Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

lunedì 29 febbraio 2016

29 Febbraio: un regalo per me

E' una questione di 1/4 di giorno.
La durata effettiva di un'anno è di 365 giorni ed 8 ore circa.
Ed ecco che recuperare ogni 4 anni quel "giorno in più" significa mettersi in pari e mantenere l'anno con l'andamento delle stagioni.
Mi è sempre piaciuto pensare che gli anni bisesti, invece che funesti, fossero anni che regalavano un giorno in più: un giorno in più per fare, per riposare, per pensare, per non pensare, e per...rimanere nel mese più corto dell'anno.
Il 29 febbraio quest'anno cade di Lunedì, e per me questo sarà un giorno all'insegna dei lavori al Podere.
Infatti da tre mesi sono iniziati i lavori di ristrutturazione della casa dove vivo, in buona parte realizzati in economia, ed il resto affidati a ditte di amici artigiani: lavori che procedono lentamente, spesso quando abbiamo del tempo da poter dedicare a loro, e che mi vedono complice assieme a mia moglie di quanti, amici e professionisti, possano aiutarci.
Molte sono le cose da fare, e su tutte quella di combattere contro il maltempo: come un Don Chischiotte di campagna, tento di arginare il problema della pioggia continua, cercando di non lasciarmi abbattere dalle tante difficoltà che ne derivano, e sfidando letteralmente il meteo, continuando ad organizzare le mie giornate con lavori dentro e fuori casa.
E mentre cade la pioggia, io non mi fermo.
Proprio questa sera, rientrando dal pollaio, sono scivolato, e per l'ennesima volta ho affondato la mano ed il ginocchio nel fango per non sbattere con tutto il corpo a terra: guardavo quella mano motosa, mentre l'acqua le scorreva tutt'attorno, e sentivo il freddo mangiarmi il braccio.
La pioggia e la terra sono ancora fredde, e forse le basse temperature assieme alle nuvole che coprono sempre il sole, stanno riuscendo a rallentare quell'impetuoso risveglio che la Natura tutta si è adoperata ad avviare oramai un mese fa.
Sembra strano quanto ancora non avessi notato questa cosa, nonostante ogni giorno io stia direttamente a contatto con l'acqua e la terra.
Anno Bisesto, ed in questo 29 febbraio mi dedicherò ai lavori di casa, installando la nuova canna fumaria al termocamino e riempiendo il basamento di questo con dei mattoni di refrattario.
In casa l'odore dell'olio di lino, usato per le travi appena sabbiate, sovrasta il classico odore di foco e legna, ed è proprio la fiamma del camino che manca come non mai, tanto alle mie povere ossa, quanto alla pila di panni che aspetta d'essere asciugata, o agli intonaci che devono tirare.
Fuori adesso tuona, ed il temporale continua a scaricare scrosci d'acqua sopra il tetto, rumore amplificato da l vuoto della cucina e della sala, sguarnite di mobili in attesa di nuovi lavori.
La gatta dorme acciambellata accanto a me, mentre il cane russa nella stanza accanto.
Domani avrò un giorno in più per lavorare e riposare, pensare e...ripensare, questo è sicuro.

E voi domani come userete questo giorno "regalato"?

sabato 13 febbraio 2016

Febbraio Freddaio...magari: cronache di un febbraio anfibio

E' trascorso un mese da quel fatidico e tanto aspettato post (Gennaio Ovaio...magari ), e le cose sono andate proprio come non speravo.
Trenta giorni di Umidità, conditi da Pioggia fine, Nebbia mattutina, venti provenienti da quadranti meridionali.
Un annuncio roboante di qualche giorno fa dove si allertava la popolazione dell'imminente ondata di Gelo...il tutto iniziato e finito con una misera brinata mattutina, e nulla più.
Esco dal Podere, mentre un branco di colombi mi vola sulla testa: l'aria è appiccicosa, ed oramai il giaccone invernale non ha più senso.
La legna è viscida al tatto, e lo stivale affonda nella mota (fango): l'acqua non viene più neanche smaltita dal terreno, e le pozze regnano sovrane incontrastate nell'orto e nella strada della stalla.
Quella che un tempo (sino allo scorso anno) era la porcilaia con il suo recinto, oggi è un covo di sabbie mobili, e nel pollaio le galline bianche si sono mimetizzate con l'ambiente circostante, schizzate di marrone ogni giorno.
Ogni passo si fa pesante, ed il semplice camminare è colmo di fatica: per non scivolare, per non far cadere nella mota il fieno, per spingere la carretta sino alla letamaia.
Ogni passo si accumula la stanchezza del passo precedente.
Ogni passo si fa doppio, triplo, quadruplo nel peso.
Ogni passo ha ricordo.
Ieri è nata la prima capretta, ma dalle pance scarse delle madri suppongo che in poche arriveranno per farle compagnia: il reddito legato a questo animale è oramai un lontano ricordo ancorato a due anni fa.
Le uova alla sera sono presenti nelle cove, ma con l'ordine di sei, sette...su quasi quaranta animali, sono una media oltremodo ridicola.
Il mandorlo è quasi tutto fiorito, mentre gli altri alberi da frutto hanno le gemme in fase di esplosione.
Le ultime viti potate già piangevano, e gli olivi hanno la buccia (corteccia) morbida.
Siamo avanti, almeno qui sul poggio, e lo siamo di un mese.
Cosa potrà accadere?
Me lo chiedo ogni giorno, e all'orizzonte vedo alcune ipotetiche risposte.
Potrebbe...arrivare una primavera anticipata, salvo poi girare ad acqua da mezz'aprile sino a giugno inoltrato.
Potrebbe...arrivare il freddo (ma che arrivi entro una settimana) e rallentare le piante, asciugare in terra, e farci tirare il fiato.
Potrebbe rimanere così, con Umidità continua, sino ai primi giorni di Marzo, salvo poi regalarci una clamorosa gelata che brucerà inevitabilmente buona parte delle piante da frutto e degli olivi più deboli.
Potrebbe...fare come caspita gli pare, e lasciarci (lasciarmi) ancora tempo e materiale per fare congetture e supposizioni.
Peraltro Febbraio...Freddaio è un sogno, quasi da scacciare visto il danno che il gelo (quello serio) potrebbe fare da oggi in poi.
Rileggo quanto accadeva il 26 Febbraio 2013 e guardo quella foto del boschetto innevato davanti casa, e provo sincera e profonda nostalgia.
Vi tedio sempre con i soliti discorsi sul clima, ma penso che tutti voi, anche senza essere contadini, possiate rendervi conto delle annate (le ultime due almeno) in cui le cose sono state molto diverse dall'atteso.
Intanto adesso piove, scrosci d'acqua che vanno a riversarsi sulla strada piena di mota, nella porcilaia, nel pollaio e ovunque possiate immaginare.
Nel fuoco scoppietta uno squarcio di castagno.
Il cane ed il gatto dormono appallottolati nella cuccia nuova.
E mi dolgono le spalle.
Domani è un altro giorno...


martedì 9 febbraio 2016

Non si deve aver paura a parlare delle cose belle che la proprio Vita ci dona

In un giorno strano, fatto di mal di testa e pensieri lontani, ho letto un intervento fatto da una nuova lettrice di questo Angolino.

Mi permetto di citarla:
"Racconto da leggere completo tanto è ben scritto e interessante, tanto ci fa comprendere come la passione per qualsiasi cosa ci doni la vita, lavoro, persone, hobbies siano fondamentali quando dipendono dal tuo essere e dalla tua anima..."

Mentre fuori piove l'ennesima giornata di falso inverno, e la notte ha vinto sulle nuvole basse, questa la risposta che voglio condividere con quanti abbiano voglia di leggere le mie parole.
Lontano da ogni narcisismo, gli dedico maggiore spazio solo perchè credo che in tutti noi abiti la Passione.


Questo il mio pensiero:

"Di Passione per l'Agricoltura credo di averne avuta sempre molta, troppa in molti momenti della mia Vita.
Quella Passione mi ha fatto star male per qualcosa che "mancava" per lunghissimi anni, salvo poi farmi male perchè "non avrei più potuto", salvo poi nuovamente farmi male perchè "ancora doveva mancarmi".
Eppure quella Passione
, motore incontrastato assieme all'Amore ed alla Fantasia, mi ha portato qui a quasi trentasette anni...e a Vivere proprio di Lei...a vivere di Agricoltura, appunto.

Questa è una delle Gioie più Grandi che un bimbo fatto uomo possa mai desiderare.
Questa mia Passione è Vita, in tutti i sensi.
A.A"


Non si deve aver paura a parlare delle cose belle che la proprio Vita ci dona.
Ognuno ha le sue Passioni...

A.A.

venerdì 5 febbraio 2016

Racconto di Vita Anacronistica: per un libro che si chiude, la nuova vita che si apre (6° parte)

Nel mio vivere quotidiano di allora, ed in quell'arroganza che hanno i "vent'anni", sentivo il sapore del sale sudato nei due anni prima.
Ancora una volta il senso di rivalsa pareva conquistarmi, lasciandomi sin troppo concentrato sul presente e futuro, e portandomi quasi a dimenticare quanto fui prima di quel tempo.
Colori a tinte forti, sapore amaro e piccante, affanno, gioia, ancora affanno.
Brevi momenti, ma confesso che ci furono, conditi da sconforto e pessimismo, sapendo che mai più avrei potuto (e saputo) essere quanto fui prima di quella notte del novantasette.
...
Una specularità, come se mi stessi specchiando, fatta di forti contrasti.
Volevo studiare, ma non sapevo più farlo...
Era l'unica cosa che avevo fatto sino ad allora, io che lo sport lo avevo abbandonato per non far vincere le bronchiti facili, io che la musica l'avevo sospesa perchè troppo fuori dal canone erano quelle mie scale blues...io sapevo solo studiare...e adesso non più.
Quella mattina, mentre fuori il cielo era sempre più grigio, anche in quell'aula cadde la nebbia, e per un momento mi persi.
Mi raccolsero che ancora farfugliavo qualcosa, ed i compagni di seduta (impauriti) scuotevano la testa, tanto quanto fece di lì a poco il medico: troppo stress.
Dopo quella notte del novantasette avevo ben presente quanto io NON fossi invincibile ed indistruttibile, ma al tempo stesso appresi i miei limiti.  Quella mattina capii che tali limiti erano stati varcati, e che il mio fisico reclamava del riposo.
Ricordo bene quel viaggio di ritorno il doppio del suo effettivo tempo di percorrenza, e ricordo le pause compiute con quella macchina grigia fatte a prendere aria e sole.
Ivan Graziani cantava in quella musicassetta trovata nell'auto ereditata dal nonno, e la malinconia lasciava lo spazio alle parole da dire, ed a quello da fare nei giorni che sarebbero arrivati.

L'Ottavo, Amico Paziente e Fedele, mi faceva sorridere in quei momenti tanto bui, dove le frasi volevano scollarsi dalla mia memoria, e dove non riuscivo più ad alimentare la fiamma della conoscenza.
Risate amare, tra una birra ed un vino neropece, dove quell'ammissione svelava quel senso di fallimento che era più pesante di quanto potessi immaginare.
E fu così, in quella mansardina tanto stretta e bassa, che una sera aprii il lucernario e ficcai fuori la testa a cercar le stelle.
Il fumo del tabacco in radica mi dava il sapore della calma, e Cassiopea scorta in quel Novembre mi fece pensare che le stelle rimanevano lì, anche se i fumi della città le offuscavano.
Presi un foglio, una penna, e curvo di fronte ad una candela iniziai a scrivere.
"Tante le vite vissute...", e detti inizio con questa frase al racconto di quei miei vent'anni, e a quanto per me sarebbe stato in futuro.
Mi raccontai, per la prima volta e nel silenzio, divorando le mie unghie per la Passione, ardendo finalmente di qualcosa di nuovo che mi appartenesse.
L'Ottavo mi fu complice, e quel foglio scritto di getto fu la prova di quanto era accaduto in quegli ultimi due anni: ero cambiato ed avevo accettato tutto questo.
L'Amore che fa male mi travagliava nell'animo, e lei fu la prima a volermi distante da quanto io ero stato e da quanto io ero diventato.
Nessuna cattiveria, un grande affetto, ma poca fiducia nel prossimo: troppe le sue delusioni passate per accettarne un'altrqa, e tentava di portarmi laddove mai avrei voluto andare.
La lasciai, nel primo giorno di primavera, sapendo che con quel gesto l'avrei liberata da una nuova struggente delusione, e sapendomi libero di mettere piedi e sguardo ovunque io desiderassi.
L'Università procedeva, ma la fatica diventava insostenibile.
I compagni di corso mi vedevano sempre più assente, stanco...in dietro, e la mia fatica triplicava di esame in esame: le frasi, le formule, gli schemi...nulla rimaneva incollato sulla mia parete.
Studiare di Agricoltura, frequentare le aule che si vestivano dell'eco di quanti vi seppero studiare, e sapere che tutto quello aveva un prezzo troppo alto da pagare.
Guardai l'Ottavo, ed un attimo dopo scelsi di aver coraggio, ancora una volta.
Con quel foglio scritto sul cuore, affrontai la paura di confrontarmi con i miei genitori...di deluderli in qualche modo.
"Io non voglio un figlio Dottore...io voglio un figlio sereno e felice!" La frase di Babbo, la più bella su tutte, mi dette sprono a non aver rimpianti e ad essere consapevole che potevo proseguire su quanto avevo appena iniziato.
"Tante le vite vissute...", e quel foglio divenne un video...

L'Ottavo, onnipresente nella mia vita, seppe aiutarmi, affiancarmi, e spronarmi a fare...e divenne mio complice in questa nuova avventura.
Io, che da sempre mie ero visto con zappa e trattore, adesso mi destreggiavo tra telecamera e montaggio video.
Fu nell'estate di quel 2000 che il mio (nostro) primo cortometraggio prese la luce: un prodotto veramente Autarchico, nato..scritto...diretto...montato con attrezzi reperiti qua e là, grazie all'aiuto dei tanti amici.
Durante il lungo periodo delle riprese ero riuscito a prendere dimestichezza con quella nuova figura (magari anche professionale) che tanto mi appassionava, ma che aveva un nome per molte orecchie difficile da comprendere.
Ricordo che un pomeriggio, era caldo in quel maggio, mi sedetti accanto a mio nonno e gli raccontai di quel mio essere divenuto "videomaker": i suoi occhi vispi, e quel sorriso incredulo volevano darmi approvazione ma certamente non comprendevano che cosa realmente io stessi facendo.
"Nonno, io voglio provare a vivere così, almeno sino a che le altre cose non si stabilizzeranno"
Stabilizzare...il mio desiderio..la mia convinzione mi portava a pensare che prima o poi l'Agricoltura sarebbe tornata nella mia Vita, e mi avrebbe saputo portare su una nuova-vecchia Via.
Ma per il momento quello che volevo fare era catturare immagini in movimento, e dar loro modo di raccontarsi.
Ci stavo riuscendo.
Ed in tutto quel nuovo, qualcosa di Veramente Importante stava accadendo nel mio cuore.
Il sapore dell'Amore stava tornando in me, in un modo così Nuovo ed Importante...ma doveva ancora trascorrere molto tempo prima che io ne prendessi coscienza.
Lei, una Falena nella notte, era attratta da quella candela sempre accesa, mentre il mio respiro si faceva profondo ed i miei occhi vedevano colori che solo nei sogni mi si erano palesati.
Ero felice, un momento tanto bello e duraturo, fatto di cambiamenti, di novità, di scoperta.
Ero felice in quel mio essere grande, un uomo con una telecamera, un filo di paglia tra i denti, gli occhi sul Mondo intero, ed il cuore mai così caldo.
Ventun'anni oramai compiuti, con i calli che sbiadivano dalle mani...ventun'anni libero di scegliere il mio percorso di Vita.

Queste le altre parti del racconto:
http://agricoltoreanacronistico.blogspot.it/2015/11/racconto-di-vita-anacronistica-nella.html