Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

domenica 21 dicembre 2014

Inizia l'inverno, mentre i giovani abbandonano le campagne

Vorrei provare a dire la mia su un argomento che ho volutamente evitato sino a quest'oggi.
Abbiate pazienza se anche questa volta non metterò foto accattivanti o non parlerò di argomenti simpatici e leggeri.


"Ti rendi conto che non c'è più lavoro in Italia, e che tutti i giovani devono scappare all'estero? Ti rendi conto che te vivi sul tuo poggetto di felicità mentre tutto intorno i giovani sono vittime di un sistema che non li vuol vedere progredire? Ti rendi conto che la tua campagna è oramai finita e che non c'è speranza? Ti rendi conto che l'unica alternativa è fuggire via?"
Capita che un pomeriggio anche il sottoscritto si prenda licenza dal podere, e se ne torni in paese (nella piazza) a fare una passeggiata, e capita che ci siano occasioni per confrontarsi con alcuni coetanei.
Non parlerò del mio Paese d'origine, visto che la sua storia è pari a quelle di tanti paesi italiani dove la chimera del turismo non ha partorito nulla se non buon propositi svaniti poco oltre le bocche dei tanti paesani che l'hanno pronunciati.
E non parlerò neanche dei più alti problemi che questa Nazione ha, e di come si potrebbe e dovrebbe fare per superarli.
Vorrei invece parlare di questo fenomeno: la fuga dai paesi da parte dei giovani.
Fuggire via, a prescindere, lasciando quello che si crede un paese "morto" alla ricerca di una felicità fuori dall'Italia.
"Non c'è più posto per noi giovani...non c'è più lavoro qui!"
Quanta rabbia...quanta tristezza spingono un ventenne ed un trentenne a dire questo.
Mi guardo attorno, e vedo decine e decine di cartelli Vendesi appesi nei portoni, attività commerciali chiuse, e la piazza vuota.
Ricordo che da ragazzo (e non parlo di 400 anni fa!) si andava in Piazza con ogni stagione, ed ogni pretesto era buono per far capannello o fare lo struscio nel corso.
Pioggia, neve, estate, caldo...sempre lì, ogni pomeriggio.
Mentre oggi solo pochi extracomunitari e pensionati sostano all'ombra del palazzo comunale o nei tavolini del bar.
Un immagine che molti di voi conosceranno benissimo, comune appunto alla maggior parte dei Paesi italiani, ma il punto rimane questo: perchè i giovani sono scappati? 
Parliamo dell'agricoltura.
Esco dal paese per tornare al podere, e quello che vedo sono una moltitudine di campi incolti, abbandonati, boschi da tagliare, poderi da ristrutturare.
Ed allora penso: ma perchè non restare per lavorare qui, nella campagna intendo, in questi campi che hanno un padrone ma che non hanno una mano che li lavori?
Perchè fuggire, quando qui ci sarebbe ancora lavoro?
Ci sarebbe il lavoro, perchè lo vedo io come lo possono vedere gli altri: eccolo qui, intorno alla strada che percorro ogni volta.
La dove un tempo saliva alto il grano, s'udivano i campani delle pecore, c'erano orti ed animali, oggi tutto è fermo, lasciato.  Ma la terra è ancora buona, perchè questo accade?
Arrivato a casa ne parlo con mia moglie: lei a differenza mia ha girato il mondo, si è laureata, e sopratutto ha avuto la voglia di "fuggire via dal Paese".
Le chiedo perchè sia tornata, e lei mi risponde con la sua sempre disarmante semplicità: "Per apprezzare un luogo devi allontanartici, lo devi lasciare, per iniziare a cercare la felicità altrove. Sino a che ti renderai conto che quello che vedrai sarà sempre in paragone a quel luogo che hai lasciato, e che un giorno ti sveglierai sentendo che quel luogo te ce l'hai dentro...che quel luogo sei te. E quindi ritorni, ed hai pace perchè ti sei ritrovato."
E' difficile per me citarla, visto che il suo italiano è cento volte meglio del mio, ma son certo che il senso di queste parole lo si sia inteso ugualmente.
Mi guardo attorno, e vedo tanti (troppi) giovani che hanno perso le speranze, e che ristagnano nelle famiglie di appartenenza in attesa di qualcosa che (forse) mai passerà.
I più sicuri invece scappano, il più lontano possibile.
"Cosa hai fatto in Australia in questo anno di permanenza?" Chiedo all'amico ritrovato dopo tanto tempo.
"Che esperienza! Pensa: sono arrivato e subito mi hanno trovato un lavoro. Che meraviglia!" Risponde lui entusiasta ed orgoglioso.
Ma quando chiedo che tipo di lavoro abbia fatto, questo è quanto le mie orecchie hanno capito: "Ho lavorato in una coltivazione di ananas. Coglievamo ananas tutti i giorni, piegati sui campi per molte ore al giorno sotto il sole che ardeva. Poi sono entrato in un azienda che produceva vino, ed ho fatto la vendemmia: giorni e giorni a tirar su cassette d'uva, a scaricarle e ricaricarle, a cogliere e seguire il cantiniere! Che emozione! Poi ho anche lavorato in una stalla: pensa, mungevo le mucche. Che buono quel latte!"
Non riesco a descrivere l'espressione basita che la mia faccia aveva mentre tali parole mi folgoravano sin dentro i nervi ed i tendini.
Mi trattengo dall'arrabbiarmi, e con voce pacata e profonda:"No scusa, fammi capire: te sei andato dall'altra parte del mondo per fare quello che avresti potuto fare qui? No, scusa, ci deve essere un senso che io proprio non riesco a comprendere, perdonami. Qual'è?"
E dall'altra parte parte una filippica sul bisogno di andare...di lasciare...di mollare e mollarsi tutto dietro le spalle...di rinascere altrove.
Certamente questa risposta mi soddisfa (perlomeno in parte), e comprendo meglio il gesto, ma subito chiedo: "E adesso? Adesso sei tornato con un mestiere (anzi...tre) nelle mani, e quindi..."
Lui mi interrompe, e con un sorriso forzato mi dice: "...e adesso mi rilasso. Infin dei conti ho lavorato un anno nei campi, non so se hai presente. Adesso mi rilasso...mi godo le attenzioni di babbo e mamma...gli amici...magari mi farò pure la ragazza, e per un pò staccherò dal lavoro...almeno sino alla prossima estate, poi vedremo."
Eccolo qui: venticinque anni, mantenuto da babbo e mamma, ha provato per un anno il duro lavoro dei campi, e adesso campa di rendita per altri sei mesi.
Una scelta.
Intanto penso a quei campi incolti, ed agli altri amici che sono andati a Londra a fare i camerieri, a Barcellona a lavorare nei callcenter, in Nuova Zelanda a parare le pecore, in Australia a fare la vendemmia...e continuo a pensare a quei campi incolti.
Ognuno ha il suo percorso di vita, le proprie ambizioni, i propri sogni...e guai a far la morale a tutto questo.
Ma ancora una volta io non capisco...
Credo che molti di voi mi troveranno ottuso, ma perchè quei campi non possono più essere lavorati da un giovane del luogo?
Penso alla vendemmia, e a quando è impossibile trovare un giovane del paese che abbia voglia di impegnarsi; penso al tribolamento per convincere altri giovani a venire a cogliere le ulive; penso alla scacchiatura ed alla sfemminellatura delle vigne ed a quanto lavoro ci sarebbe.
Ed ecco che devo chiamare l'amico agricoltore e chiedergli il numero della squadra di vendemmiatori che l'anno precedente lo hanno aiutato: tutti albanesi e rumeni, e solo uno su cinque capisce qualche parola di italiano.
Vengono a fare il sopralluogo, gli faccio vedere la vigna, e gli spiego cosa vorrei fare, ma per farmi intendere ci vuole mezza giornata, e non si tratta solo di un problema di lingua ma anche di "Approccio": loro sono macchine da guerra, abituate a cogliere qualsiasi tipo di grappolo, e non comprendono il senso della "Scelta dell'uva...dei ripassi...dello scattivare il grappolo".
Diventa impossibile collaborare, e quindi desisto.
Ma mi chiedo: chi coglierà l'uva? E le olive? Chi mungerà le pecore e le condurrà al pascolo? Chi arerà la terra? Chi taglierà il bosco? Chi porterà avanti l'Agricoltura nella mia zona?
Il lavoro c'è, eccome...perlomeno qui, perlomeno in Agricoltura. Ci vuole sacrificio, costanza, e passione: non posso pensare che i giovani della zona abbiano perso tali caratteristiche.
Il lavoro c'è, ed è duro, ma prendere dei terreni in comodato d'uso gratuito oggi non è un utopia (anzi), e si abbatterebbero diverse spese nella gestione di un fondo; a detta dei vecchi, non c'è mai stata tanta terra disponibile quanta ce n'è adesso.
E se poi non bastasse, ci sono le aziende agricole, grandi e piccole che siano, che cercano manodopera per i lavori stagionali.
Non sarà molto, ma è una partenza: credo che un giovane che ancora non è sposato e non abbia figli, possa permettersi (considerando che continuerebbe a stare da babbo e mamma) di impiegarsi in lavori del genere.
Poi magari la passione potrebbe spingerlo a fare di più, e magari a prendere in gestione una realtà agricola, magari a consorziarsi con altre piccole realtà, magari a collaborare con altri giovani agricoltori.
Penso a quei campi, e penso all'amica che desidera andare a fare la cameriera nella periferia di Londra.  Penso alla piazza semivuota, ed a quante giovani braccia, cervelli e cuori sono lontano dalle proprie radici.
Forse penso troppo...
...meglio che torni a lavorare.
Lascio a voi gli approfondimenti del caso.




Oggi 21 dicembre è il primo giorno d'inverno, mentre fuori c'è umidità e vento fermo, in casa la stufa ed il camino rallegrano gli animi e riscaldano il corpo.
Tra qualche giorno sarà Natale, e le temperature saranno sopra la media del periodo: ancora si trovano i funghi nel bosco, c'è sempre odore di umidità nell'aria, ed il susino davanti la finestra di camera ha almeno una cinquantina di fiori.
Il freddo arriverà...deve arrivare, ma per adesso l'inverno è iniziato soltanto sul calendario.
Auguro un Buon Inverno a tutti, tanto a quelli che son partiti che a quelli che son rimasti.


11 commenti:

  1. Buon inverno anche a Te e alla campagna.

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    1. Speriamo che l'inverno si "vesta d'inverno", e che la smettano queste piogge che da un anno e mezzo flagellano le campagne.
      Ciao e grazie
      Tosco

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  2. Considerazioni vere, che in parte ritrovo, in particolare sui giovani che se ne vanno in Australia, a raccogliere fragole, o altro, e qui lo vedono come un lavoro da non fare... lo fanno altri stranieri, o, a volte, pensionati. Contraddizione lampante... Per fortuna, nella mia zona, non ci sono campi abbandonati, o solo in parte, magari trasformati in terreno edificabile, che una volta volevano tutti, manco fosse l'oro, e che ora invece maledicono, con le case invendute e non affittate e le tasse su casa e area edificabili alle stelle... e intanto il clima non è più lui, altra contraddizione lampante, che fa il paio con quella di prima. Buone feste?

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    1. Ho volutamente omesso l'esperienza di un amico che era andato in Germania a cogliere le patate per una stagione...
      ...e di un suo amico che era andato (mi pare) in Danimarca a cogliere le carote...
      Tutta gente del paese, tutta gente con età tra i venti ed i trenta anni.
      Buone feste anche a te
      A.A.

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  3. Sai quando gli orti torneranno a dare i loro frutti e i campi ad essere coltivati e seminati? Quando l'ultima industria sara' traserita all'estero e le pensioni dei genitori dissolte...

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    1. Questa soluzione sarebbe la più triste e devastante...
      Se solo ci si ricordasse che l'AGRICOLTURA FA PARTE DEL SETTORE PRIMARIO...e che solo con questa si può sfamare la gente...
      A.A.

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  4. Molto bello e condivisibile il tuo post, ma, quanta tristezza per questo paese allo sbaraglio!!!! Buon inverno anche a te!!!!

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    1. In effetti la tristezza viene anche a me, ma sono speranzoso...e certo che presto la gente tornerà a prendere coscienza che "senza campagna non si mangia più".
      Ciao e grazie
      A.A.

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  5. ciao,ho letto con piacere questo post....e condivido tutto.E lo sai perché' nessuno lavora la terra ?? perché é fatica.Meglio starsene in ufficio con il sedere sulla sedia e le mani sulla tastiera di un pc.Anche dove vivo io i giovani scappano,il paese va stretto,non si adattano ( e questo è brutto proprio)I prati che una volta venivano usati per fare fieno ora sono tutti boschi fitti.E chi li riporta alla stato verde ormai....?? La campagna è fatica,gli animali puzzano (e di questa frase ne ho piene le tasche).E intanto convertono terreni agricoli per costruire case .Boh chi ci capisce più niente.Io intanto vado avanti con le mie 4 vacche e spero il prossimo anno di poter fare altro .Avrei un idea per la testa....che gia mio marito mi ha chiesto se do i numeri :( .Comunque sia ti auguro un buon inverno anche a te e buone feste .
    Daniela

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    1. Credo che ogni lavoro abbia la sua fatica.
      Penso al mio babbo, e a quando faceva l'impiegato: che rabbia quando gli dicevano "beato te che ti riposi a lavoro".
      Lui tornava a casa sempre stanco, e solo crescendo ho capito che tipo di fatica dovesse sostenere: pensare che "solo l'agricoltore ed il muratore siano coloro i quali si guadagnano con sudore il pane" per me è cosa sbagliata.
      Non farei mai un lavoro d'ufficio, dove ci sono tutti quei numeri e quelle leggi da tenere a mente, e sopratutto dove c'è da relazionarsi ogni giorno con decine e decine di persone che "hanno la propria interpretazioni delle norme e delle leggi", e che NATURALMENTE ti vorrebbero insegnare il lavoro.
      Per carità, non potrei mai sostenere quello stress, e quindi capisco la stanchezza di chi fa quel lavoro.
      Quello, come tutti gli altri, visto che anche 12 ore di PC "rincoglioniscono" chiunque, e poi a casa altro che mal di testa.
      Certamente la campagna è fatica fisica al 10000%, è freddo e neve, è pioggia e vento, è sole cocente, è sudore (tantissimo), è puzzo di animali, puzzo di cacca di animali, puzzo di animali in amore, puzzo di trattore...puzzo e ancora puzzo.
      Ma a me non ha obbligato nessuno, ed in tutto questo trovo la mia felicità, la mia serenità, e la volontà di continuare (anche e sopratutto nel puzzo).
      Quello che mir attrista è proprio il fatto che i giovani vadano via per fare i medesimi lavori che qui potrebbero fare, magari pure con minori sacrifici.
      E sopratutto mi rattrista moltissimo vedere le campagna abbandonate: questo è un colpo al cuore, ogni volta.
      Potessi...
      Un abbraccio
      A.A.

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  6. Molto probabilmente sono ancora "piccolo" per poter dare un buon giudizio,a causa naturalmente dei pochi anni vissuti e quindi della poca esperienza.Bisogna però tenere conto che le generazioni sono cambiate e con esse naturalmente anche i valori e i modelli seguiti,condivido il tuo pensiero nel non capire quelle persone che alla prima difficoltà o usando dei semplici luoghi comuni "Non c'è lavoro",lasciano a gambe levate il Paese e cercano lavori che avrebbero potuto benissimo fare nel proprio Paese.Ciò naturalmente non vuol dire che ci siano ragazzi interessati a tale settore e che rimangono nel proprio Paese lottando soprattutto contro quella burocrazia che non li va a tutelare.Anche io,seppur giovanissimo (diciassette anni),cerco di dedicarmi all'agricoltura,di certo la mia è una piccola realtà che lentamente però si sta andando ad ingrandire e forse un giorno(si spera) diventare una vera e propria attività stabile.Ho scoperto da poco il suo blog,e mi scuso dal principio se le porrò domande o questioni data la sua esperienza.

    Cordiali Saluti

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