Taglio dell'erba per gli animali del podere

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domenica 31 maggio 2020

Bilancio di un Maggio infinito e troppo corto

Far bilanci è un pò una "regola" in questo Blog.
Ed ecco che far un bilancio del mese di Maggio nel suo ultimo giorno, mi pare d'obbligo.
Maggio è passato così, tra tramontana tesa e caldo euforico, tra mascherina che appanna gli occhiali e odor di cera sulle mani.
Maggio è passato, consegnandomi quasi due settimane di maltempo, spalmate a gruppetti di giorni, come costante settimanale dell'hully gully che han fatto le api: facciamo il miele...rimangiamo il mieie...rifacciamo il miele...rimangiamo il miele...ririfacciamo il miele...ririmangiamo il miele.
Un passo avanti ed uno indietro, con melari posizionati, ed in un paio di casi raddoppiati, ed api che come Penelope con la sua tela, stivavano miele per poi doverselo rimangiare visto il brutto tempo e l'impossibilità di bottinare nettare.
Api che, alla prima avvisaglia di quiete dal vento forte e dalla pioggia, tentavano di beffarmi sciamando: quando andava bene a 10 metri di fronte alla propria arnia, su un biancospino a mezzo metri di altezza dal terreno; quando andava meno bene, mi volavano sulla testa mentre zappavo nell'orto, per poi andarsi ad agglomerare in un acero alto quanto un palazzo di 3 piani.
Api che, nella migliore delle ipotesi, puntavano a crescere e produrre miele, mentre in tutte le altre occasioni non mancavano di sottolinearmi quanto questa stagione le stesse confondendo ed incasinando l'alveare.
ostinato, sono andato a far loro visita anche durante il maltempo, e di conseguenza le ho irritate ancor di più del vento che scuoteva le loro case, e ci ho rimediato selve di punture.
Api che ronzavano letteralmente intorno la casa, e che sin dall'alba erano sottofondo di ogni rumore casalingo.
Ma non solo di Api mi son dovuto occupare.
Legna da tagliare, ancora, forse l'ultima della stagione.
Terreni da recuperare, sassi da spostare, sterpaglie da regimare, e quel caldo che come mattoni sulle tempie mi faceva stramaledire la mia abitudine mattutina di indossare maglietta di lana sotto ad ogni camicia o t-shirt del giorno.
Bosco, castagni, e ciliegi: sempre sotto ad una pianta a filosofeggiare, sempre sotto ad una pianta a rompermi le terga.
Ed ancora l'orto: protagonista indiscusso delle passati stagioni estive della mia vita, quest'anno quasi completamente delegato alla moglie, la quale con abnegazione e sprezzante senso del dovere ha sposato la causa (persa?) di fare un'orto in montagna, con un'escursione termica da far rabbrividire anche il più audace agricoltore pioneristico, con uno "stellone" che asciuga tutto e vento forte che blocca ogni crescita.
Proprio oggi la considerazione: radicchi seminati con luna calante di marzo, spuntano adesso....e non aggiungo altro sull'argomento, evitando di parlare dei fagioli che son nati con rapporto di 1:20.
Sperimentare, senza sgomentarsi, mentre le patate crescono, quelle si che crescono belle e schiette.
Maggio che scivola via, senza mai pause troppo lunghe, con poche ore di sonno, calli duri nelle mani.
Le scese a valle si fanno più frequenti, ed il ripopolarsi di gente mascherata dona al paese un senso di dinamismo che tanto mi era mancato: quel caffè preso al bar, dopo quasi tre mesi, è stato il più buono di tutta la mia vita.
Maggio, che ormai è finito, infinito come sempre, colorato e profumato, impegnato e troppo corto.

8 commenti:

  1. Anche le Api hai, bravo, io adoro il miele. Quanto al tempo, riflettevo ieri, sembra un gambero. Passi avanti, bel caldo e poi pioggia e ancora freddo (come in questi ultimi due giorni). Vero chel'orto ne soffre e perde i suoi ritmi, vero che le patate crescono bene, ma è dura, nel mio piccolo ti capisco.

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    1. Alligatore, anno dopo anni è sempre di imprevedibile l'andamento climatico e lo svolgere delle stagioni.
      Oramai in quasi dieci anni di "pianti e lamenti" in questo blog, ho passato a voi molte delle angosce, rabbie e frustrazioni che questo provoca al sottoscritto, come a larga parte di chi fa l'agricoltore per diletto o per lavoro.
      Ma...siamo mossi, tutti, tanto nel piccolo che nel grande agricoltore, da Passione e da Convinzione.
      Per quanto mi riguarda, sento addosso i segni della stagione 2011, della 2014, della 2017 e della 2018...annate che mi hanno consegnato più fallimenti che conquiste, e che hanno cambiato molto in me e nel mio modo di lavorare.
      Il tempo passa, e se ci lascia ricordi spiacevoli, ci dovrebbe altrettanto lasciare soluzioni ed ingegni, esperienze e arte per reggere meglio le future inevitabili botte che la stagione ci consegnerà.
      L'ho fatta lunga, lo so, soltanto per dire che quel che non ci ammazza ci deve sempre fortificare.
      E avanti così...
      ciao e grazie
      A.A.

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  2. Che bei ricordi ho delle api. La smielatura e i miei figli con mia madre indaffarati a destreggiarsi attorno ai favi da disopercolare e il bel colore del miele che colava nei vasetti. Poi i miei vicini frutticoltori e maiscoltori hanno distrutto tutto con il "gaucio" e antiparassitari irrorati anche durante la fioritura. Adesso non ho più voglia di ripartire anche se mia figlia insiste nel voler riprendere. Concordo con la risposta che hai dato ad Alligatore.

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    1. Ho vissuto per quarant'anni in un luogo dove l'aria era pulita, e non esistevano problemi del genere.
      Adesso poi, che vivo tra le nuvole, credo che quel tipo di inquinamento a cui fai riferimento tu, sia l'ultimo dei miei problemi.
      Adesso debbo preoccuparmi delle minime a 5°c, o del vento che tira a 60Km.
      Ciao e grazie

      A.A.

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  3. Gatti e capricci.
    A casa convivono due entità simili ma distinte. La prima è costituita dai gatti accuditi da mia moglie, serviti e riveriti come principini, mangiano solo cibo studiato appositamente per loro e nemmeno annusano altro se non con un certo disprezzo.
    Ci sono poi i gatti selvatici, per nulla schizzinosi, che hanno fatto dall'arte di arrangiarsi la loro filosofia di vita e a differenza dei primi mangiano tutto ciò che si muove in cielo e in terra. Chi sta meglio dei due gruppi? Sembrerebbe che, quelli di mia moglie, sia il gruppo più fortunato ma la loro esistenza dipende in tutto e per tutto da lei, che se venisse a mancare, i suoi gatti diventerebbero degli emeriti citrulli. I secondi, i selvatici, quelli con le pulci e che non hanno mai visto un veterinario vivacchiano liberi e qualsiasi cosa succeda loro, probabilmente sapranno cavarsela. Attorno a me vedo tanti potenziali "gatti" citrulli metaforicamente parlando.
    Io mi ritrovo meglio con l' immagine del micio selvatico ma leggendo dei tuoi calli, di poche ore di sonno e di vita pensierata devo rimodularmi e divento anch'io un micio viziato! Spero che le fatiche di oggi servano a farne molte di meno un domani.
    Riguardo al tempo ed alla montagna mi viene da pensare che la natura sia anarchica ed imprevedibile ma ha le sue regole. A volerla governare si rimane governati. Ma è anche incredibilmente generosa. A noi scoprirlo ed adattarci ai suoi molti capricci.
    Alla prossima . Emanuele.

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    1. io dico sempre che "ognuno sente il suo, ma vede troppo quello degli altri".
      Non ci deve essere un più ed un meno, ma ognuno di noi sente la propria fatica, e ci vuol rispetto per quello che ognuno sente.
      Ergo, non sminuirti, e sentiti pure selvatico.
      Io potrei dire lo stesso di me, ossia che sono un micio viziato, rispetto a tanti, tantissimi agricoltori.
      La fatica c'è, tanta, sempre, e le preoccupazioni non mancano mai...ma è anche questo che rende la vita agricola la cosa più lontana dalla noia che possa esistere.
      Forza e avanti.
      A.A.

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  4. Sta facendo un giugno piovoso anche da voi?

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