Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

martedì 28 dicembre 2021

La chiusura del 2021

Quando si chiude un anno, sempre vien da fare i bilanci.
Ma non poco tempo fa ho affidato molte considerazioni e bilanci per il decennale di questo Blog, e non voglio annoiarvi ulteriormente.
La fatica, gli insuccessi, le difficoltà, gli sgomenti...miei, e del mio vivere, mai sono mancati nei miei scritti.  Per me è fondamentale non lasciarvi credere che questa Vita di Agricoltore Anacronistico sia perfetta, sia meravigliosa, sia la cosa migliore nel mondo.
Io sono un uomo, e come tale commetto sbagli, mi arrabbio, talvolta sono confuso, stanco nelle ossa e nei pensieri: il 2021 mi ha portato tutto questo, come Agricoltore, come Figlio, Marito, Padre, Amico.
Ci sono state notizie che mi hanno fatto intristire, preoccupare, piegare.
Ma ho sempre trovato il modo di vedere la bellezza in ogni singolo giorno che mi è stato messo davanti, sempre, anche quando avevo la schiena flagellata di fatica, o quando una parte del cuore si è crepata per sempre.
Sempre, ogni singola mattina, aprendo le finestre della camera io ho trovato l'emozione di esserci, di essere in questa Vita che con tanta fatica e convinzione, assieme a mia moglie, io mi costruisco davanti.
Sempre, ogni singolo giorno, ho trovato il modo di emozionarmi di fronte ad un fiore, ad un sussurro del vento tra le fronde, ad un profumo, ad un gesto.
Sempre, ogni singolo giorno, io ho trovato il modo di avere forza, costanza, perseveranza, convinzione per vivere Bene.
E tutto questo me lo offrono la mia amata Famiglia, gli Amici, le mie Idee, la mia Passione, la Natura tutta, e...la voglia di saper ritrovare tutto questo, sempre.
E quindi,
Auguro a tutti voi un 2022 pieno di..Bellezza.
Auguro alla mia bimba di sapersi emozionare e godere del semplice, come lei sa fare, ogni giorno di più.
Auguro ai miei genitori di sentirsi in un abbraccio che mai avrà fine, con l'emozione del nuovo.
Auguro agli Amici, quelli veri, di avere fermezza ed intraprendenza, pensando oltre il lavoro e cercando nel quotidiano la...Sorpresa.
Auguro ad Enne e Zia un anno di sorrisi ed Amore, tanto.
Auguro a mia moglie ti avere il tempo per il tuffo, la camminata, il riposo, lo svago.
Auguro a me stesso di chiudere qualche progetto, per poterne aprire tanti altri.
Buon Anno a tutti.
A,A,

lunedì 20 dicembre 2021

Nell'ultimo giorno d'Autunno


L'autunno si è fatto avanti, con la solite vesti rosse e brune, ed ha governato nell'imprevedibilità, tra piogge e giornate di calore.
Le castagne, abbondanti, non sono mancate, mentre la legna da ardere e la paleria si avvicinavano alla casa con fatica di schiena e braccia.
I soliti inconvenienti, che condiscono ogni giornata, mi hanno seguito instancabili: guai ad annoiarsi, guai ad abituarsi.
Il seme a terra ha iniziato a germinare, mentre gli ungulati hanno ripresto a banchettare e rivoltare di notte il lavoro fatto di giorno.
Tanti in cacciatori, che come pellegrini in cerca della lepre, della beccaccia o del cinghiale, hanno animato di parole ed orme il bosco sotto al podere.
Di funghi nemmeno un'ombra, una consuetudine che si ripete.
Le api si sono invernate, mentre il pozzo ha ripreso a lavorare a dovere.
Due mesi, con le giornate sempre più corte, la giubba fradicia, e la voglia di camino.
Caldarroste e minestre, fagioli e salsicce, pane abbrustolito ed olio nuovo.
E mentre il conto dell'avere una figlia all'asilo, si presentava a suon di lunghi periodi a casa, l'esserle babbo ha continuato ad essere il regalo più bello.
E' nell'ultimo giorno d'Autunno che torno a scrivere, mentre la stagione più bella e silente sta svanendo, la neve di dicembre ha anticipato a gran voce che il freddo non mancherà neppure quest'anno.
E tra un attimo, le giornate riprenderanno ad allungare, piano, mentre la difesa dal freddo diverrà il quotidiano impegno.

venerdì 15 ottobre 2021

Citazione n°3

 "La terra già è bassa, ma poi, a andà avanti così, tra la stagione che si ribalta, i selvatici che c'entrano in casa, le peggio malattie e i peggio insettacci... a me mi pare che s'abbassi ancora di più, la terra."


Il vecchio agricoltore che vive nel poggio accanto

lunedì 4 ottobre 2021

Bilancio di un Settembre dove... Non tutto il male vien per nuocere

Settembre è scivolato via, lasciandomi la stanchezza di chi ne deve far mille, e non ne conclude una.
Inconcludenza?
Talvolta credo che il mio sia un mix tra Sana ambizione, riluttanza al chiedere aiuto, ed evidente incapacità al recupero delle forze.
Settembre è scivolato, tra patate da cavare, recinti da fare, materiale da spostare, legna da accatastare e la bimba da accudire.
Un settembre inizialmente fresco, con qualche sporadica pioggia, e poi caldo, uggioso, con sciroccate e bonacce improvvise.
Nemmeno un fungo nel castagneto, nemmeno il tempo per andare altrove a cercarne.
Ho spostato il fieno del 2020, accostandolo alla stalla della cavalla, in modo da usarlo come lettiera, e facendo spazio al fieno dell'anno, che dovrebbero consegnarmi di qui a breve.
Ho organizzato tutti gli attrezzi del trattore sul poggetto dietro casa, tutti in fila, ingrassati, ripuliti, e pronti al lavoro.
Il grano saraceno continua ad essere fiorito, inaspettatamente bello visto il periodo, e le api timidamente apprezzano, senza entusiasmi eclatanti.
Le patate sono state cavate tutte, ed il verdetto è tale: ci abbiamo "ripreso il seme" (ripagato le spese per la semina), ed in più ne abbiamo per noi per (spero) tutto l'anno a venire.
Averle seminate a mezzo maggio, con patate mezze marce e tutti spighite (con ributti molto lunghi) ci aveva da subito fatto pensare ad un'annata a perdere.
La fortuna (perchè a quella talvolta ci dobbiamo appellare) ha voluto che la fine estate non fosse piovosa qui in montagna, e quindi il raccolto è stato salvato. Patate piccole come pezzatura, ma sane e molto buone. 
Ecco che una stagione stravolta ci ha permesso di raccogliere molto di più di quello che ci aspettavamo.
Ma a far le cose di fretta, succede che sempre qualcosa vien persa lungo strada.
Di fatto ad ottobre iniziato mi ritrovo con tutto il castagneto ancora da ripulire.
Le felci invadono il suolo, e questo impedirebbe una raccolta più agevole delle castagne, e la pioggia di questa settimana (con relativo scirocco) accelererà la caduta delle prime castagne, quindi...
Quindi dovrò fare i salti mortali, rigorosamente con decespugliatore, per ripulire solo i castagni che a mio avviso meriteranno la pulizia sotto chioma: se mai entrassi con il trattore a cingoli nel castagneto per trinciare, farei un più danno che altro con i terreni fradici e le pendenze che mi ritrovo.
E fatica sia...e di corsa, per giunta.
Per quanto riguarda l'orto, settembre è stato una meraviglia: se agosto ci aveva messo in ginocchioni, con la sua siccità, settembre ci ha donato corbelli e corbelli di verdure buone, facendo riprendere i cavoli, allungando il ciclo dei pomodori (abbondanti, belli, e finalmente con buccia più fina), degi zucchini, e dei legumi tutti.
Abbiamo stivato in congelatore una quantità di fagiolini tale da far venire la colite anche al più temerario dei vegani, credetemi.
Purtroppo una varietà di cipolle non ha dato buoni frutti, e sono rimaste piccole, molto piccole, mentre la rossa di Firenze e la dorata di Parma son cresciute belle, schiette, e buonissime (ma purtroppo poche per soddisfare l'intero fabbisogno annuale della famiglia).
Le Api continuano il periodo di crisi, limitando il loro bottinare (nonostante l'abbondante fioritura di saraceno), ed ho dovuto trattarle con Acido Ossalico causa il drastico abbassamento delle temperature notturne.
Ammetto di essere un amante del Timolo, per la lotta alla Varroa, ma per avere un buon effetto ci vorrebbero temperature medie che questo settembre non ho avuto, nonostante il bel tempo.
Per non rischiare mi sono affidato ad un trattamento più sicuro, gocciolando dell'Acido Ossalico nelle arnie, e monitorando la cascola della Varroa sui vassoi.
Approfondirò in seguito le difficoltà che ad agosto ho affrontato con le api, ma posso dire che più che mai io non posso permettermi passi falsi con questa importantissima fetta del mio vivere di campagna: andare sul sicuro aimè è la strada migliore da percorrere adesso con le api, altrimenti rischio di perdere troppo in un anno che nonostante tutto era andato molto bene sino a fine luglio.
Infine, la legna da ardere: è ufficialmente iniziata la stagione '21-'22 del taglio della legna.
La motosega grida a squarciacola la sua voglia di fare, e la mia tendinite mi ricorda che l'annata sarà lunga, forse lunghissima (la passata è durata oltre otto lunghi mesi), e che devo tenere un passo adatto alla mia effettiva resistenza.
Tra non molto inizierò anche l'abbattimento delle piante per la prossima stagione, e quindi alternerò il taglio/spacco del secco, con il taglio del verde.
Se riuscirò, proverò a farmi aiutare in questo lavoro, tanto logorante quanto fondamentale.
Le impressioni per l'autunno sono le seguenti: castagne poche e piccole, mentre i marroni spero siano sani ed abbondanti; api da nutrire con candito; orto che di qui a poco terminerà per le piogge ed il fresco; un ottobre non fresco, magari umido, e qualche problema con i campi da seminare.
Intanto, fuori piove una giornata grigia, la bimba ha la candelina al naso, il cane ronfa mentre le galline razzolano nella terra smossa.
Stasera minestra di patate, camino acceso, ed a letto presto.
Finalmente...Autunno.




lunedì 6 settembre 2021

6 settembre 2011-2021: DIECI ANNI DI BLOG

 Tutto è iniziato così.

L'impellente necessità è quella di iniziare a raggruppare le tante..le troppe idee che affollano la mente dell'Agricoltore Anacronistico.
Un Aggricoltore fuori dal tempo attuale, senza un tempo ben preciso: tradito dalla sua giovane età, si proietta al futuro trattenuto dal forte legame con il passato.
Un Agricoltore che lavora a capo basso, ma con pensieri che volano alti...

... e se vi va di continuare, quel primo post provava ad aprire su quello che ero, dieci anni fa. 

All'inizio dovevo comprendere le dinamiche di un Blog, del rapportarsi a terzi senza poterci vedere, ascoltare, annusare, ma egualmente facendolo a cuore aperto, con schiettezza, come di fronte ad un bicchiere di vino seduti al tavolo di cucina.
Mi sono fatto aiutare, o meglio, mi sono fatto spronare, e la lingua si è sciolta, e di molto, qui in questo "non luogo", dove mi dicono che tutto sia virtuale, ma dove m'impegno a portare tutto il mio Reale, sempre.

In tanti vi siete avvicendati alla lettura, spesso anonimi, talvolta intervenendo, e poi alcuni sono andati, altri si sono affezionati, ed i mie interventi qui non son mancati proprio perchè sapevo di essere letto.
Spesso mi è stato chiesto "che cosa cercassi io qui", e proprio non troppo tempo fa vi ho coinvolto per comprendere se...lo avevate compreso.
Io sono così, come scrivo, come tutti mi immaginate, senza l'importanza di un viso da esporre, senza il ruolo del "fenomeno" da sorreggere, ma semplicemente dando luce a quello che spero a voi faccia piacere leggere, conoscere, imparare...senza però mai tradire la mia necessità di evidenziare fatica e soddisfazioni della vita Agricola.
Essere Anacronistico non mi pesa, ne oggi come dieci anni fa, e tutt'altro ne sono orgoglioso.
Non avere un tempo non significa non avere un'identità dicevo al Blogger che "mi scriveva" per voi, ancora pochi, ma già tanti per me.
"Lo sai? Oggi in dieci hanno letto il post" dicevo a mia moglie mentre lei sorrideva.
"In dieci che non mi conoscono, in dieci che non sanno chi sono, dove viviamo, nulla.., ma che solo si sono incuriositi di queste parole che io dico"
Ero emozionato per quei dieci lettori in un giorno, io che sapevo una sega dei social, e che tanto m'infastidivano palchi o riflettori.

Se ci scrolliamo degli orpelli, e ritorniamo all'essenziale, saremo più belli, e certamente più autentici.

Avrei voluto mettere questa frase come sotto titolo al Blog, ma forse mi sarei da subito caricato di una responsabilità che non so quanto sarei riuscito a sostenere.
Ed allora...

Tra autarchia e visionarietà, stoicismo e pragmatismo: una raccolta di tradizioni, quotidianità e progetti di un amante della campagna che vede nella Naturalità l'unica via

..e mi sa che ho fatto bene a scrivere questo, certamente sono rimasto più nel contesto di appartenenza, e magari mi ha permesso maggiori digressioni ed evasioni.

Dieci anni in cui, eccezion fatta per moglie, genitori e tre Amici, io mai ho fatto cenno di questo blog, mai mi sono sponsorizzato, autopromosso, lanciato sotto il benchè minimo riflettore...Asocial come sono, convintamente,  caparbiamente, indipendente da tutto e da tutti.
Ho scritto, e pochi alla volta siete arrivati, sempre più numerosi, e mi avete motivato nel continuare, nell'essere più "intimo" nelle confessioni qui riportate.
Non un confessionale, ma magari un piccolo megafono rivolto al vento, nella speranza che orecchie avrebbero saputo e voluto ascoltare.
Un mestiere, quello dell'Agricoltore, che ogni istante mette in discussione la vita, le passioni, la salute, la casa, le sicurezze dell'Agricoltore stesso e di tutta la sua famiglia.
Un modo, quello di essere Anacronistico, che ogni attimo mi ricorda chi io sia: una persona con degli ideali, che sbagliati o giusti che siano, mi appartengono e mi danno forza e prospettiva.

In tanti qui siete a leggermi, ed a voi va il mio più grande ringraziamento.
Mi scuso se talvolta ci sono stati periodi ricchi di lamentele, e mi scuso se ho affrontato un periodo in cui proprio non riuscivo a scrivere, ma ci sono sempre stato, ho letto i vostri interventi, o cercato di rispondervi sempre prendendomi quanto più tempo possibile per questo, e sempre colmo di gratitudine per la vostra affezione, le vostre critiche, le vostre idee.

Non mi dilungherò ulteriormente, ma nei prossimi post ci saranno altri richiami a questo compleanno, condiviso con voi che leggete e con quanti non leggono più, ma tanto mi hanno dato qui in passato.

Vi abbraccio, sinceramente.
A.A.


sabato 4 settembre 2021

Citazione n°2

"Quel che non ti fece la ghiacciata d'Aprile, ci pensano i gruccioni a fartelo d'Agosto.
In Apicoltura funziona così: non sai mai quale sarà il prossimo imprevisto che ti metterà in ginocchio, e non c'è un tempo massimo per essere messi in ginocchio."

Bì, apicoltore da una vita

sabato 14 agosto 2021

13/08/'21 GRAZIE GINO

 Ma io dico, di tutti i Falsi Santi che ci sono a questo mondo, proprio un Diavolo Buono doveva crepare?

venerdì 6 agosto 2021

Una giornata a caso in mezz'estate

Sono le 5 del mattino, e suona la prima sveglia.
Tutti dormono in casa.
La seconda le fa eco, e la mano cerca e trova il modo di fare silenzio: mi sento russare, ed il sonno sarebbe quello migliore per me.
Ma mi alzo, come se un elastico mi tirasse via dal letto, e con l'acqua fredda del pozzo riesco a svegliarmi bene.
Passo nella camerina a lasciare un bacio sulla fronte della bimba.
Una bella colazione, di quelle sostanziose, ed un bel caffè doppio a seguire.
Inforco l'uscio di casa, fuori schiarisce, ma è freddo: canottiera, maglietta, felpa...ed a volte non basterebbe per turarsi bene.
Fa alba mentre il trattore è già acceso e governo il cavallo, mentre il cane mi corre intorno felice di essere di nuovo assieme.
Scendo nel castagneto, c'è la legna da scollettare più a valle, cataste da fare, pali da portare al podere.
Lavoro, nel fresco, mentre il sole buca a fatica il fitto fogliame, con la felpa sino alle 9:00, e poi una pausa per la solita mela, ed acqua buona presa dal bottiglione di vetro.
Mi guardo intorno e vedo cataste ben organizzate, cumoli di legna da sbrogliare, ancora vette da ramicciare, molto pulito, molto da lavorare ancora.
Il pennato mi aiuta, guanti gialli, la motosega sempre pronta: lavorare all'ombra è un piacere, mentre il cane se la dorme beatamente.
Inizio a caricare il rimorchio, s'odono i tonfi dei ciocchi, sbattuti sul ferro, e l'eco scende ancor più a valle lungo il fiume.
Rannuvola, naccherano le foglie, due tortore che si raccontano i fatti loro, le felci attorno alte oltre la cinta.
Gobboni, con poco sudore in fronte e tanto di schiena, alle 11:30 riprendo la strada di casa, mentre il vecchio cingolato romba come un drago sulle salite ripide.
Il cane mi segue, sempre guardandosi attorno a controllare che tutto sia a posto.
Si risale oltre il poggetto dietro casa, all'imposto del legname, e li mi metto a scaricare il castagno, mentre la bellezza tutt'attorno mi chiama per fare l'Amore.
Mi fermo, e continuo a stupirmi di quanto la Natura possa essere bella...
Passa radente una poiana, gira larga sopra il capo ed il campo di fronte, sparisce oltre il crino.
Mi brontola la pancia, ed è ora di tornare a casa.
Lungo la proda del campo le more iniziano a diventare scure, mentre il melo grosso quest'anno avrà pochi frutti da darci.
Pomodori dell'orto, olio sale, basilico, pane casareccio, la forma del cacio sul tavolino, le zucchine sott'olio, acqua e vino buono.
Si mangia tutti assieme, e la bimba tiene banco con i racconti della sua mattinata al campo estivo.
Gli occhi mi si appiccicano per il sonno.
Ancora un caffè, due parole con la moglie, metto a dormire la bimba, mi butto sul divano a riposare.
Se va bene alle quattro e mezzo (del pomeriggio) riparto.
Suona la sveglia, mi ero addormentato, mi alzo e di corsa mi lavo la faccia.
Fuori l'aria è ancora troppo calda, mi invento lavoro all'ombra, almeno per una mezzora.
Gli arnesi nella cassetta, le mani unte di grasso, lo straccio intriso di mille odori, ed il trattore con qualcosa da aggiustare, sempre.
Gli frugo nella pancia, un dado da stringere, e rivia, a staccare il rimorchio, attacco il morgan, il campo da lavorare nel polverone.
Ne mangio di terra, eccome se ne mangio, ma il lavoro riesce bene.
Mi fermo, mi scuoto la polvere dai panni, stacco il morgan, parcheggio il trattore, bevo e sputo acqua marrone, mi lavo la faccia, questa volta bevo.
Arrivo alla macchina: lì il camiciotto e la maschera, l'affumicatore ed i guanti mi attendono per andare dalle api.  
Scendo in apiario, mi vesto, accendo l'affumicatore, e con la leva in mano mi accosto alle arnie,
Sento cantare i gruccioni: maledizione, sono arrivati anche quest'anno e faranno un'abbuffata delle mie api bottinatrici.
Le api oggi sono tranquille, e senza azzardare troppo lascio perdere il fumo, e procedo in modo non molesto.
Poco il miele fatto, ma devo contentarmi perchè a breve dovrò smielarlo.
Si alza il vento, è fresco, il cielo si rannuvola.
Le api s'innervosiscono, non insisto e me ne vado perchè si avvicina il tramonto.
Torno a casa, la cavalla da sistemare, i polli da governare, l'orto da annaffiare.
La bimba che corre e gioca col cane, la su mamma che la rincorre con il maglioncino tra le mani.
Le braccia sono stanche e fresche, si sta bene.
In casa mi lavo, mi trastullo con la bimba mentre la mamma serve il cucinato, si parla mentre la radio ci accompagna con qualche canzone.
Sparecchio, preparo la colazione per l'indomani, chiudo le finestre e salgo al piano di sopra mentre la bimba e la mamma sono in bagno.
La buona notte della piccina, 
La compagnia di mia moglie.
Da fuori l'abbaio del cane, mi affaccio, il tasso cammina lungo il recinto delle patate.
Sono le undici, e rimango da solo, con il computer sulle ginocchia, ad ascoltare musica tenendo gli occhi chiusi.
Adesso è notte fonda, fuori pascolano tre caprioli vicino al pozzo.
Il vento s'è placato.
Vado a dormire...








Ai lettori che ancora non lo avessero fatto, sono pregati di leggere QUI e di lasciare un commento.
Grazie tante.
A.A.


domenica 25 luglio 2021

Se state leggendo questo vuol dire che vi interessa questo

 "Te non hai proprio una benchè minima strategia vincente.
Se tu raccontassi quello che fai con la stessa passione con cui lo fai, ne avresti a migliaia di followers.

E poi, nel 2021, dove vai senza un social media?  Ti basterebbe una foto al giorno su Instagram, e lo vedresti in quanti sarebbero incollati ed estasiati nel guardare e leggerti.
Parli, e sembra sempre che tu faccia una poesia estemporanea...coinvolgi la gente ad appassionarsi in quello che fai...se ti ci metti un minimo d'impegno sei un abile trascinatore.
Ma sopra a tutto te c'hai cose da dire, ce ne hai tante, cose che farebbero commuovere l'impiegato di città, la casalinga di mezz'età, il bimbo, il ragazzo che sogna la libertà,
Dio mio...ti ci vorrebbe così poco..."

A dirmi questo è il Nano, una delle persone pù importanti nella mia Vita, leale amico e sempre brillante in tutto quello che fa.
Lui mi conosce, talvolta mi ha addirittura aiutato a conoscermi (tanto mi conosceva), ed a suo modo è accanto a me da 22 lunghi anni.
Lui ha assistito e partecipato direttamente a tutte le decisioni importanti che io ho preso, mi ha appoggiato, e criticato, sempre con rispetto, Amicizia e lungimiranza.
Io mi fido di lui, assolutamente.
Ma io proprio non ci riesco a fare quello che lui da tempo mi consiglia di fare.
Io proprio non riesco a concedermi così tanto, seppur rimanendo nell'oscurità, e ad avere quella costanza che lui sottolinea sempre sia importante per avere più visibilità.
Visibilità...
Non credo di averne mai voluta, ed ho sempre sentito questo "non luogo" come una sorta di bottiglia in cui affidare passione e disperazione, gioie e progetti, fallimenti e stanchezza.
Dal 2017 è radicalmente cambiato il mio rapporto con il Blog, ho fatto una pausa lunga dettata da esigenze personali, e sempre meno frequenti sono stati i miei interventi qui.
Eppure...ogni volta che io scrivo, lo faccio con entusiasmo.
Lo faccio con la voglia di farlo, senza guardare il contatore, ne tanto meno pensando a come potrei confezionare il mio pensiero.
Mi viene in mente una cosa, la scrivo (generalmente di notte), poi la pubblico, dopo un giorno la rileggo e la correggo, punto.
Il Nano mi vuole un gran bene, e sicuramente vede che di contenuti ne avrei a bizzeffe da proporre nel virtuale, ma mai vorrei che questo divenisse un impegno per me, e mai vorrei dovermi esporre maggiormente sviscerando un privato di cui sono gelosissimo, e cercando di accattivarmi il pubblico.

A voi lettori, avventori occasionali o amici di lunga data, faccio questa domanda: secondo voi ha senso continuare a leggermi sempre meno, in una piattaforma che a dire di molti (non me ne voglia google) è obsoleta, senza la benchè minima ricerca di un'estetica, senza contenuti aggiuntivi come video, link, o foto? 
Ha senso dopo dieci anni di blog continuare così, in questa formula, con queste tempistiche?

Vi esorto a contribuire con commenti e critiche: non siate timidi, per me è importante conoscere la vostra opinione.
Se state leggendo questo vuol dire che in qualche modo vi interessa questo.
Grazie a tutti per la collaborazione
A.A.

lunedì 24 maggio 2021

Perdere il momento giusto: l'onda lunga del maltempo

Erano i primissimi giorni di Dicembre, e quella neve aveva un sapore di gioia, soddisfazione e desiderio.

Da tanti anni non capitava che il freddo, quello "sano e giusto", ci facesse visita in quel modo.
Così romantico e discreto, salvo poi lasciare spazio alla pioggia, per poi ritornare ancora, ed ancora, più volte prima del solstizio d'Inverno.
Finalmente un Inverno che...avrebbe saputo dimostrarsi Inverno.
E così è stato: la neve per Natalino, la neve per inizio anno, la neve per la Befana, e poi ancora freddo e neve, neve e freddo, tramontana e grecale che spazzavano via i ricordi di tutti quegli inverni caldi e uggiosi, e di bianco si vestivano gli alberi spogli, i campi, le rocce.
La legna che bruciava nel camino, nelle stufe e nella caldaia, in quella vita fatta di "scatasta, trasporta, sega, spacca, ritrasporta, riaccatasta, riscatasta, porta in casa e...brucia".
Movimenti oramai scontati, quasi come il deglutire o il battito di ciglia, fatti senza pensarci, in un automatico che stanca la schiena e riscalda le membra.
Le doppie calze di lana, le mutande lunghe di lana, camicia di flanella, maglioni pesanti, passamontagna o berretta...di lana anche quella.
Le giornate, bigie, o con nuvole cariche di neve, o con sole, mentre il vento ti frullava di manate nel muso.
L'odore della motosega, il rumore di motosega, la catena da arrotare, la miscela da preparare, ed ancora...motosega, motosega, e motosega.
I giorni, prima, e poi le settimane si sono susseguite, lasciando spazio ai mesi più invernali .., tra i più invernali di sempre.
E poi...e poi quei giorni di Marzo, con le api che riprendevano a covare, il vento freddo che si chetava, ed il giaccone dimenticato sulla staccionata, mentre c'era da lavorare.
Tutti quei propositi sulla Primavera che stava per entrare, e quella riconoscenza ad un Inverno serio e laborioso.
E...
...e l'Inverno m'ha proprio preso in parola, ed ha continuato a lavorare, portando la neve di fine marzo, e le gelate dell'8 aprile e del 15 aprile, seminando qua e à altre sporadiche nevicate.
E aprile, lungo e nervoso, s'era travestito da gennaio.
Le api che non covavano più, la caldaia che andava a tutta senza tregua, le terre da lavorare, i geloni che erano ritornati, e cento e più progetti in attesa di poter partire.
E maggio da subito ha portato sole, temperature fresche ma gradevoli, salvo poi adattarsi, e travestirsi anch'esso da gennaio, e gettarci nel balordone più completo.
Vento forte, quasi sempre, e piogge violente, alternate a raffiche continue che ci hanno scosso sin dentro l'anima per giorni, e giorni, e giorni.
Le scorte di legna che son finite, l'orto ancora da preparare, le patate che spighivano in cantina in attesa di esser messe a dimora, la cavalla che scalciava nella stallina reclamando una giornata senza vento o pioggia, e quell'uggia continua del non poter fare.
Le api, nutrite senza tregua per mesi e mesi, ancora erano aggrappate a quello sciroppo sena il quale sarebbero perite.
E nel bosco, la legna del prossimo anno, tutta da tirar via.  E le semine che sono saltate, ed un altro anno che...che ha già presentato il conto di quanto le scelte più giuste siano spesso quelle più...complicate.
Oltre la resilienza, la consapevolezza che ogni piano debba essere rivisto a ribasso, o se ne debba tornare nel cassetto, in attesa di tempi migliori.
Ma la viola mammola continua a fiorire, ed in qualche modo le giornate si susseguono regalando momenti di pace, che sia di fronte ad un piatto di minestra calda o che sia per una conquista fatta all'aperto.
"Oggi son riuscito a tagliare l'erba",  dico fiero, continuando " ora mi resta solo di lavorar la terra"
...ma nell'attesa l'erba ricresce, si raddoppia, e va ritagliata.
Una metafora conosciuta all'Agricoltore che, oltre a non essere mai contento del clima e delle stagioni, è sempre nella consapevolezza di quanto perdere il momento giusto per far le cose voglia dire rischiare di non farle affatto.
Ma i lavori dentro al podere vanno avanti, e tra muratoria e falegnameria, tra idraulica ed interventi elettrici, si cerca di rimetterci in pari, almeno lì, con il tanto da fare.
Ma le giornate passano, e l'onda lunga del maltempo, continua a  portarci alla deriva, a noi...che per campare dobbiamo contrastare con tutto questo.
Non porto qui percentuali, non faccio conti né tanto meno approfondisco con discorsi otre modo noiosi: quando alla mattina apro la finestra, la Bellezza m'invade il petto, e mi sento fortunato ad essere dove sono, con chi sono, ed a sforzarmi di vivere "del mio".
Questo conta: le stagioni passano e passeranno, ma questo rimane.
La Vita è un inno al Fare, al Ricercare, ed al Saper Apprezzare, e non so se pensare questo mi renda Anacronistico o meno, ma so che mi rende una persona sempre più Convinta della scelta fatta, nonostante tutto.
Aspettando le giornate di sole...


domenica 16 maggio 2021

Apicoltura Anacronistica 1: la presa di coscienza di un innamoramento

Ci ho pensato sin troppe volte, temendo più che il giudizio, l'errore.
L'errore nel comunicare nozioni sbagliate o nel non saper approfondire.
Quindi, la prima premessa è la seguente: con questo post io NON HO INTENZIONE DI INSEGNARE L'APICOLTURA.
Sono e rimango un Agricoltore che, dei vari progetti portati avanti al Podere, si occupa anche di Apicoltura.
Se cercate specialisti del settore, io vi consiglio di andare altrove.
Come autodidatta mi sono cimentato per anni nell'allevare famiglie di Api e nel rubar loro un pò di miele, e tante sono le occasioni in cui avrei potuto parlarne qui, ma ho sempre e solo fatto accenni: pennellate di una Passione così forte, seppur tanto intima.
Cosa possa esserci di intimo nell'Apicoltura? 
Per me è un'Amore, non un'infatuazione, né tanto meno un'attrazione; mi prende nelle meningi, nel petto, nelle viscere e sotto pelle.
Mi sprona e mi placa.
Ma sopra a tutto, mi chiama, costantemente.
Ed un giorno mi son ritrovato innamorato.
Una forza tanto grossa quanto talvolta dolorosa, che prima o poi mi ha costretto, e mi costringerà ancora, a fare scelte che cambino in qualche modo la vita.
Ecco un'ammissione che raramente faccio in pubblico: la scelta del vivere in montagna, in questi luoghi realmente isolati ed incontaminati, tanto è anche stata dettata dalla necessità di provare ad affrontare l'apicoltura in un modo ancor più personale, estremo, Anacronistico.
Allontanarsi dalle colline, dove l'aria era certo buona, ma dove il clima stava funestando ogni cosa, lasciando incisi e profondi i danni, che anno dopo anno tanto dolevano e nocevano alle api.
Allontanarsi per un posto FORSE migliore, con estremi e radicali cambiamenti, con scelte assai difficili da compiere, con le sue criticità, ma...ma dove l'acqua non mancasse: primo punto fondamentale.
Le api abbisognano di acqua: ne abbisognano loro per vivere, certo, di acqua pulita, ma ne abbisognano le colture arboree ed erbacee, e la selvicoltura tutta, dalle quali loro attingono polline, nettare e propoli.
Senza acqua i prati seccano, o comunque faticano a fiorire; senza acqua gli alberi non portano avanti fioriture importanti; senza acqua la Natura patisce, e le api periscono.
In Montagna c'è acqua, in montagna non ci sono le estati torride che fagocitano sempre più anche la bassa e media collina, in montagna c'è un ecosistema composto da una miriade di specie vegetali tali da assicurare Vita a questi insetti.
Ma...
Ma in Montagna c'è freddo, c'è troppa pioggia, magari ci sono gelate e neve sino a maggio, grandinate di giugno, freddo di luglio.
In montagna si restringe a quattro mesi scarsi il tempo per le api di sfruttare quell'abbondanza di bontà di specie di cui hanno bisogno per vivere.
In montagna l'uomo è ancora aggrappato alle tradizioni, al fare poco e bene, all'essenziale, all'autarchia, e sopra a tutto al rispetto per l'ambiente in cui vive.
Aspetti positivi e negativi, dove il rovescio della medaglia vince sempre, ricordandoci che non esiste regolarità e sicurezza neanche a quote elevate.
La sfida dunque è stata proprio questa, ossia cogliere una necessità, una passione, un'opportunità, e tenerle assieme con sacrificio ed amore, seguendo l'Istinto.
La sfida, appunto, è stata questa: Apicoltura in Montagna.
Apicoltura, senza radici ne esperienze, in un luogo sconosciuto, dove l'intuito, pochi racconti, e tanta osservazione rischiano di essere gli unici elementi per riuscire in questo.
Ma partiamo dall'inizio.


Era il Giugno del 2014 quando mi accadde qualcosa di inaspettato e sconvolgente.
Ero nel pollaio, al vecchio podere in collina, e stavo portando acqua ai polli che ne abbisognavano per la forte calura che era arrivata in quella giornata.
I polli stavano a becco lente, e si schiacciavano a terra a cercare u qualche refrigerio.
Era caldo, di quelli che pare avere un forno acceso difronte alla faccia, e la Natura tutta pareva essere sopraffatta, in quell'anno tanto piovoso quanto fresco.
Con una tanica riempivo i trogoli del pollaio, mentre le ovaiole facevano la fila per bere, ed i pulcinotti s'ammassavano disordinati facendo bagni ed infangando subito l'abbeveratoio a loro dedicato.
Posata la tanica sentii un rumore, come del vento che scuote l'alborello, improvviso, quasi arrivarmi addosso, ma...non moveva una foglia.
Mi girai, e vidi la luce del sole calare in controluce, e sopra di me una nuvola scura e ronzante, come di un frastuono sommesso, che mi scese quasi sul capo, schivandomi da ultimo per tuffarsi nel trogolo più grande non ancora conquistato dai polli.
Lì, a meno di un metro dai miei piedi, centinaia e centinaia di api riempirono ogni millimetro del bordo ed i lati di quel recipiente, e come un fiume di lava, continuavano ad ammassarsi ed ammassarsi, sino a colare in terra in un continuo scivolare e tremolare.
Grondavano, sino a toccare il terreno, per poi lasciarsi trasportare più n basso, come in quel trabocco vibrante.
Api, tante, tantissime, in quel rumore che mi trapanava quasi l'orecchie, sordo ed acuto,  lasciandomi immobile ed affascinato.
Uno sciame.
Uno sciame aveva deciso di fermarsi, durante il suo tragitto verso chissà dove, nel mio pollaio, a bere in quel trogolo d'acqua fresca e chiara, senza curarsi affatto della mia presenza.
Zitto e buono, senza alcuna paura ne spavalderia, osservavo quel vomitarsi addosso di api su api, e di come organizzate andassero a lambire il bordo dell'acqua, salvo poi lasciarsi risucchiare da quel fiume vivente e sparire verso il terreno.
Zitto e buono, con cuore calmo ma eccitato per tanta bellezza.
Bevvero tanta acqua, tanta da vederne calare (seppur di poco) il livello, e poi successe qualcosa: come azionate da una scossa interna, s'alzarono tutte, come sparate a mezz'aria, dove presero a vorticare facendomi vento alla faccia, e lasciando che la pelle d'oca s'impadronisse sella mie braccia ignude.
Non sapevo cosa fare, non sapevo...e basta, ma mi piaceva: io mi stavo innamorando, e non lo capivo ancora.
Il cuore calmo, batteva forte e profondo, e gli occhi lustri mi facevano venire voglia di...ancora, di essere ancora in tutto quel vortice che mi stava inglobando, stringendosi.
Nemmeno un'ape mi sbattè sulla faccia, scoperta e vulnerabile, ed i brividi aumentarono tanto, sino a donarmi un forte formicolio.
Vorticavano, ed io al centro che le guardavo senza mai abbassare lo sguardo, con la bocca lente ed esposto ad ogni genere di rischio.
E poi gli occhi scesero su quel formicolio: ogni centimetro dei miei bracci e delle mie mani erano ricoperte di api.
Non esagero a dire che non si poteva scorgere neanche un lembo di pelle non vestita di questi insetti, vestito di un brulichio.
Pochi secondi e le api si calmarono, mentre il ronzare sopra la mia testa continuava tanto da siminuire ancora la luce del sole alla mia vista.
Non un secondo, non dieci, ma...alcuni minuti: tanto è durato tutto questo, sino al momento in cui le api dalle braccia si sono alzate in volo, nuovamente, per ricongiungersi a quello sciame che s'ingrossava si allargava di nuovo, facendo passare più lume.
I cipressi sullo sfondo erano tornati ad essere verdi, e ridistinguevo bene i contorni delle cose.
Nemmeno un pinzo...niente di niente, e mentre guardavo e toccavo quelle parti occupate sino a pochi istanti prima, lo sciame ripartì veloce verso est, oltre il pollaio, semplicemente svanendo.
Rimasi lì, ancora, pensando a quello che avevo appena visto e vissuto, emozionato con la voglia di baciare quel tempo.  Incredulo e sovrastato, non comprendendo, ma sentendomi leggero.
Mi ci vollero alcuni secondi prima di riuscire a rimuovermi, cercando qualche ape che non trovai, e qualche pinzo che non era stato fatto.
Guardai il pollaio ed i suoi abitanti, tutti scostati da me, bloccati quasi fossero di pezza.
Non un rumore, ma solo gli uccelli che continuavano sui cipressi.
E d'un tratto, anche il pollaio tutto si rianimò.
Corsi in casa da mia moglie, ed esordii dicendo: "Se non mi crederai...ti darò ragione: non mi crederei nemmeno io, ma..."
Le raccontai tutto, tanto da farle venire gli occhi lucidi, in quell'impeto di emozioni che a fiotti mi sgorgavano dal petto, senza un filtro o un freno.
Credo che in tutto quel mio raccontare, lei abbia avuto anche tanta paura per me.
Io non ne ebbi, non so il perchè, in quel misto di incoscienza e desiderio che avevo vissuto.
Accennai la cosa, a fatica, a poche persone, e poi mi tenni tutto dentro.
Volevano credermi, ma farlo li spaventava per quanto mi era accaduto.
Un paio di mesi dopo, ruppi gli indugi, e ne parlai ad un caro amico apicoltore: lui, persona seria e professionista ancor più serio, da una vita faceva l'apicoltore, mantenendo una filosofia ed un approccio assai più "Naturale" (mi sia consentito questo termine) di quanti apicoltori avessi mai conosciuto o visto all'azione.
La sua sensibilità e capacità di osservazione, sommate alla sua esperienza, mi portò a confessarmi, parlando di quell'esperienza come di qualcosa di...illuminante.
Me lo ricordo mentre in silenzio, si emozionava sulle mie parole, sulla cronaca di quell'innamoramento.
E mi ricordo la prima cosa che mi disse, quasi empio di una sana invidia: "Sei stato molto fortunato."
Ma non si riferiva al fatto che quello sciame non mi avesse massacrato di pinzi, ma piuttosto a quello a cui avevo assistito, e di cui ero stato reso partecipe in modo così...diretto.
Non usò termini tecnici, ma disse parole di cuore, senza giustificarmi quanto questo potesse rappresentare per me, ma giustificandomi quanto secondo lui questo episodio avesse potuto rappresentare per lo sciame.
Ci pensai, e quelle parole divennero sprono.
Non l'avrei più raccontato a nessuno, e dopo sette anni son qui a farlo a voi che leggete.
E se non mi crederete...certamente non mi farete un torto, e non vi biasimerò per questo.

Ci vollero alcuni mesi, ma poi partii, in sordina, tanto emozionato quanto consapevole di dovermi approcciare con rispetto e apertura in quella nuova esperienza.
Nell'aprile 2015 le prime 4 arnie: 4 famiglie con regina dell'anno, in una buona annata, con un libro in una mano, ed una valanga di domande a cui dar risposte.
Partii così, sapendo poco e credendo che l'empatia per questi esseri viventi mi avrebbe dato quanto mi sarebbe bastato per far del bene a loro e far del bene all'ambiente.
Partii così, come spesso ho fatto, cercando di rubare informazioni da qualcuno assai più bravo di me, ed...osservando, osservando, ed ancora osservando.
Da quel momento iniziò la mia esperienza in apicoltura, iniziando ad incontrare innumerevoli problemi, tanto dettati dalle stagioni complicate ed avverse, quanto dalla mia profonda inesperienza.
L'avidità di conoscenza, la curiosità che mi affamava, un'invisibile bisogno di calma ed emozioni mi spingeva come carburante e ruote del mio quotidiano "fare ed essere" da Agricoltore Anacronistico.



venerdì 14 maggio 2021

Citazione n°1

 Gli Stoici, gli Anacronistici ed i Coraggiosi in qualche modo vanno avanti.

                                                                                                                 Enne 

lunedì 22 marzo 2021

Il terzo giorno di primavera

Mi guardo i geloni sulle nocche delle mani.
Mi ricordo quando a diciassette anni mi vennero per la prima volta: quel novembre del '96 s'apriva alla tramontana ghiaccia assassina, che in quella raccolta delle olive mi trovò impreparato prima, dolente poi.
I geloni: marche del freddo che rivendica il diritto di comandare anche sulle mani che lavorano.
Ero un ragazzone, con tante idee e tante certezze, e quelle marche nelle mani mi facevano sentire più "lavoratore", e di tanto mi vantavo di fronte a quei compagni di scuola che per davvero loro dovevano lavorare nelle aziende di famiglia, mentre io mi dilettavo con sporadiche domeniche agricole.
Mi guardo i geloni sulle nocche delle mani...venticinque anni dopo.
Tanto il tempo che è passato prima che le mie mani fossero di nuovo marcate dal freddo.
E che freddo...
dai primi giorni di dicembre ad oggi ho masticato tanti, ma tanti di quei ceffoni ghiacci marmati che a raccontarlo mi dolgono ancora le gote.
Freddo, che mi sbatacchia il viso, mi taglia le labbra, m'asciuga gli occhi.
Freddo col sole, freddo di sera, freddo dentro le nuvole fredde, freddo che non riesci a scaldarti nemmeno dentro al camino, freddo nella neve, sul ghiaccio, sotto la pioggia.
Freddo, prima di Natale, dopo le feste, per tutto gennaio, a metà febbraio, e sino ai primi giorni di primavera.
Ripenso a quel ragazzone di sedici anni, ed a quanto tempo sono stato senza vivere un inverno degno di tale nome.
In tutto questo, sporadiche finestre di "meno freddo" si sono aperte all'improvviso, salvo poi richiudersi fragorosamente.
In tutto questo, un caldo all'improvviso e spiazzante ai primi di febbraio, ai primi di marzo...roba da maniche di camicia, roba da pigliarsi un accidente per davvero.
Ma se il vento di nordest è stato il re di questi ultimi tre mesi, la neve ha fatto da regina.
Persino pochi giorni fa l'aia, ancora imbiancata, regalava pace solo a guardarla.
Mentre scrivo, il vento sbatacchia la casa, naccherano le tegole, e spifferi vincono e fischiano oltre le finestre serrate.
Oggi è già domani, 22 marzo, terzo giorno di primavera.
Tanto di cappello all'inverno che è passato.


lunedì 25 gennaio 2021

Brevi di un Gennaio nevaio

L'anno non poteva iniziare meglio, se non con del buon freddo invernale.
Gli auspici c'erano tutti, e le tante nevicate di dicembre facevano presagire che prima o poi l'avrebbe fatta sul serio una grossa nevicata.

E dopo la neve di Natale, magia pura in una giornata con contrasti troppo accesi per essere raccontati.
E dopo la neve di Natalino, potente e silente, mentre spaccavo legna e la bimba giocava col cane.
E dopo la neve del 29, diaccia accidentata, mista a gragnola, che s'era accumulata dietro la casa quasi a volerla soffocare.
E dopo la neve del 2 di questo mese, poca ma lenta, che s'appiccicava quasi fosse pasta si pame.
Eccola, il 5 pomeriggio, proprio nell'unico giorno in cui dovevo spostarmi con la macchina.
Come francobolli bianchi tirati a terra da funi, tappavano la vista e pareva di essere dentro una lavatrice.
Una nevicata che difficilmente scorderò, fosse anche per quei venti chilometri percorsi in due ore, o per la gioia di quella bimba che ancora non si stancava della neve, ed anzi era come se fosse la prima dell'anno.
Povera Befana, chissà che fatica per rampicare fino quassù al podere: eppure è passata, e la calza attaccata al camino è stata riempita.
Il giorno 6 ha continuato a nevicare fino al pomeriggio...e per tre giorni siamo rimasti bloccati al podere, in quell'abitudine fatta nelle esperienze passate, certi di avere il tutto per andare avanti bene, e poco curanti delle frenesie che comunque ci stavano chiamando.
La lentezza che la neve c'impone ci riporta sempre a quello che eravamo, e ci discosta di molto da quello che dovremmo essere.
La neve prima, gelata poi, ha mantenuto il paesaggio bianco per due settimane filate.
Le tracce a terra raccontavano di daini avvicinati alla casa, di caprioli che banchettavano alle rotoballe di fieno, di una scrofa ed i suoi porchetti che avevano trovato riparo proprio dietro alla stalla della cavallona.   Ed un femore di capriolo, ripulito di tutto tranne che degli unghioni, c'ha fatto scoprire svariate tracce di lupi che hanno banchettato proprio dietro al nostro orto.
La Neve, che s'è sciolta quattro giorni fa, per la pioggia, lasciando fango e ruotate in ogni dove.

La vita continua, con i soliti ritardi sulla legna da ardere, molti ritardi sul bosco da tagliare, troppi ritardi sui pali da preparare per le recinzioni.
Le api, ascoltate con lo stetoscopio fuori dai legni delle loro casette.
Il fieno asciutto, il pascolo "cotto" dal gelo.
Le grida di una bimba che gioca.
I pupazzi di neve che spuntano e si sciolgono di giorno in giorno.
Ed ancora la pioggia, tanta.