Taglio dell'erba per gli animali del podere

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lunedì 22 marzo 2021

Il terzo giorno di primavera

Mi guardo i geloni sulle nocche delle mani.
Mi ricordo quando a diciassette anni mi vennero per la prima volta: quel novembre del '96 s'apriva alla tramontana ghiaccia assassina, che in quella raccolta delle olive mi trovò impreparato prima, dolente poi.
I geloni: marche del freddo che rivendica il diritto di comandare anche sulle mani che lavorano.
Ero un ragazzone, con tante idee e tante certezze, e quelle marche nelle mani mi facevano sentire più "lavoratore", e di tanto mi vantavo di fronte a quei compagni di scuola che per davvero loro dovevano lavorare nelle aziende di famiglia, mentre io mi dilettavo con sporadiche domeniche agricole.
Mi guardo i geloni sulle nocche delle mani...venticinque anni dopo.
Tanto il tempo che è passato prima che le mie mani fossero di nuovo marcate dal freddo.
E che freddo...
dai primi giorni di dicembre ad oggi ho masticato tanti, ma tanti di quei ceffoni ghiacci marmati che a raccontarlo mi dolgono ancora le gote.
Freddo, che mi sbatacchia il viso, mi taglia le labbra, m'asciuga gli occhi.
Freddo col sole, freddo di sera, freddo dentro le nuvole fredde, freddo che non riesci a scaldarti nemmeno dentro al camino, freddo nella neve, sul ghiaccio, sotto la pioggia.
Freddo, prima di Natale, dopo le feste, per tutto gennaio, a metà febbraio, e sino ai primi giorni di primavera.
Ripenso a quel ragazzone di sedici anni, ed a quanto tempo sono stato senza vivere un inverno degno di tale nome.
In tutto questo, sporadiche finestre di "meno freddo" si sono aperte all'improvviso, salvo poi richiudersi fragorosamente.
In tutto questo, un caldo all'improvviso e spiazzante ai primi di febbraio, ai primi di marzo...roba da maniche di camicia, roba da pigliarsi un accidente per davvero.
Ma se il vento di nordest è stato il re di questi ultimi tre mesi, la neve ha fatto da regina.
Persino pochi giorni fa l'aia, ancora imbiancata, regalava pace solo a guardarla.
Mentre scrivo, il vento sbatacchia la casa, naccherano le tegole, e spifferi vincono e fischiano oltre le finestre serrate.
Oggi è già domani, 22 marzo, terzo giorno di primavera.
Tanto di cappello all'inverno che è passato.