Taglio dell'erba per gli animali del podere

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venerdì 18 febbraio 2022

Agricoltura di Montagna, parte 1: partiamo di un bambino...

La prefazione è semplice, e si ripete nel tempo: non voglio insegnare a nessuno, rifuggo gli assoluti, e quanto vado a raccontare è frutto della mia esperienza personale, professionale e di anni di osservazione e studio.
Non sono uno specialista della materia "Agricoltura di Montagna", ma come sempre faccio riporto qui impressioni e vita vissuta, aperto al dialogo, e lontano dalle polemiche.


Partiamo da un bambino...

Negli anni 80 era ancora possibile fare le ferie.
Le aspettavamo, bimbo e genitori, come un Natale fuori stagione.
Iniziavamo ad assaporarle già alzando il telefono e chiamando Ludvina, quella zia non di sangue a cui era affidata la decade di riposo della mia famiglia.
La prenotazione nella sua pensione, in quel piccolo borgo della Val Pusteria, lasciava immaginare le tante cose che sarebbero accadute, amplificando così  la voglia di partire per poter stare assieme e di "staccare" (termine che solo in età avanzata avrei compreso appieno).
E poi il viaggio, lungo, l'Autostrada del Brennero, le fantasie su boschi e passeggiate, cascate e stalle, laghi e pascoli che avremmo visto.
L'Opel Kadett dagli interni sky color baige, il largo giocare sui sedili posteriori, gli occhi lanciati oltre il finestrino, il panino con pomodoro e formaggino, le gallerie lunghe che tanto mi piacevano.
Arrivare di fronte alla struttura era un tuffo al cuore: non mi scorderò mai l'odore che c'era all'ingresso, dove ben esposta vi era "la stella" che ricordava che eravamo in una Pensione.
La gioia di ritrovare la vecchia padrona di casa, con la crocchia ed il grembiule, e con quelle maniche tirate su, proprio fosse stata di famiglia, proprio come se l'avessimo lasciata la settimana prima.
La voce stridula, l'accendo teutonico, e tuto quel legno alle pareti, al soffitto, sul pavimento.
Le vacanze in quella Pensione sono, e rimarranno, uno dei momenti più felici di tutta la mia vita: mamma che metteva gli occhiali da sole assumendo espressioni di soddisfazione e relax, babbo che scattava foto con la vecchia Minolta nera, e filmava in Super8.
Ed io che, seppur piccino, mi innamoravo sempre di più di quanto stessimo vivendo.
Quel ritrovarmi lì, era come ritrovare una parte allegra e divertita di me stesso, era quell'aria fresca che pizzicava quasi, era l'odore del fieno tagliato, l'odore della grande stalla di fronte alla pensione, era il suono dell'orchestrina che nel dopocena faceva le prove, era il suono dei campani delle mucche, o delle campane della chiesa a strapiombo sulla vallata.
Era ben oltre le aspettative, ben oltre i sogni fatti prima: era Vacanza, Famiglia, Montagna...tutto assieme.
Indelebile nel tempo, tatuato nell'anima di quel bimbo che ero, c'era il latte, buono, buonissimo, il burro, il pane con segale e sesamo, i krapfen, l'erba cipollina nel brodo, la marmellata di fragoline di bosco, lo speck, e i formaggi (su tutti ne ricordo uno grigio...unico nel suo essere buono).
E poi, a fungere da cornice, erano le cime delle montagne, quasi a bucare il cielo così "azzurrissimo"; quei boschi di conifere, scuri e freschi, arrampicati oltre la gravità, che parevano tenersi appena seppur svettanti in altezze vertiginose; i laghi, trai i più belli dei più belli, che sempre avevano un "fiumiciattolino" dov'era divertente tirare i sassi (mia grandissima passione).
Ed alla sera si dormiva bene, senza le zanzare, col vento che sibilava volentieri nella camera da letto.
Ma uno dei ricordi più divertenti è di quel trattore che ranghinava il fieno, seguito dal fedele cane fulvo, immagini in movimento impressionate per sempre in quei vecchi e gloriosi Super8, sbiaditi di colori, ma forti di emozioni.
Quel trattore divenne ben presto il "mio trattore da grande", un vecchio Fiat a ruote larghe che di tralice tirava i cordoni in quelle pendenze tanto ripide quanto sinuose.
La Montagna divenne ben presto anche quel "mio trattore da grande", in quel suo lavorare, tra cane e contadino, in un profumo di fieno che era inebriante.
Equilibrio ed armonia, quasi come una favola vissuta in prima persona, che andava oltre l'esperienza di qualche giorno, ma che s'insidiava nel più profondo dei sentimenti di un bimbo che non smetteva di pensare quanto quello fosse il posto più bello del mondo.
L'Alto Adige avrà sempre il mio rispetto, e continuerò a sognarmi bimbo in quelle corse nei prati, in quell'inciampare nei sentieri, in quella gara con babbo a tirare sassi.
Negli anni a venire arrivarono altre Montagne: dal Trentino alle Alpi Bellunesi, sino ad arrivare in Valle d'Aosta.
Le capre, eterne principesse di ogni pascolo, tutte con corna, tutte con campani.
I cani da pastore, in quel continuo abbaiarti contro, 
Le mucche, infinita presenza di ogni angolo verde.
I cavalli, che correvano liberi e si accostavano curiosi.
Da bambino gli occhi sanno farsi grandi, e lasciano che sogno e realtà non sappiano più distinguersi, e forse è da lì che iniziai ad avere una vera e propria esigenza di pensarmi in montagna, una volta da grande.
Solo negli anni a seguire il desiderio di essere agricoltore, radicato in me come il più autentico tra gli autentici sentimenti, si fuse naturalmente con quell'esigenza di Montagna, portandomi alla convinzione che prima o poi sarei riuscito in questo.
Non necessariamente le Alpi, ma sapevo che avrei dovuto salire di quota: seppur bimbo, ho da subito pensato alla mia vita non in pianura o in collina, e mai ho associato la Montagna ai divertimenti invernali come lo sciare.
Si trattava solamente di riuscire a trovare il modo per realizzarmi in tutto questo.
Ma di anni davanti ne avrei avuti tanti, e tante le esperienze che sarebbero servite per arrivare sino a dove sono oggi: una montagna qualsiasi, in un luogo qualsiasi, a mille metri, col cuore pieno di emozione, la schiena dolorante, e la voglia di raccontare l'Agricoltura di Montagna, finalmente.




14 commenti:

  1. La tua giovinezza...
    ...e il bimbo della foto?

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    1. Oramai tanti anni fa quel bimbo ero io, ma di tanto in tanto torna a farmi visita, se non nei sogni, negli occhi di mia figlia.
      A.A.

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  2. Buongiorno sig. Agricoltore. Per fortuna che ogni tanto controllo se hai pubblicato qualcosa perché questa volta mi sarei perso questa perla di scritto. Non sto qui a tirarla lunga, dico solo tre parole: bello ,bello, bello! Ma guarda tu che sorpresa. Hai girovagato anche per i monti del nord italiano.Chissà quante altre cose ci nascondi. Ti spiego come è andata. Anche tu, sicuramente, hai subito il sortilegio della strega della montagna ed ora non riesci più a liberartene. Questo perché ogni montagna ha la sua Circe e a noi poveri Ulisse non resta che cedere alle sue magiche lusinghe. A mia figlia, fin da piccola, ho spiegato che quella delle nostre montagne si chiama Romilda ed è un po' perfida come ogni strega che si rispetti. Appena varchi il bosco i suoi corvi con un bel."Craa!" mettono in chiaro che da li in poi non puoi che rigar dritto e stare con le orecchie alte perché i suoi dispetti arrivano quando meno te l'aspetti. Io le dico sempre un mucchio di improperi, per intimorirla un po', ma alla fine vince sempre lei. Ben che vada torno a casa ancora intero ma, non so come fa, trovo sempre qualche zecca addosso. Non conosco la strega della val Pusteria ma ti ha stregato ben bene! Aspetto la seconda parte pensando che scrivere ti da modo di porre sulla linea del tempo le tue esperienze dandole vita e la possibilità di sfuggire all'oblio. Quindi scrivi! Alla prossima. Ciao. Emanuele.

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    1. Caro Emanuele,
      ti ringrazio per questa tua condivisione, e per quanto le tue parole siano riuscite (ancora una volta) ad ampliare quanto io già avessi detto.
      E certamente devo dirti che quella strega della Val Pusteria è riuscita proprio a farmi una magia tanto forte quanto duratura.
      Mi piace pensarla così, proprio come qualcosa di forte e duraturo, che mi ha investito in un giorno di bimbo.
      La voglia di raccontare quelle esperienze lontane nel tempo (ma vicine nel cuore) funge un pò da prefazione a quanto in seguito andrò a scrivere qui: tutto ha un'inizio, e per me è stato proprio con quel bimbo che corre spensierato.
      Grazie ancora.
      A.A.

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  3. Eri proprio un bel bambino... tutti i bimbi sono belli. Mentre ti leggo sorrido: che bel racconto.

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    1. Io credo che i bimbi, nel pieno della felicità, siano tutti belli.
      Ho avuto la fortuna di potermi immergere in tante bellezze durante l'arco della mia vita, e sempre ne sono uscito sorridente e soddisfatto: tanto allora quanto oggi io non mi nego mai l'occasione per sorridere quando son felice.
      Mai trattenersi.
      Un caro saluto.
      A.A.

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  4. eh sì, le vacanze dell'età infantile sono sempre le migliori, senza alcun dovere o responsabilità. Noi andavamo al mare: una pacchia che durava un mese intero! Niente scuola, niente compiti, niente aiutare la mamma a confezionare i capi della vestro e della postal market!
    Che strano, pensavo che fossi nato e cresciuto in montagna.

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    1. Da quando scrivo qui sempre ho portato con me la Montagna.
      Tanto perchè è sempre stata parte di me, quanto perchè vi ho fatto diverse esperienze lavorative.
      Sono nato in collina, vissuto a 500 metri, e trasferito a 1000.
      Ciao Silvia, grazie per la condivisione.
      A.A.

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  5. ... eh si! Le vicende dell'infanzia lasciano sempre un imprinting che torna a far capolino nell'età adulta ...

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    1. Devo confessare che a me l'imprinting della Montagna non mi ha mai abbandonato, ma ho deciso di tenere "controllato" questo bisogno.
      Non sono riuscito mai a sopperire ciò con sporadiche vacanze in quota, tutt'altro lo alimentavo sempre più.
      Oggi per me è più semplice, visto che adesso posso soddisfare tale bisogno, ma a vent'anni era come stare in apnea.
      Grazie Semola
      A.A.

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  6. Che meraviglia, caro Amico Agricoltore, tornare a leggere queste tue avvincenti e coinvolgenti perle di vita vissuta! Mi sono mancate (anche per mia latitanza, ovvio) le tue uniche descrizioni sensoriali, che solo tu sai comunicare. E mi piace pensare che questo giovane uomo, grande lavoratore dell'amata terra, sia stato un bimbo che già coglieva l'essenza del bello, in ciò che aveva intorno. E mi sono sentita anch'io una bimba spensierata lì, in quella pensione "magica"
    Grazie, felicissima di averti letto, a presto!
    Susanna

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    1. Cara Susanna, il piacere è mio.
      Da tempo meditavo questa serie di post, e dopo un periodo di silenzio ho deciso di condividere questa "nuova fase" della mia vita (e del Blog stesso).
      Sei e sarai sempre la Benvenuta, lo sai.
      A.A.

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  7. Il vissuto in montagna di quando eravamo piccoli lascia ancoraggi emotivi, affettivi che resistono nel tempo! :)

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