Scrivere in questo periodo è complicato.
Scrivere di questo periodo, lo è ancor di più.
Accendo la radio, ed attraverso quell'apparecchio mi arrivano le notizie.
Nel tardo pomeriggio mi connetto in internet, e leggo un pò di notizie online.
Niente televisione, niente social media, niente tam tam di news Vs. fake news.
Scendo in paese una, due volte a settimana, poche parole scambiate a distanza, tra mascherine e occhiali appannati.
Guanti monouso indossati al cancello di casa, e tolti al medesimo, al rientro dal giro per approvvigionamento alimentare, lavanderia a gettoni, negozio di articoli agricoli, a volte la posta.
Al mio ritorno, prima scarico la roba in cantina, poi mi cambio i vestiti (sempre in cantina), e poi mi lavo a dovere.
Relazionare chi e cosa ho visto, quello non è mai piacevole: c'è sempre quel senso di protezione che mi frena dal raccontare "proprio tutto" di quello che realmente sento e vedo, e magari mi soffermo su qualche particolare che possa strappare un sorriso o piuttosto aprire un confronto.
"Ma il lievito di birra non lo hai trovato neanche questa volta?" Mi chiede mia madre, che nonostante in casa sia presente una continua provvigione di lievito madre, ambirebbe anche a questo articolo oramai introvabile.
"L'alcol non c'era nemmeno questa volta?"
"C'era tanta gente in fila all'ufficio postale?"
"Chi hai visto di visi conosciuti?"
Visi conosciuti...
Non ho fatto neanche in tempo a conoscerle le persone, figuriamoci se riconosco il loro viso sotto queste mascherine. Appena trasferiti, e già isolati.
"Ho visto il muratore, davanti alla farmacia. Vi manda i saluti, chiedeva della bimba"
Ecco che si ferma la casa, e sorridenti mi fissano occhi avidi di sapere di più.
"Mentre salivo a casa ho anche visto due daini in mezzo alla strada, erano femmine, e..."
Ma vengo interrotto per avere più notizie sul muratore "E che t'ha detto poi?"
Son come bimbi al luna park: io rientro con lo stomaco girato, e la preoccupazione d'essermi tirato dietro chissà quale diavoleria invisibile che possa far danno nei polmoni e negli animi dei miei cari, e loro...mi chiedono del muratore, o della cassiera del supermercato, o dell'omone che vende le piantine da orto.
Mi fanno tenerezza, e questi momenti sono la sintesi di questa quarantena: loro in casa, oramai da...non so, ho perso il conto, ma sono quasi sette settimane, ed io che patisco ogni immersione in questa nuova società di distanziati, tra odore di alcole e glicerina, mani che puzzano di piede lesso per quei guantacci da due soldi che son riuscito a rimediare, e quelle mascherine tenute come oro.
Loro si danno da fare, tanto in casa che con la bimba, e cercano di pensare al quotidiano, tra manicaretti ai fornelli e camino, stufa e caldaia da accendere e alimentare.
Forse viviamo in una nuvola, e siamo tra i più fortunati noi, che se s'apre l'uscio abbiamo prati, alberi, vento e silenzio, senza vicini molesti e maldestri, senza ficcanaso spioni pronti a condannarci per chissà cosa, senza opinionisti del tutto, e obblighi da rispettare.
S'esce, e c'è solo Natura, per almeno due kilometri in ogni direzione, senza strade trafficate, visite inopportune, rischio alcuno.
"T'invidio sai..." mi dice l'amico che deve vivere tutto questo distante dagli affetti familiari, e nel paese dove vige "la caccia al mostro di turno".
"Quanto vorrei avere la tua libertà" mi dice la quasi sorella che è costretta nel ristretto, tra finestre e sguardi.
"Ci han sempre preso in giro e visti come sfigati per il nostro vivere in campagna, ed oggi forse sian quelli che viviamo meglio" mi ha scritto un amica prossima alla famigerata zona rossa del sul Lombardia.
"Penso a quei bimbi saldati in quei loculi di città, e io posso far giocare il mio tutto il giorno nell'erba davanti casa" le fa eco un amico agricoltore della toscana.
...pensieri diversi, ma certamente il vivere in campagna è in questo momento una risorsa immensa per chi può usufruirne.
Ancor di più, come un elefante in vetreria, mi sento goffo ed impacciato nelle nuove (in)convenzioni sociali, dove non si da più la mano, dove si parla dell'immediato, dove la rabbia pare accompagnare le persone come un cane al guinzaglio, e dove tutti avremmo un milione di buoni motivi personali per infrangere questi limiti imposti,
Sospiro, ma non troppo...perchè se mi scappa un colpo di tosse il giorno seguente mi daranno già per spacciato.
Cerco di avere pazienza, parlo poco, meno di poco, anzi...non parlo per niente.
Penso solo a sbrigarmi, a fare le cose a dovere, a mantenere la distanza, ed ancora...a sbrigarmi.
Ma non devo sudare, sennò qualcuno mi vorrà misurare la temperatura, io che ce l'ho sempre alta come vado a spiegarglielo che son di sangue caldo e che mal sopporto i maglioni caldi al supermercato?
Ci vuole pazienza, tanta, troppa, per capire l'impiegato delle poste che è scocciato e che si comporta in modo scocciato e maleducato.
Ci vuol pazienza se in fila c'è sempre chi ti passa aventi, facendo finta di non comprendere che c'è una fila per tutto.
Ci vuole pazienza se ti si affianca una persona che ha una mascherina improbabile ed improvvisata, e vuole solo fare due parole, usando il più assurdo dei pretesti.
Ma queste son sciocchezze.
Mentre io scrivo queste bischerate, dal divano comodo della casa nella montagna, c'è chi patisce, chi lotta, chi crolla, e chi non si rialza.
Vorrei poter parlare di rispetto, e vorrei farlo usando parole giuste, rispettose appunto: parole rispettose, sul rispetto.
Non credo di esserne capace, almeno non ora.
Io un balcone dal quale affacciarmi e cantare, non ce l'ho.
Io le catene di sant'antonio sull'Andrà tutto bene, proprio non le seguo, e sinceramente mal le sopporto, ed assolutamente non le condivido.
Io l'aperitivo in videoconferenza, non riesco a farlo.
Proverò a continuare quello che ho fatto sino ad adesso: profilo basso, attenzione per le regole, senso civico al massimo, scendere al paese lo stretto indispensabile, e sopratutto provare a dare alla mia famiglia un poca di protezione e sicurezza.
Non sarà molto, ma sento che in qualche modo anche io sto dando così il mio piccolo, minuscolo, contributo, e sopratutto lo faccio seguendo il mio modo di essere.
Le preoccupazioni ce le ho, tante, ma non lascio che siano troppe: se son tante, le gestisco...se son troppe, vincono loro, e non va bene.
Oggi più che mai ci vuole Razionalità ed Intelligenza, lo dico sempre, sempre, sempre: Razionalità ed Intelligenza, lasciando che le paure abbiano un nome, un inizio, ed anche...una fine.
Tutti, seppur in modo diverso (spesso drammaticamente diverso) stiamo pagando il proprio piccolo o enorme prezzo.
Tutti ne stiamo uscendo vittime.
Tutti dobbiamo tentare, almeno tentare, di uscirne anche vincitori.
Non andrà tutto bene, manco per il caxxo: non credo a questa cosa se penso a quelle migliaia di famiglie che vivono lutti su lutti, se penso a tutte quelle persone che stanno perdendo lavoro e magari anche le proprie case, se penso a chi sta peggio di me. Non andrà tutto bene, ma...dovrà pur cambiare qualcosa, e questo cambiamento, io voglio sperare, potrà anche portare qualcosa di buono.
Che sia nell'Ambiente, che sia nelle nostre abitudini, che sia nei nostri cuori, che sia nelle nostre Coscienze, forse tutti dobbiamo lasciar spazio anche a qualche seme buono che questa immensa valanga di merda che ci investe da settimane potrà lasciarci.
Forza e coraggio, che di tempo di fronte credo ne avremo ancora molto prima di uscire da tutto questo.
Forza e coraggio.