Da una parte dovrò pur iniziare a radunare le tante idee, e quale migliore inizio se non quello dove spiego l'approccio all'Orto, secondo me.
La tiritera dovrebbe iniziare con la frase "...perchè è da quando son bimbo che faccio l'orto...", ma questo non ci porterebbe nel focus dei questo post, per cui vado diretto al punto: FARE L'ORTO PER BISOGNO.
La tiritera dovrebbe iniziare con la frase "...perchè è da quando son bimbo che faccio l'orto...", ma questo non ci porterebbe nel focus dei questo post, per cui vado diretto al punto: FARE L'ORTO PER BISOGNO.
Non è mai stato nulla di diverso, se non quella necessità di tenere le mani nella terra, di veder crescere la vita vegetale e di potermi cibare "del mio".
Analizzo la cosa.
Necessità di tener le mani nella terra
Sin da bambino ho sempre sentito che le mie mani non erano abbastanza sporche ed abbastanza vissute per star di pari passo alle mie idee.
Ed era proprio quel bisogno forse atavico di avere le mani che odorassero di terra.
Era così che diventavano più vissute, ed era così che mi permettevano di tenermi addosso l'orto anche quando ero sui libri di scuola.
Quasi come fosse un feticismo, sfoggiavo quelle unghie marcate di terra, o quelle piccole chiazze o taglietti che il lavorare mi aveva consegnato.
E quando poi guardavo le mani dei miei nonni, non mi sentivo così distante da loro.
Ho sempre amato fare l'orto, e nelle mie mani ho sempre mantenuto l'eco e l'evidenza di questo amore.
Avete mai sfemminellato un centinaio di piante di pomodoro, oppure avete mai cavato a mano panieri e panieri di cipolle rosse, oppure avete mai sgranato sul posto qualche secchio di fagioli?
Non era necessario affondare le dita nella terra per mantenermi addosso una veste arlecchino che raccontasse a gran voce della mia passione, ma aver le mani terrore era come indossare una fede matrimoniale: era sancita l'unione in modo inequivocabile.
Vedere crescere la vita vegetale
Glielo chiedevo costantemente (ai miei genitori) di permettermi di allevare un cane. Avevo quel bisogno comune a tanti bambini di poter avere un cucciolo da poter crescere con me.
Figlio unico, ero alla continua ricerca di una Simbiosi con un essere vivente, ma oltre i tanti uccellini caduti dal nido (raccolti salvati e poi liberati) , o una coppia di canarini che tanto amavo, non mi era permesso di allevare altro.
Già allora sapevo che non era una crudeltà, ma un'esigenza di due genitori che stavano tanto tempo fuori casa, e che non potevano permettersi "il piacere" di allevare un animale in casa.
Ed allora iniziai a vedere l'orto come una creatura, come un essere vivente da far crescere di stagione in stagione, di anno in anno, divenendo sempre più consapevole di quanto quella vita dipendesse dalle mie decisioni, dalla mia costanza e dalla mia dedizione.
La vita vegetale cresceva grazie al mio impegno.
Potermi cibare "del mio"
I racconti dei nonni e delle bisnonni parlavano chiaro: bisognava essere in grado di cavarsela da soli, e dovevo comprendere che grazie al mio impegno qualcosa di sano e pulito sarebbe potuto arrivare nella mia tavola.
E subito capiì che non c'era maggior soddisfazione di quei pomodori così saporiti, di quel basilico così profumato, e soprattutto di quelle insalata che aveva un sapore come le tante insalate mangiate prima non avevano mai avuto.
Il terriccio preso con cura dal Boschetto sopra casa, la selezione dei semi che erano più adatti a quell'orto, la parsimonia con cui dosavo la poca acqua, le ore serali passate nei profumi più belli, nel pre cena e nel post cena estivo.
E quando la nonna chiedeva se fossi stato io l'artefice di tanto lavoro, la soddisfazione si raddoppiava nel mio petto.
Ed oggi che mia figlia viene nell'orto con me e che mi aiuta, imparando e producendo , la soddisfazione è indecifrabile.
Non ce n'è di roba buona come quella fatta da noi stessi, giusto?
Fare l'orto per bisogno, e qui ho riportato quali siano stati i bisogni che in origine mi hanno portato a vivere un innamoramento che pare non aver fine.
La fatica si sente sempre meno quando c'è la passione e la soddisfazione in quello che si fa.
Per la maggior parte della mia vita non ho tratto guadagno economico da questo mio lavorare, eppure sentivo che quel lavoro riempiva il mio stomaco ed ha anche la mia anima.
E credo che questo lo possa confermare solo chi mette così tanta passione in un orto.
Non ci sono arrivato quindi per ribellione, e non ci sono arrivato neanche per tradizione, ma ci sono arrivato per questi tre motivi, e d
Quindi con un approccio di Bisogno.