Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

venerdì 18 novembre 2022

L'Agosto dai cento giorni

In tempo meno sospetto, e nello specifico nel mese de marzo di questo anno, qui venivo con le "solite lamentele da Agricoltore", parlando di una siccità di fine inverno che faceva presagire a scenari assai ardui.
Raccontavo della crisi idrica di talune parti d'Italia, con razionamenti alle irrigazioni, e colture che non potevano essere seminare.
E si parlava già di prezzi sui cereali e orticole che sarebbero lievitati mostruosamente
Il covid  e poi la guerra ci avrebbero messo del loro per rendere la vita di noi "stipendiati dal sole" di molto (troppo) in crisi.
La primavera si è ripresa non prima di aprile inoltrato, ma la Natura... ancora una volta ha sviluppato resilienza e si è adattata, regalando fioriture fantastiche, e dando spinta per l'estate.
Ma la stagione estiva è entrata a gamba tesa, senza il minimo scrupolo, e mentre il popolo italico riempiva i social di tramonti meravigliosi, aperitivi all'aperto e giornate al mare, si consumava lo stillicidio di chi dipendeva dall'acqua non solo per riempire piscine o innaffiare prato e giardini.
Le falde acquifere, povere di una primavera asciutta, hanno dato il possibile calando tutte drasticamente sin dai primissimi di luglio.
Il caldo mordeva pelle e spirito anche quassù in montagna, e la frescura era affidata soltanto alle verdi fronde ed alla notte.
Gli ortaggi faticavano, e proprio  nel momento della massima produzione estiva, le piante si sono collassate.
Il giallume ha invaso il castagneto, bloccando di fatto lo sviluppo dei ricci, e nel frutteto  la frutta sugli alberi è rimasta piccola, iniziando a cadere non ancora matura.
Camminare nel castagneto era un grande dolore, poi che laddove le felci verdi e i fiori sarebbero dovuti abbondare, veniva lasciato spazio soltanto ai rovi, unici vincitori di questa stagione.
Camminando c'era un silenzio non proprio di quel luogo, c'era una vera e propria sensazione di abbandono, quasi come che gli uccelli ed i selvatici tutti si fossero allontanati chissà dove per lasciare la desolazione a vincere in quel posto.
Scendendo poi sino al torrente, sempre ricco in ogni estate, questi si presentava asciutto, dove neanche un rigo d'acqua collegava i pochi bozzi rimasti a fare da rifugio a pesci, insetti e ad abbeverare i pochissimi animali rimasti a vivere nella sua prossimità.
Il prato di fronte casa era oramai seccato, ed era così tragico vedere che le api vagavano senza una meta, accostandosi alle finestre di casa ad elemosinare ai profumi del cucinato.
Ormai patate e cipolle erano compromesse ,e persino il grano saraceno non riusciva a fiorire. 
Poi Ferragosto, con quel temporale furioso che pareva attendere da chissà quanto tempo la voglia di scaricare la propria furia sulla montagna. 
Il vento di Libeccio fortissimo, alberi sradicati. 
Mai vista una cosa del genere, pareva una tempesta tropicale, eppure eravamo lì a mille metri in quello che doveva essere un posto assai protetto da tali fenomeni.
La pioggia ha iniziato a cadere, le temperature erano sempre più alte. 
Questo ha permesso ai funghi di ritornare ad abitare boschi e congelatori, e nelle pause di pioggia la finestra doveva essere lasciata aperta anche dopo il tramonto. assurdità che solo nella Bassa collina e nelle pianure potevano essere comprese.
La siccità è terminata, tutto da un giorno ad un altro, e senza tregua ha piovuto per oltre un mese.
Tutti i giorni un acquazzone, tutti i giorni un temporale, quasi tutti i giorni una grandinata.
Povero l'orto e povero l'Agricoltore che non capivano più che cosa stesse accadendo.
I momenti di pioggia si intervallavano a momenti di sole torrido, assurdo, incomprensibile, doloroso, che come un cane furioso continuava a sbranare la pelle ancora bagnata dalla pioggia di pochi minuti prima.
Il cappello di paglia si alternava al cappuccio dell'impermeabile, e tutto era così instabile, avanti e avanti sino a che a fine settembre le temperature sono addirittura aumentate vertiginosamente.
L'ottobre violento, una manata data in piena faccia ogni mattina ed ogni sera, un caldo incomprensibile: stare a maniche corte in un mese in cui il fuoco nel camino doveva già essere acceso. 
Tutti quanti giorni le temperature erano di tanto e tanto sopra la media del periodo. 
Tutti quanti giorni era un continuo sudare, e la natura è letteralmente impazzita, ancora.
Nuove gemme hanno iniziato a svilupparsi nelle piante, gli aceri si son colorati di un verde brillante piuttosto che iniziare a far cedere le prime foglie.
E' scoppiato un tempo di fioritura fatto di tarassaco, trifogli, grano saraceno, e tantissime altre essenze che non si erano mai viste.
Stranamente nessuna malattia ha vinto nell'orto, reduce con quel poco che ne rimaneva, e rigoglioso come mai nella storia di un orto Montano.
Ottobre, dove le poche patate cavate alternavano una strana quantità di castagne, scadenzata troppo lentamente, quasi come se gli alberi non volessero più cedere quello che con fatica erano riusciti a produrre.
La camicia sempre aperta, Il fiasco dell'acqua sempre a portata di mano, gli occhi sempre increduli a vedere quello che si proponeva tutto intorno. 
Fioriture di ciclamini ovunque, viole mammole riscoppiavano ovunque, e le api che producevano miele in un modo inaspettato.
Come agricoltore c’è sempre una necessità di guardare l'aspetto positivo, e di fatto l'orto ha prodotto quello che nei mesi estivi non poteva produrre.
Purtroppo hanno sofferto i pomodori, tanti, che sono marciti sulla pianta, come anche le cipolle che sono nuovamente germinate, ma le verdure a foglia sono state meravigliose, fragole grandi come mandarini, zucchini sino a far scoppiare il frigorifero.
E gli animali selvatici continuavano a non presentarsi all'uscio di casa, non c'era la classica processione autunnale, niente di tutto questo, e neanche sotto i castagni a pascolare. 
Arrivare alla fine di ottobre e guardarsi indietro, sentendo che il Primo di Novembre arrivava Finalmente il freddo. o meglio, arrivava finalmente l'autunno dopo quei 100 giorni di un agosto folle, così bastardo, così violento, così... impaurito.

Io non mi sono mai sentito solo come in questo periodo, abbandonato da quelle poche e solide certezze, nuovo di fronte a tutto e a tutti, contro tutto e tutti.