.
Sono una persona pulita, che si alimenta più che bene, che conduce una vita più che dignitosa, che tenta di fare attenzione su ogni cosa.
Prossimamente installeremo in casa un TERMOCAMINO, e questo ci posterà ad ottimizzare il consumo di legna, eliminando buona parte (perlomeno dall'autunno alla primavera inoltrata) del consumo di GPL.
In futuro mi piacerebbe tentare con l'eolico, soluzione che sinceramente apprezzo molto, ma per fare ciò dovrò metterne di soldini da parte...e quindi rimane un intento, un sogno, un progetto...ma poco altro.
La coibentazione del tetto con sughero in inverno ci aiuterà a mantenere calore nella casa, e mi sto adoperando al fine di trovare una soluzione epr il cappotto delle pareti esterne...soluzione compatibile in bioedilizia.
Mi sento la coscienza pulita per quanto faccio, considerando che conduco la mia azienda agricola con metodo "Naturale", non utilizzando alcun tipo di prodotti chimici di sintesi, limitando l'utilizzo del trattore (comunque piuttosto recente ed in teoria poco inquinante...), e riutilizzando le materie di scarto (tralci, sarmenti, residui di potatura) per alimentare il forno a legna, le stufe, o per biotriturarle e metterne i residui nel compostore.
Non è magari molto, ma le tanti api che gironzolano intorno al Podere mi danno un immagine "pulita" del mio fare.
Ma si può (deve) sempre fare meglio, io per primo.
E voi, come contribuite a limitare l'inquinamento?