Taglio dell'erba per gli animali del podere

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mercoledì 5 febbraio 2020

Una Vita che va, un albero da piantare

"Nonno, te sei parecchio più grande di me, vero?"
Glielo chiedevo, in svariate circostanze.
"Nonno, te sei parecchio...Parecchio più grande di me, io lo so."
Lui sorrideva, sornione, e si aspettava la domanda che di lì a poco sarebbe rotolata sotto le sue orecchie.
"Nonno, quando uno è parecchio... Parecchio più grande, le sa dare le risposte, giusto?"
E mi aspettava, in quel mio girovagare di domande, al varco.
Mi aspettava sul punto, immobile quasi fosse bloccato in un fermo immagine.
"Bene, allora te me lo sai dire dove si va quando si muore..."
Nonno era ateo, convinto in quel suo forte non credere, a tal punto di essere per me il più grande credente che io avessi mai conosciuto: lontano dalle dottrine, dai dogmi e dalla retorica, lui sapeva darmi risposte così semplici e potenti, che animavano il mio giovane cuore e saziavano la mia innata curiosità.
"Si, insomma...in che posto si va a finire quando non ci siamo più?"
Un uomo che aveva Rispetto, di quello vero, verso qualcosa che non conosceva e che forse non aveva mai scelto di conoscere. Mai un imprecazione, giammai una bestemmia, semplicemente decideva di ignorare quello che secondo lui era troppo grande per appartenergli.
Un uomo semplice, dalla mente grande, d
istante, da quell'oltre che non riusciva proprio a stargli nelle tasche.
"Sai cosa penso, bimbo?"
Un esordio classico quando voleva darmi una risposta che sapeva in qualche modo potesse rimanere indelebile nella mia giovane mente.
"Penso che quando si muore il cuore smette di battere, l'ultimo respiro lo si consegna al vento, e la carne finisce in qualche posto che possa dar conforto a chi rimane.
Ma c'è una cosa, una legge della Natura, che in quel momento si deve tener conto: una Vita che va, una Vita che deve arrivare.
Quando muoio, bimbo, vai alla macchia, e cercami in una piantina che sta appena nascendo.

Cercala bene, e bada che sia proprio...appena nata.
Prendila con le mani, senza rovinarne barbe e pane, mettila in un fazzoletto, e portala in un posto dove siamo stati assieme.
Un posto che possa ricordarti di me, di te con me, che possa ricordarti il timbro della mia voce, l'odore delle mie mani, il senso dei miei pensieri.
Prendi questa piantina, che sia piccola..mi raccomando, e mettila in terra.
Assicurati che sia ben interrata, e lasciala al vento, al sole, alle stagioni, senza annaffiarla mai.
Che sia la Natura a cullarla, come la Natura cullò me.
Quando ti mancherò, quando vorrai sentirmi vicino, quando sarà troppo tempo che non mi sogni...allora vai da quella piantina, solo allora: in quel posto nostro, e siediti, e cercami, e trovami, e parlami.
Sarò lì, te lo prometto.
Sarò lì, solo per te, solo con te.
E se la malinconia prevarrà, lascia che si sfoghi, e poi cerca il sorriso tra quelle foglioline che crescono.  Misura quella piantina con le spanne, e e mentre la guardi cresciuta, guarda la tua mano crescere con lei, e senti il tuo respiro maturare, la barba che avrai sarà lì a condirti la faccia di uomo che già avrai.
Sarai grande, sarai marito, sarai padre, e sarai lì a raccontarmi, e sarai lì a raccontarti.
Passeranno le stagioni, imbiancherai anche te sai? Magari piglierai da me e babbo, e ti cadranno i capelli, inizierai ad inciampare, e chiacchiererai tanto, sempre di più, per il piacere di farlo. 

Appoggiati a quell'albero, lascia che possa sorreggerti ancora, ed affida a lui i tuoi desideri.
Riparati dal sole d'estate, guarda la vita continuare tra le sue trame, e senti il soffio del tempo, il merlo che canta, la luce che filtra.
Passerà il tempo, eh si... caro mio, te lo auguro che ti tocchi di sentirlo passare il tempo.
Siediti, se sei stanco, e lì troverai sempre il tuo nonno, che ti vuole bene, anche quando tu sarai nonno.
Vieni, trovami, e raccontami di questo momento, di quello in cui sarai tu a lasciare che i tuoi nipoti siano pronti a trovare una pianta per quando..."

Me la ricordo ancora quella faccia.
Me lo ricordo ancora quel suo lume negli occhi, lustri di emozione, per quel pensiero.  

Mentre mi guardava fisso, sereno, e concludeva
"...una pianta per quando sarà il momento in cui li saluterai  con codesta veste, per l'ultima volta.
E tranquillo, al resto provvederà la Natura".



Il giorno che nonno è morto, quasi diciott'anni dopo da quelle sue parole indelebili, proprio quel giorno sono andato alla macchia, in una fungaia che con lui frequentavamo nei suoi ultimi anni di Vita.
Avevo un ricordo forte di noi due, di parole grandi, dette con leggerezza apparente, di un "ti voglio bene" non detto, ma sempre dato.
Il giorno che nonno è morto, proprio quel giorno, la piantina l'ho trovata già lì, dove l'avrei messa, senza il bisogno di doverla spostare.
Lì, di fronte ad un sasso buono per sedersi, lì rivolta ad est, come sapevo sarebbe piaciuto a lui, a pigliare l'Alba del giorno, la nascita, tutti i giorni di lì in poi.
Quello è un posto nostro, e quando ci vado il cuore mi si gonfia ogni volta.
Pare che gli altri alberi siano lì a farci da anfiteatro, mentre guardo e ritrovo quanto mi aveva assicurato.