Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

venerdì 30 dicembre 2016

Fine 2016, tra bilanci ed auspici

Come il precedente, anche questo Post è oramai una consuetudine.
Finisce l'anno, ed immancabile arriva il resoconto della mia Vita al Podere...ed immancabili arrivano gli Auspici per l'anno che verrà.
Ma procediamo con ordine.
L'anno 2016 è iniziato un pò come era terminato l'anno precedente: con un inverno POCO-inverno, con il cantiere al Podere, e con mille cose da fare ed altrettante da desiderare di fare.
Da subito l'Anno si è dimostrato favorevole ai lavori di carpenteria, muratoria, saldatura e (poca) falegnameria: il mazzuolo, lo scalpello, la martellina, le paiuole, le cazzuole, le spatole, la carta vetrata, il trapano, il piccone, la squadra, la livella, il metro a nastro, il metro di legno, la saldatrice, il frullino: tutti utensili che sono stati compagni dei tanti mesi di cantiere fuori e dentro la casa.
Scoprire che non bisogna sempre fidarsi di chi non esprime fiducia: prima regola del gennaio, dove il sabbiatore ha completamente toppato il lavoro sulle travi, guastando legni di oltre un secolo.
Curarsi la tracheite per le imprecazioni che il sottoscritto ha tirato di conseguenza a quanto accaduto sulle travi.
Ed ancora, mai usare il compressore per trattare con l'olio di lino le suddette travi: i muri ne rimarranno inevitabilmente intrisi, e neanche la Cementite riuscirà a coprire tale danno.
Ed ancora la tracheite che imperversa frutto di una mitragliata continua di imprecazioni.
E poi, i muratori, ogni giorno fuori e dentro casa, e vivere accampati in casa, con un fornello da campo appoggiato in terra o su di una pila di mattoni, tra ballini di calcina, calcinacci alti ovunque, e polvere da togliere con la pala.
Mia moglie, eccezionale come non mai, non si è mai sgomentata, e riusciva ad essere propositiva anche quando eravamo in condizioni assai complicate.
Non un giorno, non una settimana, ma otto...OTTO mesi di lavoro, per buona parte fatti in economia, durante mesi freschi, umidi, umidissimi, con le finestre aperte (o addirittura eliminate), la porta aperta (o addirittura abbattuta per poi essere ricostruita), e tanto lavoro.
Lavoro che si è sommato a quello del Podere, quello di sempre, che ci da da vivere e da essere impegnati durante le giornate, e poichè la moltiplicazioni delle ore diurne non mi è ancora riuscita, come funamboli ci siamo inventati dei ritmi assai strani, fatti di muri da abbattere alternati alla mungitura, calcina da impastare alternata alla potatura, mattonelle da fissare alternate alla lavorazione dei terreni...
Ma tutto fatto con soddisfazione, la soddisfazione di riuscire a modificare (finalmente!!!) quelle cose che proprio non andavano bene, coibentando il tetto, e rifacendone nuova la copertura, rifacendo (e risanando) il marciapiede, rifacendo di sana pianta la cucina (adesso in muratura tutta in travertino e legno), facendo nuova la camera da letto ed inventandoci una grande cabina armadio, abbattendo e ricostruendo il camino, facendolo diventare termo-camino, tra mille lavori di idraulica, boiler di accumulo dell'acqua calda, scambiatori, e radiatori che FINALMENTE hanno un senso e sono divenuti funzionanti.
Passare da 13° in sala ad averne 18° è stato un bel regalo che questo 2016 ci ha dato.
Comodità, praticità, bellezza, solidità...la casa ha acquistato questo, dopo tanti inverni passati nel freddo (quello vero), a dormire con tre coperte, mutande di lana e non solo...a sbattere i denti se il camino si spegneva, ed a vivere di fronte alla cucina economica.
Ricordo ancora quando quella mattina il bicchiere d'acqua sopra al comodino fece la brina...
Ma il 2016 è stato anche altro.
Un anno di tanto lavoro nella vigna, con l'oidio che è stato bastardo come mai prima d'ora, la vendemmia non abbondantissima, le fermentazioni poco regolari, ed il patema d'animo per tutto quel lavoro che rischiava di compromettersi.
Un anno di tanto olio, ottimo olio, ed un anno di orto dove abbiamo fatto i pomodori per almeno un reggimento.
Mia madre, instancabile cuoca di casa, riceveva quotidianamente un paniere di verdura, che sapientemente "rigirava" in conserve, sottoli, sottaceti, salse, e chissà quante altre leccornie: mentre i lavori di casa ci tenevano impegnati anche in estate, era lei a provvedere a tutto questo lavoro, coadiuvata da babbo che è stato un agricoltore provetto, tra carriole di letame, ore trascorse nell'orto, e molto altro ancora.
Ci siamo lasciati aiutare, come mai forse prima d'ora, ma era evidente l'affanno per quel nostro vivere.
Ma con l'estate è arrivata anche la Vacanza: dopo tempo immemore, ci siamo concessi questo lusso, quasi obbligati dalla necessità di staccare, e siamo partiti con la macchina da un giorno all'altro: sei giorni di viaggio, di calura, di riposo.
Gli animali al Podere non hanno vissuto una delle migliori annate.
Le capre, ancora attanagliate da questa cattiva malattia (la toxoplasmosi), hanno continuato ad avere aborti, sotto lo sguardo consapevole e scoraggiato del sottoscritto: il latte è quindi stato poco, ma come per il 2015, anche quest'anno ho provveduto io a trasformarlo in formaggio, mentre mia moglie si è certamente occupata di molto altro.
Il maiale, per la prima volta al Podere, non lo abbiamo tenuto: macellata l'ultima scrofa (febbraio 2015) non abbiamo più avuto parti, ed un pò per mancanza di tempo, ed un pò per infingardia, non ho allevato nuovi suini: quindi niente prosciutti, spalle, guanciole, reigatini...e sopratutto niente carne buona da consumare.
I polli hanno vissuto il loro anno horribilis, con ingenti perdite a causa dei predatori (in un'intero anno è scomparso circa il 30% dell'allevamento), due uniche cove (per un'unica chioccia sopravvissuta alla mattanza e la fedele tacchina), e pochissimi pulcini di rinnovo (e quasi tutti maschi).
Per quanto riguarda la produzione di uova, quella invece è stata a dir poco fantastica: mai avuto così tante uova da non riuscire neanche a piazzarle.
In questo 2016 sono ritornati al podere i piccioni (ho preso 3 coppie che custodisco gelosamente), per adesso posizionati in una struttura provvisoria, in attesa della realizzazione della tanto desiderata volierona.
Le api hanno prodotto pochissimo miele, ed ho lasciato che se lo rimangiassero senza doverle poi governare io: mi è parsa la cosa più saggia da fare.
In questo 2016 mi son rotto le scatole, ed ho detto basta ai conigli: da sempre non molto amati dal sottoscritto, tanto nell'allevamento quanto nel piatto, quest'anno hanno avuto problemi con la riproduzione, e la madre si è rimangiata la prole per ben tre volte.  Quando le cose non vogliono andare...è inutile forzarle: un pò di pausa farà bene a tutti, e sin chè nel congelatore ci saranno non ne sentiremo la mancanza.
Mi dispiace se posso apparire CRUENTO parlando così, ma a differenza di tante altre persone, io gli animali li allevo con uno scopo ben preciso, all'interno della ciclicità e della necessita che la vita di campagna impone: mangiamo poca carne, e mangiamo solo la carne degli animali da noi allevati.
Come ho detto e ridetto molte volte, in tutto questo c'è un equilibrio ben preciso, fatto di scambio e rispetto, custodito nel cuore, nella mente e nelle viscere di chi vive di questo lavoro.
In questo 2016 sono accadute cose importanti nella mia famiglia, sono stati compiuti passi importanti..fondamentali, ed è stata fatta chiarezza su quelle che sono le opinioni di molti di noi: ci sono state lacrime, spesso lacrime amare, stupore, abbracci infiniti, gioia, ed...entusiasmo.
Eccolo l'entusiasmo, proprio quando qualcuno mi rimproverava di averlo perso, è stato ritrovato in quelle cose che contano davvero per me, e questo anno mi ha fatto riappropriare (almeno agli occhi di chi riteneva lo avessi perso) l'entusiasmo nella mia Vita.
Intorno a me c'è stata tristezza, c'è chi ha vissuto l'abbandono, ci sono state malattie, ma anche nascite, frasi dette con il cuore, ancora abbracci, e palesi vaffranculo.
La Vita è così, mai monotona, e questo 2016 ha voluto rimanere fedele a questa regola.
Ma guardo avanti, a quello che tra poche ore sarà il nuovo anno.
Guardo agli ultimi due mesi trascorsi da leone in gabbia, e penso che inizierò l'anno senza stampelle...e sono felice.
Guardo a questo nuovo anno, consapevole che i lavori al podere saranno terminati, ed i lavori di ampliamento per adesso non si potranno fare.
Ma c'è un frutteto da piantare, ci sono tanti recinti da fare, ed...una stalla nuova da costruire: non vedo l'ora.
Dovrò dedicarmi alle api, imparare a fare meglio, e capire come e dove sbaglio, per cercare di rimediare ed ovviare.
Sarà un anno in cui passerò più tempo con i cavalli, ampiamente trascurati in questo ultimo trascorso, e metterò un maiale.
E poi, molte prove mi attendono, alcune delle quali mai fatte prima d'ora: le affronterò, sempre, con determinazione, convinzione, e la voglia di riuscire.
Guardo all'anno che sarà, e già stanco mi metto comodo nella poltrona davanti al camino, consapevole che giorno dopo giorno, un passo alla volta, lo affronterò senza arretrare mai di mezzo passo.
E questo Blog?
Ho imparato a consultare le statistiche, ed ho constatato che in questo 2016 siete raddoppiati, arrivando ad avere tantissimi lettori da molte parti del Mondo.
Ne sono lusingato, e vi ringrazio: anche per questo mi impegno, per il futuro 2016, a NON CAMBIARE, fregandomene altamente delle tendenze, dei social, delle foto ruffiane, dei filmatini divertenti, e sopratutto di "fare numero".
Io sono così, proprio come questo Blog: spesso logorroico, talvolta troppo silenzioso, diretto, educato, arrabbiato, innamorato, fantasioso, "di parte", obbiettivo, consapevole, ignorante, polemico, sgrammaticato, stoico, solitario, e sopratutto....Anacronistico.
Grazie a tutti.
Buona Fine E Buon Principio


venerdì 23 dicembre 2016

Natale 2016

Confesso di essere tradizionalista ed abitudinario.
Mi sono detto tante volte che io potevo farne a meno, che per me non era più una cosa importante, che trovavo addirittura sciocco continuare in questa via ma...

...la Lettera a Babbo Natale continua ad essere un mio chiodo fisso, un piacevole chiodo fisso.


E' l'antivigilia, il miglior momento per scriverla, ed ascoltando le dita sbattere sulla tastiera, ricordo di un me bimbo, con tanto di penna e foglio, che scriveva chissà quante cose affidando quella lettera (all'epoca era ancora la letterina) solo al cassetto della scrivania.
Salvo un paio di occasioni nei primissimi anni delle elementari, on ho ricordo di averla mai lasciata sull'albero o imbucata nella cassetta delle lettere.
La mia lettera era qualcosa di intimo, qualcosa di magico, che solo Lui avrebbe saputo trovare, camuffata tra i tanti temperini, la bussola, quel rotolo di spago ed il nastro adesivo nero.
Il momento più gradito era proprio quello della notte della vigilia, quando aspettavo, tendendo ogni mio senso verso il corridoio con la stufa a legna...verso la sala addobbata a festa.
Quanta emozione...a ripensarci mi viene il batticuore.
Una magia, che sa di calore di stufa a legna, di vento che fischia dalla finestra, di coperta tirata su a coprire le orecchie, di odore di flanella lavata di fresco, del crepitio del fuoco, e dell'odore lontano di pino e ragia.
La Lettera, custodita in quel mio posto segreto, veniva solo dimenticata, eccitato per quell'emozione dell'attesa, e concentrato ad intercettare un suo passo falso e qualche rumore che potesse tradirlo. La Lettera svaniva, proprio in quell'istante, ed all'indomani l'avrei bruciata, non curante di quanto effettivamente fosse servita: sarei stato felice, felice per la sua visita, a prescindere.
Una sera, proprio mentre vestivo il pigiama e mi stavo mrpeparando per dormire, suonarono alla porta ed entrò in casa qualcuno camuffato da Lui, posticcio ma simpatico, e per rispetto ai miei genitori (che avevano organizzato il tutto), mi lasciai trasportare da una qualche enfasi, e stetti al gioco.
Mi portò qualche vagone dei miei adorati Trenini LIMA, e comunque l'esperienza valse la soddisfazione: un regalo che avevo chiesto proprio nella lettera scritta la sera prima, e portata da un simil Babbo Natale magro, poco pratico e con una barba assai improbabile.
Se ne andò, lasciandomi con il sorriso, e con la convinzione che assecondarlo fosse stata la cosa più giusta da fare: la notte dormii, e l'indomani trovai tanti regali sotto all'albero.
Nel tempo, negli anni, sono cresciuto, continuando a spronare, a tentare di convincere, a forzare nelle persone a me vicine quella voglia di Magia.
Nel tempo, negli anni pareva che non ci fosse più capacità, necessità, volontà di ritrovare quella Magia: intorno a me trovavo sempre tanto scetticismo (prima), e distacco (dopo).
Crescevo dentro quel maglione, indossato ogni vigilia, e la barba che aumentava non cancellava il mio sguardo di bimbo, neppure quando andai a vivere da solo: ogni vigilia c'era una festa, ogni antivigilia c'era una lettera per Lui.
Nel tempo, negli anni, sono arrivato ad oggi, quando la barba inizia a farsi bianca, ed ancora manca un bimbo a cui trasmettere questa voglia di Magia.
Non c'è tristezza per questo, e nell'attesa scrivo questa mia Lettera, proprio nel giorno dell'antivigilia di Natale.
Caro Babbo Natale, da qualche anno ho posato la penna a favore di una soluzione più tecnologica, certo che anche tu ti sarai adeguato e non avrai difficoltà a leggere qui ansichè frugare nel cassetto di quella vecchia scrivania.   Ti scrivo, come per tradizione, proprio in questo giorno, nella volontà di non apparire né troppo ansioso né troppo ritardatario: mi piace questo giorno dell'anno, e per me ha un pò il sapore del venerdì sera, quando sai che l'indomani sarà l'ultimo giorno prima della festa.  Nell'ultimo Natale i regali li ho ricevuto tanto sotto l'albero quanto (e sopratutto) durante l'intero arco dell'anno: ho accolto tutto, senza diniego alcuno, accettando i regali di responsabilità, quelli di affetto, quelli di maturità, quelli di prospettiva.   Chi mi vuol bene mi dice che ho bisogno di svagarmi, e forse lo svago oggi potrebbe rappresentare proprio il regalo più "necessario".   Caro Babbo Natale, io non so se questo regalo mi possa far veramente felice, visto che la felicità la incontro quotidianamente, ma forse potrebbe alleggerirmi del tanto carico a cui sono sottoposto.   Lo svago forse sarebbe una buona ricarica, ma non so ancora che forma potrebbe avere oggi per me: i tempi delle giornate trascorse a pescare, quelle delle interminabili passeggiate nel bosco a perdersi nella felicità di farlo, la festa del paese piuttosto che la castagnicoltura, e poi le giratine in vespa o le zingarate in macchina con gli amici.   Quei tempi, andati, non saprei come recuperarli, e forse non vorrei mai recuperarli.   Quello svago è lì, nei miei ricordi, e mi ha dato tanto di quello che oggi sono: a quello svago devo buona parte della mia spensieratezza, della mia goliardia, e del mio sorriso.   Ma quei tempi sono andati...   Ecco allora che penso piuttosto a questo regalo: lo svago, si, ma sopratutto la capacità di sapermi svagare.    Riuscire a farlo oggi, nel mio presente, staccato da quel ricordo felice che spesso mi rende infelice.   Credo che questo sarebbe un regalo che cambierebbe molto del mio vivere.   Un altro regalo e l'ascolto: caro Babbo Natale, mai come in questo momento ho bisogno di essere ascoltato, in mezzo a tutte queste Vite da ascoltare...sempre.   Tutti hanno da dirmi, tutti hanno da passarmi, tutti hanno da scaricare, e sin troppe volte mi sono chiesto quando potrò essere ascoltato io... ascoltato sino in fondo.   Tanta energia, troppa fatica, per un infinito muro da scalare, per cerimoniali annusati troppe volte, per discorsi che conosco sin troppo bene, per silenzi dal doppio taglio: essere memoria, coscienza, ascolto e sprono per il prossimo, sono condizioni che mi accompagnano dal mio Sempre..   Ascolto, inteso come volontà di comprendere, o perlomeno di provarci; ascolto senza pregiudizio; ascolto, essendo pronti a rimettersi in discussione.   Ed anche di questo regalo in effetti ne avrei tanto bisogno.   Poi arriva il terzo regalo, estremamente materiale: ho bisogno di rifare la frizione alt trattore, sennò farò ancora più danno rompendo anche il cambio.   Mi ci vuole, sennò non potrò lavorare...   Magari anche la stalla nuova potrebbe essere un regalo assai ambito, ma più che la stalla mi basterebbero i permessi per realizzarla: quelli si che sarebbero dei regali fantastici.    E poi......una borsa piena di sorrisi per la nipotina appena nata, che possa accompagnarla per l'intera sua Vita; consapevolezza, a quanti se ne siano scortati il significato, senza che debba rammentarglielo io, rischiando d'essere mandato a quel paese ogni volta; il nuovo sogno di Enne che si realizza, senza frenesie ed irrequietudini, ma con la Passione che merita di poter liberare nel suo vivere; saper tornare in sella alla moto, dopo trent'anni che non lo fa, senza la paura di cadere, ma con la paura per non strafare; il tempo di studiare per Lei, e la tranquillità per farlo, mettendosi in gioco ancora...   E poi tanti sarebbero i regali da chiederti, ma su tutti uno ritorna sempre alla mia mente: che questo Natale possa essere l'inizio di una nuova Vita per quanti abbiano necessità di lasciarsi alle spalle molto del proprio passato.   Tra grida e luci sfavillanti, tra corse frenetiche e ruoli da recitare, tra telefonini che illuminano le tante facce e facce che non sanno più illuminarsi, io ti aspetterò, anche domani notte, fermo e buono, certo di riuscire ancora di saper approfittare di un tuo passo falso, solo per poterti rivedere dopo tanti anni.Certo che passerai, come sempre hai fatto.   Ti aspetto..."

A voi, avventori occasionali, lettori abituali, timidi e spavaldi, io auguro di trovare Passione e Determinazione sotto i vostri alberi di Natale: Passione per rafforzare le cose belle che le vostre Vite sanno darvi sempre, e Determinazione per continuare a ricercarle anche quando credete di averle perse.
Grazie per essere i miei Ascoltatori, anche in questi giorni di Festa.


Buon Natale a tutti
dall'Agricoltore Anacronistico



giovedì 15 dicembre 2016

Apparire: riflessione di una mosca bianca (o pecora nera)

Apparire, ossia farsi vedere, risultare allo sguardo altrui, sembrare.
Apparire, ossia porre nel prossimo l'immagine di se stesso, porre nel prossimo le basi per l'idea che si potrebbe (dovrebbe o saprebbe) avere di se stessi.
Apparire...

Questa, per me che non son sociologo, né un filosofo né tanto meno uno psicologo, è l'era dove l'apparire è l'IMPERATIVO.
Un era in cui la corsa frenetica al giudizio degli altri è costantemente palese.
E' l'era delle condivisioni dell'effimero.
E' l'era delle condivisioni del superfluo.
E' l'era delle condivisioni degli schermi delle nostre paure.
Io proprio non capisco...
Io non capisco come, giunti a questo punto della nostra evoluzione, con la Coscienza che ci è data e le immense capacità intellettive di cui tutti disponiamo,si venga inevitabilmente proiettati verso quel Pantano di "inettitudine all'essere senza apparire".
Essere senza apparire...
Essere, senza necessità di metterci un volto, un nome, un indirizzo.
Essere, semplicemente forti del nostro Essere, convintamente noi stessi senza dovere svelare al prossimo gli orpelli di questo nostro Essere.
Essere, donando il nocciolo, senza le mille bucce.
Essere, senza apparire, senza numeri che ci qualifichino, caselle spuntate, classifiche, insiemi, recinti...RECINTI.
E' come se oggi, nella volontà di apparire, e quindi di godere sempre del giudizio altrui, ci si ficchi costantemente in Recinti, ed ecco che invece di elevarsi nel nostro Essere, ci si scavano fosse tutt'attorno.
Indebitarsi per comprare un auto...un vestito...per partecipare ad un evento...per uno smartphone.
Perchè se non c'è possesso, non siamo nessuno.
Perchè se non seguiamo il fiume, saremo isolati.
Perchè il giudizio che gli altri hanno di noi, è certamente più importante al giudizio che noi abbiamo di noi stessi.
Sorridere, sempre e comunque, quando non abbiamo nulla per cui sorridere.
Fare vedere che si sta bene, che tutto è bello...anzi, perfetto, nelle nostre vite.
Godere quasi dell'invidia che gli altri nutrono per queste nostre vite.
Esagerare, allontanandosi da una qualche morale, pur di risultare "migliori" o..."i migliori".
Oppure essere aggressivi, a prescindere, offendere, farsi vedere che siamo dei tipi tosti, tipi con gli attributi, pronti a far valere la propria idea ad ogni costo: belligeranti, tanto per un parcheggio privato occupato quanto per una fila all'ufficio postale.
Essere pronti a mettere in discussione qualsiasi convenzione sociale e di buona educazione pur di affondare chi non la pensi come noi.
Apparire decisi, migliori in questo, apparire, appunto...
...e nutrire l'Ego, costantemente, sino a renderlo obeso...e continuare a nutrirlo.

E' l'era dei SOCIAL...dei social vissuti in maniera superficiale, dove si ha la grandissima opportunità di poter fare CONDIVISIONE, e dove invece si rischia di non aver coscienza di questo grande potere che ci è dato.
Il potere di smuovere le coscienze altrui, di liberare il nostro profondo, di cercare correnti di pensiero che sappiano traghettarci, di trovare proprie isole, di lasciare che le nostre identità possano dare e ricevere in una fusione che alla base della condivisione.
Quel potere immenso che mai sino a questo punto ci era stato dato: portare, dalla comoda poltrona delle nostre scrivanie, o dalle mattonelle telefoniche che non ci abbandonano mai nel nostro quotidiano, portare appunto il nostro pensiero...OVUNQUE.
...
Io sono un contadino, anzi un Agricoltore: nella vita ho studiato solo per l'Agricoltura, e non mi intendo di molto altro.
Mi reputo una persona semplice, cerco di vivere in modo semplice, ed amo la semplicità.
Non ho velleità filosofiche o sociologiche, e scrivo per come parlo, e parlo per come penso: senza certificati, attributi referenziari , pergamene o titoli.
Parlo, semplicemente per quello che sono, ed esprimo una mia opinione, certamente opinabilissima, ma sacrosanta per me.
Non ho interesse di scalare classifiche, essere Primo o Migliore in qualcosa, e nemmeno di godere del consenso dei più...tutt'altro.
Ma sono affascinato, letteralmente affascinato dalla Potenza che questi Social Media hanno: il famoso click che porta un pensiero a disposizione di chiunque voglia, senza confine di spazio e di tempo.
Poter Essere, nell'immediato, e poter ricevere, nell'immediato.
Ne sono profondamente affascinato, intimorito, ma incuriosito, ma...
Sapere che tutto questo, che questo mezzo di comunicazione, di socializzazione, di fratellanza (magari esagerando...)...sapere che questo mezzo che ha la possibilità di renderci comunità, e di offrire comunione ai nostri pensieri...sapere che questa Potenza venga sfruttata così...mi fa veramente perdere le staffe.
Gattini.
Gattini che fanno i gattini.
Amici.
Amici che nei social sono classificati come tali, ma che se ci trovano per strada manco ci cacano.
Amici, che fanno numero, che scalano classifiche,che ci servono a scalare classifiche, e che (spesso) si palesano come tali solo perchè mossi da quell'IRREFRENABILE BISOGNO IPOCRITA DI SPIARCI.
Amici, confusi nelle nostre Vite messe in Mostra, dei quali presto ci dimenticheremo.
Vite messe in mostra, nell'aspetto (spesso) più trash del significato, esponendo noi e le nostre vite agli occhi di tutti.
Vite messe in mostra, nella NECESSITA' DI DARSI IN PASTO ALLA SOCIETA', di darsi in pasto al giudizio, di darsi in pasto al momento.
Un trucco, pesante e becero, del nostro Essere.
Un'apparenza, fatta di consensi, di seguiti, di commenti positivi, e retta sull'effimero.
Un'apparenza che forse nasconde la più grande verità: il consenso rende forti anche chi ha deboli contenuti...
Gattini.
Retorica.
Aforismi.
La Buona Notte data al Mondo, nell'attesa che il Mondo ci possa rispondere.
Luoghi comuni, tantissimi.
Frasi dette e ridette, consunte dalle troppe bocche (e tastiere) che le hanno trasportate.
Gruppi nati e morti in pochi istanti, vere e proprie tribù del momento, dove i numeri non possono reggere i contenuti, e quindi svanite in flatulenze e subito rimosse dal ricordo.
Ed ancora...Apparire.
Ridondante "niente", che occupa spazio e tempo  proprio dove lo spazio e tempo non hanno confini, con un effetto tsunami infinito.
Apparire, tentando di accendere luci senza disporre di riflettori.
...
E' questo un tasto dolente per me, e sono consapevole che questa mia posizione non sia condivisa, ma piuttosto indigni la maggior parte delle persone.
Vivo un conflitto interno, oramai da anni, fatto di curiosità e di sdegno.
Mosca bianca...o piuttosto pecora nera.
Non sento il bisogno di apparire, o perlomeno non ne ho consapevolezza, e non voglio portare avanti questa crociata idealistica scontrandomi quotidianamente contro dei mulini a vento.
Rimango in disparte, esprimendo un'opinione che è confinata ad un luogo (questo) che non è considerato "sociale", esposto comunque alla critica e bersaglio dell'indignazione di chi non la pensi come me.
Rimango in disparte, e solo dopo tanti anni di questo "angolo" mi esprimo in modo più netto su un argomento che troppo spesso tarla il mio fegato.
Io non sono anti-social.
Io sono pro-social.
Io sono pro-social, purchè i significati delle parole, ed i concetti del SOCIALE rimangano tali anche in quelle piattaforme.
Che gli Amici possano considerarsi REALMENTE tali: forse sono io che sbaglio e che do un valore così alto all'Amicizia? A quel legame sentimentale che ci lega al prossimo, spesso in modo indissolubile, anche per una vita intera (ed oltre...).
Le parole sono importanti, e cazzo se la parola Amicizia ce l'ha.
Oggi, dove due persone si conoscono e dopo tre ore si chiamano "Amò", io proprio non so viverci.
Oggi, dove uno ti clicca, ti tagga, ti chiede l'Amicizia, e poi lo trovi in fila al supermercato e  manco ti fa mezzo sorriso.
Oggi, dove si usa questa Potenza dei social media per far "appendere" stucchevoli quadretti con frasi fatte, allegando immagini di vite altrui con le quali nulla si ha a che fare, aggrappandosi a carovane senza sapere quali siano le destinazioni, non con leggerezza (magari fosse quella) ma con convinzione (naturalmente temporanea) di avere le risposte giuste (senza essersi poste le domande sbagliate).
Oggi, dove l'Apparire continua a spingere per vincere sull'Essere, io mi sento veramente solo, e lontano dalla buona parte del resto di questo Momento.
Indignato, certamente frastornato, impaurito, affranto, ma anche motivato, convinto, incuriosito: mi pongo in disparte, osservatore non sempre silente, tentando di aspettare che questa piena scenda a valle, certo che travolgerà ancora tanto e tanti.
Senza supponenza, saccenza o arroganza, solo con la mia testa e quanto ne deriva, guardo i fiumi di persone che camminano a testa china, impugnando quei cosi luminescenti e vivendo nelle vite messe in mostra da altri, senza curarsi di dove stiano camminando o chi stiano incontrando nella Realtà.
Coppie di giovani sposi, l'uno di fronte all'altra, che al ristorante non parlano ma spippolano su quelle mattonelle digitali, senza godersi il piacere della Presenza dell'altra persona, e alienati in quei ruoli così assurdamente distanti dal Reale.
Ridono, di battute non dette...si arrabbiano, per parole non udite, e mi chiedo che emozioni riescano ancora a provare, così assorbiti da quegli schermi e così DISTANTI dalla percezione del Reale.
Si fanno la foto, il selfii, e SUBITO tutto il mondo deve sapere dove siamo, cosa facciamo, cosa pensiano...
...ed il bello è che ci sono decine, centinaia se non migliaia di Amici pronti a commentare e dare soddisfazione a quei momenti che non vengono vissuti, goduti,  né da chi commenta né tanto meno da chi dovrebbe viverli invece di spippolare...

Credo che tutta questa Apparenza, mossa da una sorta di arrivismo verso il consenso altrui, sia figlia anche di grandi insicurezze e della paura della solitudine.
Apparire, senza più curarsi di Essere: questo, a mio avviso, è il vero male di questa era.
Io, Anacronistico più che mai, non mi ritengo migliore o peggiore, ma tanto diverso...


martedì 13 dicembre 2016

Oggi è Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia

Lo dicevano sempre tutte le mie amate bisnonne, ogni anno, immancabilmente.
Lo dicevano anche i miei nonni, paterni e materni.
Me lo ha detto mia nonna, che durante la telefonata di ieri mi ha ricordato questo appuntamento.

Si sa bene che il giorno più corto, inteso come quello con il numero minore di ore di luce, è il 22 dicembre: giorno in cui avviene il solstizio d'inverno, ed in cui le ore di luce sono le minime registrate durante tutto l'anno.
Ricordo bene come questa cosa, nella mia testa di bimbo delle elementari, proprio non mi tornasse: come poteva essere il primo giorno d'inverno quello più corto quando tutti i nonni dicevano che si trattava del giorno di Santa Lucia?
La Maestra, donna d'altri tempi e prossima alla pensione, oramai pronta alle domande più disparate dei suoi alunni, ricordo che mi rispose più o meno in questo modo.
"Hanno ragione i tuoi nonni, ma anche l'astronomia..." scienza che proprio da quel momento mi interessai a seguire con crescente curiosità "...perchè è l'inclinazione della nostra Terra a cambiare, ed a farci trovare più esposti o meno...più vicini o meno al Sole.
E' nel solstizio d'inverno che abbiamo meno luce perchè la Terra avvicina di più i piedi e meno la testa verso il Sole.
Infatti, immaginando la Terra proprio come un bimbo seduto di fronte alla stufa a legna, se questo si scalda i piedi si scalda meno meno la testa, oppure viceversa, a seconda di come sta seduto."
Quell'immagine di quel bimbo intento a scaldarsi mi torna alla mente anche oggi...
Ma quando le chiesi perchè il giorno di Santa Lucia continuasse a venire considerato il più corto, perlomeno da tutti i miei nonni, lei mi rispose così: "A noi pare più corto perchè effettivamente il sole tramonta prima, ma non è il più corto perchè quello con meno ore di luce sarà il 22 dicembre".
Povera la mia Maestra, quante domande difficili per lei che era nata poco prima della guerra, e che aveva insegnato a generazioni di bimbi di paese: a lei non posi mai quell'ultima domanda, che sarebbe risultata fatale e l'avrebbe fatta arrabbiare.
E non seppi mai, perlomeno sino a che non me lo studiai da solo in età adulta, il vero motivo di quel "il sole tramonta prima" in quella che non era la giornata con meno ore di luce.
Scoprire che comunque nel giorno di Santa Lucia l'alba arrivava prima rispetto a quello del solstizio fu una vera rivelazione.
Ripensandoci sarebbe bello andarla trovare e raccontarle questo mistero di bimbo... oramai risolto.

Oggi, giorno di Santa Lucia, la tramontana ha aiutato i merli a cantare sino al tramonto, ed il cielo terso ha portato profumi di freddo.
Ripenso al mese di giugno, a tutta quella fatica, alle giornate interminabili, ed a quanto desideravo questo momento dell'anno.  Ed anche se come un leone in gabbia, mi godo il camino e ne approfitto per leggere un libro.
Santa Lucia, il giorno più corto che ci sia...



venerdì 25 novembre 2016

E tra un mese sarà Natale

Mentre le giornate trascorrono appoggiate su riflessioni tipo "adesso avrei dovuto fare", oppure "sto perdendo troppo tempo", sembra che io abbia perso completamente la capacità di adattarmi allo stare fermo.
Sembra lontano anni luce quell'entusiasmo del "saper recuperare"; quello spirito che sempre mi ha spinto ha trovare stimoli in ogni cosa (anche negativa) che mi capitava.
E più che di pessimismo, parlerei di una fase di "galleggiamento", come uno zatterone rassegnato che galleggia e scivola a valle.
Le giornate trascorrono lente, e fuori dalla finestra tutto continua a muoversi anche senza di me, seppur io sia reclamato dal Mondo che mi appartiene.
Ho promesso di starmene buono, di aspettare quanto debbo, e di non strafare mai: so mantenere tale promessa, ma...ma fuori il mio Mondo mi chiama e non posso far finta di non sentire.
Piove, e ripiove sulle pozzanghere.
Il campo seminato a prato, che tanto tempo e denaro mi è costato, adesso è rigato da decine di rigoli e ruscelli che lo hanno indelebilmente segnato: la terra fresca di semina non ha saputo reggere all'impeto di tanta pioggia, ed ha ceduto al passo dell'acqua che abbondante si accumulava per scendere a valle.
Il seme, oramai lì perso, è andato chissà dove, affogato e trascinato vero altri fossi, a marcire, a divenire cibo per uccelli, o a rinascer come prato chissà dove.  Spero almeno che quelle fioriture possano giovare alle api di chissà chi.
La prossima estate, dopo aver falciato, dovrò necessariamente riseminare e rilavorare la terra proprio dove oggi il terreno si presenta rugoso.
A valle i cinghiali hanno deciso di guastarmi la festa, ed in due notti hanno distrutto una buona parte del lavoro: certamente una scrofa con i suoi porchetti, non curante delle mie necessità, ha banchettato rivoltando tanto di quel terreno da far rabbrividire una ruspa di cava.
Il recinto elettrico, messo in soccorso all'ultimo momento, potrà FORSE arginare il problema.
Due giorni fa una capra ha abortito, ed un'altra sie è sentita male al pascolo e non è ancora rientrata: certo di averla persa, mi preoccupo per le altre, cercando di capire se e cosa io possa fare per evitare altri problemi.
I lavori all'aperto aspettano la salute mia e quella della stagione, mentre il trattore deve ancora essere riparato, e l'orto invernale oramai è solo un sogno svanito.
Senza sgomento, con pragmatica lucidità, valuto quotidianamente quello che c'è da fare, e delego, dando direttive a chi mi sta aiutando in questo momento, accettando di buon grado quello che viene senza fare le pulci al prossimo.
La legna, segata e stivata, abbonda nella legnaia: se magari ritornasse il freddo potrei anche usarla...
Mia moglie, che mai come in questo periodo devo ringraziare, fa di tutto per rendersi utile, e si ingegna...si stanca...e si lancia nei lavori che erano miei, senza mai un diniego.
Il mio stare fermo uggia perfino nel sognare, e la notte fantastico di essere nella macchia o sul trattore, ma ho sempre una catena legata al piede che mi impedisce la libertà.
Questa notte ho sognato di tagliare la catena con delle cesoie, e solo per un attimo riuscivo a salire sul tetto della casa ed a guardare i campi dall'alto.
Mi son svegliato soddisfatto dell'impresa, e la mattinata da subito è apparsa più leggera.
Piove, e ripiove sulle pozzanghere, mentre il vecchio cane ronfa davanti al camino, bloccato dai dolori alle zampe, ma sempre scodinzolante.
Le stampelle adornano ogni attimo della mia vita, mentre la casa è calda e tra un mese sarà Natale.
Penso ai regali da fare, penso all'albero da trovare, penso agli addobbi...ed allora sorrido.








sabato 12 novembre 2016

Stampelle ed acquazzoni

Piove...
...ed ancora piove sui campi fradici.
Piove senza sosta, come se non dovesse più smettere, mentre le olive gonfiano e si caricano d'acqua, mentre le castagne marciscono sotto le foglie gialle, mentre le galline bianche sono oramai indecentemente coperte di fango scuro.
Piove, ed il sollievo del camino acceso non basta a placare il disagio di tutto il resto.
Dal lucernario della sala picchia la grandine, poi un tuono, un altro.
Come per un'abbuffata del piatto preferito, anche per questa pioggia oramai sono allo stremo, nauseato ed oltremodo sazio.
Le stampelle m'impediscono di avventurarmi nel quotidiano, ed è mia moglie che si fa carico di tutto: legna da portare in casa, animali da accudire mattino e sera, cani da separare (la femmina è in calore ed il maschio...vive il proprio delirio)...ed ancora tutta l'azienda sulle sue spalle.
Se mi fossi fatto male due mesi fa sarebbe stato molto peggio.
Se fosse accaduto in maggio/giugno avrei dato fuori di testa.
Adesso mi tocca accettarlo, vivere questa convalescenza con il magone del "non poter fare", cercando di accondiscendere le voglie di una moglie esausta: questa sera una minestra di patate bollente è bastata a farle ritornare il sorriso.
Piove, mentre scrivo, e pare che le nuvole siano decise a sfogare chissà quanta rabbia sopra le nostre teste.
E' Novembre, e tra le stampelle e gli acquazzoni, il tempo trascorre malinconico sotto lo sguardo di un leone in gabbia.

sabato 29 ottobre 2016

Ritorna l'ora solare...e tutto sembra più "Naturale"

Sono perfettamente consapevole che quanto sto per dire non incontrerà il consenso dei più...
...ma come sempre io son qui per dire la mia, e poi ascoltare la ragione altrui.

RITORNA L'ORA SOLARE.
Infatti da questa notte, la notte tra sabato 29 e domenica 30 ottobre, le lancette si sposteranno indietro di un'ora.
Cosa vuol dire tutto questo?
Vuol dire che questa notte, chi non ha impegni "solari", dormirà un'ora di più.
Per chi ha invece impegni "solari" le cose cambieranno.
I galli inizieranno la gara di canto alle 5:30...la mezz'ora canonica prima dell'Alba.
Alle ore 6:00 albeggerà, ed a partire dalle ore 6:30 le capre inizieranno a sgolarsi a furia di chiamarmi per il governo mattutino.
La giornata alle 7:00 sarà belle che iniziata, e tutto slitterà indietro di un'ora...proprio come le lancette questa notte.
Ma alla sera, invece che governare gli animali alle 18:00 (come ho fatto oggi), inizierà a governarli alle 17:00.
Poco a poco, nei prossimi due mesi, le giornate si accorceranno sino a posticipare il governo mattutino alle 7:00 e quello serale alle 16:00.  Quello sarà il momento in cui le ore di giorno saranno al loro minimo, e quello sarà il momento in cui FINALMENTE arriverà il tanto agognato e sospirato riposo.
La moglie riprenderà con i suoi lavori a puntocroce (ci son le tendine nuove da fare), e con la lettura dei suoi libroni.
Il cane ronferà davanti al camino...molte più ore di quanto non faccia già adesso.
La gatta si appollaierà sul ventre della moglie, impastando il pane e lasciandosi grattare.
Ed anche per il sottoscritto il camino, il libro e della buona musica allieteranno le ore del pre-cena.
C'è chi c'ha il calcetto, c'è chi c'ha il bar, c'è chi colleziona, chi costruisce, chi chatta, chi esce a passeggio per il paese...e c'è chi aspetta l'ora solare per riappropriarsi di quella Calma di cui tanto necessita.
Quella Calma che, la Natura stessa con le ore di buoi, imporrà a tutti: e se i cavalli e le capre dormiranno, e se sarà buio per lavorare i campi, e se il freddo aumenterà, allora...solo allora, ci sarà Calma anche per me.
Prendetela con filosofia, non lasciatevi deprimere da questo piccolo/grande cambiamento, siate sereni, e ricordate che la vita Solare ha un suono assai più romantico e "Naturale" della vita Legale.
Ed appunto, RITORNA L'ORA SERATE...E TUTTO SEMBRA PIU' "NATURALE".

lunedì 24 ottobre 2016

Orto inaspettato

24 Ottobre, ed andare nell'orto si rivela una sorpresa.
L'ondata di freddo di due settimane fa ha letteralmente ammazzato le piante di pomodoro, che tante e cariche, continuavano a colorare l'orto ed i vasetti di conserve, pezzettoni e pelati.
Così, da un giorno all'altro, i fusti son divenuti marroni, le foglie si sono accartocciate, ed è finito il periodo del pomodoro.
I frutti, tanti e pendenti, si sono letteralmente raggrinziti, riempiti d'acqua e poi spaccati sotto la violenta e continua azione delle cimici.
Per me l'orto era finito, ma...
Ieri, dopo giorni in cui non vi andavo, con mia moglie ho deciso di andare a ripulire, e:
- le piante degli zucchini fiorentini, oltre ad avere tutte ancora bellissimi zucchini (carichi di clorofilla ma sanissimi), offre una bella fioritura, ben gradita dalle api che sono ritornate nell'orto per l'occasione.
- le piante di melanzane fiorentine, oltre che ad avere ancora melanzane (piccole) in via di maturazione, continuano a fiorire...ancora.
- il sedano, sapientemente ripulito da mio padre, e rincalzato con abbondante paglia, svetta verde e profumato come se fossimo in maggio inoltrato.
- le piante di peperone pescarese sono cariche di frutti che non riusciranno mai ad andare a maturazione, ma che sono comunque ottimi da fare sottolio o in umido.
- le bietole sono riscoppiate dai tagli estivi, e crescono lucide e croccanti.
- i peperoncini piccanti, che come palle di natale, colorano tutto quel verde.
- ma su tutti, le verze, messe a dimora lo scorso ottobre (il 2015), hanno vissuto e dormito per quasi un anno, salvo poi esplodere in palle grandi e perfette, pronte per essere cucinate.
E non ultimo, come di consuetudine in questo periodo, la famiglia di Mazze di Tamburo (da noi chiamate Pupole) sta crescendo in prossimità dei cipressi.
Un orto strano, improbabile quasi, dove le cicorie vernine e le insalatine trapiantate due settimane fa rimangono in secondo piano per continuare a dare risalto a delle irriducibili ed instancabili piante del passato maggio.
Guardando il ciliegio, che ancora non accenna a perdere le foglie, e l'erba grassa e verde che affolla ogni angolo intorno al Podere, mi vien da pensare che possa esserci il rischio di un nuovo Diversamente Inverno, proprio come lo scorso anno.
Sono supposizioni...supposizioni pari a quelle di inizio mese dove i pettirossi mi facevano sperare al freddo (arrivato solo due-tre giorni dopo).
Il camino intanto continua a bruciare, ma la legna fa condensa, ed il tiraggio non è dei migliori: lo scirocco, bestiaccia.
La legna lungo il ginestraio è stata tagliata, e presto potrò riappropriarmi di quel campo "che fu" e che presto farò ritornare.
Le olive, poche ma comunque buone, stanno regalando un'olio molto amaro e piccante: leccino (25%), pendolino (5%) e moraiolo (70%).
Le castagne giacciono in terra, in attesa che riesca a trovare il tempo per raccoglierle.
I prati saranno seminati in settimana.
L'Autunno procede...

lunedì 10 ottobre 2016

Il primo fuoco

Sapevo che si trattava di una questione di giorni...di ore.
Lo sentivo nel profumo pulito che il vento portava, in quella sensazione di pelle meno grassa, nelle labbra che iniziavano a tirare ai lati.
Ed è arrivato immancabile il momento di accendere il promo fuoco.
Un pugno di sterpi, due tavolette incrociate, ornello, carpino e castagno: in un attimo la casa si è riappropriata del "suo odore", mentre il crepitio faceva da cornice alle fusa della gatta, ed allo stiracchiarsi del cane.
All'unisono i due animali di casa si son destati dai propri giacigli, e son venuti come magi alla culla a vedere quella danza di fiamme.
Compiaciuti, tanto quanto il loro "padrone", osservavano in silenzio quei riflessi rossi e quel gioco di ombre, mentre tutto il resto della casa era affogato nel buoi della sera.
Il primo fuoco, a scaldare la casa e l'animo di chi la abita.
Meglio di dieci televisioni, la serata si è conclusa con dell'ottimo divano, un sussurro di grappa, ed i sorrisi di mia moglie, compiaciuta quanto il resto dei presenti.
Son bastati 3 ciocchi per allietare una serata partita con troppa stanchezza arretrata e troppi pensieri per l'indomani.
Meglio di dieci televisioni...

lunedì 3 ottobre 2016

Il primo Fresco

Stamani non riuscivo a svegliarmi.
E' strano che accada, ma proprio non ce la facevo a tirarmi su, nonostante avessi ben sei ore di branda nella schiena, e la sveglia non avesse suonato così presto (erano le 6:15).
Non ce la facevo, mi giravo e rigiravo, mentre mia moglie preparava la colazione, e si lavava nel bagno.
Sentivo la pancia fresca, reduce di una notte troppo scoperta, e le gambe parevano tronchi di legno.
C'era da svinare il bianco, c'era da andare in città, c'era da farne troppe per la poca voglia ed il tanto sonno.
Lei mi chiamava, sempre gentile, ma con un'insistenza crescente, e quel suo tono mi richiamava (amabilmente) ai miei doveri: "E' tardi, fa giorno!"
Poi il silenzio, il fischio del bollitore sul fuoco, rumore di tazze, la biscottiera aperta, la sedia strusciata sul pavimento, silenzio, e poi... "Sono arrivatiiiii...ci sono i Pettirossi nell'ortoooo."
Come una molla scattata dietro la mia schiena, mi è passato tutto (sonno, svogliatezza e intorpidimento) e mi son tirato su facendo esplodere la copertina che ancora mi ricopriva.
Sono "entrati" i Pettirossi, e subito uno sguardo al cielo a scorgere qualche fringuello, se non addirittura qualche Tordo Bottaccio.
E' ufficialmente arrivato il primo fresco, ma sino a quando il Pettirosso non verrà  a battere alla porta (o alla finestra) non arriverà il freddo (quello serio).

mercoledì 28 settembre 2016

Ed è Autunno...

Non piove da una settimana ed il cielo, terso sino a ieri, oggi racconta che presto ritornerà a piovere.
Le foglie iniziano a prendere il giallo, ed il vento porta odore di bosco (solo appena) e di terra pronta.
C'è fermento nella campagna, e tutti stanno correndo con le semine e le vendemmie.
La ruspa nella collina di fronte ha ripreso a scavare e riorganizzare la terra, mentre il vicino corre con la sua semina dei suoi prati e fa andare il vecchio trattore ben oltre le ore di luce.
La notte è fresca, e le maniche corte presto spariranno per lasciare spazio a qualcosa di più caldo: questione di giorni...di ore.
Ieri sera il primo "odore di fuoco", ed un rigo che saliva da un podere più a valle: la prima accensione delle stufe/camini è quindi arrivata per qualcuno.
Quel bicchier di vino alla sera non è più un dissetante ma già fa da corroborante, e l'acqua nelle tinozze al mattino inizia ad essere fredda e noiosa per le mani.
L'odor di "Amore di Becco" condisce l'aria intorno al podere, mentre le galline spiumano "a freddo", preparandosi per ciò che sarà.
Un attimo solo, e l'ultimo garrire di rondine mi fa guardare sopra il tetto: sono partite questa mattina lasciando spazio agli storni, alle tortore ed ai merli.
Sta finendo Settembre, ed è Autunno...

domenica 18 settembre 2016

Tra un temporale e l'altro si prova a vendemmiare

Condurre la propria azienda con metodo di Agricoltura Naturale vuol dire avere ben pochi mezzi per contrastare le conseguenze della stagione.
Nessun coadiuvante chimico, tanto in vigna quanto in cantina, per cercare di contrastare gli effetti della stagione...
...vivere col naso all'insù, sempre a guardar venti e nuvole, ad interpretare l'andamento climatico, e ad azzardare previsioni.
I dolori alle ossa...e certamente il meteo online, divengono fedeli alleati del sottoscritto e della propria famiglia.
Sole, tanto, nell'inizio del mese...tanto a parere un continuo di Agosto, con le prime verietà da vendemmiare assai pronte e con potenziale alcolico elevato.
Ma presto è arrivata la pioggia, certamente aspettata e desiderata, e questa ha dato un discreto cambio di ritmo alla vendemmia, rendendo il tutto più lento e delicato.
Ed ecco che negli ultimi giorni sono arrivati i temporali settembrini, immancabili da qualche anno a questa parte, ma con loro è arrivata anche la grandine.
La grandine, bastarda sempre, a questo punto è una vera e propria mannaia sul collo dell'uva: i grappoli pronti devono essere vendemmiati assai velocemente, ma quelli ancora indietro sono così esposti ai marciumi acidi che non tarderanno a presentarsi.
Già perchè i grappoli dell'uva, colpiti dai chicchi di grandine, si schiantano, aprendosi all'aria e facendo partire delle microfermentazioni che portano lo zucchero presente a divenire aceto (detto proprio in due parole...per intenderci).
E si capisce che, chi in cantina usa polveri e polverine, può anche permettersi di vendemmiare così l'uva, ma chi come me...come noi questo non lo prevede, tutto cambia.
Il caolino e la bentonite (argille fini) potrebbero essere soffiate con 'impolveratrice (la zolfatrice) nei filari, al fine di accelerare quel processo di asciugatura del grappolo che ridurrebbe il rischio di questi marciumi acidi...ma se continua a piovere questo non servirebbe a nulla...e la vigna è attualmente impraticabile.
Ed allora che si fa?
L'immagine bucolica del contadino spensierato col filo d'erba in bocca prevederebbe un epilogo romantico...
L'immagine dell'Agricoltore Anacronistico prevede ancora moccoli su moccoli (imprecazioni), attesa, preoccupazione, con la certezza che ci saranno compromessi da fare per eventuali rinunce.
Intanto per la prossima settimana sono previste sporadiche pause dalla pioggia, e queste serviranno per comprendere se e quanto l'uva sia ancora in grado di reggere ad altre acquate, visto che il rischio marciscenza c'è anche per quelle uve non colpite dalla grandine: l'acqua gonfia il chicco, e la pelle di questo ad un certo punto cede, lasciando che si creino lacerazioni e facendo entrare l'aria...il resto della storia lo conoscete.
Per fortuna che si guarda sempre al domani, e qest'anno la raccolta delle olive sarà velocissima:la siccità estiva, la mosca dell'olivo e adesso la grandinata ci ha alleggerito notevolmente l'impegno, lasciando (ad oggi) un quarto delle olive sulla pianta.
Non credo di avere molto da aggiungere a tutto questo: aspettare, con il naso all'insù, e correre ai rimedi, tra un temporale e l'altro.

lunedì 29 agosto 2016

Agosto: Non aver mai bisogno...

Impressione di un Agricoltore che mal sopporta il caldo, la confusione ed i disservizi.
Impressione di un Agricoltore che con Agosto ci litigava anche da bambino.

Impressione di un Agricoltore che quest'anno, dopo molti anni, è andato al mare in un paio d'occasioni.
Impressioni di un Agricoltore che ha perennemente il giramento di scatole e scatoloni quando gli chiedono: "Ma perchè non ti fai due belle settimane di ferie in Agosto?"


Ed Agosto se ne va...
tra i dodici, lui, il mese che più mi fa arrabbiare.
Arriva dopo il caldo, e se ne va lasciando il caldo.
Arriva, e subito pare volerti dire: "Adesso non avere fretta, non rompere le scatole, adattati pretendendo poco da me. Posso far poco se il fratello luglio non si è impegnato abbastanza. Posso far poco se il fratello Settembre non saprà impegnarsi abbastanza! Son nato per le ferie io, mica per il Lavoro!"
Arriva, e tutto viene vissuto a rallentatore...
Non aver mai bisogno di un permesso in comune...
Non aver mai bisogno di una consulenza tecnica...
Non aver mai bisogno di un ricambio del trattore...
Non aver mai bisogno del tuo veterinario...
Non aver mai bisogno di una visita medica...
Non sentirti mai male...che fai prima.
Non aver mai bisogno del commercialista...
Non aver mai bisogno dell'associazione di categoria...
Non aver mai bisogno di un muratore per un intervento d'urgenza...
Non aver mai bisogno del meccanico...
Fai prima a non usarla l'auto, tanto non troverai posto in paese dove poterla parcheggiare.
Non aver mai bisogno di un pezzo di ricambio della caldaia...
Non aver mai bisogno di andare a cena di sabato sera...
Rimani a casa e sarai certo di quel che mangerai...e sopratutto sarai certo di riuscire a mangiare.
Non aver mai bisogno di un amico con cui fare due parole perchè saranno tutti in ferie, amici e nemici.
Non aver mai voglia di un bel film alla televisione...
Farai prima a lanciarla nell'aia quella scatola parlante, prima di riuscire a cavarne qualcosa di interessante.
Non aver mai voglia del tuo programma preferito alla radio...
Ci sarà un intruso a sparar bischerate ed a far sondaggi su quanto possa essere migliore una tal crema solare piuttosto che un'altra.
Non aver mai bisogno di frescura a ferragosto...
I cittadini avranno colonizzato tutti i castagni e tutti i faggi nel raggio di 100 Kilometri dal podere.
Non aver mai bisogno di andare al mare in tutta tranquillità...
Avrai solo travasi di bile per arrivare al mare (fila), parcheggiare al sole ed a prezzi esorbitanti (fila), trovare una spiaggia libera (fila), stenderti con l'ombrellone (sarà come giocare a tetris con ascelle, piedi, crani e zaini dei vicini accorsi lì per darti il benvenuto), andare al bar a prendere un gelato (fila), uscire dal parcheggio nella macchina che parrà una fornace (fila), rientrare al podere percorrendo la statale (fila) e la regionale (fila)...
Non avere mai bisogno di andare da qualsiasi parte, che tanto o troverai chiuso o troverai la....fila.
Sopporta il caldo, imprecando se necessario, e conta i giorni che ti mancano alla fine del mese.
E quando FINALMENTE Agosto se ne andrà, allora si che potrai riposarti finalmente iniziando la vendemmia a mille all'ora, facendo tirate dall'alba al tramonto a stare chinato e tirar su cassette, a stare preoccupato per le acquate improvvise, a pianificare tutto salvo poi reimpostare tutto all'ultimo minuto...
E quando finalmente Agosto se ne andrà, forse (e dico forse) potrai iniziare a dire "il più è fatto" e adesso mi riposo lavorando.

domenica 14 agosto 2016

Pensiero fatto allo specchio: il tempo che passa, gli acciacchi e le ambizioni

Ci sono giornate che sembrano difficili.
Ci sono giornate che sono realmente difficili.
Ci sono giornate che definirle difficili è un eufemismo.
E poi ci sono giornate in cui non percepisco la difficoltà.

Queste per me sono le tipiche giornate che mi accompagnano e che mi hanno sempre accompagnato.
Questione di ascendente? Possibile.
Questione di fortuna/sfortuna? Non credo
Questione di atteggiamento? Molto possibile.
Fatto sta che, tra momenti in cui me la prendo tantissimo, e momenti in cui riesco ad ignorare il tutto, vivo una Vita che mi piace, e che nonostante tutto sento essere Mia.
La schiena che duole, la stagione avversa, i soldi che non sono mai "abbastanza", la voglia di fare, le difficoltà nel saper fare, l'insufficienza del fare, e poi ancora il tempo che corre, la vista che trema, il sudore che sgorga, ed ancora tanto...tanto da fare, sempre da fare.
Non una corsa, ma una salita quotidiana che mi appresto ad affrontare sempre con rinnovato spirito di scalatore, ma con fisico di "mangiatore di tortelli": ci rido, ci scherzo su, impreco, mi scappa anche qualche moccolo (bestemmia), mi riappacifico subito, salvo poi rinfiammarmi per poi riderci su ancora, ed ancora.
Una Vita di Passione, nelle Passioni quotidiane, sempre ritto sui pedali, senza voltarsi, puntando alla vetta, ma... col 'mi passo, senza esagerare (che poi mi tocca fermarmi stremato), sempre affiancato dall'Amore e dalla Comprensione di chi mi sta accanto, spronato, rimproverato, rassicurato, e spesso osservato in silenzio, con quelle parole non dette che arrivano più di mille discorsi.
Ebbene...
...ci son giornate in cui la difficoltà ti si presenta di primo acchito all'alba, e non ti molla mai un'attimo, bastarda, manco gli avessi fatto un qualche torto.
Eppure...
...ci son giornate in cui la difficoltà mi è realmente Amica, e sempre compagna: metro e metodo, freno ed acceleratore, buio e luce.
Guardo al tempo che passa con nuova (e per adesso strana) maturità, percependo a pieno quanto di fronte a me tenda ad accorciarsi, anche se solo un pezzettino al giorno, e non sentendo più quell'indomabile menefregaggine nei riguardi della distanza tra me ed il futuro remoto.
Quando si semina, non necessariamente si raccoglie dopo un mese: la vita non è fatta di soli ravanelli, ma anche di farnie!
E per le farnie, ci vuol tempo...tanto tempo.
Oggi è stato uno di quei giorni in cui tutto è stato un pò più difficile nel mio confrontarmi con un futuro più distante.
Quel "voler fare" che non potrà, prima o poi, essere di pari passo con il "poter/saper fare", e che mi porterà a cambiar passo, a scalare rapporto nelle nuove salite.
Il tempo passa, ed io ho la fortuna di poterlo percepire ogni giorno in mille manifestazioni, e la Salute talvolta tende a sfuggirmi di mano (anche se m'impegno a tenerla ben serrata): invecchiare è strano, anche a poco meno di quarant'anni, specie quando la mente vorrebbe ignorare il fisico.
Quando si hanno persone intorno, salvo mia moglie, tutte più vecchie che ti dicono "...eh, ma te sei giovane, hai voglia..." c'è una lotta impari contro chi per forza deve aver ragione (visto che dalla sua ha la ragione dell'anagrafe).
Quando si cresce con gente grande, e dietro non si hanno elementi che portino gioventù, tutto appare più pesante.
...
La bicicletta, intesa spesso da me come metafora di Vita, mi tiene allenato senza mai doverla inforcare.
Il tempo trascorre, ed io non oso mettervi rimedio: per fortuna non sono così scemo.
Ma ci sarà un giorno, presto o tardi che sia, in cui dovrò necessariamente cambiar passo, semmai vorrò ancora (e lo vorrò sicuramente) continuare ad affrontare le salite.
Oggi, dopo molto tempo che non lo facevo, guardandomi allo specchio ho visto che quel viso di bimbo, mascherato da barba e voce d'uomo, inizia ad invecchiare, mentre le mani mi tremano, i capelli vorrebbero imbiancare e la pelle racconta stanchezza e preoccupazioni.
...
Desidero la Vita, e desidero che la Vita possa sopravvivermi.

mercoledì 3 agosto 2016

Orto d'estate: uno sguardo e la raccolta

Oggi pomeriggio sono riuscito a dedicarmi all'orto, e mentre sudavo gobboni (chinato) sulla terra arsa, mi è venuta l'idea di fare qualche foto.
Da subito noterete che ancora una volta il mio NON E' UN'ORTO GIARDINO (o un orto "museo"), ma è la soluzione adatta al mio terreno, la mia disponibilità d'acqua, le mie capacità, la mia volontà ed alla Praticità.
Non troverete quindi 6 ravanelli in fila, 2 toppi d'insalata appena usciti dal parrucchiere, una super pianta di pomodori o roba simile...ma troverete una grande confusione organizzata che offre da mangiare a me ed alla mia famiglia.
Debbo anche sottolineare quanto il lavoro dell'orto sia portato avanti da mia moglie (nella prima parte dedicata alle semine ed ai trapianti, la realizzazione dell'impianto a goccia,e quotidianamente per la raccolta) ed a mio padre (quotidianamente per parte dell'annaffiatura, la gestione del verde, parte della pacciamatura ed il raccolto).   Il mio ruolo, in tutta questa storia, è quello di lavorare (e rilavorare) la terra, scegliere buona parte delle sementi e delle piantine da trapiantare, organizzare la rotazione e la consociazione, procedere con la maggior parte dell'annaffiatura, ed alternarmi tra erba da estirpare/tagliare/gestire, sfemminellatura dei pomodori, rincalzatura delle piante, e sopratutto mangiare la buona verdura.
Di seguito foto con didascalia.


Questo è l'orto come si presentava questo pomeriggio, con le numerosi parti a riposo (interamente pacciamate e prive di coltivazione), e le 5 aree.
Da sinistra; parte "Fukuoka" (pomodori, mais, zucchini fiorentini), "seconda mandata" con melanzane, quel che resta del "vernino", blocco pomodori,  zucchini e peperoni di "prima mandata", gli "interrati".
Provo a descrivere meglio.
La parte Fukuoka è una zona dove abbiamo lasciato che crescesse l'erba, per poi essere sfalciata e data quotidianamente alle capre: nel mezzo a tutto quel guazzabuglio ci siamo accorti che stavano nascendo molte piante di pomodoro (nella foto sopra).  Ci siamo quindi limitati a diradare, pacciamare e mettere il tutore ad una ventina di queste piante, e questo è il risultato.
In mezzo a queste, nata da chissà quale seme, si distingue una pianta di formentone (mais), con le sue tre pannocchie di discrete dimensioni.



Al centro dell'orto, nel reparto della "seconda mandata" si trovano il frutto dei trapianti fatti ad inizio giugno: zucchini Alberello di Sarzana, zucchini Fiorentini, pomodori Costoluti Fiorentini, pomodori Canestrino di Pisa (detto anche Pisanello), pomodori Pallini Maremmani, melanzane Fiorentine, peperone Pescarese.



Nella parte di orto "vernino" ad oggi son rimaste soltanto una quindicina di piante di porro, molta bietola a coste, il sedano, della cicoria e qualche toppo di cavolo verza.
Di seguito la parte che perlopiù è coperta da un'abbondante pacciamatura di paglia atta a mantenere fresco ed umido il terreno assai ricco di lombrichi.
Nella prossima primavera proprio qui avrà sede una parte del futuro orto estivo.



Penultima parte dedicata alla "prima mandata", con abbondante presenza di pomodori: i Rio Grande per la conserva, i Cuor di Bue, i Canestrini di Pisa (pisanelli), i Pallini Maremmani, i Piccadilly ed i Costoluti Fiorentini...tutti rigorosamente divisi da piante di basilico genovese.
Oltre a tutto questo sono presenti i peperoncini a cuore da far ripieni, i peperoni Pescaresi, i peperoni Corno di toro, i peperoni Scatoloni Gialli, gli Zucchini Fiorentini.



L'ultima parte dell'orto è quella degli "interrati", con un centinaio di piante di cipolla (il buona parte Rossa di Firenze ed in minima di Bianca Agostana) e le patate a Pasta Bianca (30 Kg alla semina).
Proprio questo pomeriggio ho cavato tutte le cipolle ed una cassetta di patate: vado a rilento ma la raccolta viene fatta sempre in ore troppo calde per essere portata avanti troppo a lungo.
Ecco un dettaglio della raccolta.





Purtroppo la stanchezza m'ha fatto essere poco preciso con alcune patate e lo zappetto ha segnato alcuni tuberi.
Ma son comunque soddisfatto del raccolto, considerando che di patate ne avrà da cavare molte cassette.



















mercoledì 27 luglio 2016

Un nuovo suono, un nuovo segnale da capire

Ogni anno.
Al primo canto del cuculo cerco quattro spiccioli nella tasca: è arrivata la primavera.
Bussa il pettirosso alla finestra, e mi annuncia l'inverno.
La notte del primo bramito, il caldo viene annunciato.
L'assiolo mi parla di una notte silenziosa.
L'ululato del lupo mi fa accapponare la pelle, ma mi mette in guardia per i capretti.
Il canto del gallo mi sveglia al mattino.
L'abbaio del cane mi avvisa di notte e di giorno.
Il belato mattutino mi chiama al dovere.
Il frinire di cicala mi dice di mettere il cappello di paglia.
Lo zirlo del tordo mi dice di mettere la giacca più pesante.
...ma oggi ho avuto una grande sorpresa, ascoltando il pigolare di tre rondinotti appena nati nella stalla delle capre: è la prima volta, ed all'altezza giusta per essere osservati a meno di due metri da terra, mentre mamma rondine li governava a dovere.
Poi è uscita, garrendo, ed è rientrata certamente con un carico di cibo fresco per loro che erano affamati.
Oltre alla fame e alla soddisfazione per il cibo ricevuto dal becco della madre, quel pigolio cosa avrà voluto dire?
L'idea di intendere il suono emesso dagli animali come un "segnale" è cosa che mi appassiona molto.
Ci sarà quindi un qualche annuncio o una nuova "regola della natura" da apprendere per me?

martedì 19 luglio 2016

La culla dell'Assiolo

Fuori c'è un coro di grilli, e l'usignolo canta alla luna.
C'è luce, tanto da scorgere nel campo sotto casa una coppia di caprioli che sfiorano le ginestre a bordo vigna.
L'assiolo scandisce il passare dei secondi, con la sua malinconica musica che echeggia tutt'intorno al bosco.
Una macchina, e poi un'altra.
E silenzio.
E' una notte d'Estate questa, fatta di profumo di fieno tagliato ed di terra arsa dal sole.
Le stelle vincono sulla luna, e seppur poche primeggiano sopra il tetto del podere.
Nell'orto qualcosa si muove: magari la gatta, forse un riccio...e se così fosse povere le mie patate.
Tra poco suona la sveglia: le 4:50, per quella che sarà una delle ultime levatacce dell'estate.
La vigna da accapannare richiede frescura, e poi ci saranno le prode del bosco da ripulire.
Trattore nelle ore calde del giorno, ed un sicuro mal di testa che mi accompagnerà sino alla cena: talvolta troppo poco può il mio cappello di paglia ripetutamente bagnato dall'acqua contro lo stellone di mezzo luglio.
In serata farò visita alle api, a controllare che il ginestrino riscoppiato nel capo possa fornire loro il sostentamento adeguato anche per un poco di miele per me.
Luglio sta scivolando via, tra l'oidio nella vigna, ed i pomodori alti nell'orto, con i primi momenti di pausa (dopo tanto...tanto lavorare) ed il fondamentale riposo pomeridiano.
Alla sera c'è fresco, ed ancora si dorme con la coperta leggera.
Adesso è ora di dormire: il cane mi ha guardato e scodinzolante si è avviato verso la camera.
Lì mi aspetterà, sbadigliando e sgranchendosi le zampe nella cuccia improvvisata che si sarà fatto sotto al letto.
L'assiolo ha fatto una pausa...ma ha ripreso a cantare.
Un'altra macchina romba tra i poggi...e tra quattro ore suonerà la mia sveglia.

giovedì 23 giugno 2016

Brevissime di un Giugno come un altro

"C'ho da fà più di quello che morì di notte perchè di giorno 'un avea tempo..."


Oggi avrò bevuto almeno 4 litri d'acqua mentre ero sul trattore, ed ho sudato (dall'alba al tramonto) tre magliette.
La doccia serale (praticamente notturna) m'ha rimesso al mondo, ma la cena tarda (alle 22:00) m'impone di non coricarmi subito, e quindi provo a contare le lucciole che illuminano l'orto dietro casa, o a scegliere il canto di un grillo e lasciarmi cullare mentre aspetto l'ora per dormire.
Questa sera ho terminato la falciatura del fieno, e già da domani dovrò ranghinarlo in modo che il trifoglio non preda tutte le foglie.
I calli nelle mani sono neri di morchia, nonostante il bruschino e la pasta lavamani usata almeno cinque volte.
C'è un bel profumo di fieno tutt'intorno casa, mentre le braccia arse odorano di sapone ed Estate.


Giugno, infinito mese.
Giugno, il mese dove si spoggetta.
Giugno, il mese del fieno.
Giugno, il mese dove non si dorme mai.
Giugno, le preoccupazioni per le acquate...quando la roba rischia di marcire o di ammuffire.
Giugno, il mese della siccità...quando la roba non va avanti, si secca, e tutto muore troppo presto.
Giugno, con le ciliegie cariche di moschini.
Giugno, con le rondini che picchiano sul vetro della finestra.
Giugno, con duecentosettantacinque mosche attaccate al soffitto di casa.
Giugno, dove con l'ammazzino si devono cacciare le mosche per non sopperire.
Giungo, dove le puppe delle capre scoppiano.
Giugno, dove nell'orto c'è così tanta roba, ma ancora nulla è pronto per essere consumato.
Giugno, dove le ore di luce impongono orari massacranti.
Giugno, e le galline depongono meno uova.
Giugno, ed i suoi profumi.
Giugno, il mese del mio compleanno.
Giugno, ed è davvero Estate.

lunedì 6 giugno 2016

Nutrire le Api

In questi giorni le visite alle Api sono più frequenti, e la constatazione è sempre la medesima: scarsa attività fuori dall'alveare.
La pioggia per prima, e le temperature minime ancora sotto i 10°C, costituiscono un enorme FRENO alle Api.
Non escono, e non c'è quindi attività: le bottinatrici rimangono nell'alveare, e le operaie sono costrette ad attingere alle proprie scorte di miele per sopravvivere.
In pratica: le apri non escono, le api quindi non bottinano, le apri devono comunque nutrirsi, le apri usano il miele stoccato e già opercolato (saldato con uno strato di cera).
Il primo miele che viene usato è proprio quello dei melari, la porzione dell'alveare dove risiedono i telai a miele...propri i telai che vengono usati dall'apicoltore per smielare, ossia togliere il miele.
Terminate quelle scorte le api si spostano nei telai a nido (quelli più grandi che risiedono nella parte bassa dell'alveare), e compiono la medesima azione.
E poi?
E poi le api non hanno più miele a disposizione per sopravvivere, e non possono uscire in rpesenza di brutto tempo.
Ed ecco che la pioggia può rappresentare, in questo periodo dell'anno deputato proprio alla bottinatura, non solo uno stop alla produzione di miele per l'apicoltore, ma anche un pericolo per la vita delle api.
...
Se penso ai melari di fine aprile ed inizio maggio, ed a come si stavano riempendo di ottimo miele...
...e se penso che con la visita di stamani non ho trovato neanche una celletta di miele nei melari...
...inizio ad essere preoccupato.
Nutrire le api diviene a questo punto un obbligo.
Acqua di fonte e zucchero di canna (rigorosamente bio), assieme per divenire uno sciroppo prelibato.
Un nutritore per alveare, e tanta pazienza.
Questa mattina le api erano letteralmente impazzite di fronte a quella "manna".
Le api devono sopravvivere.
Ed intanto le nuvole nere tornano a solcare il cielo caldo di inizio giugno, mentre la botte è pronta con il ramato e mi attende un pomeriggio di trattamento della vigna...l'ennesimo.
Piove!

lunedì 30 maggio 2016

Piove, ed ognuno c'ha il suo male

Piove, dopo una pausa di una settimana.
Piove, in un finale di Maggio che già sapeva di estate.
Piove, anticipando ogni previsione.
Piove, su 5 ettari di fieno falciato ed andanato.
Piove, maledetta la miseria ladra!
Piove, ed il fieno andrà a marcire.
Piove, ed io mi chiedo: cosa farò mangiare agli animali?
Piove, e mi dolgano le ossa come di Novembre.
Piove, e non son mai contento...ri-maledetta la miseria ladra.
Piove, e la solita "signora di turno" mi si lamenta perchè non può godersi la casetta al mare.
Piove, e il solito "signore di turno" mi si lamenta perchè le tre pianticelle dell'orto gli stanno ingiallendo.
Piove, mentre al vicino marcisce il grano che era già maturo per essere trebbiato.
Piove, e penso a quanto c'ho rimesso di soldi e tempo per quei famosi 5 ettari coltrati (aratri), morganati (passati con erpice a dischi), erpicati, seminati a Loietto e Trifoglio Squarroso, ancora erpicati, e poi dopo sei mesi falciati, ranghinati, e...
...e adesso lì a marcire, proprio perchè io sono un bischero e continuo a voler consultare i siti meteo specializzati invece di fidarmi solo dei miei dolori alle ossa.
Piove, ed io sentivo che la perturbazione sarebbe arrivata 24 ore prima di quanto previsto dai professionisti, ma mi son voluto fidare.
Piove, e c'ho rimesso un'annata di lavoro...per 24 ore.
Piove, e non posso fare altro che darmi del bischero, ri-ri-,maledetta la miseria ladra!!!
Piove, ed il prossimo sfalcio preferisco averlo trapassato piuttosto che bagnato.
Piove, ed ognuno c'ha il suo male...


domenica 29 maggio 2016

Racconto di Vita Anacronistica: storie di telecamera e d'Amore (7° parte)

Non ci volle troppo ingegno a comprendere quanto mi stesse accadendo: nuotare nell'Amore, e sentirsi tenuto a galla da questo divenne il sapore più profumato che i miei occhi avessero mai ascoltato prima di allora.
Ero trattenuto nelle mani di Lei,  falena nella notte, che nel semplice seppe darmi l'oltre.
Quei libri oramai chiusi, e quelle risme di fogli appuntati e trascritti, giacevano nell'angolo della scrivania, e lo zaino ben presto fu svuotato per lasciar posto alla musica ed alle nuove idee.
Quel Settembre mi avrebbe aperto al mio primo, vero ed unico Anno Sabbatico: la famiglia mi appoggiava in quella decisione, e lasciai quindi che la leggerezza si sostituisse al senso di colpa.
Lasciare l'Università fu tanto veloce quanto fisiologico: non lo tolleravo più l'odore di quella camera che mi aveva visto conteso fra aspirazione e fallimento, e con una lacrima amara lasciai la chiave di casa nel posacenere dell'ingresso.
Una volta chiusa la porta alle mie spalle, non mi voltai più, lasciando lì chiusi per sempre quegli eventuali rimpianti e rimorsi che non avrei mai voluto portarmi appresso.
La macchina grigia, riempita di vecchie ambizioni, non indugiò neanche quella volta nel riportarmi a casa, cullata e spronata dalle poesie di Faber, dall'inimitabile voce di Freddie, dai cori di Dolores,  dal basso di Jaco, dalla frenetica telecaster di Bruce e dall'acustica e armonica di Bob.
Io facevo ritorno, mentre Lei si apprestava a partire per il suo studiare.
Davanti a quel treno, in quella stazione spoglia e sfollata, la nostra Unione iniziava all'insegna di un treno che partiva, e di uno di noi che rimaneva.
...
Quanti treni ho visto partire...
...
Con il mio ciuffo nero, la camicia a quadri, e quella candela sempreaccesa attendevo le ore notturne per poterla ritrovare, lasciando sempre la finestra socchiusa nella speranza che potesse volare nella mia camera ed apparire su quel minuscolo display verde che tenevo acceso di fianco a me nel letto.
Leggerla era gioia, e l'Amore fu anche questo: una consapevole follia moderata... un'irrefrenabile gioia dolorosa che contaminava ogni centimetro dei miei pensieri.
Il solo pensarla mi faceva nascere un fiore nel petto, ogni volta.
Quei momenti, fatti di frasi brevi scritte da lei prima del sonno, erano grandi regali in quelle notti così lunghe ed in quei giorni fatti di ricerche ed ascolti.
All'indomani del nostro sentirsi, uscivo di casa e subito dovevo recarmi laddove la terra abbracciasse il cielo, sempre salendo, sempre su di una collina o una cima di montagna: lì, una volta seduto e ripreso il fiato, concepivo nuove idee e ne sviluppavo le eventuali concretezze.
Una telecamera prestata dall'Ottavo, un cavalletto improvvisato, un taccuino, una penna blu, una macchina fotografica, e la voglia di far muovere quelle immagini.
Ero bravo, lo riconosco senza superbia alcuna, e sapevo districarmi da quella claustrofobica autarchia dettata da un borsello vuoto e dalla voglia di indipendenza.
Babbo e mamma, come anche i miei nonni, pazientavano senza pressare mai su quel mio fare diurno, osservandomi incuriositi nelle prime realizzazioni ed in quella trasformazione da camera da letto a studio di montaggio.
Ma la notte, proprio quando accoglievo le notizie di Lei, la mia mente correva al futuro (ancora una volta nella mia vita...) ed a quel Podere che sapevo un giorno sarebbe stato mio: pensavo a quel sogno di Vita oramai modificato, ed a come avrei mai potuto far conciliare la telecamera con la zappa.
E mentre i treni partivano, e gli a tra poco si sommavano, affinavo quella tecnica improvvisata, e poco a poco mi proponevo al resto del mondo con quelle mie nuovi vesti.
Un paese è piccolo, e ci vuol poco a diventare "personaggio", ed ecco che tra matrimoni ed eventi ero sempre lì in prima fila a fare il mio dovere, tentando di raccogliere quel poco che bastasse per non farmi sentire un mantenuto in casa dei genitori.
Giorno dopo giorno quello sforzo era ricompensato dalla soddisfazione, e ben presto mi spostai dalla camera di casa agli studi televisivi: una piccola emittente scommise su di me, e da quel momento capii che quella mia nuova Passione era ufficialmente divenuta una professione.
Partito in sordina, perlopiù nella speranza di apprendere, mi resi disposto e disponibile, accettanto di servizi più disparati, e non mettendo limiti etici o "di stomaco".
Fu così che il mio primo servizio fu su un'incidente mortale: un giovane in moto che si era schiantato in curva.   Arrivai che ancora non lo avevano coperto con il lenzuolo bianco, e mi fu fatto cenno di passare dal maresciallo che sovraintendeva quei delicati momenti: la discrezione ed il sangue freddo non s'insegnano, e quel primo filmato fu spontaneo, senza dolore o repulsione, senza vergogna o diniego.
Capii da subito che con quella telecamera in mano avrei saputo essere dentro e fuori alle immagini, rispettoso (quello sempre e comunque) ma audace.
Tante le facce filmate, e tante le storie raccontate, lasciando che il Tempo facesse maturare tanto il professionista quanto l'uomo che stavano dietro a quella telecamera: cercando ogni volta di carpire quanto la Vita distribuisse al prossimo, che di gioia o di tristezza si trattasse, e facendo tesoro di quel grande insegnamento a cui ero fortunatamente esposto.
Ben presto fui premiato, e mi furono proposti servizi considerati più importanti, i primi speciali, e la possibilità di fare anche il cameraman di studio: era il duemilatre, e quei sessantaquattro mila chilometri percorsi tra una storia e l'altra mi avevano fatto meritare le mie prime dirette televisive.
Una televisione locale non può farti montare la testa, e le mie aspettative erano rivolte a quell'opportunità che avevo di imparare lavorando.
Me ne stavo in un angolo, aspettando la chiamata per un'uscita, ed intanto osservavo chi di regia se ne intendeva, o piuttosto mi mettevo a disposizione di chi trascorreva intere giornate nelle calde (e spesso puzzolenti) stanzette del montaggio video, oppure affiancavo un tecnico per campire qualcosa di più sul suono o sulle illuminazioni.
Nei mesi ero divenuto una sorta di factotum, felice di esserlo, che trascorreva oramai tutte le sue ore diurne gestendo immagini in movimento.
Ma quando staccavo...avevo bisogno di campagna.
Proprio in quel periodo capitò una grande occasione, e con tutti i miei risparmi acquistai un castagneto non troppo distante da casa: era lì che mi rifugiavo, spogliato di quel gilè e di quella camicia a quadri, ed acquisivo odore di legna tagliata, di motosega, di terra e di fuoco.
Che si trattasse di funghi, di legna da ardere, di erbette selvatiche o di castagne, io dovevo muovermi tra quei silenzi di bosco, e fondermi con quelle armonie tanto antiche.
Camminavo, e guardavo le fronde che lasciavano scoprire il sole, e facevo lunghi e profondi respiri: era un contrappasso, e dove prima ero chiuso con un computer a respirare aria viziata ed a "lobotomizzarmi" con quelle immagini tanto piccoli, adesso con ampie falcate seguivo la pista di un cinghiale, ripulivo un sentiero, accendevo fuochi per compagnia o facevo la punta ad un bastone.
Ero felice in quel luogo, ricaricato di quel Bello e Tanto.
C'era (e c'è ancora) una pietra su cui mi sedevo al tramonto, rinominata da me "il sasso del pensiero" perchè era lì che attendevo il crepuscolo tra odore di tabacco, sapore di legna e musica di armonica.
Su quel sasso sono nati così tanti pensieri che oggi vivo quotidianamente.
Su quel sasso io pensavo a Lei lontana (ma sempre vicina) ed al Podere.
Su quel sasso una sera di dicembre capii che era il momento di cambiare, e che una maggiore stabilità economica mi sarebbe occorsa per indirizzarmi proprio a quel futuro tanto agognato.
Per tale scopo la televisione mi andava stretta, e sentivo come certa la necessità di indipendenza: aprire una ditta di produzioni video non fu una cosa difficile, ma rischio ben presto di rivelarsi come una follia.
Rimanere nel paesello era di perse Anacronistico, ma pretendere di edificare un tale sogno proprio in quel luogo era percepito come un gesto assolutamente sconsiderato, eppure io ne ero convinto e dovevo provarci.
Il mio ottimismo voleva vincere, seppur fosse quasi impossibile pensare di vivere (non solo quel nuovo progetto) in un luogo che apparentemente mi tagliava le ali ad ogni idea, mi respingeva e che stentava a prendermi sul serio.
Essere preso sul serio: questo è un tema che ha sempre accompagnato la mia Vita, e sul quale ho combattuto le battaglie più silenziose e dolorose.
Entravo ed uscivo dalle chiese, dai municipi, dalle piazze e dagli stadi: sempre presente, ma questa volta tentando di vendermi con quella professione dal nome così complicato per i miei compaesani e per i vicini.
Videomaker...e non volevano proprio intenderlo.
Videomaker...e continuavano a storpiare quella parola.
Videomaker...ed alla fine ero "quello dei filmini" che chiamavano per le cose (spesso) più noiose e lunghe (e naturalmente peggio retribuite).
Come un moderno Don Chisciotte andavo a sbattere quotidianamente contro i pregiudizi e le ristrettezze mentali di privati, ditte, associazioni ed enti.
"Non puoi fare il Sergio Leone della situazione...ogni volta!"
"Pensa a far ciccia e fregatene della tecnica!"
"Secondo me perdere tutto codesto tempo per dei lavori che non capiranno mai..."
Queste alcune delle frasi che alcuni professionisti navigati mi rivolgevano quando mi vedevano lavorare.
Eppure per me c'era così tanto bisogno di far le cose bene, senza approssimazione, e mettendoci al loro interno quel poco di poesia o romanticismo che tanto adoravo mettere nella mia Vita.
Uno spot di un canile diventava trentasecondi di simpatia, un matrimonio era una storia da raccontare, una partita di calcio erano facce di tifosi colme di passione.
Ogni cosa tentavo di farla al meglio...
Ed un giorno quasi inaspettato mi fu proposto qualcosa di sensazionale: andare nelle scuole medie e parlare agli studenti di cinema e...provare con loro a fare cinema.
Questo fu il premio ricevuto dopo tanti sacrifici e fatica.
La soddisfazione di tale ingaggio mi fece ridere per almeno due giorni consecutivi, e quel senso di leggerezza prevalse su quella pesante situazione del mio conto in banca
Curiosità avide, intraprendenza, chiacchiericci, domande banali, domande fenomenali: ero diventato una sorta di insegnante, ed in mezzo a tutte quelle testoline fresche e frizzanti, anche i miei pensieri volavano alti come non mai.
Riassumere quanto mi fu dato da quei bimbi non è per me cosa possibile, e neanche dopo tanti anni saprei descrivere quella soddisfazione: mentre io insegnavo a loro, loro insegnavano a me e mi spronavano a non abbandonare mai i miei Sogni.
 Lei si stava per laureare, e già tre anni erano trascorsi tra storie di telecamera ed Amore.
Fu in quel momento che decisi di uscire dal nido per non farvi mai più ritorno, mettendo per la prima volta il mio nome su di un campanello e trasferendo bagagli, pacchetti e speranze in quella nuova casa.
I tigli ed i lecci a quindici metri dall'uscio di casa, il bosco a trenta passi e quell'orto sotto alla terrazza mi facevano sentire in campagna pur vivendo nel paese.
Una pianta di lavanda fu trapiantata in un vecchio vaso di coccio, e la mia prima notte in quell'appartamento trascorse insonne e con il cuore che cantava contentezza.


Queste le altre parti del racconto:
http://agricoltoreanacronistico.blogspot.it/2016/02/racconto-di-vita-anacronistica-per-un.html


lunedì 16 maggio 2016

Freddo di Maggio: tra pioggia e camino

Pareva impossibile, e quelle temperature di metà Aprile facevano immaginare chissà quali prospettive.
Ad Aprile la vigna stava letteralmente esplodendo, correndo con una vegetazione mai vista per quel periodo.
Il prato ed il pascolo erano verdi e ricchi, come le chiome dei tanti alberi da frutto.
Le galline andavano a cova, ed il camino acceso faceva soltanto compagnia (e non più bisogno).
Caldo, da camicia e maniche tirate su, da uggia serale per quel piumone invernale, dal pizzicore che la maglina di lana iniziava a dare.
Caldo, troppo, ed era soltanto metà Aprile.
Un mese dopo è accaduto l'esatto opposto: freddo e pioggia, pioggia e freddo, freddo, pioggia...ed ancora pioggia.
La tremenda gelata tardiva qui non è arrivata, ma la notte siamo arrivati a 4°C, portando il camino a tornare di bisogno, e mettendo i calzettoni di lana come primi alleati del mattino agricolo.
Freddo, certamente antipatico, che ha frenato tutto, urlando nelle orecchie della vigna quanto la Natura potesse "livellare" ogni cosa: per il tanto caldo anticipato prima, adesso tanto freddo posticipato.
E le notti si son fatte insonni per la preoccupazione del giorno successivo, e quel "perdere il sonno" ha appesantito il passo molto più della tanta mota (fango) che si è appiccicata in giorno prima continua  sotto agli stivali e ad appesantire ogni mio passo.
Le galline hanno rotto la cova, il prato ha rallentato la crescita, i frutti appena allegati sono iniziati a cadere.
Le piante di patata, prima spavalde oltre la pacciamatura, adesso appaiono come rimboccate sotto a quella protezione.
Le poche piante di carciofo hanno frenato (se non arretrato) la loro crescita, e la mignola degli ulivi si è messa in pausa.
Le api, che sciamavano e producevano, adesso paiono disorientate, e si son messe a mangiare le scorte del proprio miele appena stivato.
Io guardo il camino, spento più per volontà che per esigenza, e penso che ho finito la legna segata, e che tutto vorrei tranne che ri-impugnare la motosega di mezzo Maggio.
La pioggia poi ha condito il tutto, allagando la vigna e rendendo impraticabili i campi.
Il grigiore, misto a nebbia, porta (e porterà) preoccupazioni per le viti,mentre le pozzanghere non vogliono asciugarsi.
La Natura (appunto) ha livellato, portando quanto prima aveva tolto.
Se viene il caldo il fieno sarà tanto.
Se viene il caldo le ciliegie parranno poponi.
Se vien caldo l'orto riprenderà vigore.
Se vien caldo sortirà anche qualche fungo.
Se vien caldo potrò togliermi questi stivali, umidi e ghiacci, che tanta mota hanno raccattato anche in quest'ultima annata.
Se vien caldo...magari mi lamenterò per il caldo, da buon Agricoltore quale sono.

Maggio...ogni volta mi fa diventar matto: pare un bimbo che fa le bizze.

lunedì 9 maggio 2016

GLIFOSATI: siamo quello che mangiamo

Questa mattina, ascoltando la radio durante un momento di pausa, ho sentito che ne parlavano alcuni giornalisti...
Quest'oggi, leggendo un quotidiano, ho letto un articolo a riguardo...
Questa sera, scorrendo tra i vari TG, molti erano i servizi dedicati all'argomento...
Tutti parlano dei Glisofati.


La IARC (Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro) lo ha dichiarato come probabile cancerogeno per l'uomo...

L'EFSA (Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare) ha detto che è improbabile che possa
costituire un pericolo di cancerogenicità per l'uomo...

Ci sono molte petizioni on line per interdirne l'utilizzo.
Ci sono autorevoli associazioni che hanno preso nette posizioni contro tale composto chimico.
Ci sono sconosciuti e conosciuti che stanno lottando da mesi (se non da anni) affinchè l'Italia e l'Europa mettano il divieto d'utilizzo di questo VELENO.  
Perchè di VELENO stiamo parlando, e su questo saremo tutti d'accordo.
Non un ERBICIDA (DISERBANTE) a caso, ma il più diffuso in Italia, ed in Europa, che viene impiegato per un numero impressionante di ettolitri ogni anno, e che è facilmente ritrovabile in oltre 700 prodotti specifici per il diserbo.
Entro il prossimo mese di giugno la Comunità Europea deciderà se rinnovare (o meno) l'autorizzazione per l'utilizzo di questo composto.
Non spetta a me fare la lezioncina su cosa sia un diserbante, ne sulla storia di questi Glisofati, ma esorto tutti i lettori di questo Blog a documentarsi ed a spendere del tempo per farsi una propria idea, ricordando a tutti che...siamo quello che mangiamo!


lunedì 2 maggio 2016

A Voi che leggete: Argomenti Scottanti per l'Agricoltore Anacronistico

Questa notte non dormivo.
Questa notte ascoltavo il rumore della pioggia.
Questa notte ho riflettuto a lungo.
Ho pensato a questo "angolo" nella Rete estesa, dove riverso i miei pensieri, ed ho pensato a come in tutti questi anni ho voluto insistere su determinati argomenti, piuttosto che tralasciarne di altri magari più importanti.
La Vita al Podere, le lavorazioni, gli animali e le piante, il clima e le sue bizzarrie, le attese, le corse affannate, la fatica, le soddisfazioni, le aspirazioni, le delusioni...temi da me affrontati nelle ormai tante pagine riempite di inchiostro (virtuale), ed affidate a gli occhi di quanti hanno voluto, saputo e potuto fermarsi a leggere.
Sempre sottolineando come l'anonimato del sottoscritto fosse fondamentale per lasciare spazio alle idee piuttosto che alla faccia.
Sempre sottolineando come il tempo in cui vivo fosse tanto avanti quanto indietro a quello dove (forse) avrei potuto (saputo?) trovare una collocazione migliore.
Ho parlato dei miei polli, constatando che tale argomento è il preferito da voi lettori, ed ho parlato di vino naturale e/o di decrescita felice e/o ho postato video...constatando che la cosa vi interessava assai meno.
Non mi son curato molto dei vostri gusti, ma sono andato avanti con il mio ragionare, sicuro della personale necessità di aprirmi e condividere su vari fronti.
Più volte mi avete chiesto dove vivessi (provincia, comune, etc), ed altrettante più volte mi avete chiesto di aggiungere foto: da improvvisato bastian contrario ho ignorato tutto questo, pensando di non offrire un "servizio a richiesta" ma semplicemente di affidare alla spontaneità la direzione del mio operato.
Alcuni lettori li ho persi nel tempo, svaniti dal virtuale o piuttosto approdati sui social media (assai più accattivanti di questo angolo).
Altri lettori si sono aggiunti dimostrando da subito costanza ed affetto.
Confesso a tutti voi che soltanto ad inizio 2016 ho iniziato a leggere le statistiche di questo Blog, e sono rimasto colpito da quanti lettori abbiano raccolto questi miei pensieri.
Quasi per timidezza, certamente con un pò di vergogna, ho appreso quanto le parole di Enne (ve lo ricordate?) si siano dunque dimostrate veritiere.
Lui, che in questo angolo è l'unico Amico che conosce tanto il mio tono di voce quanto il mio modo di parlare, assieme ai miei due genitori (che mi leggono più o meno di nascosto) sa quanto io sia realmente l'Agricoltore Anacronistico che qui descrivo a voi.   E proprio lui, durante una passeggiata fatta sul lungomare la scorsa primavera, mi disse che questo mio raccontarmi sarebbe ben presto divenuto un vero e proprio impegno.
Impegno, preso verso chi non ha volto ma solo firma virtuale, verso i tanti anonimi che mi leggono, verso chi arrivava per caso, per sbaglio o in cerca di una consultazione: un impegno crescente che avrebbe potuto portarmi ad una maggiore esposizione.
Eccezion fatta per le tre persone nominate prima, per mia moglie, e per pochissimi altri, io non devo avere un volto, e nel quotidiano continuo a nascondere questa (doppia???) identità anche e sopratutto con chi avrebbe le capacità per far aumentare le visite su questo Blog.
Ma appunto, essendo io persona lontana dalle classifiche, dalle gare e dai numeri, ho continuato a fare silenzio, lasciando che fosse il passaparola a far conoscere alla gente questo angolo .
Lo scorso settembre, partecipando ad un incontro tra agricoltori, mi è capitato di sentire con le mie orecchie una mia citazione fatta sul Blog, sentendo pronunciare da altri anche le parole "Agricoltore Anacronistico" in un chiaro riferimento ad una discussione aperta qui tempo addietro.
Sinceramente la cosa mi ha fatto...senso, non so spiegarlo bene...
E quelle parole di Enne hanno continuano a rimbalzarmi nella testa per tutti questi mesi, sino proprio a questa notte portandomi ad alcune conclusioni.

La prima è certamente che io devo ringraziare quanti di voi si son fermati, fosse anche solo per un attimo, a leggere questi miei pensieri: siete stati sempre gentili, disposti e pazienti nell'accettarmi con i miei modi di fare POCO "da virtuale".

La seconda è che, attraverso molti dei blogger che hanno peregrinato tra queste pagine, mi è stato dato modo di conoscere altri Blog, e di "entrare" quindi nelle Vite di quanti abbiano avuto il desiderio di condividersi nella Rete.
Ecco che ho visto pance farsi bimbi, e bimbi farsi grandi; ho visto edificare case, nascere imprese, morire passioni; mi sono commosso leggendo della tanta Poesia che c'è nelle Vite raccontate, spesso anche soffrendo delle sofferenze altrui; cani scodinzolanti, fiori e luci, sensazioni e paure trasmesse attraverso le parole di altri, ma sempre accolte in modo indelebile nella mia Vita.
Ai Blogger che passano di qui rinnovo quindi la stima e il sincero ringraziamento per la loro voglia di condividere.

La terza cosa che ho capito è che veramente io NON CI SO FARE: scrivo per come parlo...parlo per come penso... senza filtri, ed in un italiano quasi sempre "appiccicato", in una grammatica fortemente sgrammaticata, con tempi troppo lunghi, e lunghe parentesi aperte per poi chissà quando essere richiuse.
Mi invento un modo di raccontarmi che è dettato dalla spontaneità e non certo da quella furbizia (detto con accezione assai positiva) che dovrebbe avere chi vuol comunicare con sempre più persone.

E poi ho capito un'altra cosa, importante e fondamentale: non ho mai preso posizione ad una o più delle tante battaglie/crociate idealistiche/posizioni che nella Rete (e nel Quotidiano) si suole prendere parte.
Lasciando perdere tutti quegli argomenti che poco o nulla potrebbero avere a che fare con l'Agricoltura, ho certamente omesso di parlare/parlarvi/ascoltarvi su temi importanti come i Glifosati, oppure come il Veganismo, oppure come la Lotta Contro la Fame nel Mondo, piuttosto che parlare delle Trivelle nei nostri Mari, o anche prendendo posizioni sulla Caccia, sulla Pesca, o sulla Deforestazione, o sulla Desertificazione, o anche sull'Olio di Palma piuttosto che sugli OGM...
...e potrei andare avanti ancora per molto, elencando quei temi con cui (sempre secondo le parole pronunciate da Enne) dovrei impegnarmi maggiormente, piuttosto che accennarli in discorsi più ampi.

...
La notte è stata lunga.
E mi ritrovo a scrivere qui con l'ennesima filippica, parlando questa volta di Impegno.
IMPEGNO...lo sto appena prendendo ufficiosamente, nei tempi e nei limiti che la mia persona sappia sostenere, cercando di continuare a parlarvi dell'insalata dell'orto, del trattore, delle rondini, o della pioggia, ma...ma anche affrontando dei temi che potranno rendermi ancor scomodo/antipatico a quanti non la possano pensare come me.
Credendo che la Rete non sia un luogo dove riversare frustrazioni, livore, cattiverie e oscenità, apro a tutti la possibilità di usare questo angolo per dibattere anche di quei temi che sino ad oggi sono stati solo accennati e mai affrontati... di petto.
Saremo in grado?
Sarò in grado?