...ed io che pensavo che i cinghiali fossero testardi, ancora non avevo avuto a che fare seriamente con quest'altro tipo di animali.
tra autarchia e visionarietà, stoicismo e pragmatismo: una raccolta di tradizioni, quotidianità e progetti di un amante della campagna che vede nella Naturalità l'unica via
Taglio dell'erba per gli animali del podere

domenica 14 maggio 2023
Maggio: trentun giorni non bastano a fare un mese
...ed io che pensavo che i cinghiali fossero testardi, ancora non avevo avuto a che fare seriamente con quest'altro tipo di animali.
giovedì 20 aprile 2023
Citazione n°4
"Sai bimbo?!
Ci son piantine che nascono sotto ai sassi grossi, e spingono e forzano parecchio tempo per cercare di venir fuori, ma nulla.
Poi un giorno il sasso rotola poco più là perchè qualcuno lo urta, ed allora la piantina pole crescere come tutte le altre accanto, ma non sarà mai come tutte le altre seppur anonima alla vista...
La forza accumulata nel tempo quando era all'ombra e schiacciata, e la voglia di vivere, la renderanno sempre pronta a resistere alla siccità, al gelo ed alle avversità in generale.
Io te lo auguro, bimbo."
Zìbruno
domenica 26 marzo 2023
Orto Anacronistico: l'approccio
La tiritera dovrebbe iniziare con la frase "...perchè è da quando son bimbo che faccio l'orto...", ma questo non ci porterebbe nel focus dei questo post, per cui vado diretto al punto: FARE L'ORTO PER BISOGNO.
mercoledì 8 marzo 2023
Vento di Libeccio
E' oramai l'alba quando comprendo che il sonno non è stato abbastanza.
Accade quattro volte all'anno, con una regolarità anacronistica ed impressionante: tutte le stagioni si ribaltano, ma ancora il vento di libeccio viene a scuoterci sancendo rigorosamente il cambio della stagione.
L'ultima volta pochi giorni dopo natale, a spazzar via l'umido e la pioggia durati due mesi, e a consegnarci il freddo vero, la neve, ed il gelo.
E prima ancora lo aveva fatto a fine ottobre, a termine di quell' Agosto dai cento giorni, quando con prepotenza interruppe la lunga coda dell'estate calda.
E prima ancora in aprile, iniziando una stagione delle piogge e spezzando le redini a quella tremenda siccità che anche lo scorso anno aveva accompagnato la fine dell'inverno.
Il Vento di libeccio, per molti popoli tirrenici "in vento di mare", che quassù spira raramente, e che quando arriva ama torturarci a dovere, sradicando alberi, troncando rami, spostando tegole sul tetto e rendendo pericolose anche le semplici operazioni intorno al podere.
Mi piace, lo confesso: mi piace quando la natura ci ricorda che è la sua Potenza a poter (e dover) darci una regola, a noi omuncoli affaccendati, coi capi chini sopra i nostri impegni, e con memorie troppo corte per ricordarci le cose "ancor più importanti".
Le nuvole grigie scorrono e s'intrecciano, in un'orgia di sfumature che porta al delirio delle proporzioni e delle distanza: un attimo par di poter toccare questo, e l'istante successivo ci si sente infinitamente minuscoli.
Rombano i rami, fischiano le reti di recinzione, e dondola il bosco tutto, ancor grigio e marrone per la veste invernale, risvegliato a forza dopo il lungo torpore della tanta neve caduta.
L'odor di erba secca si mescola a quello del mare, lontano, ma che sa allungar pe proprie dita sin quassù, quattro volte all'anno, come un gigante che rivendita territori a lui mai attribuiti.
Sulle labbra si sente il sale, mentre accompagna ogni pensiero l'idea che tra poco il rigoglio primaverile urlerà e pretenderà tutta la mia attenzione.
Mentre l'ultima Luna calante d'inverno compie il suo cammino.
martedì 14 febbraio 2023
Isolamento
Oggi è il telefono che dispensa la melodia del risveglio, mentre i muscoli già si distendono e il corpo si allunga quasi a toccare i confini del letto: è buio fuori, e l'aria fresca entra a forza, solo scoprendomi un poco dal pesante coltrone.
Fa Eco uno sbadiglio, il rumore delle molle del materasso, il tonfo sordo dei piedi che si posano sulle tavole del pavimento, le ciabatte che scivolano nel buio allontanandosi dal letto.
Non ho bisogno di un lume per trovare gli scuri della finestra, ed aprirli per vedere quale giornata mi attenderà.
Col massimo riguardo rubo ogni istante di quella prima affacciata sul giorno, aprendo appena la finestra e rubandone subito odori e rumori.
E a volte, solo in quel momento, penso che l'anima più vicina a noi sta dormendo ad almeno 2 km di boschi e castagneti.
lontani dall'asfalto e dai lampioni arancioni, è quello il momento più bello della giornata.
Negli oltre tre anni vissuti qui in montagna tante, praticamente tutte sono le persone che continuano a chiedermi come io, noi, si possa vivere così isolati.
Ogni volta che qualcuno di nuovo mi viene a trovare, o che qualcuno di vecchio torna a ritrovarmi, sempre la stessa domanda: " come fate a vivere quassù?".
E molto spesso questa domanda è accompagnata da una affermazione: "... Io non riuscirei mai a vivrtr qui, come fate voi".
Un loop, continuo, che sin dal primo giorno mi fa sorridere, e sin dal primo giorno sfrutto con tanti aneddoti che possano ancora di più far pensare a quanto sia difficile vivere in montagna (così isolati).
Io stesso mi sono chiesto più volte che cosa fosse l'isolamento.
Negli ultimi tre anni tutti siamo stati forzati nel co0mprendere un (nuovo) concetto di isolamento, valido tanto da un punto di vista sociale quanto prettamente materiale.
Quel virus ha creato il pretesto per allontanarci, credendo che invece sarebbe accaduto il contrario, e per renderci più individualisti e asociali...o perlomeno questo è il mio punto di vista.
Mentre nel palazzone dalle trenta famiglie veniva fatta la gincana per non sfiorarsi uscendo dall'ascensore, autoinfliggendoci apnee al sapor di disinfettante, a me...ed a chi vive come me, poco è cambiato.
Oggi, come negli ultimi tre anni, la mia giornata iniziava aprendo la finestra, scaldando la casa, e andando a lavorare fuori all'aperto.
Fortune queste che sempre ho riconosciuto, e che mai ho ostentato, per rispetto e per intelligenza.
Ma mentre le settimane bianche, o le ferie d'estate consegnavano il "liberi tutti" ad orde di mascherati in cerca di riscatto, io continuavo a svegliarmi sempre alla stessa maniera, in quel rituale che avvia da anni la mia giornata: senza sabati o domeniche, regolato solo dalle nuvole ed dal sole, io non sentivo differenze, come non ne sento oggi.
Ma conosco l'isolamento, credetemi.
Conosco bene cosa rappresenti l'essere da solo, l'essere lontano dai più, e chi segue questo Blog credo possa essersene reso conto negli anni trascorsi.
Isolato, con i propri ideali, in un atteggiamento critico verso tutti, e per primo verso me stesso, sempre e comunque, pronto a riconoscere l'errore, analizzarlo e trarne l'insegnamento.
Isolato, per una burocrazia che mal individua il piccolo...minuscolo agricoltore svincolato dalle graduatorie e dall'agricoltura dei contributi.
Isolato, da una società che non capisce quello che faccio, e sopra a tutto non capisce..perchè lo faccia.
...e tutto questo non certo da un giorno.
La scorza, quella dura, si forma, per forza: non mi sento pecora nera in questo gregge, ma semplicemente non mi sento pecora...e nessuno dovrebbe mai farmene una colpa.
Mentre i treni corrono, vago altrove, senza il bisogno di "scendere appena posso", senza il bisogno di urlare una ragione, senza il bisogno di sentirmi migliore.
Ma come mai se io non mi sento migliore, altri vorrebbero farmi sentire peggiore?
Non rubo, non danneggio nessuno, lavoro a capo basso, amo la mia famiglia, e mi adoperò al massimo per essere un buon padre, un buon marito, un buon figlio, un buon amico.
Non ho mai speculato su nulla, mai.
Non ho mai voluto una corsia speciale, e quando la vita me l'ha data...mi è pesato percorrerci piccoli o medi tratti di cammino, cercando di svincolarmi appena possibile.
Non so vendere me stesso.
Non voglio vendere me stesso, cercando di essere Personaggio, prima che Uomo.
Non recito una parte, ma sento di vivere un ruolo in questa Vita.
Morirò povero, ma spero di aver arricchito le vite di chi amo.
E dei quattrini sinceramente mi importa una sega: non voglio essere schiavo, o se proprio devo esserlo ho bisogno di catene molto lunghe.
Credo negli ideali che per me, per insegnamento della mia Famiglia, sono i veri pilastri del Vivere.
Credo nell'Amore verso gli attimi, verso le parole giuste, verso quei ponti invisibili ma solidi, verso la lealtà, le piccole cose quotidiane, la Bellezza tutta.
Son pronto a sbagliare, sbagliare e sbagliare ancora, e questo non mi farà mai sentire un uomo peggiore di altri, ma solo un uomo che non si illude di essere migliore di altri.
Credo nelle diversità. e le accolgo come opportunità di confronto, di crescita, di insegnamento.
Eppure...
Eppure io conosco l'isolamento, forse da una intera vita, e conosco la soddisfazione ampia e profonda di sentirmi bene, a mio agio, convinto, nei miei ideali.
Stoico, cocciuto, stacanovista, perseverante...m lo dicono sempre quelli che mi voglion bene, e per me sono abbracci e non ceffoni.
E mi sta bene essere diverso, e mi sta bene essere semplice nel mio modo di essere complicato.
E quindi, si..mi sta bene questo Isolamento, che mai mi abbandona, quasi fosse un gran compagno di Vita.
Alla fin fine, se si sta bene cons e stessi, non servono le Corti del Re per sentirsi forti nelle proprie decisioni.
Io sbatacchio il muso, quotidianamente, faccio errori, cerco di migliorare, recuperare, aggiustare, sempre, senza paggetti o pacche sulle spalle, senza groupie o canapi di sostegno.
Ed in tutto questo, mai è pesato l'Isolamento.
E' mattina fatta, l'odore della legna di castagno accompagna la casa.
Il bollitore fischia sulla stufa a legna.
I daini banchettano nel prato dietro al pozzo, il cane latra per svegliare tutta la Natura.
Il sapore del caffè da sostegno, mentre le mani son già sporche.
Tre messaggi nel telefonino mi raccontano di meteo, fatiche e giornate altrui.
Scaldo il motore del trattore, la brina sul cofano par ballare per le vibrazioni.
Mi giro a guardare le finestre di casa che come occhi paion vegliare sul mio operato.
E' freddo, evviva l'inverno quando è freddo.