Taglio dell'erba per gli animali del podere

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sabato 25 marzo 2017

Toxoplasma gondii, le Capre ed una decisione Anacronistica

Ho deciso di condividere questo "problema" che con fatica sto tentando di affrontare.
Non ho mai nascosto la mia passione per le Capre: animali ECCEZIONALI, spesso sottovalutati, ricordati per epiteti offensivi, accostati alla simpatica protagonista del libro di Johanna Spyri, sempre presenti nelle immagini bucoliche che ognuno di noi ha fissate nella mente.
Animale controverso, a tratti simpatico ed affettuoso, a tratti schivo e pericoloso, che da sempre accompagna gli Allevatori in ogni parte del mondo.
Le Capre, animali tra i miei preferiti, che da sette anni allevo con dedizione, attenzione, premura.
Un piccolo allevamento, giustificato per il consumo di latte della famiglia; giustificato per la produzione di caprino per autoconsumo; giustificato per la vendita dei (pochi) capretti; giustificato per la produzione del letame; giustificato per il mantenimento della vigna in inverno...

Giustificabile per il piacere che traggo nell'allevare questo animale che ripeto io Amo.
Nel settembre 2014 il mio becco si apprestava a compiere la sua prima stagione dei calori: aveva un'anno compiuto, e non vedeva l'ora di darsi da fare con tutte quelle femmine.
Le "coprì" una ad una, e per tre mesi non dette loro tregua: mai aggressivo, investito del ruolo più importante, imparava a gestirle, e ad essere autoritario.
Loro, che l'avevano visto crescere, adesso lo osservavano con riverenza, fissandolo in quella sua barba sempre più lunga ed in quelle corna che si facevano maestose.

Le pance crescevano, e nel dicembre successivo le femmine si presentavano tutte gravide.
Il becco invece era divenuto irrequieto, infastidito magari da quell'attività oramai terminata, e talvolta appariva perfino manesco con quelle due lunghe corna agitate al vento quasi come a volerle brandire con violenza.  Quasi come a voler intimidire il mondo intorno a lui.
Proprio in quei giorni mi presi la mia prima incornata, totalmente sprovvisto di attenzione e difesa ne subii le conseguenze: quel livido sul fianco mi rimarrà impresso per molto tempo, come un tatuaggio fatto male.
Entrare nella stalla, e sopratutto nel recinto, era diventato addirittura pericoloso, ed a poco potevano i miei (almeno un tempo lo erano stati) 
movimenti e richiami rassicuranti.  
Nulla, lui non voleva saperne, e quella era divenuta una guerra al testosterone poichè oltretutto non accettava che io accarezzassi le pance delle oramai SUE concubine, che tanto dimostravano soddisfazione in quei miei gesti colmi di premure.
Una sera, mentre entravo nella stalla con il consueto forcone di fieno, non accettò la mia presenza, ed a tradimento scaricò su di me chissà quale diniego o affermazione.
Le cornate fanno male, ma il dolore più grosso l'ebbi nell'orgoglio, visto che mi ero fatto trovare impreparato.
Caddi, franando rovinosamente tra le femmine, e lì lui decise di terminare quel suo gioco d'affermazione, puntandomi prima e tentando di colpirmi nuovamente mentre inerme cercavo di riprendermi.
Per fortuna la Capobranco si mise tra me e lui: lei, che è stata la mia prima capra, che è la Preferita e che tengo "appesa in una foto" nel muro di sala, seppe proteggermi incassando un fragoroso (e certamente doloroso) colpo nel ventre.
Cadde ai miei piedi, per fortuna non esanime, ma lamentandosi per la tanta violenza ricevuta.
Mi rialzai, e come un moderno Teseo lo affrontai, scaricandogli addosso un urlo che lo investì come cento cornate: non cedere mai deve essere la regola, altrimenti si soccombe per sempre.
Arretrò, scuotendo la testa, infastidito dal lungo e baritonale richiamo all'ordine, sicuramente scosso da quel suono così testosteronico ed inaspettato.
Arretrò, scuotendo la testa e percuotendo una povera malcapitata che gli si era avvicinata quasi come a richiamare la sua attenzione.
Maschio e bastardo, quella sera avrebbe demolito il Mondo intero se ne avesse avuto l'opportunità.
Da quel momento iniziò un periodo di osservazione reciproca: io entravo nella stalla (spesso con un bastone a portata di mano), e lui scalciava come un toro nella corrida, mantenendo la distanza da divaricando le narici.
Non si azzardava a colpirmi, ma s'impennava come chissà quale puledro, e scuoteva la testa come ad avvisarmi dell'inevitabile.
Soltanto un'altra volta tentò di avvicinarsi, superando quel limite che implicitamente gli avevo imposto, e scontrando le proprie corna con quel mio bastone.
Una rintronata che lo fece desistere dal riprovarci, ma che non lo fece smettere di essere comunque agitato.
Ed ecco che una mattina, al momento di pulire la stalla, proprio mentre lui mi fissava nel buio di un angolo lontano, la scoperta di un feto morto nella paglia mi fece pensare a quel becco ed alla sua irruenza.

Sbagliando, giustificai tale aborto come conseguenza di una sua cornata, e non provvidi a contattare il mio veterinario.
Maledissi quella sua veemenza e la mia stupida disattenzione.
La madre che lo aveva perso non era  primipara, ed anche questo contribuì a non destare dubbi in me: era palesemente stato il maschio, che aveva scaricato anche su di lei tanta furia.
Un Allevatore ha il dovere e la responsabilità per i propri animali, e da lì decisi di separarlo dal resto del branco, mettendolo in un reparto a lui dedicato dove poteva vedere le sue femmine adorate, ma non poteva nuocerle in alcun modo: aveva spazio, acqua, pagliericcio, fieno e riparo a volontà, ed a "targhe alterne" lo facevo uscire, mettendo prima al riparo il gregge.
Poteva quindi continuare il pascolo, ma in solitudine e marcato a vista dal sottoscritto e dalla fedele cagna nera.
Alla mattina non era più il gallo a svegliarci, ma il becco che si dilettava a tirar cornate nelle colonne di castagno che sorreggevano la stalla stessa.

Pochi giorni trascorsero, quando trovai il secondo aborto...più o meno al terzo dei cinque mesi della gestazione, e questo mi fece preoccupare poichè questa volta la madre non era una primipara ma una secondipara che l'anno precedente aveva fatto una bellissima femmina (che tutt'oggi vive nel gregge).
Pensai agli effetti di una vecchia cornata, ma la teoria iniziava a vacillare.

Contattai quindi il mio veterinario, e assieme pensammo alla Clamidiosi, una malattia abortigena che si trasmette con un batterio chiamato Chlamydia abortus: piuttosto diffusa nella mia zona, questa malattia affliggeva molti allevamenti.
Prima di effettuare un qualsiasi tipo di trattamento decidemmo di fare un prelievo ematico alle due madri che avevano abortito, e nel giro di due giorni avemmo la risposta.
Si trattava infatti della Toxoplasmosi, malattia veramente subdola che si prospettava come una delle più rognose da affrontare.
La sera stessa, mentre chiudevo la stalla, scorsi altri due feti partoriti pochi attimi prima: le madri vegliavano su di loro, mentre la femmina capobranco (la mia adorata e fedele) mi si raccomandava con belati strazianti.
La telefonata con il veterinario fu perentoria, e l'indomani portai i due feti all'Istituto Zooprofilattico della mia provincia per le analisi...ma, nonostante la loro puntuale e celere risposta, nulla pareva poterci chiarire la situazione.
Quei due feti non avevano Toxoplasmosi...e da quel momento iniziò un vero e proprio pellegrinaggio presso l'Istituto: facemmo un'analisi del sangue a tappeto (perfino il maschio ne fu coinvolto) per capire se e cosa stesse realmente accadendo agli animali.
Ebbene, oltre il 75% del branco era contaminato da 
Toxoplasma gondii e di fatto mi ritrovavo l'allevamento con Toxoplasmosi.
Seguirono numerosi aborti, e soltanto una capra (che comunque risultava malata) riuscì a dare alla luce una capretta (sana al momento della nascita).
...
Non voglio tediare nessuno spiegando cosa sia questa malattia, ma mi permetto di sottolineare che è subdola, complicata e assolutamente impossibile da curare.
Le capre si immunizzano dopo il primo aborto, che generalmente avviene successivamente a quando viene contratta la malattia, e non hanno più problemi in gravidanza, seppur rimangano malate a vita.
Tra di loro la Toxoplasmosi si trasmette tanto al pascolo (con le feci contaminate), quando per mezzo di saliva, mucosa vaginale, liquido amniotico, etc.
Seppur il parassita sia il medesimo, a quanto mi è stato spiegato questo non è direttamente trasmissibile all'uomo: pare che siano soltanto i gatti (e c'è chi parla anche dei topi) i vettori della malattia per gli esseri umani, in quanto le ovocisti di questo protozoo possono essere presenti nelle feci dei gatti, che contaminano sopratutto il terreno (e quindi le verdure).
Pare quindi che dalle feci delle capre non ci sia trasmissibilità all'uomo poichè non sono presenti ovocisti: questo protozoo ha un ciclo "a metà" nei caprini, e non dovrebbe essere trasmissibile per l'essere umano se non che per il consumo di carne cruda e/o di ingestione del sangue.
Da qui un anno di rassicurazioni, e di indicazioni da seguire: il mio allevamento era infetto ma non dannoso per noi umani, però inevitabilmente compromesso.
Un Veterinario specializzato di offrì due opzioni: eliminare tutte le capre, bruciando la stalla, interdicendo il pascolo ad ogni erbivoro da me allevato (per almeno tre anni)....oppure, semplicemente fregarmene e convivere con questo problema, consapevole di non poter vendere "da vita" i miei animali, ma libero di poterne usare carni e latte.
Ricordo nitidamente quella notte in cui presi la drastica decisione, ed accettai il compromesso con la sorte, mantenendo in vita i miei amati...e malati animali.
Nel 2015 feci molte ricerche, leggendo su testi stranieri e specifici, consultandomi con altri veterinari, e perfino contattando il ministero della salute per avere ulteriori conferme.
A fine 2015 ed inizio 2016 ci fu la stagione dei parti (la seconda con il branco infetto), e ci furono molti altri aborti, ma le capre che avevano avuto il medesimo problema l'anno precedente, iniziarono a partorire regolarmente.
Il becco iniziò a placare i suoi animi, vivendo da giugno a dicembre sempre con le sue amate concubine, e nei miei confronti iniziò a dimostrare una discreta tolleranza.
Io ero sempre in guardia, ma poco a poco quel legno lo dimenticavo volutamente fuori dal recinto, e bastava una mezza occhiataccia per sedare subito l'animo ribelle di quel maschio di oltre 70kg.
Molte capre comunque non rimasero gravide, e la medesima cosa è accaduta anche in questa stagione dei parti: sempre parti singoli (mai un gemellare da tre anni a questa parte), il medesimo prblema che si ripete di anno in anno, con primipare che abortiscono, e le altre che a turno non rimangono gravide o rimangono gravide di un unico capretto.
Il becco continua a risultare sano alla malattia, e le caprette continuano a risultare sane al momento della nascita: questo dimostra che il maschio ha una sorta di schermatura non ben chiara, e che la trasmissione della malattia alle capre non è di tipo connatale ma viene acquisita successivamente.
Ho pensato più volte all'idea di eliminare tutte le capre, a quella di bruciare la stalla, interdire il pascolo, e magari chissà cosa...ma sono CERTO che il primo topo o il primo gatto che defecherebbe potrebbe riportare la malattia nel mio prossimo allevamento, o magari anche negli altri di diversa specie.
Infatti tutti gli animali, dal coniglio al cavallo, passando per il cane e per i suini, possono ammalarsi di toxoplasmosi, con sintomi comuni o differenti, e risoluzioni più o meno importanti.
I veterinari della mia Asl non hanno mai storto la bocca nei riguardi di questa decisione, e sinchè non deciderò di acquistare nuovi capi, e/o avrò la necessità di cederne dei miei, non mi porrò alcuna limitazione.
Le capre sono al pascolo, mangiano serene l'erba grassa e verde che ricopre il terreno; i capretti giocano a rincorrersi, mentre la cagna nera li osserva tremando di smania per la voglia di acchiapparli. il latte è ottimo, e presto inizierò a mungerlo per farci i formaggi.
Non riesco a pensare che, qualcosa che io non ho saputo arginare, oggi o domani possa essere deriva di chissà quali e quanti problemi: in famiglia siamo tutti sani, e nessuno ha contratto mai la Toxoplasmosi, il mio allevamento è monitorato da persone capaci ed attente, l'economia (perlomeno quella domestica) del Podere si basa anche su questo allevamento, e per adesso va bene così... 


15 commenti:

  1. Uh mamma mia caro Agricoltore Anacronistico, che racconto da brividi!
    Noi mamme conosciamo il pericolo della Toxoplasmosi se e quando arriva il momento delle gravidanze. E il ginecologo a farci raccomandazioni sull'evitare assolutamente cibi crudi, lavare bene la verdura e tenere lontani i gatti di casa. Io ero risultata "positiva", nel senso che l'avevo avuta chissà quando e chissà come, comunque non durante la prima gravidanza.
    Ma certo che per le tue adorate caprette hai vissuto e vivi tuttora un vero dilemma.
    Però pare proprio tu abbia scelto bene, con il cuore e la testa.
    E scusa la banale generalizzazione ma quando hai descritto le dolorose lotte tra "maschi di casa"(becco ed Agricoltore) non ho potuto fare a meno di pensare "E te pareva che il capo tribù, quello quadrupoede, con corna e barbetta, non doveva farsi riconoscere e valere?"
    Ti saluto, buon fine settimana e torno a raccogliere violette per le mie ricette
    Susanna

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    1. Conosco bene l'argomento Toxoplasmosi, e conosco l'iter che le donne incinta devono affrontare per "evitare" complicazioni.
      In poche parole io vivo in un focolaio, un focolaio che è PRATICAMENTE impossibile da estinguere, a meno che non bombardi tutta l'area con il napalm...e magari non basterebbe.
      Se avessi allevato gatti avrei dovuto necessariamente interrompere questo mio percorso, ma non essendo le capre direttamente collegate (e collegabili)alla contrazione della Toxoplasmosi per l'uomo, io ho potuto fare la scelta che ho fatto.
      Tutto è monitorato, tutto è sotto controllo, tutto e "contenuto", a mio rischio e pericolo, ma senza alcun rischio per le persone...se non i rischi che tutti noi corriamo quotidianamente se abbiamo gatti.
      E' un compromesso, un pesante compromesso che come dici tu è stato preso con il cuore e con la testa: allevare ancora le capre.
      Ciao Susanna e grazie
      A.A.

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  2. Come partecipo ai tuoi racconti! Ho avuto tante volte le stesse preoccupazioni, in piccolo, senz avere allevamenti importanti... l'unica volta che ho provato a allevare conigli si sono ammalati di mixomatosi. Li avevamo avuti anni prima, quando c'era la mia mamma a vigilare, e appena sposata volli rimettere una femmina gravida, che partorì presto. Una mattina mi accorsi che qualcosa non andava, il muso era appena deformato. Ma no, mi disse la contadina che stava vicino a me, esperta. Ma avevo ragione io. Mi ricordo lo sconforto ela stretta allo stomaco. Si dovettero abbattere tutti i conigli, pochi per fortuna.
    Ora ti faccio ridere: le galline alla fine dell'inverno avevano i pollini. Chiesi alla vicina e lei mi disse che usava "una polvarina". Me la fa vedere questa "polvarina"? Erano esteri fosforici e lei usava il preparato spargendolo a mani nude, anche se c'era scritto di diluirlo (2 grammi in due litri d''acqua, non toccare con le mani nude, non respirare,ecc). Allora telefonai al dottor Del Francia, che qui vicino, a Foiano della Chiana, era il primo ad aver usato l'omeopatia con gli animali. La telefonata a ripensarci dovette essere esilarante. Mi presentai e li chiesi che potevo usare per i pidocchi delle galline. Mi chiese quante galline avevo. Dieci, risposi. Scocciato e sbuffando mi disse di usare la Cina omeopatica, mi pare alla quinta (dinamizzazione). Cina, mi disse, come il paese, è un artemisia, artemisia cina, ma lei dica solo Cina ala farmacista. E buttò giù la cornetta, C'erano acora i telefoni on la cornetta, Poi seppi che seguiva grandi allevamenti di chianine e cavalli da corsa. Le mie dieci galline dovevano avergli fatto saltare la mosca al naso.

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    1. Conosco la Mixomatosi, bastarda e veloce, che in una notte ti costringe a far fuori tutti i conigli.
      E' triste, specie quando siamo noi allevatori a voler NON prevenire certi rischi, a voler NON dare medicine agli animali.
      Rischi, che ogni allevatore si fa suoi, e si carica pronto a dover affrontare le conseguenze.
      La cosa che mi fa rabbia è che per la Toxoplasmosi non ci sono vaccini...e io non potevo prevenire tutto questo.
      Chissà come e dove hanno contratto questa malattia...
      Un caro saluto
      A.A.

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  3. Racconto molto intenso, che mi sono letto tutto d'un fiato. Sembra la storia di un buon film indipendente (mi viene in mente quello di Alice Rohrwacher "Le meraviglie"). Credo tu abbia preso la decisione giusta (anche con il caprone), sei un ottimo allevatore, prenderei volentieri formaggi o verdure da te.

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    1. E te sei sempre puntuale e gentile con i tuoi interventi.
      L'ho scritto di getto, ieri sera tardi, e l'ho riletto solamente adesso (in cerca dei sicuri errori...).
      Grazie
      A.A.

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  4. Ho letto il racconto delle tue vicissitudini con le capre. Non ho nessuna preparazione e quindi non sono altezza di darti consigli... ti racconto però che anni fa, alla prima gravidanza feci il test della Toxoplasmosi, ero convinta di averla già contratta perché era stato così sia per mia sorella che per diverse amiche. Inoltre ho vissuto con i gatti fin dalla primissima infanzia. E al momento della gravidanza avevamo una gatta adoratissima. Invece risultai negativa, nonostante l'avessi aiutata anche a partorire! E anche alla successiva gravidanza... Dico questo perché a volte, come nel tuo caso, non è possibile prevedere: è solo questione di fortuna! E stavolta la fortuna non è stata dalla tua parte... Io così, leggendo quello che scrivi, penso che tu abbia fatto bene a mantenere le tue capre, visto e considerato che, la tua scelta non è stata contrastata dai veterinari. Mi spiace solo che tanta dedizione sia stata messa a dura prova, e che anche economicamente sia stata una bella una batosta...

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    1. Vedi Lolle, il punto non è l'aspetto economico, seppur questo sia di indubbia rilevanza, ma quello etico.
      Parlo proprio di etica, l'etica dell'Agricoltore, dell'uomo che deve prendersi cura dei propri animali...animali che dipendono totalmente da lui.
      Un Allevatore ha il dovere (ed anche il piacere naturalmente) di essere responsabile per loro, di prevenire, curare, risolvere, dare sostentamento, dare attenzioni, e quando è necessario (e spesso lo è) dare una degna fine alla vita dei propri animali.
      Senza sprechi, sempre onorando la loro Vita: loro, che hanno vissuto "anche e sopratutto" per poi un giorno divenire cibo.
      Lolle, ne ho parlato tante e tante volte in questi anni, talvolta scontrandomi con chi non riesce a comprendere quanta attenzione ci sia dietro all'allevare un animale...
      ...ed ecco che accade qualcosa di non previsto, accade quell'imprevisto appunto che stravolge totalmente la vita di un Allevatore.
      E da qui viene (appunto l'etica) quella decisione di terminare o meno le loro esistenze, prematuramente, senza neppure avere la possibilità di poter...concedimi la parola virgolettata "amministrare" la loro morte.
      Eticamente appunto è un grande colpo, una crepa che non trova una risoluzione giusta al 100% ma soltanto compromessi.
      La prima domanda che ho posto ai veterinari è stata: "Loro soffrono in qualche modo?".
      Non esiste sofferenza, mi è stato risposto sempre, se non quella legata alle contrazioni del parto, limitata a queste.
      Loro non soffrono, non hanno perdite ematiche, dolori, affaticamenti di qualche genere: sono semplicemente bellissime, e basta.
      Ed io, di fronte all'interesse economico, ed alla "paura" dovevo (dovrei) terminare le loro vite? Così, in un attimo, senza un reale bisogno?
      Mai.
      Sono stato aspramente criticato da altri allevatori per tale scelta, dicendomi che avrei rischiato di essere un untore se mai avessi venduto per vita i miei animali...ma io ho rinunciato a ciò, credo oramai per sempre.
      Mi hanno criticato aspramente perchè sono stato ritenuto troppo "attaccato" a qualcosa che dovrebbe darmi reddito...ma il reddito me lo danno comunque: latte, che consumo senza alcuna difficoltà; carne, che al bisogno posso consumare cotta senza alcuna difficoltà; letame, da usare a montagne, consapevole di contaminare quanto è già evidentemente contaminato anche senza spargerlo.
      Ed ancora, il loro grande lavoro di mantenimento del verde nella vigna durante l'inverno, di pulizia e smaltimento dei residui di potatura degli olivi...
      Dove mettiamo poi il PIACERE che io provo nell'allevare questi animali?
      Eticamente io mi ritengo corretto...
      ...non ho ceduto alla paura (che comunque c'è stata anche in dose massiccia), non ho ceduto alla seduzione del "tutto e subito", ed anche questa mattina le mie capre sono potute uscire dalla stalla e godere di questa splendida giornata di sole.
      Ed avanti così.
      Grazie Lolle, come sempre.
      A.A.

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  5. racconto thriller visto che anche mio figlio ha le capre, ora gli passo il tuo post!!! bello comunque il tuo racconto di vita vera, fai mettere nei tuoi panni, chi ti legge!!!

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    1. L'idea è proprio quella: portare chi passa di qui nella vita di campagna, nelle scelte, nel quotidiano, nelle ambizioni, nelle paure, nei dolori, nelle gioie piccole e grandi.
      Grazie e fammi sapere cosa ne pensa tuo figlio.
      Ciao
      A.A.

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  6. Pur non avendo gatti mio figlio si ammalò di toxoplasmosi all'età di un anno.
    Un mio amico aveva un toro così cattivo che lo dovette macellare prima del previsto.
    Ora è nel mio congelatore ... ed è più buono da morto che da vivo!

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    1. La Toxoplasmosi è una malattia che fa tanta paura alle donne incinta, e su questo non ho pareri da aggiungere.
      Credo comunque che, eccezion fatta per la gravidanza, sia poi una malattia piuttosto ignorata (ed ignorabile?) da parte del resto delle persone.
      Per quanto riguarda il toro, io ho avuto animali docili, animali meno docili, animali che si son lasciati addomesticare ed animali che non hanno mai ceduto a questo: non ho mai avuto animali cattivi, ma piuttosto animali irruenti, maldestri, violenti.
      Io continuo a pensare che la cattiveria sia appannaggio del solo genere umano.
      Ma con questo non escludo affatto la soluzione drastica di fronte ad un animale che metta a repentaglio la salute mia o di altre persone.
      ciao
      A.A.

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  7. Ciao AA,hai fatto la scelta giusta per me . Ho una domanda da chiederti sai se il letame di cavallo può portare malattie trasmissibili all'uomo? Una mia amica mi regala la stallatico della sua cavalla ma non so se l'animale è malato,fino adesso l'ho sempre utilizzato per concimare il mio orto ,ora leggendo il tuo racconto ho avuto un dubbio. Grazie . Valentina

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    1. Ciao Valentina,
      la domanda forse dovresti porla ad un veterinario... ma per quanto ne so io il letame equino può portare parassiti (come i vermi per esempio) ma non letali o particolarmente dannosi per l'uomo.
      Ma ripeto, non sono la persona più adatta a risponderti a tale quesito.
      Non mi pare ci siano restrizioni, ed allevando due cavalli forse qualcosa avrei dovuto sapere a tal riguardo, visto le innumerevoli visite di innumerevoli veterinari al mio podere.
      Ciao
      A.A.

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    2. Caro AA per le capre hai fatto la cosa giusta econdivido le tue motivazioni.
      Anch'io utilizzo letame equino e leggendo qua e la' sembra che sia piu' facile la presenza di batteri del tetano rispetto ad altri...ma e'solo una considerazione visto che il tetano e' comunque presente nel terreno.Tutto dipende dal sistema digestivo del cavallo che insieme ai batteri del tetano diffonde migliaia di semi di erbe non digerite.Unica soluzione far fermentare bene il letame e utilizzarlo almeno sei mesi dopo...il forte calore che sviluppa dovrebbe compromettere la germinazione dei semi indesiderati

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