Taglio dell'erba per gli animali del podere

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sabato 5 marzo 2022

Agricoltura di Montagna, parte 2: Salire per confrontarsi

Quando è il momento di Salire in montagna ci sono sempre dei preparativi da fare.
Per prima cosa, il viaggio, generalmente nell'ultimo tratto tortuoso, spesso complicato, dove le strade si fanno più strette, e dove il tempo pare dilatarsi prima dell'arrivo.
Poi il meteo, che si sa essere assai mutevole, spesso imprevedibile, in montagna.
E di conseguenza l'abbigliamento, dando aria ai bauli ed a quelle scarpe adatte, a calzettoni pesanti, al vestiario che certamente" fu comodo l'ultima volta che Salimmo", e che" tornerà comodo anche questa volta".
E poi c'è da partire, chiudere l'uscio dell'appartamento nel casermone di cemento armato, o nella villetta a schiera che sia, per attraversare città e periferie, lasciare paesi o paesini, lasciandosi alle spalle l'amato mare, la costa, solcando le pianure più lunghe, bucando nebbie, affrontando colli e colline varie, e pensando al clima che cambia, all'aria che sarà più buona, al traffico da lasciarsi indietro, a quanto manchi prima di arrivare.
Per Salire in montagna c'è sempre un viaggio da fare, e spesso la prima meta non è mai quella definitiva.

Un albergo, un agriturismo, un campeggio, un appartamento, una seconda casa, un parcheggio, ma ci sarà ancora da camminare prima di arrivare: perchè in montagna non si arriva mai, c'è sempre una meta successiva pronta ad aspettarci.
Ed allora eccolo, l'amato castagneto, con quei frutti tanto dolci quanto bassi, stesi a strati nel terreno, tra ricci gialli e foglie croccanti.  E lo si sente l'odor di brace, di fuoco buono, delle salsicce, della rostinciana, e si sentono i chiacchiericci ed i bimbi che giocano.
Eccola la faggeta, fresca, freschissima in quest'estate, e "per la miseria come si respira bene qui", ed "a pensare a come non respiravamo laggiù a casa nostra".
Ma è il momento di inforcare le ciaspole e bacchette, ed in fila fare quel sentiero bianco, mentre il sole scalda la faccia, e la neve ghiaccia le gambe che devono muoversi.
Ed infine, quelle praterie verdi, colorate di mille mila fiori, dove tirar calci ad un pallone ha un sapore diverso, dove pascolano le vacche ed i loro campani fanno da coro alla passeggiata.
Salire in montagna è scoperta, silenzio, divertimento, fatica, pensieri leggeri, acido lattico nei polpacci, la pancia piena, il sudore, le foto.

Metafora di vita.
Salire, per... Confrontarsi con la fatica, mettere a dura prova la propria Resistenza, decidere di fare un passo alla volta, senza guardarsi troppo indietro: passaggi questi alla base di molti trekking o scalate, ma importante metafora del confronto con la Montagna stessa.

Che sia per diletto o per necessità, che sia occasionale o frutto di una lunga organizzazione, salire in montagna porta sempre un confronto: appunto con la fatica e  con la resistenza, ma anche con il tempo, e sopra a tutto con la Natura stessa.
Nell'immaginario la montagna è da sempre rappresentazione di forza e sacralità, di vicinanza al cielo ed all'infinito, di salubrità e difficoltà.
E quando si decide di Salire per Rimanere, identiche sono le dinamiche ed i passaggi, ma sarà il tempo a presentarci Confronti continui.
Chiudersi una porta alle spalle, lasciando quell'agio che mai più ritroveremo lassù; essere proiettati in una dimensione dove...non si può più fare tanto e di corsa, ma si deve fare l'essenziale e lentamente.
Il rapporto con il meteo diventa ordinario, e non più occasionale.
Il semplice andare a fare la spesa al supermercato assume una connotazione assai differente.
Lasciare il "tutto e subito a portata di mano" per un'organizzazione completamente diversa, dove le curve gelate, il tempo di percorrenza da un paese all'altro, il maltempo che arriva all'improvviso e sempre prevaricante di tutto il resto... sono soltanto alcune Abitudini da inserire nel nostro quotidiano, nei nostri ritmi, nelle nostre fatiche.
La Montagna pretende anche questo: fatica, non solo per una bella passeggiata domenicale di trekking, o per un fine settimana nelle piste di sci.
La montagna la fatica te la chiede alla mattina, per uscire dal vialetto di casa quando devi spalare la neve alta per portare i bambini a scuola, o quando non trovi un prodotto utile al tuo lavoro, e ti fai due ore di curve tra paese, paese, ed un altro paese, oppure quando rientrando a buio alla sera un albero abbattuto per il vento blocca l'unica via di accesso per il rincasare.
Non si può avere fretta per fare molte cose, piuttosto si devono fare le cose essenziali, accuratamente e lentamente.
L'orologio della propria vita pare perdere la lancetta dei secondi che scorrono, e quella dei minuti si fa piccina piccina: in Montagna si alza sempre gli occhi al cielo prima di organizzare qualcosa.
I temporali qui quando arrivano sono spesso delle furie divine, che d'improvviso arrivano, come d'improvviso se ne vanno.
Un pò come per le arrabbiature, ma bisogna lasciarle andare poichè altrimenti succhierebbero così tanta energia che ci affaticheremmo ad imprecare per qualcosa che è già andato oltre.  E' bene le energie mai sprecarle in montagna.
E l'ultima considerazione la merita l'arrivo alla meta, dove il petto di riempie di emozione, e lo sforzo richiede quasi un'inchino a tanta bellezza.
Arrivare alla meta è un inginocchiarsi alla maestosità, a quanto di più grande i nostri occhi possano vedere, a quei tanti ricordi che nascono proprio da quel momento.
..ed un giorno chi è salito per rimanere si troverà ad aprire la finestra, a spalancare gli scuri, ed a emozionarsi tanto da piangere, forte, quasi volendosi inginocchiare al bello che gli si apre difronte.
La Montagna richiede questo: salire per...confrontarsi.
...e magati per rimanere.



16 commenti:

  1. Tutto vero...e bello,leggendo mi è venuto in mente a quando gareggiavo in mountain bike su per i monti del Veneto e Trentino,le durissime salite tra i boschi spesso sotto la pioggia e anche neve,a domandarmi"Ma chi me l'ha fatto fare?"
    Ma quando si arrivava finalmente in cima era una gioia immensa,ci si quardava intorno e poi viaaaaa!a rotta di collo in discesa.

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    1. Ammetto di non essere uno sportivo, e quindi talvolta fatico a cogliere la soddisfazione di certe fatiche...ma comprendo molto bene quello che tu dici: dopo aver faticato non poco, arrivare in cima è un'enorme soddisfazione, anche quando si decide di non scendere più, credimi.
      Grazie e ciao
      A.A.

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  2. Post interessante e ricco di verità
    Grazie per la visita e Buona giornata

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  3. Sono uno di pianura. La mia passeggiata quotidiana in queste giornate pulite dal vento freddo del nord mi fanno apprezzare tramonti sempre diversi e sempre bellissimi. Vedo la Tua montagna come un luogo dove isolarmi, ma non nascondermi e quando posso vado ad ammirare le bellezze della natura "dove pascolano le vacche con i loro campanacci".
    La pandemia ci ha fatto restare a casa e solo il telefono ci consente di parlare con amici.
    Per fortuna che ogni tanto l'A.A. mi delizia con un suo bel racconto.

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    1. E tu continui a dispensare attenzione, gentilezza ed una fedeltà che è a dir poco encomiabile.
      Di Montagna credo che dovrò parlarne ancora tanto, quindi spero di accompagnarti "quassù" assai spesso.
      Se guardi la foto, è soltanto una delle visuali che ho dalle finestre di casa.
      Non è molto, ma provo anche con qualche immagine.
      A presto.
      A.A.

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  4. …la montagna richiede sacrificio, ma offre bellezze che ripagano la fatica…
    … ma non è da tutti …

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    1. Nel tempo in molti si accorgeranno che la Montagna rappresenterà sempre più un'importante risorsa, non soltanto per lo svago.
      Ciao
      A.A.

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  5. Caro Amico Agricoltore, mentre leggevo scorrevano veloci le tante mie ascese, fatte fino ad oggi. Da quelle infantili, con genitori e amici, in cui si trotterellava per giungere a mete adatte all'età, a quelle nel corso degli anni. Ma sai che sono donna di mare, importata in alta collina, con un amore sviscerato per la montagna. Quella montagna ove regna un silenzio assordante e sei praticamente in paradiso, nel cuore delle Dolomiti a 2200 metri, in una notte gelida e con le stelle proprio a portata di mano.
    O anche una salita notturna difficilissima, perchè praticamente di corsa, appresso a chi non aveva avuto come me, l'idea di rifiutarsi di salire su cammelli puzzolenti, per arrivare in vetta al monte Sinai e stremati, vedere sorgere l'alba.
    Insomma a ben pensare di ascese ne ho fatte e qualcuna è stata catartica e liberatoria, altre sono sfinenti, ma ne è valsa sempre la pena!
    Grazie di questo tuo post che ha suscitato in me emozioni e ricordi
    A presto Susanna

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    1. Susanna, sono io a ringraziare te, ancora una volta.
      L'idea di un confronto con voi che leggete è senza dubbio assai più stimolante di quella di consegnare un monologo all'ignoto.
      Dei tanti che siete qui a leggere queste mie parole, in pochi intervenite, e preziose sono parole e tempo che dedicate per farlo.
      l'idea poi che portiate anche vostre esperienze mi riempie il cuore e mi da sprono a continuare.
      quindi, ancora una volta, Grazie a Te.
      A.A.

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    2. Invero solo dopo mi sono resa conto di aver parlato di aspetti personali, forse in modo inopportuno ma...qui mi sento a mio agio e non ho ponderato troppo la risposta, scrivendo di getto, come si fa tra amici :)
      Di nuovo buona serata Susanna

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    3. Non ponderare troppo la risposta mi pare una cosa molto buona, ed io te ne ringrazio.
      Questo blog, senza i vostri preziosi interventi, non andrebbe avanti.
      ciao e ancora grazie
      A.A.

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  6. Buongiorno sig. Superagricoltore, come va la vitaccia? Grazie per aver condiviso i tuoi pensieri. Ma dove abiti è montagna montagna! Leggendoti mi immaginavo una montagna meno montagna di quella che fai intravedere nella foto. Sarà perché di solito si associano alla toscana dei dolci declivi e l'unica che ho conosciuto è stata la Montagnola Senese. L'albero sulla sinistra è un faggio? Bello ed intricato. Bello anche il contrasto chiaro-scuro neve e bosco dell'immagine. Quelli che si vedono a destra sono i pali della recinzione? Un lavoraccio. Sì confrontarsi con la vera montagna è una impresa epica ma so che hai le basi per affrontarla. Ho una richiesta da farti. Qualche anno fa avevi accennato a quella esperienza di fraternità giovanile con un ragazzo dell'est Europa. Visto il "brutto vento di bora" che tira ci racconti qualcosa di quel periodo? Grazie comunque e alla prossima!

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    1. Caro Emanuele, tante le tue domande, alle quali proverò a rispondere per come meglio posso.
      Parliamo un pò di geografia.
      Oltre il 25% della Toscana è ricoperto da Montagne e/o Zone Montane.
      Cinque sono le vette che sperano i 1900mslm, di cui una supera i 2000).
      Esistono numerose aree, spesso dette "vaste" di tipo montano quali; le Alpi Apuane, la Lunigiana, la Garfagnana, la Montagna Pistoiese, l'Altro Mugello, il Monte Amiata, il Casentino, senza dimenticare che tutto il confine nord ed est della regione è dominato dall'Appennino.
      Certo, a confronto con le Doloniti...mi rendo conto che stiamo parlando di rilievi minori, o comunque meno importanti, ma tanta è la montagna qui in Toscana.
      Avrò certamente omesso altre zone montane nel mio elenco, ma sono andato a mente senza approfondire.
      Io comunque vivo a mille metri di altitudine (montagna), e prima vivevo a cinquecento (alta collina).
      Gli alberi che si vedono nella foto sono, compreso quello a sinistra di cui tu mi chiedi, castagni, mentre sullo sfondo ci sono ciliegi.
      Quelli a destra sono i pali del futuro pollaio: ho deciso di allargarlo e di spostarlo un poco dalla casa.
      Per quanto riguarda la tua ultima questione, a tempo debito (o a "bocce ferme" come si dice dalle mie parti) ne parlerò: adesso l'emotività consegnerebbe un racconto inevitabilmente condizionato dal mio personale punto di vista e dal forte ed importante coinvolgimento a cui io, e la mia famiglia tutta, siamo chiamati da oltre due settimane.
      Mi fa comunque piacere lasciare qui un pensiero: in una guerra non ci sono vincitori, ma tutti sono vinti, sempre.
      Lo diceva il mio nonno, lui che la guerra suo malgrado ha dovuto farla, e che ha insegnato ai suoi figlioli prima, ed i suoi nipoti dopo, che imbracciare un fucile e puntarlo contro un'altra persona equivale a puntarselo direttamente al petto.
      Ecco...queste forse son le uniche parole che adesso riesco a dire sull'argomento.
      Grazie, ancora una volta, per essere così presente ed attivo in questo Blog.
      A.A.

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  7. Ciao. È la prima volta che ti leggo. Con questo post ci hai riportato in montagna, a partire dalla preparazione (scarponi, zaino, abiti adeguati ecc...) fino al viaggio, la salita, la vetta. E ciò che conta non è solo la meraviglia sulla cima, ma la bellezza che incontriamo strada facendo e tutto ciò che impariamo di noi stessi, delle nostre capacità, della nostra volontà e dei nostri limiti, nel frattempo. Ci hai ricondotti alla lentezza dei passi, a quei silenzi e a quella maestosità, che purtroppo per noi che viviamo in città vengono subito dimenticati travolti dal caos cittadino.
    Molte volte con mio marito abbiamo pensato di andarci a vivere, ma poi? Io non so coltivare nemmeno i gerani sul terrazzo, non siamo guide di montagna, e però di qualcosa bisogna pur vivere. Però ogni volta che andiamo sui sentieri più prossimi a noi è tutto come dici tu. Fatica, meraviglia, e quella pace che ti dà il contatto con la natura e la bellezza, il tempo si dilata ed è vero: non si arriva mai 😀

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    1. Cara Rossella,
      sei la Benvenuta qui, e ti ringrazio per il bel commento che hai lasciato.
      "Riportarvi in montagna" era appunto uno dei miei intenti, nella speranza che tale viaggio vi sia piaciuto ancora una volta.
      Che sia un libro o un blog, la scrittura/lettura ha una funzione così importante: come dita lunghe di una mano, queste si infilano nel profondo della propria memoria, pescando ricordi e condendoli di colori tanto improvvisati quanto con profonde radici.
      La fantasia, l'immaginazione poi, fanno il resto.
      Saperti, sapervi in montagna in questo modo mi fa battere forte il cuore, e mi carica ancora una volta di responsabilità.
      Pensare di andare a vivere in montagna non prevede una preparazione di tipo agricolo, ma piuttosto una seria e costante predisposizione all'adattamento ed al confronto con la Natura nelle sue più improvvise ed eclatanti manifestazioni.
      La Bellezza che dipinge i paesaggi spesso si scontra con l'asprezza di una meteorologia improvvisa e complicata da gestire.
      In montagna resistenza e resilienza si danno il cambio tante e tante volte...
      Ma proprio di tutto questo parlerò nel prossimo post.
      Grazie ancora per essere approdata qua.
      A.A.

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