Antivigilia,
giorno di preparativi, con le ultime corse frenetiche ai negozi, l'affannosa ricerca di quel "qualcosa per forza" da regalare, e quell'ansia da prestazione per pranzi e cene con i parenti.
Sarò antipatico (o forse Anacronistico), ma proprio la cosa non mi riguarda: come lo scorso anno, e quello prima ancora, per me questi giorni di festa vanno (in un modo o nell'altro) goduti come meglio si può.
Ed ecco che i regali da fare sono pronti da tempo, i soliti regali mangerecci sono pronti per gli amici, e di ansie da prestazione per le cene proprio non ne ho.
Lo scorso anno scrissi una letterina a Babbo Natale (Caro Babbo Natale quest'anno vorrei un ciuco), ma le cose non sono andate poi come desideravo, tra la semina che è saltata, il becco che ha fallito rovinosamente, ed il ciuco (o magari la stalla) che non sono arrivati...
Non me la prendo, l'anno è comunque volto al termine, e ci sono state anche tante cose belle che non avevo chiesto e che quotidianamente ho ricevuto in regalo, e quindi va bene così.
Per quest'anno niente letterina (sarà scaramanzia?), ma i più sinceri Auguri a tutti voi, abituali frequentatori o semplici avventori di questo blog.
Che possiate vivere come meglio desiderate queste giornate di festa, e che il colesterolo vi sia amico (almeno per qualche abbuffata): cercate di mangiare e bere sano, e di non elemosinare con i sorrisi e le risate.
Buon Natale
A.A.
tra autarchia e visionarietà, stoicismo e pragmatismo: una raccolta di tradizioni, quotidianità e progetti di un amante della campagna che vede nella Naturalità l'unica via
Taglio dell'erba per gli animali del podere
lunedì 23 dicembre 2013
domenica 22 dicembre 2013
Lista n°2: gli animali ed il loro impiego
La seconda lista è forse la più facile: tanto perchè viene dopo la prima (che era la più difficile), quanto perchè è frutto di una passione lunga quanto la mia vita.
Anche per questa lista sia chiaro che:
- non è mio intento fare un trattato sulle razze nominate, ma semplicemente evidenzierò gli aspetti che più mi interessano;
- i dati sull'alimentazione degli animali sono frutto della mia esperienza e, seppur attendibili, non vogliono essere una regola o imposizione per altri allevatori;
- in alcuni casi i nomi delle razze non sono specificati, o lo sono solo con nomi locali;
- non voglio offendere nessuno, ed esprimo solo un mio personale parere sull'argomento animali, senza voler denigrare altre razze non menzionate, allevatori o persone che la pensino in modo diverso dal mio.
A me piace anche la carne, e mangio solo quella prodotta nel mio Podere, con animali che ho visto nascere e crescere, che hanno vissuto in ambienti adeguati e con alimentazioni naturali e rispettose del loro fabbisogno.
Questo è IL MIO ELENCO, e non l'elenco che tutti dovrebbero fare o avere nel cuore...che sia chiaro!
Questa lista comprende cose che già ho, cose che non ho direttamente ma che trovo il modo di avere, e cose che vorrei avere.
In principio fu Teo, un vecchio cocker spaniel che scodinzolante, un attimo prima girava attorno alla mia carrozzina, e poco dopo vedeva muovere i miei primi passi: grazie a lui ho capito da subito che amavo gli animali, e che questi dovevano far parte della mia vita.
1-Cane: l'importanza del cane nel podere è fondamentale per mille aspetti, ma su tutti la sicurezza della casa, della corte e degli animali.
Sono molti i tipi di cani (e magari le razze) che possono essere adatti al Podere, ma la mia scelta è su tre tipi di cani: il cane che vive in casa, quello che vive nell'aia, e quello che vive con gli animali.
Il cane che vive in casa secondo me potrebbe essere di taglia media, adatto alla famiglia e agli ambienti domestici, pratico del contatto con la gente (anche estranei) e sopratutto appassionato e docile con i bimbi e gli anziani: mai comunque sprovveduto e sempre attento ai rumori esterni e agli odori "non familiari".
Non c'è una razza migliore delle altre, ma il cane dovrebbe avere il giusto temperamento tra il festoso e l'attento, pronto a giocare e a stare buono, ad essere di compagnia e a saper mostrare personalità in momenti delicati.
Poi c'è il cane che vive nell'aia, che conosce il perimetro ed i rumori ed gli odori che questo racchiude: un cane vigile, che abbia buona voce da avvisare l'agricoltore in ogni momento del giorno (e della notte). Un cane resistente a tutte le stagioni, che non tema la pioggia, il caldo o la neve, e che sia un infaticabile guardiano.
Un cane che non visiti la casa, ma che sappia stare in compagnia del cane di casa quando questo esce per i suoi bisogni: un cane che segua fedelmente l'Agricoltore nei suoi lavori giornalieri e che "lo tenga in contatto con il vane di casa".
Infine c'è il cane che vive con gli animali, dotato di una discreta rusticità, e adatto più alla vita nelle stalle e recinti che assieme alle persone. Un cane che si senta responsabile delle greggi, rispettoso dei piccoli animali e non timoroso di fronte a quelli più grandi e robusti di lui.
Solo per quest'ultimo tipo di cane mi permetterò di nominare una razza che per me è molto adatta a questa mansione: il Pastore Maremmano, che sa essere docile con i capretti ed il pollame, ma che sa essere molto convincente se un'estraneo (animale o persona) tenta di avvicinarsi troppo ai suoi protetti.
Sia chiaro che non amo cani aggressivi, e mai ne terrei uno nella mia casa, nella mia terra e con i miei animali: il cane in campagna ha il suo ruolo (ne ho appunti nominati tre diversi), le sue regole, i suoi spazi ed i suoi impegni quotidiani.
...e ci sarà sempre un Cocker nella mia vita.
2- Il Pollo: libero di razzolare durante il giorno, e custodito nel pollaio la notte, è alla base dell'auto sussistenza alimentare dell'Agricoltore (perlomeno di quello Anacronistico).
Frugale, ha bisogno di poco spazio per trascorrere la notte e per ripararsi in caso di neve o vento molto forte. Se dispone di un pascolo, trova buona parte della sua dieta in quello che c'è sopra (e sotto) il terreno.
I polli si dividono in polli da uovo, da carne e a duplice attitudine.
Tra i polli da uova la Livorno è la mia preferita: indipendentemente dalla colorazione, questa razza è un'instancabile produttrice di ottime uova, è rustica e sa tenere a bada altri avicoli più grossi di lei come anatre, oche e tacchini.
Le uova vengono usate per fare la sfoglia, i dolci e biscotti per la colazione, la frittata settimanale ed altre preparazioni.
Una "razza" considerata (sicuramente in modo improprio per la sua stazza mole ridotta) a duplice attitudine è la Mugginese: di taglia piccola, è una covatrice temeraria, oltre ad essere una discreta produttrice di uova e ad avere carni ottime.
Per la carne scelgo animali meticci derivati da incroci fatti tra i polli migliori (in fatto di resa di carne magra e rusticità), magari ottenuti anche grazie ai polli dei poderi vicini.
Tre tipi di polli, che daranno rigorosamente alimentati con granaglie aziendali (grano tenero, orzo, avena), pastoni di pane e verdure, frutta e pascolo a volontà.
Nei pastoni occasionalmente metterò anche gli scarti della lavorazione del formaggio di capra che faccio per casa, piuttosto che quelli della lavorazione della frutta per fare le marmellate, oppure di uva da vino scartata per la vinificazione (magari perchè ancora un pò acerba) o gli scarti della lavorazione del pomodoro per fare la conserva.
A seconda della stagione, tale alimentazione potrà variare, con l'occasionale aggiunta di mais.
Un aspetto da non sottovalutare è la produzione della pollina (le deiezioni dei polli): ottimo fertilizzante che apporta una discreta dose di azoto alle piante.
Tra carne, uova e Mugginesi circa 50-60 polli.
3-Il Piccione: se si dispone di spazio e tempo per fabbricarne un'ampia voliera, questa potrà darci grandi soddisfazioni anche solo allevando poche coppie di piccioni.
Animale che adoro per le sue carni, impegna poco nella sua gestione (importante tenere pulita la lettiera) ed è semplice e veloce da portare in tavola.
Fornirei una miscela in grani di favino, grano ed orzo. Sono comunque molto ghiotti anche del girasole e del mais (meglio se a chicco piccolo).
Con tre coppie potrei coprire il fabbisogno della mia famiglia, considerando che fanno anche più covate all'anno.
4-Il Maiale: su questo animale la si può pensare come si vuole, ma per me è essenziale che sia presente nel Podere.
Rigorosamente di razza Grigia, derivato da un incrocio tra femmina di Cinta Senese e maschio di Large White, è un animale che si adatta benissimo al pascolo e all'aria aperta (anche con inverni rigidi). Lo spazio e l'alimentazione sono i due elementi fondamentali per l'allevamento del maiale: ampio recinto dove possa grufolare tutto il giorno, con riparo per la notte e per il cattivo tempo (buona anche la soluzione delle arche di legno); due razioni giornaliere (mattino e sera) di granaglie aziendali (principalmente farina d'orzo o orzo in grani), erba (va bene anche falciata), frutta e verdura, castagne e ghiande.
In inverno fornisco anche dell'avena, in modo che l'animale s'incalorisca (regga meglio il freddo), e nei primi 10 mesi di vita do abbondante favino (macinato).
Generalmente macello il maiale quando ha 18 mesi di vita, e più o meno un peso che si aggira attorno ai 180-220Kg di peso.
Un maiale è più che sufficiente a coprire il fabbisogno di un paio di famiglie (volendo anche di tre), ma se un agricoltore vole trarne del reddito consiglio di tenere almeno 2-3 maiali.
Per me l'importante è che il maiale, come del resto tutti gli animali del Podere, sia "sostenibile" per la sua alimentazione (che sia interamente prodotta in azienda) e per il lavoro (ossia che una sola persona riesca a gestire gli impegni quotidiani che ogni animale richiede).
Mi piacerebbe avere boschi (meglio se di cerro e/o di castagno) da potergli dedicare come recinzione, ma per adesso ghiande e castagne vengono raccolte a mano e somministrate assieme alle granaglie.
Un buon modo per prendere le ghiande è quello di stendere un vecchio telo da olive sotto ad una quercia, ed aspettare che il vento ed il sole facciano il resto.
Per me il numero giusto è 3 animali, nati in estate e macellati nell'inverno dell'anno successivo.
5-La Capra: spesso questo animale viene denigrato per le sue presunte doti di "anarchia e caparbietà"...e forse proprio per questo è un animale che per me è eccezionale.
A differenza delle pecore, questo animale "si fa valere" mostrando una grande determinazione ed attenzione in ogni sua azione.
Adatto a vivere nelle pianure e nelle montagne più alte, in posti dove la natura è rigogliosa ed anche in quelli dove non cresce praticamente nulla: forse l'animale più frugale che possa essere allevato nel podere, che offre grandi risorse all'Agricoltore.
Il suo latte, ottimo da bere, può essere utilizzato per fare formaggi freschi (dalle robiole alle caciottine), stagionati, per fare ricotte (delicatissime...da provare) e rovaggioli.
La sua carne è buonissima, delicata nel capretto, saporita nell'animale adulto, comunque meno grassa di quella dell'agnellino e della pecora (o abbacchio): in mille preparazioni, dall'arrosto agli umidi, dal salmì ai ragù, potrete gustare un animale che spesso non viene considerato nella nostra dieta, se non occasionalmente o a Pasqua.
Il suo letame, molto buono per la vigna e gli olivi, può anche essere utilizzato per l'orto, purchè venga fatto stagionare a lungo (io lo uso abitualmente).
Ed inoltre la capra può essere utilizzata per le sue pelli e per la sua lana.
Rimane comunque la soluzione più ecologica per ripulire campi abbandonati, o per mantenere puliti argini e fossi dove è impossibile arrivare con i macchinari.
Parlerei per ore delle capre...
Nella mia zona non c'è una razza autoctona, e quindi prediligo meticci ottenuti da capre che mostrino spiccata rusticità ed adattamento ai climi freddi e caldi, e che non abbiano mammelle troppo basse perchè potrebbero rovinarsele camminando nel bosco o in terreni accidentati.
Se un agricoltore vuole avere carne e latte per uso familiare, un buon compromesso potrebbe essere quello di allevare 6-7 capre ed un becco.
Per me l'ideale sarebbe 24 capre ed un becco.
6- L'Asino: tra tutte le razze, certamente la mia preferita è quella dell'Asino Miccio Amiatino.
Animale che possiede una personalità impressionante, si sa adattare ad ogni clima e terreno, e potrebbe essere fondamentale per le piccole aziende e per i vari Agricoltori Anacronistici che ci sono in giro.
Mangia praticamente di tutto al pascolo, si accontenta di fieni anche non perfetti (purchè non presentino muffe o siano prossimi a marcire), ha poche pretese in fatto di stalla: un animale che forse è molto simile alla capra, e per questo gode della mia massima stima ed attenzione.
Se domato per la soma, con un basto potrà essere un fedele aiuto nelle varie fasi dell'esbosco, per trasportare balle di sementi, granaglie, letame, per portare ceste di uva, olive, frutta e verdura, o per spostare canestri legna da ardere, o per movimentare le presse di fieno e paglia.
Se poi fosse domato per il tiro, potrebbe essere un ottimo mezzo di trasporto all'interno dell'azienda (o per aziende limitrofe) con piccoli carretti ad un posto.
Adatto anche per la doma a sella, e quindi indicato per il trekking in terreni fortemente svantaggiati dove il più blasonato purosangue dolicomorfo non oserebbe mai avventurarsi.
E non ultimo, una montagna di buona cacca da usare per concime dell'orto e della vigna.
Per me 2 asini femmine, pronte a darmi prole per aumentare l'allevamento.
7- Avicoli assortiti: nel pollaio possono vivere anche altri avicoli oltre ai polli.
I tacchini (detti luci o billi), almeno 5, con le femmine che sono ottime covatrici (alla faccia delle incubatrici). Le uova sono comunque buone nelle frittate o per fare ripieni.
Le faraone (dette gallinelle) che sono tanto chiassose ma anche tanto buone. Ameno 6 esemplari.
Le Anatre Mute (dette nane) con la loro carne impareggiabile, sanno tenere a bada le erbe di qualsiasi prato, e sono molto territoriali nei confronti di animali estranei. Le loro uova sono adatte per fare la sfoglia ed i dolci, ma a me piacciono anche affrittellate.
In tutto 4 nane, con un maschio e tre femmine, e sempre tanti anatroccoli che spuntano e corrono ovunque.
8- Il Coniglio (detto conigliolo): bellissima la razza Leprino di Viterbo, o anche dei semplici meticci di tipo "leprato".
In molti pensano che il coniglio possa vivere sono nelle gabbie, ma se abituato gradualmente la garenna potrà rappresentare la migliore soluzione per fare conigli rustici e saporitissimi.
Allevati con fieno di erba medica di secondo taglio e con orzo in grani, possono comunque vivere bene anche nei gabbioni, purchè sia rispettata l'igiene e vengano ripuliti almeno una volta al giorno, facendo molta attenzione alle correnti d'aria fresca in inverno (sopratutto se ci sono coniglie gravide o piccoli nati da poco) e dei rimpozzi d'umidità in estate. Infatti è con l'umidità che si presenta la zanzara che può portare la mixomatosi (una malattia virale che può letteralmente sterminare un'intero allevamento in pochi giorni), ed è bene fare molta attenzione e tenere qualche pianta di geranio e di basilico (piante repellenti per le zanzare) sempre in prossimità dei gabbioni.
L'ideale sarebbe un maschio e due coniglie (3 animali deputati alla riproduzione) per il sostentamento di un'intera famiglia, ricordando che la carne di coniglio è una carne bianca ed è comunque adatta anche agli anziani ed ai bambini, e quindi può essere consumata anche con una certa frequenza (magari a differenza di quella di maiale).
9- Il Cavallo: oggi allevato per lo più per attività sportive o per semplici passeggiate, rimane il miglior mezzo di locomozione in fatto di inquinamento.
E' un animale che ho sempre ammirato, ma che solo da pochi anni stò imparando ad allevare.
Tra tutti, questo forse è l'animale con cui è più importante stringere un legame di fiducia reciproca, e che per molti anni saprà accompagnare l'Agricoltore anche nel suo quotidiano.
Una volta sellato (ma per molti anche a pelo o con un semplice sottosella) sarà possibile spostarci in azienda (per esempio per recuperare il branco delle capre che si è allontanato durante il pascolo), fare visite alle aziende vicine, e compiere veri e propri spostamenti per salire in paese.
Rimane sempre la passeggiata nelle campagne, nei boschi, magari fatta in compagnia di altri cavalieri, o anche da soli con il proprio cavallo, ma un ottimo modo di impiegare il cavallo sarebbe anche quello del tiro leggero e pesante.
Partendo dal presupposto che sto parlando di cavalli mesomorfi, meso-brachimorfi o addirittura brachimorfi, è importante rispettare il giusto rapporto fra animale e tiro, senza chiedere mai troppo al nostro compagno di lavoro.
In molti sono contrari a questo, e non voglio certo sfruttare questa lista per fare un approfondimento sul tema (che magari rimanderei ad una discussione specifica), ma io sono convinto che il cavallo possa dare molto alle piccole aziende agricole anche in fatto di trazione animale: con carri per il trasporto di materie prime, con attrezzature adeguate per lavorare la terra, per l'esbosco trainando i tronchi, o come mezzo di locomozione abituale.
Almeno un cavallo in azienda ci vorrebbe, di una razza tra i robusti e volenterosi pony come l'Avelignese ed il Bardigiano, oppure cavalli come il Murgese o ill Maremmano (magari questo che sia particolarmente robusto), sino ad arrivare al Norico e al Cavallo Agricolo TPR.
L'alimentazione sarà fatta con fieno aziendale, pascolo, e al necessario qualche granaglia.
Da annotare la montagna di cacca che, come per l'asino, è un ottimo fertilizzante.
10- Vacca da carne: La bestia vaccina rappresenta la tradizione del territorio toscano, dove la vecche sono state allevate principalmente per la carne (o con eccezioni per la duplice attitudine). Dalla Maremmana (usata anche per il lavoro) alla famosissima Chianina, dal Mucco Pisano sino alla Calvana: un bovino che sia adatto all'ambiente pedoclimatico in cui dovrà vivere e che sia "a misura d'azienda e agricoltore".
La mia idea è quella di comprare piccoli vitelli appena svezzati, di abituarli gradualmente al pascolo, e di portarli al giusto peso per la macellazione: naturalmente è fondamentale l'alimentazione che integri il pascolo, evitando radicalmente miscele industriali ed insilati, e spingendo sui vari fieni dell'azienda e le granaglie a disposizione.
Sono consapevole che così facendo ci vorrà molto più tempo per far crescere e portare a peso il vitellone, ma rimango fermo sull'idea che la fretta sia una discreta nemica dell'Agricoltura (e non solo di quella).
In più, ad ogni pulizia mattutina della stalla avrei una carriola di letame adatto per i campi da seminare.
Alleverei 3 vitelli sino a portarti al peso di commercializzazione.
Più o meno questa è la lista, naturalmente attuabile solo in virtù della forza lavoro e del terreno di cui si può disporre.
Se dovessi allevare vitelli per tenerli alla catena, allora preferirei evitare, come eviterei per suini allevati in piccoli castri di cemento o polli "costretti" in improbabili pollai: ripeto che spazio ed alimentazione sono due aspetti imprescindibili per farmi allevare un animale, altrimenti rinuncio e mi adatto in qualche altro modo.
Anche per questa lista sia chiaro che:
- non è mio intento fare un trattato sulle razze nominate, ma semplicemente evidenzierò gli aspetti che più mi interessano;
- i dati sull'alimentazione degli animali sono frutto della mia esperienza e, seppur attendibili, non vogliono essere una regola o imposizione per altri allevatori;
- in alcuni casi i nomi delle razze non sono specificati, o lo sono solo con nomi locali;
- non voglio offendere nessuno, ed esprimo solo un mio personale parere sull'argomento animali, senza voler denigrare altre razze non menzionate, allevatori o persone che la pensino in modo diverso dal mio.
A me piace anche la carne, e mangio solo quella prodotta nel mio Podere, con animali che ho visto nascere e crescere, che hanno vissuto in ambienti adeguati e con alimentazioni naturali e rispettose del loro fabbisogno.
Questo è IL MIO ELENCO, e non l'elenco che tutti dovrebbero fare o avere nel cuore...che sia chiaro!
Questa lista comprende cose che già ho, cose che non ho direttamente ma che trovo il modo di avere, e cose che vorrei avere.
In principio fu Teo, un vecchio cocker spaniel che scodinzolante, un attimo prima girava attorno alla mia carrozzina, e poco dopo vedeva muovere i miei primi passi: grazie a lui ho capito da subito che amavo gli animali, e che questi dovevano far parte della mia vita.
1-Cane: l'importanza del cane nel podere è fondamentale per mille aspetti, ma su tutti la sicurezza della casa, della corte e degli animali.
Sono molti i tipi di cani (e magari le razze) che possono essere adatti al Podere, ma la mia scelta è su tre tipi di cani: il cane che vive in casa, quello che vive nell'aia, e quello che vive con gli animali.
Il cane che vive in casa secondo me potrebbe essere di taglia media, adatto alla famiglia e agli ambienti domestici, pratico del contatto con la gente (anche estranei) e sopratutto appassionato e docile con i bimbi e gli anziani: mai comunque sprovveduto e sempre attento ai rumori esterni e agli odori "non familiari".
Non c'è una razza migliore delle altre, ma il cane dovrebbe avere il giusto temperamento tra il festoso e l'attento, pronto a giocare e a stare buono, ad essere di compagnia e a saper mostrare personalità in momenti delicati.
Poi c'è il cane che vive nell'aia, che conosce il perimetro ed i rumori ed gli odori che questo racchiude: un cane vigile, che abbia buona voce da avvisare l'agricoltore in ogni momento del giorno (e della notte). Un cane resistente a tutte le stagioni, che non tema la pioggia, il caldo o la neve, e che sia un infaticabile guardiano.
Un cane che non visiti la casa, ma che sappia stare in compagnia del cane di casa quando questo esce per i suoi bisogni: un cane che segua fedelmente l'Agricoltore nei suoi lavori giornalieri e che "lo tenga in contatto con il vane di casa".
Infine c'è il cane che vive con gli animali, dotato di una discreta rusticità, e adatto più alla vita nelle stalle e recinti che assieme alle persone. Un cane che si senta responsabile delle greggi, rispettoso dei piccoli animali e non timoroso di fronte a quelli più grandi e robusti di lui.
Solo per quest'ultimo tipo di cane mi permetterò di nominare una razza che per me è molto adatta a questa mansione: il Pastore Maremmano, che sa essere docile con i capretti ed il pollame, ma che sa essere molto convincente se un'estraneo (animale o persona) tenta di avvicinarsi troppo ai suoi protetti.
Sia chiaro che non amo cani aggressivi, e mai ne terrei uno nella mia casa, nella mia terra e con i miei animali: il cane in campagna ha il suo ruolo (ne ho appunti nominati tre diversi), le sue regole, i suoi spazi ed i suoi impegni quotidiani.
...e ci sarà sempre un Cocker nella mia vita.
2- Il Pollo: libero di razzolare durante il giorno, e custodito nel pollaio la notte, è alla base dell'auto sussistenza alimentare dell'Agricoltore (perlomeno di quello Anacronistico).
Frugale, ha bisogno di poco spazio per trascorrere la notte e per ripararsi in caso di neve o vento molto forte. Se dispone di un pascolo, trova buona parte della sua dieta in quello che c'è sopra (e sotto) il terreno.
I polli si dividono in polli da uovo, da carne e a duplice attitudine.
Tra i polli da uova la Livorno è la mia preferita: indipendentemente dalla colorazione, questa razza è un'instancabile produttrice di ottime uova, è rustica e sa tenere a bada altri avicoli più grossi di lei come anatre, oche e tacchini.
Le uova vengono usate per fare la sfoglia, i dolci e biscotti per la colazione, la frittata settimanale ed altre preparazioni.
Una "razza" considerata (sicuramente in modo improprio per la sua stazza mole ridotta) a duplice attitudine è la Mugginese: di taglia piccola, è una covatrice temeraria, oltre ad essere una discreta produttrice di uova e ad avere carni ottime.
Per la carne scelgo animali meticci derivati da incroci fatti tra i polli migliori (in fatto di resa di carne magra e rusticità), magari ottenuti anche grazie ai polli dei poderi vicini.
Tre tipi di polli, che daranno rigorosamente alimentati con granaglie aziendali (grano tenero, orzo, avena), pastoni di pane e verdure, frutta e pascolo a volontà.
Nei pastoni occasionalmente metterò anche gli scarti della lavorazione del formaggio di capra che faccio per casa, piuttosto che quelli della lavorazione della frutta per fare le marmellate, oppure di uva da vino scartata per la vinificazione (magari perchè ancora un pò acerba) o gli scarti della lavorazione del pomodoro per fare la conserva.
A seconda della stagione, tale alimentazione potrà variare, con l'occasionale aggiunta di mais.
Un aspetto da non sottovalutare è la produzione della pollina (le deiezioni dei polli): ottimo fertilizzante che apporta una discreta dose di azoto alle piante.
Tra carne, uova e Mugginesi circa 50-60 polli.
3-Il Piccione: se si dispone di spazio e tempo per fabbricarne un'ampia voliera, questa potrà darci grandi soddisfazioni anche solo allevando poche coppie di piccioni.
Animale che adoro per le sue carni, impegna poco nella sua gestione (importante tenere pulita la lettiera) ed è semplice e veloce da portare in tavola.
Fornirei una miscela in grani di favino, grano ed orzo. Sono comunque molto ghiotti anche del girasole e del mais (meglio se a chicco piccolo).
Con tre coppie potrei coprire il fabbisogno della mia famiglia, considerando che fanno anche più covate all'anno.
4-Il Maiale: su questo animale la si può pensare come si vuole, ma per me è essenziale che sia presente nel Podere.
Rigorosamente di razza Grigia, derivato da un incrocio tra femmina di Cinta Senese e maschio di Large White, è un animale che si adatta benissimo al pascolo e all'aria aperta (anche con inverni rigidi). Lo spazio e l'alimentazione sono i due elementi fondamentali per l'allevamento del maiale: ampio recinto dove possa grufolare tutto il giorno, con riparo per la notte e per il cattivo tempo (buona anche la soluzione delle arche di legno); due razioni giornaliere (mattino e sera) di granaglie aziendali (principalmente farina d'orzo o orzo in grani), erba (va bene anche falciata), frutta e verdura, castagne e ghiande.
In inverno fornisco anche dell'avena, in modo che l'animale s'incalorisca (regga meglio il freddo), e nei primi 10 mesi di vita do abbondante favino (macinato).
Generalmente macello il maiale quando ha 18 mesi di vita, e più o meno un peso che si aggira attorno ai 180-220Kg di peso.
Un maiale è più che sufficiente a coprire il fabbisogno di un paio di famiglie (volendo anche di tre), ma se un agricoltore vole trarne del reddito consiglio di tenere almeno 2-3 maiali.
Per me l'importante è che il maiale, come del resto tutti gli animali del Podere, sia "sostenibile" per la sua alimentazione (che sia interamente prodotta in azienda) e per il lavoro (ossia che una sola persona riesca a gestire gli impegni quotidiani che ogni animale richiede).
Mi piacerebbe avere boschi (meglio se di cerro e/o di castagno) da potergli dedicare come recinzione, ma per adesso ghiande e castagne vengono raccolte a mano e somministrate assieme alle granaglie.
Un buon modo per prendere le ghiande è quello di stendere un vecchio telo da olive sotto ad una quercia, ed aspettare che il vento ed il sole facciano il resto.
Per me il numero giusto è 3 animali, nati in estate e macellati nell'inverno dell'anno successivo.
5-La Capra: spesso questo animale viene denigrato per le sue presunte doti di "anarchia e caparbietà"...e forse proprio per questo è un animale che per me è eccezionale.
A differenza delle pecore, questo animale "si fa valere" mostrando una grande determinazione ed attenzione in ogni sua azione.
Adatto a vivere nelle pianure e nelle montagne più alte, in posti dove la natura è rigogliosa ed anche in quelli dove non cresce praticamente nulla: forse l'animale più frugale che possa essere allevato nel podere, che offre grandi risorse all'Agricoltore.
Il suo latte, ottimo da bere, può essere utilizzato per fare formaggi freschi (dalle robiole alle caciottine), stagionati, per fare ricotte (delicatissime...da provare) e rovaggioli.
La sua carne è buonissima, delicata nel capretto, saporita nell'animale adulto, comunque meno grassa di quella dell'agnellino e della pecora (o abbacchio): in mille preparazioni, dall'arrosto agli umidi, dal salmì ai ragù, potrete gustare un animale che spesso non viene considerato nella nostra dieta, se non occasionalmente o a Pasqua.
Il suo letame, molto buono per la vigna e gli olivi, può anche essere utilizzato per l'orto, purchè venga fatto stagionare a lungo (io lo uso abitualmente).
Ed inoltre la capra può essere utilizzata per le sue pelli e per la sua lana.
Rimane comunque la soluzione più ecologica per ripulire campi abbandonati, o per mantenere puliti argini e fossi dove è impossibile arrivare con i macchinari.
Parlerei per ore delle capre...
Nella mia zona non c'è una razza autoctona, e quindi prediligo meticci ottenuti da capre che mostrino spiccata rusticità ed adattamento ai climi freddi e caldi, e che non abbiano mammelle troppo basse perchè potrebbero rovinarsele camminando nel bosco o in terreni accidentati.
Se un agricoltore vuole avere carne e latte per uso familiare, un buon compromesso potrebbe essere quello di allevare 6-7 capre ed un becco.
Per me l'ideale sarebbe 24 capre ed un becco.
6- L'Asino: tra tutte le razze, certamente la mia preferita è quella dell'Asino Miccio Amiatino.
Animale che possiede una personalità impressionante, si sa adattare ad ogni clima e terreno, e potrebbe essere fondamentale per le piccole aziende e per i vari Agricoltori Anacronistici che ci sono in giro.
Mangia praticamente di tutto al pascolo, si accontenta di fieni anche non perfetti (purchè non presentino muffe o siano prossimi a marcire), ha poche pretese in fatto di stalla: un animale che forse è molto simile alla capra, e per questo gode della mia massima stima ed attenzione.
Se domato per la soma, con un basto potrà essere un fedele aiuto nelle varie fasi dell'esbosco, per trasportare balle di sementi, granaglie, letame, per portare ceste di uva, olive, frutta e verdura, o per spostare canestri legna da ardere, o per movimentare le presse di fieno e paglia.
Se poi fosse domato per il tiro, potrebbe essere un ottimo mezzo di trasporto all'interno dell'azienda (o per aziende limitrofe) con piccoli carretti ad un posto.
Adatto anche per la doma a sella, e quindi indicato per il trekking in terreni fortemente svantaggiati dove il più blasonato purosangue dolicomorfo non oserebbe mai avventurarsi.
E non ultimo, una montagna di buona cacca da usare per concime dell'orto e della vigna.
Per me 2 asini femmine, pronte a darmi prole per aumentare l'allevamento.
7- Avicoli assortiti: nel pollaio possono vivere anche altri avicoli oltre ai polli.
I tacchini (detti luci o billi), almeno 5, con le femmine che sono ottime covatrici (alla faccia delle incubatrici). Le uova sono comunque buone nelle frittate o per fare ripieni.
Le faraone (dette gallinelle) che sono tanto chiassose ma anche tanto buone. Ameno 6 esemplari.
Le Anatre Mute (dette nane) con la loro carne impareggiabile, sanno tenere a bada le erbe di qualsiasi prato, e sono molto territoriali nei confronti di animali estranei. Le loro uova sono adatte per fare la sfoglia ed i dolci, ma a me piacciono anche affrittellate.
In tutto 4 nane, con un maschio e tre femmine, e sempre tanti anatroccoli che spuntano e corrono ovunque.
8- Il Coniglio (detto conigliolo): bellissima la razza Leprino di Viterbo, o anche dei semplici meticci di tipo "leprato".
In molti pensano che il coniglio possa vivere sono nelle gabbie, ma se abituato gradualmente la garenna potrà rappresentare la migliore soluzione per fare conigli rustici e saporitissimi.
Allevati con fieno di erba medica di secondo taglio e con orzo in grani, possono comunque vivere bene anche nei gabbioni, purchè sia rispettata l'igiene e vengano ripuliti almeno una volta al giorno, facendo molta attenzione alle correnti d'aria fresca in inverno (sopratutto se ci sono coniglie gravide o piccoli nati da poco) e dei rimpozzi d'umidità in estate. Infatti è con l'umidità che si presenta la zanzara che può portare la mixomatosi (una malattia virale che può letteralmente sterminare un'intero allevamento in pochi giorni), ed è bene fare molta attenzione e tenere qualche pianta di geranio e di basilico (piante repellenti per le zanzare) sempre in prossimità dei gabbioni.
L'ideale sarebbe un maschio e due coniglie (3 animali deputati alla riproduzione) per il sostentamento di un'intera famiglia, ricordando che la carne di coniglio è una carne bianca ed è comunque adatta anche agli anziani ed ai bambini, e quindi può essere consumata anche con una certa frequenza (magari a differenza di quella di maiale).
9- Il Cavallo: oggi allevato per lo più per attività sportive o per semplici passeggiate, rimane il miglior mezzo di locomozione in fatto di inquinamento.
E' un animale che ho sempre ammirato, ma che solo da pochi anni stò imparando ad allevare.
Tra tutti, questo forse è l'animale con cui è più importante stringere un legame di fiducia reciproca, e che per molti anni saprà accompagnare l'Agricoltore anche nel suo quotidiano.
Una volta sellato (ma per molti anche a pelo o con un semplice sottosella) sarà possibile spostarci in azienda (per esempio per recuperare il branco delle capre che si è allontanato durante il pascolo), fare visite alle aziende vicine, e compiere veri e propri spostamenti per salire in paese.
Rimane sempre la passeggiata nelle campagne, nei boschi, magari fatta in compagnia di altri cavalieri, o anche da soli con il proprio cavallo, ma un ottimo modo di impiegare il cavallo sarebbe anche quello del tiro leggero e pesante.
Partendo dal presupposto che sto parlando di cavalli mesomorfi, meso-brachimorfi o addirittura brachimorfi, è importante rispettare il giusto rapporto fra animale e tiro, senza chiedere mai troppo al nostro compagno di lavoro.
In molti sono contrari a questo, e non voglio certo sfruttare questa lista per fare un approfondimento sul tema (che magari rimanderei ad una discussione specifica), ma io sono convinto che il cavallo possa dare molto alle piccole aziende agricole anche in fatto di trazione animale: con carri per il trasporto di materie prime, con attrezzature adeguate per lavorare la terra, per l'esbosco trainando i tronchi, o come mezzo di locomozione abituale.
Almeno un cavallo in azienda ci vorrebbe, di una razza tra i robusti e volenterosi pony come l'Avelignese ed il Bardigiano, oppure cavalli come il Murgese o ill Maremmano (magari questo che sia particolarmente robusto), sino ad arrivare al Norico e al Cavallo Agricolo TPR.
L'alimentazione sarà fatta con fieno aziendale, pascolo, e al necessario qualche granaglia.
Da annotare la montagna di cacca che, come per l'asino, è un ottimo fertilizzante.
10- Vacca da carne: La bestia vaccina rappresenta la tradizione del territorio toscano, dove la vecche sono state allevate principalmente per la carne (o con eccezioni per la duplice attitudine). Dalla Maremmana (usata anche per il lavoro) alla famosissima Chianina, dal Mucco Pisano sino alla Calvana: un bovino che sia adatto all'ambiente pedoclimatico in cui dovrà vivere e che sia "a misura d'azienda e agricoltore".
La mia idea è quella di comprare piccoli vitelli appena svezzati, di abituarli gradualmente al pascolo, e di portarli al giusto peso per la macellazione: naturalmente è fondamentale l'alimentazione che integri il pascolo, evitando radicalmente miscele industriali ed insilati, e spingendo sui vari fieni dell'azienda e le granaglie a disposizione.
Sono consapevole che così facendo ci vorrà molto più tempo per far crescere e portare a peso il vitellone, ma rimango fermo sull'idea che la fretta sia una discreta nemica dell'Agricoltura (e non solo di quella).
In più, ad ogni pulizia mattutina della stalla avrei una carriola di letame adatto per i campi da seminare.
Alleverei 3 vitelli sino a portarti al peso di commercializzazione.
Più o meno questa è la lista, naturalmente attuabile solo in virtù della forza lavoro e del terreno di cui si può disporre.
Se dovessi allevare vitelli per tenerli alla catena, allora preferirei evitare, come eviterei per suini allevati in piccoli castri di cemento o polli "costretti" in improbabili pollai: ripeto che spazio ed alimentazione sono due aspetti imprescindibili per farmi allevare un animale, altrimenti rinuncio e mi adatto in qualche altro modo.
domenica 15 dicembre 2013
Lista n°1: le colture
La prima lista è forse la più difficile: tanto perchè è la prima, quanto perchè è frutto di una ricerca che ho fatto nella mia vita.
Sia chiaro che:
- i dati che riporto sono frutto della mia esperienza, ma non sono assolutamente da considerarsi assoluti;
- in alcuni casi i nomi delle varietà non sono specificati, o lo sono solo con nomi locali;
. per le colture arboree ho elencato diverse varietà che sono originarie di parti diverse della toscana e/o dell'appennino centrale, ma che non sono necessariamente specifiche del luogo dove vivo;
- non voglio offendere nessuno, ed esprimo solo un mio parere sull'argomento colture, senza voler denigrare altre varietà non menzionate, produttori o persone che la pensino in modo diverso dal mio.
Questo è IL MIO ELENCO, e non l'elenco che tutti dovrebbero fare o avere nel cuore...che sia chiaro!
Questa lista comprende cose che già ho, cose che non ho direttamente ma che trovo il modo di avere, e cose che vorrei avere.
Le colture NON SONO MESSE IN ORDINE D'IMPORTANZA, ma semplicemente per come mi vengono in mente al momento che le scrivo.
Partiamo con le colture erbacee:
1- Farro: non certo perchè va tanto di moda, ma perchè è un cereale che ben si adatterebbe ai miei terreni e (forse) anche ai miei climi. Indicato per alimentazione umana, sia come zuppa che come minestra, sia come base per insalate che come condimento per umidi, è ottimo anche per la produzione di farina. Mia moglie usa spesso la farina di farro per fare delle torte salate (sublime quella con la bietola, il caprino stagionato ed i pinoli che mi ha fatto la scorsa settimana), per fare dei dolci ed anche mescolata a quella di grano tenero per fare il pane.
Me ne occorrerebbe circa 0.25Ha
Inoltre può trovare interessante impiego in campo zootecnico per alimentare i maiali.
2- Grano Tenero: i polli dovranno pur mangiare, no? E poi il tenero è la farina perfetta, utilizzata per fare pane, dolci, focacce, biscotti e torte salate o dolci.
Me ne occorrerebbe circa 0.50Ha
3- Orzo: fondamentale per l'alimentazione dei miei animali. La base per i maiali, l'arricchimento per i polli, l'aiuto per i conigli, l'incentivo per le capre. Senza orzo non potrei restare. Coltura certamente meno esigente del grano, che sino a febbraio può essere seminata...e se l'annata dovesse andare male va bene anche falciarla a fine maggio, e diventa un ottimo foraggio per le capre e per i cavalli (provare per credere).
Me ne occorrerebbe almeno 1.50Ha (ma se fosse di più sarebbe meglio).
4-Favino: la dicotiledone che preferisco perchè arricchisce il terreno di azoto (e quindi non sono necessarie successive concimazioni per le colture che la succedono) ed è ottima per il sovescio nella vigna, nel frutteto, negli olivi e nei campi.
La granella la utilizzo in due modi: a bagno per due giorni oppure macinata. In entrambi i casi è fondamentale per i miei maiali, sopratutto da quando hanno 30Kg sino a quando superano i 120-150Kg.
Il Favino porta proteine all'animale, e queste fanno massa magra, lavorando sull'accrescimento delle parti muscolari.
Io non uso alcun tipo di miscele aziendali, e questa leguminosa li aiuta nella crescita (sempre affiancata dall'orzo, da molta erba, verdure e frutta, castagne e ghiande).
Me ne occorrerebbe...la medesima quantità dell'orzo seminato l'anno precedente, poichè la uso in alternanza in modo da fare una rotazione biennale con questo, o triennale con altre colture come il grano tenero.
5-Avena (biada): La biada è ottima per essere seminata in terreni da recuperare, permette copiosi sfalci per il fieno da cavalli, la sua granella è indicata per le capre (un pugno alla sera quando c'è la neve), per i conigli (mescolata all'orzo quando le temperature vanno sotto zero), per i polli (assieme al pastone invernale) e per le capre (durante il periodo dei calori).
Il problema è che questa coltura attira i cinghiali, e se viene seminata in un campo sprovvisto di idonea recinzione...il raccolto sarà compromesso.
Ma mi piace perchè è una pianta di poche pretese...pioniera direi, che non ha bisogno di chissà quali lavorazioni o concimazioni, e che riesce sempre a stupire.
Me ne occorrerebbe 1.00Ha (cinghiali permettendo).
6- Un prato stabile di Trifoglio, Loietto, Ginestrino e Festuca.
Questo mix è perfetto per cavalli e capre, non spinge e offre discrete produzioni per molti anni (anche più di dieci in alcuni casi): vuol dire che non c'è bisogno di sfare il prato e rifarlo, evitando copiosi consumi per arature e lavorazioni successive, per il seme e la semina.
Regge molto bene al vento, alla siccità, alla pioggia e al freddo.
Me ne occorrerebbe almeno 3.50Ha (sempre che in azienda non aumentino gli erbivori)
passiamo adesso alle orticole...
7- Zucchino Fiorentino
8- Pomodoro Canestrino di Pisa (o Pisanello)
9- Pomodoro Costoluto di Firenze
10- Cavolo nero Toscano
11- Cipolla Rossa di Firenze
12- Cipolla di Certaldo
13- Aglio rosso
14- Carciofo Violetto
15- Fagiolo Zolfino
16- Patata Bianca (var. toscana)
17- Patata Rossa (var. toscana)
...e poi Bietole a Coste, Insalate, molti radicchi, peperoni Pescaresi, peperoni "quadrati", peperoncini piccanti assortiti (anche da fare ripieni), cavolfiore, cavolo verza e cavolo broccolo, fagiolini, sedano, finocchio...e tutto quello che cresce bene nella mia terra.
18- Di rivelante interesse anche un'area dedicata alle erbe aromatiche ed alle medicinali, ma di questo argomento specifico mi ripropongo di riparlarne in un post interamente dedicato.
Poi vengono le colture arboree.
19- Il Castagno. In assoluto è l'arborea che prediligo. Ogni mio senso, e l'animo mio tutto è appagato da questa pianta Meravigliosa.
Naturalmente per avere il castagno ci vuole la terra giusta, poi la giusta altitudine, esposizione e clima.
Parto dal fusto ed i rami: con i polloni ed i fittoni si possono realizzare bastoni e manici utili per mille impieghi, o pali e travetti con polloni di svariati anni. Con la buccia di questi si possono fare canestri e ceste, con il legno più vecchio possiamo realizzare moltissimi manufatti (da piccoli oggetti, sino agli infissi, i mobili, i tini e le botti, etc.) ed è una discreta legna per essere arsa (ma è bene che sia almeno un poco stata stagionata). Le foglie sono adatte, assieme ai ricci vuoti, per avviare il fuoco di casa, e da sole per uso lettiera degli animali, per pacciamamare nell'orto, tingere i tessuti, per rivestire i formaggi in stagionatura, come foraggio per le capre e chissà quanti altri utilizzi.
Il fiore è nobile per l'apicoltura, ed io sono un vero estimatore di questo miele.
E poi il frutto: dal consumo fresco, sino a quello essiccato (in essiccatoio o in bocca di forno), per realizzare le marmellate (una vera gioia di vita per me), molti dolci, piatti e manicaretti, sino alla farina (la usiamo principalmente per fare il castagnaccio, i biscotti e la polenta).
Della pianta di castagno mi piace il fresco che regala in estate, il rumore delle sue foglie mosse dal vento, l'odore dei suoi fiori e della legna appena segata, e poi è una pianta possente, temeraria e longeva.
L'ideale sarebbe avere almeno 1.00Ha di castagneto da frutto.
20- L'olivo. Categoricamente in cultivar autoctone, pronto a divenire matto se le olive sono piccole o non si staccano dal picciolo per essere colte. Assieme al castagno, questa è una pianta dai mille impieghi, e tanto in falegnameria (dagli utensili da cucina sino ai mobiletti), che nella pancia del camino o della stufa (la potatura di olivo è ottima per fare calore), il suo legname è apprezzabile.
I residui di potatura poi sono ottimo foraggio per le capre, e quanto ne rimane può alimentare il forno a legna per la cottura del pane.
Le olive poi, al forno, in salamoia, sotto sale, in patè trovano nobili postazioni sulla tavola quotidiana.
Ed infine l'olio, l'oro liquido, adatto per condire, per cucinare, per conservare (verdure e carni sottolio fanno parte della mia tradizione familiare) e per i mille rimedi casalinghi di mia moglie (dall'ungere i cardini sino a preparati con le erbe).
Per l'olio ad uso domestico basterebbero 30-35 piante, ma con 200 piante si avrebbe anche un reddito minimo utile al sostentamento del podere.
20- L'olmo. Pianta utilizzata per fabbricare utensili agricoli (resiste molto bene all'acqua e all'umidità). La legna non è molto adatta per essere arsa (anche se all'occorrenza ci si adatta), ma è comunque una pianta che fa ottima ombra, indicata per diverse cure tradizionali, discreta foraggera (le foglie) per le vacche.
Basterebbe anche solo averne un paio di piante vicino al pozzo, ma l'ideale è averne un sieponale lungo il fossi.
Può essere impiegata come tutore nella vigna per fare la vite maritata, oppure a capofila per reggere i fili del filare.
21- Il Salice da Vimini. Con le vettine (prima che spuntino le foglie) si fa un fascio, che poi viene abilmente tenuto a mollo (in acqua) e lontano dalla luce per i mesi a seguire. Le useremo per legare la vite (legatura del tronco), per legare le canne dei pomodori, per intrecciare panieri o simili.
Quando si ha il raffreddore o siamo affaticati da una giornata di duro lavoro nei campi, si usa succhiarne qualche foglia che, come dicevano i vecchi, ti tira su a modino.
Per evitare di usare spaghi e legacci di plastica, è bene averne diverse piante ed assicurarsi copiose scorte di vettini, pronti ai tanti utilizzi richiesti in campagna.
Quindi almeno 10 piante andrebbero tenute.
22- La Vite. Non può mancare nel podere la possibilità di fare il vino, ma anche di avere uva fresca da consumare, da appassire per i mesi a venire (per consumo diretto o per dolci), per la marmellata (ottime anche quelle abbinate alle pere o alle mele), per le gelatine, per i succhi di frutta.
Dopo la potatura i tralci vengono affastellati (raggruppati in piccole fascine), stivati e messi ad essiccare: alimenteranno il forno nel fuoco settimanale.
Inoltre, una volta che le foglie saranno cadute, la vigna rappresenterà un discreto pascolo per le mie capre, almeno sino al momento dell'occhiatura dei germogli.
Rigorosamente di varietà autoctone, o comunque toscane, alla faccia dei vitigni internazionali più blasonati, e con la convinzione che una vite autoctona avrà sempre minor bisogno di assistenza e cura (sopratutto per malattie ed insetti) rispetto ad una che ha "profonde radici storiche in quel territorio".
La vigna assicurerà il vino per la famiglia, ed anche solo 0.10Ha potrebbero assicurare la giusta quantità, ma se come per l'olivo si vuole provare ad avere un reddito, 1.00Ha rappresenta un buon impegno per me, considerando che un'estensione maggiore avrei serie difficoltà a gestirla (vista la mole di lavoro che già ho oltre alla vigna).
Passiamo adesso alle cultivar da frutta.
23- Il Melo. Di varietà Decio (o Nesta), San Giovanni, Rossa di Firenze, Rotella ed altre. Tutte toscane, e a maturazione a scalare, in modo da assicurarsi mele per molti mesi all'anno.
Per consumo fresco, per marmellate, per sciropparle, per essiccarle e per i succhi di frutta.
Almeno 15 piante per uso domestico (a me piace molto la mela).
23- Il Melograno. Purchè siano esposti il più possibile al sole, e riparati dai venti freddi di tramontana e grecale, sono immancabili nell'aia del podere o nell'orto.
Almeno 1 pianta.
24- Il Pero. Di varietà Volpina, Fiasca, Vernina, Briaca (o Cocomerina), Lardaia e Arancina. Tutte più o mno toscane, o comunque radicate nel territorio, a maturazione scalare.
Come per i Meli, per il consumo fresco dei frutti, per le marmellate, per essiccarle, per sciropparle, per fare le puree, per i succhi di frutta e per aromatizzare le grappe poco buone che mi hanno regalato.
Il legno di pero, semmai una pianta necessitasse di potature importanti, è molto duro è può essere usato come manico per martelli o utensili da colpo.
Almeno 15 piante per uso domestico.
25- Il Pesco. Di varietà di Vigna e Saturnina. Due varietà che fanno frutti piccoli, ma buonissimi.
Le piante possono essere messe anche nella vigna a capofila o fungendo da tutore direttamente alla pianta.
In tutto 10 piante tenute a corto (potate basse) possono bastare per la famiglia.
La frutta viene principalmente usata per il consumo fresco, per essere essiccate e per le marmellate.
26- L'Albicocco. La varietà precoce Toscana è molto diffusa, ma in annate di freddo marzolino ci possono essere cospicui cali di produzione.
La frutta, fresca e consumata direttamente (spesso proprio sotto alla pianta), o lavorata in marmellata, o sciroppata oppure essiccata, è una delle più buone che ci siano.
Poche piante, 3 al massimo, bastano per l'utilizzo familiare.
27- I Susini. La Verdacchia, la San Giovanni e la Coscia di Monaca sono le mie preferite.
Utilizzate come per le pesche, sono comunque molto presenti nei terreni del podere.
Circa 15 piante sono una quantità più che sufficiente a soddisfare il fabbisogno della mia famiglia, e degli animali che pascolano sotto di essi (galline e tacchini su tutti).
28- Il Ciliegio. Rigorosamente nell'aia, la Varietà dolce detta Durona giugnola è forse la più apprezzata, assieme all'Acquaiola a pasta bianca.
Il Ciliegio Acido (o selvatico) è poi sono usato come tutori della vite, o come pianta da sieponali tra vari campi.
Sotto zucchero, nella grappa, in marmellata, ma sopratutto mangiate fresche e magari mentre vengono colte.
Almeno 2 ciliegi dolci ed un numero imprecisato di ciliegi acidi.
29- Il Fico. Generalmente posto accanto al pozzo o nel pollaio.
Il Dottato, il Borgiotto nero di Firenze ed il Piombinese.
I fichi, oltre che per consumo fresco (ottimi con il pane appena sfornato), sono ottimi nella marmellata (per me una delle migliori assieme a quella di castagne e quella di more di rovo) ed essiccati (e poi accompagnati alle noci).
Le foglie secchie sono buone per alimentare il forno a legna o per pacciamare i carciofi.
Una pianta per vaietà, e quindi 3 in tutto.
30- Melo Cotogno. Per la marmellata, almeno una pianta ci deve essere.
31- Noce. Pianta dai mille utilizzi, è certamente adatta per fare ombra nell'aia, per le noci, e per l'utilizzo del legname (dalla falegnameria alla stufa).
Con le foglie secche si alimenta il forno a legna, mentre con quelle verdi si possono rivestire le forme di pecorino che devono stagionare.
Con il mallo della drupe, colte rigorosamente il giorno di San Giovanni, si fa il nocino.
Inoltre le foglie ed il mallo è utilizzato anche per tingere le stoffe ed il legno.
Almeno un noce ci vuole, ma per me il giusto numero è di 3 piante.
Ci sarebbero molte altre piante, ma per praticità mi fermo qui, riservandomi di aggiungere qualcosa in un secondo tempo.
Sia chiaro che:
- i dati che riporto sono frutto della mia esperienza, ma non sono assolutamente da considerarsi assoluti;
- in alcuni casi i nomi delle varietà non sono specificati, o lo sono solo con nomi locali;
. per le colture arboree ho elencato diverse varietà che sono originarie di parti diverse della toscana e/o dell'appennino centrale, ma che non sono necessariamente specifiche del luogo dove vivo;
- non voglio offendere nessuno, ed esprimo solo un mio parere sull'argomento colture, senza voler denigrare altre varietà non menzionate, produttori o persone che la pensino in modo diverso dal mio.
Questo è IL MIO ELENCO, e non l'elenco che tutti dovrebbero fare o avere nel cuore...che sia chiaro!
Questa lista comprende cose che già ho, cose che non ho direttamente ma che trovo il modo di avere, e cose che vorrei avere.
Le colture NON SONO MESSE IN ORDINE D'IMPORTANZA, ma semplicemente per come mi vengono in mente al momento che le scrivo.
Partiamo con le colture erbacee:
1- Farro: non certo perchè va tanto di moda, ma perchè è un cereale che ben si adatterebbe ai miei terreni e (forse) anche ai miei climi. Indicato per alimentazione umana, sia come zuppa che come minestra, sia come base per insalate che come condimento per umidi, è ottimo anche per la produzione di farina. Mia moglie usa spesso la farina di farro per fare delle torte salate (sublime quella con la bietola, il caprino stagionato ed i pinoli che mi ha fatto la scorsa settimana), per fare dei dolci ed anche mescolata a quella di grano tenero per fare il pane.
Me ne occorrerebbe circa 0.25Ha
Inoltre può trovare interessante impiego in campo zootecnico per alimentare i maiali.
2- Grano Tenero: i polli dovranno pur mangiare, no? E poi il tenero è la farina perfetta, utilizzata per fare pane, dolci, focacce, biscotti e torte salate o dolci.
Me ne occorrerebbe circa 0.50Ha
3- Orzo: fondamentale per l'alimentazione dei miei animali. La base per i maiali, l'arricchimento per i polli, l'aiuto per i conigli, l'incentivo per le capre. Senza orzo non potrei restare. Coltura certamente meno esigente del grano, che sino a febbraio può essere seminata...e se l'annata dovesse andare male va bene anche falciarla a fine maggio, e diventa un ottimo foraggio per le capre e per i cavalli (provare per credere).
Me ne occorrerebbe almeno 1.50Ha (ma se fosse di più sarebbe meglio).
4-Favino: la dicotiledone che preferisco perchè arricchisce il terreno di azoto (e quindi non sono necessarie successive concimazioni per le colture che la succedono) ed è ottima per il sovescio nella vigna, nel frutteto, negli olivi e nei campi.
La granella la utilizzo in due modi: a bagno per due giorni oppure macinata. In entrambi i casi è fondamentale per i miei maiali, sopratutto da quando hanno 30Kg sino a quando superano i 120-150Kg.
Il Favino porta proteine all'animale, e queste fanno massa magra, lavorando sull'accrescimento delle parti muscolari.
Io non uso alcun tipo di miscele aziendali, e questa leguminosa li aiuta nella crescita (sempre affiancata dall'orzo, da molta erba, verdure e frutta, castagne e ghiande).
Me ne occorrerebbe...la medesima quantità dell'orzo seminato l'anno precedente, poichè la uso in alternanza in modo da fare una rotazione biennale con questo, o triennale con altre colture come il grano tenero.
5-Avena (biada): La biada è ottima per essere seminata in terreni da recuperare, permette copiosi sfalci per il fieno da cavalli, la sua granella è indicata per le capre (un pugno alla sera quando c'è la neve), per i conigli (mescolata all'orzo quando le temperature vanno sotto zero), per i polli (assieme al pastone invernale) e per le capre (durante il periodo dei calori).
Il problema è che questa coltura attira i cinghiali, e se viene seminata in un campo sprovvisto di idonea recinzione...il raccolto sarà compromesso.
Ma mi piace perchè è una pianta di poche pretese...pioniera direi, che non ha bisogno di chissà quali lavorazioni o concimazioni, e che riesce sempre a stupire.
Me ne occorrerebbe 1.00Ha (cinghiali permettendo).
6- Un prato stabile di Trifoglio, Loietto, Ginestrino e Festuca.
Questo mix è perfetto per cavalli e capre, non spinge e offre discrete produzioni per molti anni (anche più di dieci in alcuni casi): vuol dire che non c'è bisogno di sfare il prato e rifarlo, evitando copiosi consumi per arature e lavorazioni successive, per il seme e la semina.
Regge molto bene al vento, alla siccità, alla pioggia e al freddo.
Me ne occorrerebbe almeno 3.50Ha (sempre che in azienda non aumentino gli erbivori)
passiamo adesso alle orticole...
7- Zucchino Fiorentino
8- Pomodoro Canestrino di Pisa (o Pisanello)
9- Pomodoro Costoluto di Firenze
10- Cavolo nero Toscano
11- Cipolla Rossa di Firenze
12- Cipolla di Certaldo
13- Aglio rosso
14- Carciofo Violetto
15- Fagiolo Zolfino
16- Patata Bianca (var. toscana)
17- Patata Rossa (var. toscana)
...e poi Bietole a Coste, Insalate, molti radicchi, peperoni Pescaresi, peperoni "quadrati", peperoncini piccanti assortiti (anche da fare ripieni), cavolfiore, cavolo verza e cavolo broccolo, fagiolini, sedano, finocchio...e tutto quello che cresce bene nella mia terra.
18- Di rivelante interesse anche un'area dedicata alle erbe aromatiche ed alle medicinali, ma di questo argomento specifico mi ripropongo di riparlarne in un post interamente dedicato.
Poi vengono le colture arboree.
19- Il Castagno. In assoluto è l'arborea che prediligo. Ogni mio senso, e l'animo mio tutto è appagato da questa pianta Meravigliosa.
Naturalmente per avere il castagno ci vuole la terra giusta, poi la giusta altitudine, esposizione e clima.
Parto dal fusto ed i rami: con i polloni ed i fittoni si possono realizzare bastoni e manici utili per mille impieghi, o pali e travetti con polloni di svariati anni. Con la buccia di questi si possono fare canestri e ceste, con il legno più vecchio possiamo realizzare moltissimi manufatti (da piccoli oggetti, sino agli infissi, i mobili, i tini e le botti, etc.) ed è una discreta legna per essere arsa (ma è bene che sia almeno un poco stata stagionata). Le foglie sono adatte, assieme ai ricci vuoti, per avviare il fuoco di casa, e da sole per uso lettiera degli animali, per pacciamamare nell'orto, tingere i tessuti, per rivestire i formaggi in stagionatura, come foraggio per le capre e chissà quanti altri utilizzi.
Il fiore è nobile per l'apicoltura, ed io sono un vero estimatore di questo miele.
E poi il frutto: dal consumo fresco, sino a quello essiccato (in essiccatoio o in bocca di forno), per realizzare le marmellate (una vera gioia di vita per me), molti dolci, piatti e manicaretti, sino alla farina (la usiamo principalmente per fare il castagnaccio, i biscotti e la polenta).
Della pianta di castagno mi piace il fresco che regala in estate, il rumore delle sue foglie mosse dal vento, l'odore dei suoi fiori e della legna appena segata, e poi è una pianta possente, temeraria e longeva.
L'ideale sarebbe avere almeno 1.00Ha di castagneto da frutto.
20- L'olivo. Categoricamente in cultivar autoctone, pronto a divenire matto se le olive sono piccole o non si staccano dal picciolo per essere colte. Assieme al castagno, questa è una pianta dai mille impieghi, e tanto in falegnameria (dagli utensili da cucina sino ai mobiletti), che nella pancia del camino o della stufa (la potatura di olivo è ottima per fare calore), il suo legname è apprezzabile.
I residui di potatura poi sono ottimo foraggio per le capre, e quanto ne rimane può alimentare il forno a legna per la cottura del pane.
Le olive poi, al forno, in salamoia, sotto sale, in patè trovano nobili postazioni sulla tavola quotidiana.
Ed infine l'olio, l'oro liquido, adatto per condire, per cucinare, per conservare (verdure e carni sottolio fanno parte della mia tradizione familiare) e per i mille rimedi casalinghi di mia moglie (dall'ungere i cardini sino a preparati con le erbe).
Per l'olio ad uso domestico basterebbero 30-35 piante, ma con 200 piante si avrebbe anche un reddito minimo utile al sostentamento del podere.
20- L'olmo. Pianta utilizzata per fabbricare utensili agricoli (resiste molto bene all'acqua e all'umidità). La legna non è molto adatta per essere arsa (anche se all'occorrenza ci si adatta), ma è comunque una pianta che fa ottima ombra, indicata per diverse cure tradizionali, discreta foraggera (le foglie) per le vacche.
Basterebbe anche solo averne un paio di piante vicino al pozzo, ma l'ideale è averne un sieponale lungo il fossi.
Può essere impiegata come tutore nella vigna per fare la vite maritata, oppure a capofila per reggere i fili del filare.
21- Il Salice da Vimini. Con le vettine (prima che spuntino le foglie) si fa un fascio, che poi viene abilmente tenuto a mollo (in acqua) e lontano dalla luce per i mesi a seguire. Le useremo per legare la vite (legatura del tronco), per legare le canne dei pomodori, per intrecciare panieri o simili.
Quando si ha il raffreddore o siamo affaticati da una giornata di duro lavoro nei campi, si usa succhiarne qualche foglia che, come dicevano i vecchi, ti tira su a modino.
Per evitare di usare spaghi e legacci di plastica, è bene averne diverse piante ed assicurarsi copiose scorte di vettini, pronti ai tanti utilizzi richiesti in campagna.
Quindi almeno 10 piante andrebbero tenute.
22- La Vite. Non può mancare nel podere la possibilità di fare il vino, ma anche di avere uva fresca da consumare, da appassire per i mesi a venire (per consumo diretto o per dolci), per la marmellata (ottime anche quelle abbinate alle pere o alle mele), per le gelatine, per i succhi di frutta.
Dopo la potatura i tralci vengono affastellati (raggruppati in piccole fascine), stivati e messi ad essiccare: alimenteranno il forno nel fuoco settimanale.
Inoltre, una volta che le foglie saranno cadute, la vigna rappresenterà un discreto pascolo per le mie capre, almeno sino al momento dell'occhiatura dei germogli.
Rigorosamente di varietà autoctone, o comunque toscane, alla faccia dei vitigni internazionali più blasonati, e con la convinzione che una vite autoctona avrà sempre minor bisogno di assistenza e cura (sopratutto per malattie ed insetti) rispetto ad una che ha "profonde radici storiche in quel territorio".
La vigna assicurerà il vino per la famiglia, ed anche solo 0.10Ha potrebbero assicurare la giusta quantità, ma se come per l'olivo si vuole provare ad avere un reddito, 1.00Ha rappresenta un buon impegno per me, considerando che un'estensione maggiore avrei serie difficoltà a gestirla (vista la mole di lavoro che già ho oltre alla vigna).
Passiamo adesso alle cultivar da frutta.
23- Il Melo. Di varietà Decio (o Nesta), San Giovanni, Rossa di Firenze, Rotella ed altre. Tutte toscane, e a maturazione a scalare, in modo da assicurarsi mele per molti mesi all'anno.
Per consumo fresco, per marmellate, per sciropparle, per essiccarle e per i succhi di frutta.
Almeno 15 piante per uso domestico (a me piace molto la mela).
23- Il Melograno. Purchè siano esposti il più possibile al sole, e riparati dai venti freddi di tramontana e grecale, sono immancabili nell'aia del podere o nell'orto.
Almeno 1 pianta.
24- Il Pero. Di varietà Volpina, Fiasca, Vernina, Briaca (o Cocomerina), Lardaia e Arancina. Tutte più o mno toscane, o comunque radicate nel territorio, a maturazione scalare.
Come per i Meli, per il consumo fresco dei frutti, per le marmellate, per essiccarle, per sciropparle, per fare le puree, per i succhi di frutta e per aromatizzare le grappe poco buone che mi hanno regalato.
Il legno di pero, semmai una pianta necessitasse di potature importanti, è molto duro è può essere usato come manico per martelli o utensili da colpo.
Almeno 15 piante per uso domestico.
25- Il Pesco. Di varietà di Vigna e Saturnina. Due varietà che fanno frutti piccoli, ma buonissimi.
Le piante possono essere messe anche nella vigna a capofila o fungendo da tutore direttamente alla pianta.
In tutto 10 piante tenute a corto (potate basse) possono bastare per la famiglia.
La frutta viene principalmente usata per il consumo fresco, per essere essiccate e per le marmellate.
26- L'Albicocco. La varietà precoce Toscana è molto diffusa, ma in annate di freddo marzolino ci possono essere cospicui cali di produzione.
La frutta, fresca e consumata direttamente (spesso proprio sotto alla pianta), o lavorata in marmellata, o sciroppata oppure essiccata, è una delle più buone che ci siano.
Poche piante, 3 al massimo, bastano per l'utilizzo familiare.
27- I Susini. La Verdacchia, la San Giovanni e la Coscia di Monaca sono le mie preferite.
Utilizzate come per le pesche, sono comunque molto presenti nei terreni del podere.
Circa 15 piante sono una quantità più che sufficiente a soddisfare il fabbisogno della mia famiglia, e degli animali che pascolano sotto di essi (galline e tacchini su tutti).
28- Il Ciliegio. Rigorosamente nell'aia, la Varietà dolce detta Durona giugnola è forse la più apprezzata, assieme all'Acquaiola a pasta bianca.
Il Ciliegio Acido (o selvatico) è poi sono usato come tutori della vite, o come pianta da sieponali tra vari campi.
Sotto zucchero, nella grappa, in marmellata, ma sopratutto mangiate fresche e magari mentre vengono colte.
Almeno 2 ciliegi dolci ed un numero imprecisato di ciliegi acidi.
29- Il Fico. Generalmente posto accanto al pozzo o nel pollaio.
Il Dottato, il Borgiotto nero di Firenze ed il Piombinese.
I fichi, oltre che per consumo fresco (ottimi con il pane appena sfornato), sono ottimi nella marmellata (per me una delle migliori assieme a quella di castagne e quella di more di rovo) ed essiccati (e poi accompagnati alle noci).
Le foglie secchie sono buone per alimentare il forno a legna o per pacciamare i carciofi.
Una pianta per vaietà, e quindi 3 in tutto.
30- Melo Cotogno. Per la marmellata, almeno una pianta ci deve essere.
31- Noce. Pianta dai mille utilizzi, è certamente adatta per fare ombra nell'aia, per le noci, e per l'utilizzo del legname (dalla falegnameria alla stufa).
Con le foglie secche si alimenta il forno a legna, mentre con quelle verdi si possono rivestire le forme di pecorino che devono stagionare.
Con il mallo della drupe, colte rigorosamente il giorno di San Giovanni, si fa il nocino.
Inoltre le foglie ed il mallo è utilizzato anche per tingere le stoffe ed il legno.
Almeno un noce ci vuole, ma per me il giusto numero è di 3 piante.
Ci sarebbero molte altre piante, ma per praticità mi fermo qui, riservandomi di aggiungere qualcosa in un secondo tempo.
giovedì 21 novembre 2013
Le Liste di A.A.
Sta piovendo,
ed è una di quelle giornate dove il vento, il freddo e la pioggia paiono aver voglia di sfogarsi: come se fossero appena stati liberati dal Vaso di Pandora, picchiano violentemente sul tetto della casa, lasciano cadere le ultime foglie degli alberi, e mettono a tacere le tortore sui cipressi.
Il fuoco (anzi...i fuochi) in casa sono accesi, e mi concedo il lusso di scrivere al computer di prima mattina.
Qualche giorno fa parlavo con un mio amico agricoltore, ed assieme facevamo delle liste: liste sulle attrezzature agricole che ci servirebbero, liste sugli animali che vorremmo allevare, liste sulle lavorazioni da fare, liste sulle strutture mancanti in azienda, liste sui prodotti alimentari da realizzare, e così via.
Lui spesso sorrideva quando io parlavo delle mie liste, e quando facevo quegli elenchi per lui così strani, ma è mio amico e pareva comprendere.
Entrambi giovani agricoltori, entrambi equilibristi in questo mondo di precarietà, entrambi squattrinati, entrambi felici della propria scelta di vita, ma profondamente diversi sulla via da percorrere.
Lui, radicato nell'agricoltura convenzionale, con continui richiami alla chimica di sintesi, ai "nuovi prodotti agricolo-industriali", al " bisogna produrre tanto", alle alte cilindrate dei trattori, alla volontà di realizzare intensivo...
Io, radicato nell'agricoltura NON convenzionale e di matrice tradizionale e Naturale, convinto nell'escludere chimica di sintesi, alla continua ricerca di "rimedi antichi" per curare o prevenire, al "bisogna ascoltare la terra", alla rivalutazione della trazione animale integrata, alla volontà di diversificare le produzioni e mantenere sempre la dimensione umana del proprio operato...
Diversi, ma amici.
In queste nostre liste spiccavano tali diversità, anche se non nego che un bel gommato da 120 cavalli proprio schifo non mi farebbe...ma bisognerebbe vedere l'utilizzo che se ne andrebbe a fare.
Credo quindi che sarebbe interessante provare a fare delle liste, e a condividerle con tutti voi.
Le liste che farò:
Lista n°1: le colture (erbacee ed arboree) che facciamo/vorremmo fare
Lista n°2: gli animali dell'azienda ed il loro impiego
Lista n°3: trattori ed attrezzature agricole
Lista n°4: il podere e le strutture nell'azienda
Lista n°5: le produzioni e la vendita
Spero di avere abbastanza costanza e volta per volta cercherò di scrivere una lista cercando di condividere con tutti voi le motivazioni e accogliendo consigli, idee e critiche.
ed è una di quelle giornate dove il vento, il freddo e la pioggia paiono aver voglia di sfogarsi: come se fossero appena stati liberati dal Vaso di Pandora, picchiano violentemente sul tetto della casa, lasciano cadere le ultime foglie degli alberi, e mettono a tacere le tortore sui cipressi.
Il fuoco (anzi...i fuochi) in casa sono accesi, e mi concedo il lusso di scrivere al computer di prima mattina.
Qualche giorno fa parlavo con un mio amico agricoltore, ed assieme facevamo delle liste: liste sulle attrezzature agricole che ci servirebbero, liste sugli animali che vorremmo allevare, liste sulle lavorazioni da fare, liste sulle strutture mancanti in azienda, liste sui prodotti alimentari da realizzare, e così via.
Lui spesso sorrideva quando io parlavo delle mie liste, e quando facevo quegli elenchi per lui così strani, ma è mio amico e pareva comprendere.
Entrambi giovani agricoltori, entrambi equilibristi in questo mondo di precarietà, entrambi squattrinati, entrambi felici della propria scelta di vita, ma profondamente diversi sulla via da percorrere.
Lui, radicato nell'agricoltura convenzionale, con continui richiami alla chimica di sintesi, ai "nuovi prodotti agricolo-industriali", al " bisogna produrre tanto", alle alte cilindrate dei trattori, alla volontà di realizzare intensivo...
Io, radicato nell'agricoltura NON convenzionale e di matrice tradizionale e Naturale, convinto nell'escludere chimica di sintesi, alla continua ricerca di "rimedi antichi" per curare o prevenire, al "bisogna ascoltare la terra", alla rivalutazione della trazione animale integrata, alla volontà di diversificare le produzioni e mantenere sempre la dimensione umana del proprio operato...
Diversi, ma amici.
In queste nostre liste spiccavano tali diversità, anche se non nego che un bel gommato da 120 cavalli proprio schifo non mi farebbe...ma bisognerebbe vedere l'utilizzo che se ne andrebbe a fare.
Credo quindi che sarebbe interessante provare a fare delle liste, e a condividerle con tutti voi.
Le liste che farò:
Lista n°1: le colture (erbacee ed arboree) che facciamo/vorremmo fare
Lista n°2: gli animali dell'azienda ed il loro impiego
Lista n°3: trattori ed attrezzature agricole
Lista n°4: il podere e le strutture nell'azienda
Lista n°5: le produzioni e la vendita
Spero di avere abbastanza costanza e volta per volta cercherò di scrivere una lista cercando di condividere con tutti voi le motivazioni e accogliendo consigli, idee e critiche.
sabato 2 novembre 2013
Il mio Novembre
E' iniziato il mese di Novembre, e con lui inizierà il periodo della raccolta delle olive, verrà seminato l'orzo ed il favino per i maiali, le fave e gli agli nell'orto, e ci sarà da segare la tanta legna per l'inverno.
Novembre è un mese che generalmente poco viene amato: le giornate che si accorciano, la pioggia, la nebbia, il freddo...
Eppure, oltre che ad esser bello proprio per le cose sopra scritte, è il momento in cui la Natura "tira su la coperta": me la immagino proprio così, come se si preparasse al sonno invernale, ed in questo mese si coricasse nel letto e si ricoprisse con una grossa e pesante coperta fatta di mille foglie rosse e marroni.
Novembre è come quel momento in cui si sente che arriva il sonno e si decide di spegnere la luce del comodino, quando le palpebre si intorpidiscono e i movimenti delle mani si fanno pesanti.
Per me Novembre è proprio quel momento in cui sappiamo che Morfeo ci porterà con se e non gli opporremo alcuna resistenza.
Penso all'odore delle castagne sulla brace del camino, ai panni stesi ad asciugare che prendono l'odore di affumicato, mentre nel tegame cuociono i funghi raccolti al mattino.
Quel misto di malinconia e protezione che solo questo mese riesce a darmi, dove fuori il buio conquista presto le campagne, e gli animali non sentono alcuna sofferenza in questo.
In lontananza forse l'ultimo bramito di stagione di un capriolo, mentre i fringuelli fischiano al rientro serale.
Le nuvole basse sembrano ingoiare la collina ed il podere, e la luce diviene opaca.
Nell'orto il cavolo nero svetta superbo, mentre tutto il resto oramai muore: solo una zucca gialla è rimasta tra l'erba ormai alta, e la bietola tornata laddove era stata tolta.
Il rumore della pioggia sul tetto si alterna alle prime giornate frizzanti, dove l'aria entra diretta ai polmoni quasi a spronarli a tornare a respirare dopo tanta calura.
Una buona minestra di patate calda è quello che ci vuole, mentre dal baule ricompaiono le calze di lana ed i primi maglioni.
Il tasso se ne va dalla vigna lasciando il posto alle capre, mentre le foglie cadono ed un grande profumo di bosco mi avvolge il cuore.
Per me novembre è questo.
Novembre è un mese che generalmente poco viene amato: le giornate che si accorciano, la pioggia, la nebbia, il freddo...
Eppure, oltre che ad esser bello proprio per le cose sopra scritte, è il momento in cui la Natura "tira su la coperta": me la immagino proprio così, come se si preparasse al sonno invernale, ed in questo mese si coricasse nel letto e si ricoprisse con una grossa e pesante coperta fatta di mille foglie rosse e marroni.
Novembre è come quel momento in cui si sente che arriva il sonno e si decide di spegnere la luce del comodino, quando le palpebre si intorpidiscono e i movimenti delle mani si fanno pesanti.
Per me Novembre è proprio quel momento in cui sappiamo che Morfeo ci porterà con se e non gli opporremo alcuna resistenza.
Penso all'odore delle castagne sulla brace del camino, ai panni stesi ad asciugare che prendono l'odore di affumicato, mentre nel tegame cuociono i funghi raccolti al mattino.
Quel misto di malinconia e protezione che solo questo mese riesce a darmi, dove fuori il buio conquista presto le campagne, e gli animali non sentono alcuna sofferenza in questo.
In lontananza forse l'ultimo bramito di stagione di un capriolo, mentre i fringuelli fischiano al rientro serale.
Le nuvole basse sembrano ingoiare la collina ed il podere, e la luce diviene opaca.
Nell'orto il cavolo nero svetta superbo, mentre tutto il resto oramai muore: solo una zucca gialla è rimasta tra l'erba ormai alta, e la bietola tornata laddove era stata tolta.
Il rumore della pioggia sul tetto si alterna alle prime giornate frizzanti, dove l'aria entra diretta ai polmoni quasi a spronarli a tornare a respirare dopo tanta calura.
Una buona minestra di patate calda è quello che ci vuole, mentre dal baule ricompaiono le calze di lana ed i primi maglioni.
Il tasso se ne va dalla vigna lasciando il posto alle capre, mentre le foglie cadono ed un grande profumo di bosco mi avvolge il cuore.
Per me novembre è questo.
giovedì 26 settembre 2013
Orto di fine settembre
Visto che nel passato post vi ho tediato con discorsi noiosi, vi posto qualche foto dell'orto di fine settembre.
Mentre il cielo si fa scuro ed è in arrivo una perturbazione...
...l'uva nella vigna avrebbe bisogno di un pò di sole per riuscire a maturare.
Il Sangiovese appare bello, ma il grado zuccherino è piuttosto basso ed il ph è molto alto.
Ci vuole pazienza.
I pomodori pisanelli (Canestrino di Pisa) iniziano ad essere alla fine: quello di quest'anno non è stato un raccolto eccezionale per questa varietà, che sovente ha riscontrato difficoltà nella maturazione.
Il gusto di questo pomodoro rimane comunque inconfondibile ed ottimo (sempre molto dolce), ed il suo utilizzo può variare dal consumo fresco alla salsa.
Ma da anni seleziono e semino il Costoluto Fiorentino, vero re della tavola del mio podere.
Da molti non è apprezzato perchè costoluto (e quindi difficile da gestire), con molti semi e una discreta acidità.
Io lo adoro tagliato a fetta larga con sopra un filo d'olio buono ed un pizzico di sale: ne mangerei a quintali.
Le piante sono in piena produzione, e pago però il fatto di averle trapiantate a cavallo tra giugno e luglio, rischiando quindi di avere un raccolto che sarà compromesso dall'autunno.
Il fiorentino è comunque una pianta molto resistente, e qui al podere è quella che si dimostra più adatta a resistere per raccolte tardive.
Quest'anno le piante sono state trapiantate in alternanza con il basilico (che nella foto non si vede perchè raccolto di recente), e l'esperimento si è rilevato oltremodo soddisfacente.
Proprio di seguito ai primi pomodori di pisanello avevo messo, in alternanza con il sedano, delle piante di Peperone Pescarese.
In effetti poco ha a che fare con la toscana, ma mi erano stati regalati dei semi ed ho voluto provare a metterne alcune piante.
Da subito devo dire che l'accrescimento della pianta, e sopratutto lo sviluppo del frutto (con relativa maturazione) sono stati lentissimi, e solo adesso riesco a cogliere i primi peperoni maturi.
Si tratta (mi è stato spiegato) di peperoni dolci, che spesso vengono fatti seccare e poi utilizzati sotto forma di polvere per condire la pasta e gli insaccati.
Visto che quello di quest'anno è stato l'orto degli esperimenti, mi son permesso di provare.
Le melanzane sono state eccezionali, ed anche se a questo punto iniziano ad avere qualche problema con l'accrescimento del frutto, sono state il raccolto più abbondante di sempre.
Le piante si presentano ancora colme di frutti e fiori, e pare che proprio non ne vogliano sapere di terminare il loro ciclo.
Per mia somma gioia ne godrà la dispensa ed i tanti vasetti di melanzane sottolio che ancora ci saranno da preparare.
E poi vengono i peperoncini piccanti (pemente).
Sulla destra s'intravede la mia piccola compagna di "lavori nell'orto".
Lungo tutta la parte bassa dell'orto avevo trapiantato le zucche e queste sono solo una parte del raccolto.
Le varietà messe sono: zucca Turbante, zucca Marina di Chioggia, zucca Frisco, zucca del Pellegrino (o Bottiglia), zucca Quintale e zucca da Foraggio (o da Seme).
Tutte le zucche sono rigorosamente nate qui al podere, e provengono da semi selezionati da altre zucche precedentemente coltivate qui o (come per la Frisco) da altri Agricoltori che non usano chimica e mantengono la cultura del seme autoprodotto.
Nell'orto poi abbondano i peperoncini rotondi (quelli da fare ripieni), e forse quest'anno ho esagerato a metterne così tante piante.
Come per le melanzane il lavoro sarà infinito.
Ci sono poi le piante di popone (melone), che hanno dato frutti piccoli ma dolcissimi, e che continuano a produrre ignare del freddo che sta per arrivare.
Bietole, insalate, sedano, cavoli verza, cavolfiori, broccoli, cetrioli parigini, peperoni quadrati gialli, peperoni da insalata verdi, friggitelli, borragine....e non mi par di scordare nulla: l'orto è anche questo.
Peccato solo che la pioggia di maggio/giugno non mi abbia permesso di trapiantare prima tutta questa abbondanza di piante...ma ogni anno è una storia a se, e questo è andato così: guai a prendersela!!!
Buon autunno a tutti.
Mentre il cielo si fa scuro ed è in arrivo una perturbazione...
Il cielo sopra il podere |
...l'uva nella vigna avrebbe bisogno di un pò di sole per riuscire a maturare.
Il Sangiovese appare bello, ma il grado zuccherino è piuttosto basso ed il ph è molto alto.
Ci vuole pazienza.
Grappoli di Sangiovese |
Ed eccolo l'orto (potete fare il raffronto con il post del mese di luglio).
A destra le patate (con un Grande Aiuto dell'istrice) sono state tolte e la terra concimata e lavorata; a sinistra gli agli, le cipolle, le insalate, i ceci e le cicerchie non ci sono più, e la terra è stata concimata e lavorata.
Orto di fine settembre |
Il gusto di questo pomodoro rimane comunque inconfondibile ed ottimo (sempre molto dolce), ed il suo utilizzo può variare dal consumo fresco alla salsa.
Pomodori Canestrino di Pisa, con sullo sfondo le piante di mais messe in alternanza a zucche e zucchine |
Da molti non è apprezzato perchè costoluto (e quindi difficile da gestire), con molti semi e una discreta acidità.
Io lo adoro tagliato a fetta larga con sopra un filo d'olio buono ed un pizzico di sale: ne mangerei a quintali.
Le piante sono in piena produzione, e pago però il fatto di averle trapiantate a cavallo tra giugno e luglio, rischiando quindi di avere un raccolto che sarà compromesso dall'autunno.
Il fiorentino è comunque una pianta molto resistente, e qui al podere è quella che si dimostra più adatta a resistere per raccolte tardive.
Quest'anno le piante sono state trapiantate in alternanza con il basilico (che nella foto non si vede perchè raccolto di recente), e l'esperimento si è rilevato oltremodo soddisfacente.
Fila di pomodori tipo Costoluto Fiorentino |
In effetti poco ha a che fare con la toscana, ma mi erano stati regalati dei semi ed ho voluto provare a metterne alcune piante.
Da subito devo dire che l'accrescimento della pianta, e sopratutto lo sviluppo del frutto (con relativa maturazione) sono stati lentissimi, e solo adesso riesco a cogliere i primi peperoni maturi.
Si tratta (mi è stato spiegato) di peperoni dolci, che spesso vengono fatti seccare e poi utilizzati sotto forma di polvere per condire la pasta e gli insaccati.
Visto che quello di quest'anno è stato l'orto degli esperimenti, mi son permesso di provare.
In primo piano un peperone maturo, ma sullo sfondo altre piante con peperoni sempre verdi |
Le piante si presentano ancora colme di frutti e fiori, e pare che proprio non ne vogliano sapere di terminare il loro ciclo.
Per mia somma gioia ne godrà la dispensa ed i tanti vasetti di melanzane sottolio che ancora ci saranno da preparare.
Scorcio di alcune delle tante piante di melanzane |
Sulla destra s'intravede la mia piccola compagna di "lavori nell'orto".
Pianta carica di pemente mature |
Le varietà messe sono: zucca Turbante, zucca Marina di Chioggia, zucca Frisco, zucca del Pellegrino (o Bottiglia), zucca Quintale e zucca da Foraggio (o da Seme).
Tutte le zucche sono rigorosamente nate qui al podere, e provengono da semi selezionati da altre zucche precedentemente coltivate qui o (come per la Frisco) da altri Agricoltori che non usano chimica e mantengono la cultura del seme autoprodotto.
Alcune zucche poste a maturare al sole |
Come per le melanzane il lavoro sarà infinito.
Ci sono poi le piante di popone (melone), che hanno dato frutti piccoli ma dolcissimi, e che continuano a produrre ignare del freddo che sta per arrivare.
Bietole, insalate, sedano, cavoli verza, cavolfiori, broccoli, cetrioli parigini, peperoni quadrati gialli, peperoni da insalata verdi, friggitelli, borragine....e non mi par di scordare nulla: l'orto è anche questo.
Peccato solo che la pioggia di maggio/giugno non mi abbia permesso di trapiantare prima tutta questa abbondanza di piante...ma ogni anno è una storia a se, e questo è andato così: guai a prendersela!!!
Buon autunno a tutti.
martedì 24 settembre 2013
Essere spinto a sentirmi solo
Ho pensato a lungo se fosse il caso di scrivere questo post: mentre ero nell'orto a strappare le erbacce, mentre toglievo il letame dalla stalla, mentre caricavo la legna sul carrettone...
Ho pensato se fosse una cosa giusta entrare così nel personale, e lasciarmi andare ad uno sfogo/non sfogo che potesse lasciar intendere il mio disagio.
Ho pensato se realmente potesse servire al lettore parlare di questo.
Ho pensato...ed ho deciso.
T: "Fammi capire bene: mi parli della Tua agricoltura, ma io non ho capito bene quale sia il suo indirizzo?"
A.A.: "L'indirizzo? Ma di quale indirizzo stiamo parlando? Quello del podere? O cos'altro?"
T: "Intendo l'indirizzo dell'Azienda...la sua Specializzazione!"
A.A.: "No, scusa...ma di cosa ti ho parlato sino ad adesso? Son venti minuti che ti spiego..."
T: "Si...certo...gli animali, il bosco, i campi, i polli, il ciuco, l'orto...Ma verso cosa sarebbe specializzata la tua Azienda Agricola?"
A.A.: "Su quello che hai appena detto, e tutte quelle altre cose che per venti minuti ti ho spiegato."
T: "Si...tutto bellino, per carità. Ma con cosa campi?"
A.A.: "Con quello che hai appena detto, e appunto con tutte quelle altre cose che per venti minuti ti ho spiegato!"
Pausa.
Lui guarda fuori dalla finestra del Bar mentre io continuo a fissarlo con quel misto di abbandono e adrenalina che mi ritrovo in questi momenti.
A.A.: "...scusami, ma cosa c'è che non ti torna?"
Lui si spazientisce, cambia tono e dall'amichevole/scherzoso passa al perentorio
T: "Parliamoci chiaro: questa Tua Agricoltura andava bene cinquanta..sessanta anni fa, ma oggi non trova collocazione. Sinceramente trovo questo tuo progetto non attuale, anzi...molto Anacronistico!"
Sorrido, e decido di non incaXXarmi per questa volta.
Questa è solo la parte conclusiva dell'ennesima discussione fatta con l'ennesimo Tecnico: una sorta di iter masochistico che mi sono imposto al fine di cercare eventuali "Aiuti Esterni", e che mi riporta sempre allo stesso punto.
Essere spinto a sentirmi solo.
Quando decisi che era il momento per partire con l'Azienda Agricola sapevo che la strada che avevo di fronte sarebbe stata in salita, ma che comunque la determinazione (che mai mi è mancata), l'appoggio dei mie Cari e la convinzione di fare la cosa giusta per me (...e non solo), sarebbero state la giusta propulsione per sentire meno faticose tali pendenze.
E così è sempre stato, e non mi son mai fatto prendere dallo sconforto totale, ma anzi ne ho approfittato per "prendere a morsi" proprio quelle ostilità che mi si presentavano dinnanzi.
Ho pensato se fosse una cosa giusta entrare così nel personale, e lasciarmi andare ad uno sfogo/non sfogo che potesse lasciar intendere il mio disagio.
Ho pensato se realmente potesse servire al lettore parlare di questo.
Ho pensato...ed ho deciso.
T: "Fammi capire bene: mi parli della Tua agricoltura, ma io non ho capito bene quale sia il suo indirizzo?"
A.A.: "L'indirizzo? Ma di quale indirizzo stiamo parlando? Quello del podere? O cos'altro?"
T: "Intendo l'indirizzo dell'Azienda...la sua Specializzazione!"
A.A.: "No, scusa...ma di cosa ti ho parlato sino ad adesso? Son venti minuti che ti spiego..."
T: "Si...certo...gli animali, il bosco, i campi, i polli, il ciuco, l'orto...Ma verso cosa sarebbe specializzata la tua Azienda Agricola?"
A.A.: "Su quello che hai appena detto, e tutte quelle altre cose che per venti minuti ti ho spiegato."
T: "Si...tutto bellino, per carità. Ma con cosa campi?"
A.A.: "Con quello che hai appena detto, e appunto con tutte quelle altre cose che per venti minuti ti ho spiegato!"
Pausa.
Lui guarda fuori dalla finestra del Bar mentre io continuo a fissarlo con quel misto di abbandono e adrenalina che mi ritrovo in questi momenti.
A.A.: "...scusami, ma cosa c'è che non ti torna?"
Lui si spazientisce, cambia tono e dall'amichevole/scherzoso passa al perentorio
T: "Parliamoci chiaro: questa Tua Agricoltura andava bene cinquanta..sessanta anni fa, ma oggi non trova collocazione. Sinceramente trovo questo tuo progetto non attuale, anzi...molto Anacronistico!"
Sorrido, e decido di non incaXXarmi per questa volta.
Questa è solo la parte conclusiva dell'ennesima discussione fatta con l'ennesimo Tecnico: una sorta di iter masochistico che mi sono imposto al fine di cercare eventuali "Aiuti Esterni", e che mi riporta sempre allo stesso punto.
Essere spinto a sentirmi solo.
Quando decisi che era il momento per partire con l'Azienda Agricola sapevo che la strada che avevo di fronte sarebbe stata in salita, ma che comunque la determinazione (che mai mi è mancata), l'appoggio dei mie Cari e la convinzione di fare la cosa giusta per me (...e non solo), sarebbero state la giusta propulsione per sentire meno faticose tali pendenze.
E così è sempre stato, e non mi son mai fatto prendere dallo sconforto totale, ma anzi ne ho approfittato per "prendere a morsi" proprio quelle ostilità che mi si presentavano dinnanzi.
Quell'essere spinto a sentirmi solo partì dall'inizio, sin dai primi confronti con l'allora Tecnico che mi seguiva per la richiesta del primo finanziamento (avete mai sentito parlare di premio di Primo Insediamento?).
All'epoca rinunciai perchè le mie idee risultarono "poco compatibili con lo standard richiesto".
Poco compatibili...ancora sorrido a ricordare quelle parole e la reazione che ne scaturì, mentre mi inalberavo e facevo una filippica su quella sorta di "razzismo agricolo" verso il quale credevo di scontrarmi.
A mente fredda oggi ritengo che di razzismo non si trattasse, ma bensì di un misto di preconcetto, supponenza, (forse) arroganza e superficialità che pareva avere la burocrazia nei confronti di quello che mi accingevo a fare.
Da quel momento decisi che mai più avrei compiuto tale passo, e di fatto rinunciai per sempre ad ogni tipo di aiuto economico, e così è stato sino ad oggi.
Ma la vita si diverte sempre a mettermi di fronte alle mie decisioni, e l'orgoglio...lo stoicismo...e la testardaggine che talvolta mi contraddistinguono devono cedere il passo ad altri eventi da me certo non auspicati, ed in qualche modo devo fronteggiare tale avvenimento.
Ecco che decido di contattare tre tecnici diversi, ed in giro per la provincia mi divido in tre appuntamenti che all'unisono risuonano con le stesse espressioni, frasi e consigli.
"Lascia perdere il tuo biologico, biodinamico o non so neanche io cosa...e cerca di capire che oggi in Agricoltura si deve puntare ad avere un progetto solido, avere un buisness plan serio, e la giusta faccia per chiedere denaro"
Il fatto stesso che (come la definiscono loro) la "Mia" agricoltura non sia classificabile con un aggettivo approvato da qualcun'altro, mi crea il primo scoglio.
Quando io rispondo che faccio un agricoltura Naturale e Tradizionale che punta al recupero e mantenimento di razze animali e cultivar autoctone, mi pare di darglielo "l'indirizzo alla mia Azienda agricola".
Quando dico che "elimino l'impiego di ogni tipo di prodotto ottenuto con chimica di sintesi" oppure che "sono contrario ad un agricoltura che preveda interventi invasivi", mi pare di darne di spiegazioni.
T: "Magari potresti specializzarti nelle orticole...magari potresti fare due-tre ettari di verdura in serra?!"
A.A. "Tre ettari d'orto? E chi ce la fa a seguirli tutti da solo, e poi io vorrei far anche altre cose. E poi le serre cosa c'entrano con il mio progetto?"
T: "Il tuo non è un progetto...è un'utopia!"
...e generalmente qui mi incaXXo parecchio.
Secondo alcuni tecnici (badate bene dico alcuni e non tutti) esistono solo due tipi di agricoltura: quella che rende (considerata convenzionale) e quella non convenzionale che rende solo perchè ti permette di fare prodotti di nicchia o "fighetti" (come il tecnico mi ha detto nel nostro ultimo incontro).
Biologico e Biodinamico sono spesso accostati in modo infausto, e secondo me l'agricoltura del non fare, la permacoltura, gli orti sinergici e le tradizioni non vengono neanche contemplate perchè considerate poco redditizie e troppo distanti dai "numeri del mercato".
Da questi confronti che ho avuto spesso è trapelata l'immagine che il tecnico tende ad avere dell'agricoltura non convenzionale: un unico gran calderone con i vari Masanobu Fukuoka, Bill Mollison, David Holmgren, Emilia Hazelip, Rudolf Steiner (assieme a tanti e tanti altri), e dove l'Agricoltore Alternativo (per convinzione o per possibilità) vi attinge per farsi suoi tali principi.
Se poi uno non evoca una vera e propria scuola di pensiero/agronomo d'ispirazione/manuale, in quel caso è veramente spinto a sentirsi solo, ed io ne so qualcosa.
A.A.: "Eppure io mi rifaccio a quell'agricoltura che per secoli (e fino all'altro ieri) è esistita."
T: "Quindi torni ad arare con i buoi?"
A.A.: "Quindi limito l'utilizzo del trattore al minimo indispensabile e magari cercherò di farmi aiutare da un cavallo piuttosto che da un mulo o da un ciuco".
T: "Ma non temi di fare un'agricoltura da terzo mondo? Di rinnegare il progresso? Di stare troppo attaccato al passato?"
Potete solo immaginare che risposta fiume possa dare a tali domande, ma a poco serve: sempre comunque Anacronistico rimango, e per un Ente o una Banca gli anacronistici non sono affidabili.
Vivo il contrasto di tale gesto, ed è pesantissimo il compromesso di (anche solo) considerare l'idea di chiedere denaro in quel modo.
Vivo il contrasto di tale gesto, ed è pesantissimo il compromesso di (anche solo) considerare l'idea di chiedere denaro in quel modo.
Mi arrabbio con me stesso dicendomi che sto sbagliando, e guardo alle possibilità che non riesco a trovare: ci guardo con ottimismo, dicendomi che una soluzione la troverò, mentre il contratto di affitto oramai è prossimo alla scadenza e le alternative mancano.
Già, alla base di tutto c'è proprio questo: l'esigenza di trovare "un proseguo" a quanto ho (abbiamo) creato sino ad oggi.
Il podere dove vivo ed i terreni che lavoro non sono di mia proprietà, e presto dovrò trovare un'altra destinazione per la mia famiglia, i miei animali, le mie idee, e la mia Azienda Agricola tutta.
Non è una cosa che è stata improvvisa, anzi: pensate che già a settembre del 2011 quando iniziai questo blog stavo cercando una nuova sistemazione, ma la cosa è più dura del previsto.
Trovare un luogo che sia adatto a questa "mia" agricoltura (virgoletto e sorrido ancora), e trovarlo provvisto di un podere, non è cosa semplice, ed ancor meno semplice è convincere gli eventuali proprietari a concederti un affitto agrario.
Non parliamo poi di acquistare terreno: nella vita ho avuto le Fortune più importanti, e nell'Amore e Comprensione della mia famiglia rinasco ogni giorno, ma economicamente magari non sono stato così fortunato da avere quattrini per un'Azienda tutta mia.
Ed ecco che, di fronte a tale scarsità di alternative, e con la lancetta dell'orologio che pare voler accelerare, mi son rivolto ad alcuni Tecnici anche solo per avere qualche consiglio su come operare.
Non sono arrabbiato con loro visto che ho pur sempre trovato persone disposte ad ascoltarmi sino alla fine, ma lo sono con il Sistema che regola tutto ciò che è Agricoltura.
Sono arrabbiato perchè...o segui la massa, o ti fanno sentire solo.
...e questo solamente perchè vorrei inquinare il meno possibile, vorrei mantenere la tradizione di un modo di fare agricoltura e vorrei provare a recuperare quanto è praticamente scomparso.
Questo mi fa arrabbiare, anche perchè non mi pare di far male a nessuno.
Questo mi fa arrabbiare...tanto.
Mi fa arrabbiare che ne vada della credibilità (credibilità???) di una persona se si decide di vivere fuori dal coro, che ci sia quest'emarginazione del diverso, e ne nasca quasi una necessità di isolamento.
Io non voglio isolarmi, io voglio condividere, solo che non voglio mettere tre ettari di melanzane e poi venderle alla grande distribuzione, oppure fare una stalla con 150 capi di bestiame e venderli al discount, oppure realizzare 20 ettari di vigneto con vitigno internazionale e fare un vino tanto costruito in vigna che in cantina.
Non me ne vogliano quanti fanno queste cose, semplicemente a me non appartiene questo tipo di agricoltura, come evidentemente a loro non ne appartiene uno diverso da quello che fanno. Siamo solo differenti!
Ed allora, quale sono le soluzioni?
Ad oggi, con la salita più ripida che mai, credo che essere fermo sulle mie idee sia la mia vera ed unica forza.
Credo di aver fatto bene a confrontarmi con i Tecnici, ed ancor meglio di averlo fatto per un aspetto prettamente economico ed organizzativo: l'esperienza che ne deriva mi rende ancora più forte e certo che questa "mia" agricoltura sia la cosa giusta per me.
Volgo il mio sguardo a tutta quella terra che non viene coltivata, a quei poderi abbandonati ed invasi dai rovi, a quelle realtà tenute ferme per la convenienza di non so chi, a tutte quelle possibilità congelate...e vedo soluzioni.
Non voglio pensare che ci sia chi preferisce abbandonare le proprie terre piuttosto che lasciarle coltivare ha chi abbia volontà di farlo...e in questo io vedo delle soluzioni.
Ripongo la "giacchetta buona" nell'armadio e torno a sporcarmi le mani: è settembre e ci sono mille cose da fare visto che l'inverno arriverà presto.
T: "Sai che anche mio nonno aveva il ciuco? E che addirittura lo usava con il basto per portare via la legna dal bosco?"
A.A.: "Sai che c'è chi lo fa anche oggi? Pensa te, anche senza essere nel Terzo Mondo!"
E la prendo a ridere.
Forse non sono così tanto Anacronistico, Sicuramente non sono così solo!!!
Già, alla base di tutto c'è proprio questo: l'esigenza di trovare "un proseguo" a quanto ho (abbiamo) creato sino ad oggi.
Il podere dove vivo ed i terreni che lavoro non sono di mia proprietà, e presto dovrò trovare un'altra destinazione per la mia famiglia, i miei animali, le mie idee, e la mia Azienda Agricola tutta.
Non è una cosa che è stata improvvisa, anzi: pensate che già a settembre del 2011 quando iniziai questo blog stavo cercando una nuova sistemazione, ma la cosa è più dura del previsto.
Trovare un luogo che sia adatto a questa "mia" agricoltura (virgoletto e sorrido ancora), e trovarlo provvisto di un podere, non è cosa semplice, ed ancor meno semplice è convincere gli eventuali proprietari a concederti un affitto agrario.
Non parliamo poi di acquistare terreno: nella vita ho avuto le Fortune più importanti, e nell'Amore e Comprensione della mia famiglia rinasco ogni giorno, ma economicamente magari non sono stato così fortunato da avere quattrini per un'Azienda tutta mia.
Ed ecco che, di fronte a tale scarsità di alternative, e con la lancetta dell'orologio che pare voler accelerare, mi son rivolto ad alcuni Tecnici anche solo per avere qualche consiglio su come operare.
Non sono arrabbiato con loro visto che ho pur sempre trovato persone disposte ad ascoltarmi sino alla fine, ma lo sono con il Sistema che regola tutto ciò che è Agricoltura.
Sono arrabbiato perchè...o segui la massa, o ti fanno sentire solo.
...e questo solamente perchè vorrei inquinare il meno possibile, vorrei mantenere la tradizione di un modo di fare agricoltura e vorrei provare a recuperare quanto è praticamente scomparso.
Questo mi fa arrabbiare, anche perchè non mi pare di far male a nessuno.
Questo mi fa arrabbiare...tanto.
Mi fa arrabbiare che ne vada della credibilità (credibilità???) di una persona se si decide di vivere fuori dal coro, che ci sia quest'emarginazione del diverso, e ne nasca quasi una necessità di isolamento.
Io non voglio isolarmi, io voglio condividere, solo che non voglio mettere tre ettari di melanzane e poi venderle alla grande distribuzione, oppure fare una stalla con 150 capi di bestiame e venderli al discount, oppure realizzare 20 ettari di vigneto con vitigno internazionale e fare un vino tanto costruito in vigna che in cantina.
Non me ne vogliano quanti fanno queste cose, semplicemente a me non appartiene questo tipo di agricoltura, come evidentemente a loro non ne appartiene uno diverso da quello che fanno. Siamo solo differenti!
Ed allora, quale sono le soluzioni?
Ad oggi, con la salita più ripida che mai, credo che essere fermo sulle mie idee sia la mia vera ed unica forza.
Credo di aver fatto bene a confrontarmi con i Tecnici, ed ancor meglio di averlo fatto per un aspetto prettamente economico ed organizzativo: l'esperienza che ne deriva mi rende ancora più forte e certo che questa "mia" agricoltura sia la cosa giusta per me.
Volgo il mio sguardo a tutta quella terra che non viene coltivata, a quei poderi abbandonati ed invasi dai rovi, a quelle realtà tenute ferme per la convenienza di non so chi, a tutte quelle possibilità congelate...e vedo soluzioni.
Non voglio pensare che ci sia chi preferisce abbandonare le proprie terre piuttosto che lasciarle coltivare ha chi abbia volontà di farlo...e in questo io vedo delle soluzioni.
Ripongo la "giacchetta buona" nell'armadio e torno a sporcarmi le mani: è settembre e ci sono mille cose da fare visto che l'inverno arriverà presto.
T: "Sai che anche mio nonno aveva il ciuco? E che addirittura lo usava con il basto per portare via la legna dal bosco?"
A.A.: "Sai che c'è chi lo fa anche oggi? Pensa te, anche senza essere nel Terzo Mondo!"
E la prendo a ridere.
Forse non sono così tanto Anacronistico, Sicuramente non sono così solo!!!
mercoledì 11 settembre 2013
Settembre, quando l'una è matura ed il fico pende
breve post
C'è Settembre...e Settembre, e questo per adesso si preannuncia speciale.
La sua specialità sta tutta nel suo essere un "Settembre vecchia maniera".
Ricordo lo scorso 2012, quando il Settembre fu contraddistinto dalla maggior parte di giorni piovosi, o quello del 2011 che era caldo ed infinito.
Negli ultimi anni l'estate si è divertita ad allungarsi in questo mese, ma da molto tempo non capitava che ci fosse una stagione del tempo con le temperature "nella media stagionale".
Sembra quasi di parlare di qualcosa vintage, eppure per adesso (sono appena trascorsi i primi dieci giorni al momento in cui scrivo questo post) pare aver tutta la voglia di essere un mese"normale".
Mentre alla televisione parlano di estate che oramai è finita (con l'eccezionalità pari a se fossimo al primo di Luglio), e certe zone dell'Italia sono flagellate da violenti temporali e grandinate, in questo angolo dello stivale si gode di queste temperature (miti) e di questo clima tanto variabile quanto piacevole.
Gli altri anni a quest'ora eravamo già almeno a metà vendemmia, ma per adesso l'uva neanche è matura al punto giusto, e ci limitiamo a cogliere i fichi (che appunto pendono e sono pronti).
domenica 18 agosto 2013
L'orto di Enne
Ci sono momenti in cui l'aver studiato o piuttosto l'essere Agricoltore contano poco di fronte a quello che la Natura ci dice.
Quella che riporterò di seguito è la storia di "Enne" e del suo orto di paese.
Enne è il mio "parente scelto", come si dice qui per indicare qualcuno con cui si ha un legame fraterno senza avere parentela alcuna, e da oramai una vita siamo Amici e ci frequentiamo.
Enne da oltre un anno se n'è andato dal paese dove abbiamo vissuto entrambi per molti anni, e si è spostato dalle colline verso il mare: dove vive adesso ci sono forse più comodità, impiega meno tempo per recarsi a lavoro, ha il mare a pochissimi kilometri, e magari ci sarà più gioventù.
La pianura non gli piaceva molto, e deve essere stato difficile doversi abituare ad avere gli argini del fiume a poche centinaia di metri da casa, alla superstrada che ti passa accanto e a quel nuovo clima tanto umido e uggioso.
Ma la vita è anche questo, e si devono fare delle scelte, ed Enne le ha fatte con la sua ragazza, senza però rinunciare a certe "buone abitudini".
Quando andò a scegliere la casa mi disse: "L'affitto non è malaccio, la casa è carina, e sopratutto c'è un bel pezzetto di terra tutto mio!". Quella terra (seppur di poco pregio perchè di riporto) venne vista da Enne come un vantaggio: aveva la possibilità di prodursi la verdura per casa.
Enne (a differenza del sottoscritto) è sempre stato piuttosto preciso nel tenere l'orto, e da subito mi ha parlato del terreno e delle lavorazioni che intendeva fare: buon concime di cavallo maturo, un'ottima vangatura (rigorosamente a mano), l'affinamento ed il riposo...
..così ha fatto e dopo il riposo è venuto il momento di seminare e trapiantare: ha cercato di trovare cultivar locali tentando di evitare gli ibridi F1, ma diciamo che vi è riuscito solo in parte (anche io ho cercato di contribuire regalandogli alcuni semi da me prodotti).
Durante le nostre chiacchierate mi raccontava che dietro a quelle villette era l'unico a lavorare la terra, ed un pò tutti i vicini lo osservavano durante le sue lavorazioni incitandolo e complimentandosi, e come immaginavo anche questo gli ha dato (e gli darà in futuro) sprono a continuare.
Poi, in giugno inoltrato, una telefonata di Enne è stata fatale: "Ho un problema" diceva turbato "anzi, molti problemi: sono invaso dagli insetti!"
Devo fare una premessa: Enne è un buon diavolo, e negli ultimi anni ha iniziato a cambiare il suo punto di vista su molte cose della vita, ed il cibo (e la sua provenienza) certamente sono divenuti un punto cruciale di queste sue riflessioni.
Ha avuto la fortuna di vivere in un paese dove ancora si riusciva a trovare frutta e verdura coltivata in modo Tradizionale, ma ha deciso di fare ancora più selezione, cercando di acquistare solo prodotti Biologici o meglio ancora Naturali.
Il nuovo orto di Enne è nato da subito sotto gli auspici (anche del sottoscritto) di essere una "culla" di pochi prodotti naturali, e da qui l'ovvia scelta di evitare la chimica di sintesi nell'orto.
Alle prime avvisaglie (formiche sui pomodori) ha cercato di contenere il problema mettendo dell'acqua zuccherata in dei piattini da caffè, e disponendo questa esca in luoghi strategici, ma le formiche aumentavano di giorno in giorno (nonostante l'esca funzionasse bene).
Si è poi ingegnato utilizzando il cotone con il peperoncino, e posizionandolo lungo i percorsi abituali delle formiche, ma niente cambiava.
Tornando alla telefonata, appunto mi diceva che oltre alle formiche c'erano i cavoli letteralmente devastati dagli afidi, ed il mio primo consiglio è stato quello di fare del macerato di ortica, e successivamente di diluirlo e spruzzarlo sulle piante infestate (oltre che utilizzarlo come fertilizzante per le altre piante).
Niente!
E' poi passato all'aceto (invano), a nuove esche a base di zucchero (niente) ed infine alla cenere (niente pure con quella).
Ha dovuto rinunciare a salvare i cavoli, e ha pure sacrificato una discreta parte delle altre piante (tra cui zucchini e pomodori).
Durante una telefonata mi ha persino confidato di iniziare a pensare di utilizzare qualche "veleno" per riuscire a mangiare qualcosa del suo orto.
Ecco che il mio tono è divenuto perentorio: "Va bene, lo capisco...ti girano i cXXXXXni, ci credo! Ti girano sopratutto perchè hai faticato non poco per arrivare a questo punto, e perchè a questo punto sarebbe l'ora di raccogliere il frutto di tanta fatica...di tante ore trascorse su quel lembo di terra...di appagare le tue aspettative. Ma fammi capire una cosa: perchè tu fai l'orto? Lo fai perchè non hai niente da fare, e per te l'orto è solo un hobby pari al giocare a carte o a fare un puzzle? Oppure lo fai per CONSAPEVOLEZZA, la consapevolezza che stiamo continuando a mangiare prodotti geneticamente modificati, ibridi impossibili e forzati, e vegetali nati tra trattamenti, diserbanti, insetticidi e compagnia bella? Ma non facevi l'orto per MANGIARE QUALCOSA DI SANO? QUALCOSA DI PULITO?"
Lui mi ha solo detto un "ho capito", ma a prescindere da questo ho continuato il mio ragionamento puntando sul fatto che faceva l'orto per svincolarsi da quell'obbligo di non poter scegliere...da quella consapevolezza di mangiare qualcosa che non fosse poi così tanto sana e pulita...dalla certezza di contribuire ad inquinare pure per quel fazzoletto di terra.
Enne aveva solo bisogno di un'iniezione di fiducia, e senza battere ciglio si è rimboccato le maniche ed ha continuato ad ingegnarsi per contenere quella vera e propria invasione, e far produrre quell'orto.
Ma c'è una domanda di Enne che mi ha colpito più di tutte: "Come mai solo da me?"
Ecco che anche senza un diploma o senza essere Agricoltore (Anacronistico) la risposta sarebbe venuta da se: quello era (ed è tutt'oggi) l'unico lembo di terreno LAVORATO in un paese dove la cementificazione sta vincendo su ogni cosa, dove le strade affiancano altre strade e dove "forse" qualche triste giardinetto con relativo Nano di coccio rappresentano l'unica area di verde.
E sopratutto, quello è l'unico lembo di terra dove non viene usata chimica, e questo rappresenta una vera e propria oasi per gli insetti che sanno (perchè loro LO SANNO) che li non vanno a morire se mangiano e nidificano.
Enne saprà trovare il giusto equilibrio, come lo trova quell'Agricoltore che torna a lavorare i terreni abbandonati a margine dei boschi (sfidando e gestendo ogni tipo di selvatico che intende banchettare lì): diviene un fatto di coesistenza, e arriveranno presto le coccinelle ad aiutare Enne...e magari, una sera di Maggio delle prossime estati, Enne si affaccerà per guardare il suo orto e scorgerà pure le lucciole tra le canne dei pomodori...e magari i lombrichi arricchiranno il suo terreno...e magari perfino qualche ape sperduta verrà a rifocillarsi e a godere di quei fiori.
Più che un augurio questa è una certezza.
Quella che riporterò di seguito è la storia di "Enne" e del suo orto di paese.
Enne è il mio "parente scelto", come si dice qui per indicare qualcuno con cui si ha un legame fraterno senza avere parentela alcuna, e da oramai una vita siamo Amici e ci frequentiamo.
Enne da oltre un anno se n'è andato dal paese dove abbiamo vissuto entrambi per molti anni, e si è spostato dalle colline verso il mare: dove vive adesso ci sono forse più comodità, impiega meno tempo per recarsi a lavoro, ha il mare a pochissimi kilometri, e magari ci sarà più gioventù.
La pianura non gli piaceva molto, e deve essere stato difficile doversi abituare ad avere gli argini del fiume a poche centinaia di metri da casa, alla superstrada che ti passa accanto e a quel nuovo clima tanto umido e uggioso.
Ma la vita è anche questo, e si devono fare delle scelte, ed Enne le ha fatte con la sua ragazza, senza però rinunciare a certe "buone abitudini".
Quando andò a scegliere la casa mi disse: "L'affitto non è malaccio, la casa è carina, e sopratutto c'è un bel pezzetto di terra tutto mio!". Quella terra (seppur di poco pregio perchè di riporto) venne vista da Enne come un vantaggio: aveva la possibilità di prodursi la verdura per casa.
Enne (a differenza del sottoscritto) è sempre stato piuttosto preciso nel tenere l'orto, e da subito mi ha parlato del terreno e delle lavorazioni che intendeva fare: buon concime di cavallo maturo, un'ottima vangatura (rigorosamente a mano), l'affinamento ed il riposo...
..così ha fatto e dopo il riposo è venuto il momento di seminare e trapiantare: ha cercato di trovare cultivar locali tentando di evitare gli ibridi F1, ma diciamo che vi è riuscito solo in parte (anche io ho cercato di contribuire regalandogli alcuni semi da me prodotti).
Durante le nostre chiacchierate mi raccontava che dietro a quelle villette era l'unico a lavorare la terra, ed un pò tutti i vicini lo osservavano durante le sue lavorazioni incitandolo e complimentandosi, e come immaginavo anche questo gli ha dato (e gli darà in futuro) sprono a continuare.
Poi, in giugno inoltrato, una telefonata di Enne è stata fatale: "Ho un problema" diceva turbato "anzi, molti problemi: sono invaso dagli insetti!"
Devo fare una premessa: Enne è un buon diavolo, e negli ultimi anni ha iniziato a cambiare il suo punto di vista su molte cose della vita, ed il cibo (e la sua provenienza) certamente sono divenuti un punto cruciale di queste sue riflessioni.
Ha avuto la fortuna di vivere in un paese dove ancora si riusciva a trovare frutta e verdura coltivata in modo Tradizionale, ma ha deciso di fare ancora più selezione, cercando di acquistare solo prodotti Biologici o meglio ancora Naturali.
Il nuovo orto di Enne è nato da subito sotto gli auspici (anche del sottoscritto) di essere una "culla" di pochi prodotti naturali, e da qui l'ovvia scelta di evitare la chimica di sintesi nell'orto.
Alle prime avvisaglie (formiche sui pomodori) ha cercato di contenere il problema mettendo dell'acqua zuccherata in dei piattini da caffè, e disponendo questa esca in luoghi strategici, ma le formiche aumentavano di giorno in giorno (nonostante l'esca funzionasse bene).
Si è poi ingegnato utilizzando il cotone con il peperoncino, e posizionandolo lungo i percorsi abituali delle formiche, ma niente cambiava.
Tornando alla telefonata, appunto mi diceva che oltre alle formiche c'erano i cavoli letteralmente devastati dagli afidi, ed il mio primo consiglio è stato quello di fare del macerato di ortica, e successivamente di diluirlo e spruzzarlo sulle piante infestate (oltre che utilizzarlo come fertilizzante per le altre piante).
Niente!
E' poi passato all'aceto (invano), a nuove esche a base di zucchero (niente) ed infine alla cenere (niente pure con quella).
Ha dovuto rinunciare a salvare i cavoli, e ha pure sacrificato una discreta parte delle altre piante (tra cui zucchini e pomodori).
Durante una telefonata mi ha persino confidato di iniziare a pensare di utilizzare qualche "veleno" per riuscire a mangiare qualcosa del suo orto.
Ecco che il mio tono è divenuto perentorio: "Va bene, lo capisco...ti girano i cXXXXXni, ci credo! Ti girano sopratutto perchè hai faticato non poco per arrivare a questo punto, e perchè a questo punto sarebbe l'ora di raccogliere il frutto di tanta fatica...di tante ore trascorse su quel lembo di terra...di appagare le tue aspettative. Ma fammi capire una cosa: perchè tu fai l'orto? Lo fai perchè non hai niente da fare, e per te l'orto è solo un hobby pari al giocare a carte o a fare un puzzle? Oppure lo fai per CONSAPEVOLEZZA, la consapevolezza che stiamo continuando a mangiare prodotti geneticamente modificati, ibridi impossibili e forzati, e vegetali nati tra trattamenti, diserbanti, insetticidi e compagnia bella? Ma non facevi l'orto per MANGIARE QUALCOSA DI SANO? QUALCOSA DI PULITO?"
Lui mi ha solo detto un "ho capito", ma a prescindere da questo ho continuato il mio ragionamento puntando sul fatto che faceva l'orto per svincolarsi da quell'obbligo di non poter scegliere...da quella consapevolezza di mangiare qualcosa che non fosse poi così tanto sana e pulita...dalla certezza di contribuire ad inquinare pure per quel fazzoletto di terra.
Enne aveva solo bisogno di un'iniezione di fiducia, e senza battere ciglio si è rimboccato le maniche ed ha continuato ad ingegnarsi per contenere quella vera e propria invasione, e far produrre quell'orto.
Ma c'è una domanda di Enne che mi ha colpito più di tutte: "Come mai solo da me?"
Ecco che anche senza un diploma o senza essere Agricoltore (Anacronistico) la risposta sarebbe venuta da se: quello era (ed è tutt'oggi) l'unico lembo di terreno LAVORATO in un paese dove la cementificazione sta vincendo su ogni cosa, dove le strade affiancano altre strade e dove "forse" qualche triste giardinetto con relativo Nano di coccio rappresentano l'unica area di verde.
E sopratutto, quello è l'unico lembo di terra dove non viene usata chimica, e questo rappresenta una vera e propria oasi per gli insetti che sanno (perchè loro LO SANNO) che li non vanno a morire se mangiano e nidificano.
Enne saprà trovare il giusto equilibrio, come lo trova quell'Agricoltore che torna a lavorare i terreni abbandonati a margine dei boschi (sfidando e gestendo ogni tipo di selvatico che intende banchettare lì): diviene un fatto di coesistenza, e arriveranno presto le coccinelle ad aiutare Enne...e magari, una sera di Maggio delle prossime estati, Enne si affaccerà per guardare il suo orto e scorgerà pure le lucciole tra le canne dei pomodori...e magari i lombrichi arricchiranno il suo terreno...e magari perfino qualche ape sperduta verrà a rifocillarsi e a godere di quei fiori.
Più che un augurio questa è una certezza.
domenica 14 luglio 2013
Il Giugno più lungo: tra l'orto ed i campi è "tutto un rombo"
"Voi contadini non siete mai contenti: quando piove volete il sole...quando c'è il sole volete la pioggia!"
Credo che se avessi un euro per tutte le volte che questa frase si è incastrata nelle mie orecchie, oggi riuscirei a comprarmi un trattore nuovo.
E come volevasi dimostrare anche Giugno non si è smentito, ed in linea con l'annata, mi ha fatto tribolare non poco.
Pioggia, caldo, sole, freddo...e la prima quindicina di giorni era da impazzire: una sera abbiamo perfino acceso il fuoco nella stufa tanto erano abbassate le temperature.
Il latte accagliava male, alcuni salumi mettevano il pelo (muffa tipica dei periodi particolarmente piovosi), a letto si teneva ancora il coltrone, nella vigna l'acqua rimpozzava...
Ma che ve lo dico a fate: tutti abbiamo visto cosa accadeva nei primi giorni di giugno.
Ed intanto però la campagna reclamava i suoi lavori, ed io mi bagnavo sul trattore, non riuscivo a finire un lavoro e mi consumavo le unghie nell'attesa di riuscire a combinare qualcosa di buono.
Poi un bel giorno ha smesso di piovere, e da lì è iniziato l'inferno: dall'alba al tramonto sempre fuori, saltando dal trattore alla stalla, dall'orto alla vigna, dai recinti al fienile.
A raccontarlo pare buffo anche a me, ma giuro che non avevo mai lavorato così tanto come nell'ultimo mese e mezzo...e non è ancora finita.
Cercando di dare la priorità alle scadenze "scadute" da tempo, mi son messo l'anima in pace ed ho dovuto raggiungere un grande compromesso con le mie regole sull'utilizzo del trattore: il ritardo mi imponeva di lavorare con questo, dovendo così rinunciare ad alternative certamente più ecologiche.
Prima la trinciatura del campi: dopo la concimazione e l'aratura dello scorso settembre la pioggia non mi aveva permesso di effettuare alcuna semina, e sempre la pioggia non mi aveva permesso di sovesciare a fine inverno con l'erpice a dischi.
Mi sono trovato quindi ad affrontare giugno con i campi lavorati a metà e con tantissime erbe spontanee da gestire o eliminare, ma la falciatura per fare del fieno era cosa assai ardua (vista l'irregolarità del terreno lavorato) e ho dovuto rinunciare a sfruttare tutta quell'erba.
Il trinciasarmenti è stata quindi l'unica alternativa, e per una settimana intera non ho fatto altro che trinciare: mi duole averlo fatto, ma ammetto che era l'unica possibilità.
Poi ho approfittato di altre pioggiarelle per tentare di rompere al meglio quella suola durissima che si era creata sulla superficie della vecchia aratura: il terreno tendenzialmente argilloso, dopo mesi e mesi di pioggia, si era solidificato come marmo all'arrivo del caldo di giugno, e se non fossi intervenuto subito sarebbe stato impossibile lavorarlo (con i miei mezzi) a settembre.
Il ripuntatore mi ha aiutato in questo, ed ho così rimandato il problema a fine estate quando dovrò lavorare nuovamente e finalmente (e CATEGORICAMENTE) seminare.
La vigna ha sofferto molto, e la poltiglia bordolese (rame e calce) ha prevenuto per quando possibile l'insorgere della Peronospora: ho fatto trattamenti piuttosto leggeri ed ho contenuto al meglio i problemi nelle zone che si erano ammalate. Ma Peronospora in prefioritura, peronospora in fioritura, peronospora in allegagione e peronospora sul grappolo...è comunque cosa da provare per credere!
Ma l'uva c'è, e il caldo di questo inizio luglio ha definitivamente aiutato il mio ultimo trattamento a cicatrizzare le parti malate e a dar modo alla pianta di avere respiro.
Le viti sono comunque gialline ( per le piogge insistenti), ed in questi giorni attendo l'Oidio: son sicuro che alla prima giornata di tramontana si presenteranno le prime macchioline...giusto per non farmi rilassare troppo.
Insomma, la vigna quest'anno è un gran tribolare (affannarsi), ma sono ottimista e riuscirò a fare un buon raccolto.
Il terreno nell'Uliveta è stato finalmente trinciato (come da consuetudine), e le piante si presentano cariche di olive: se l'estate decidesse di non essere siccitosa come la precedente e se in autunno cadesse qualche goccia d'acqua potrebbe essere un annata record in fatto di quantità.
Problemi con la frutta quest'anno non dovrei averne...visto che è proprio la frutta a mancare: ricordo mia moglie che la scorsa estate mi diceva "compra lo zucchero che c'è da fare la marmellata di albicocche" oppure "cogliamo le pere" oppure "servono barattoli per le ciliegie": quest'anno non ho di questi "problemi", e le piante sono spoglie di frutta (e questo non è un bene per la dispensa e quindi per la nostra autosufficienza).
Poi viene l'orto, che come dice il detto "vuole l'uomo morto", e il progetto dell'anno: riuscire a fare un orto con colture in consociazione al 100% e scadenzate in modo da avere da fine maggio a tutto settembre una produzione piuttosto costante, ricca ed alternata.
Devo dire che sino ad adesso abbiamo avuto belle soddisfazioni, e fatta eccezione per la Simpatica istrice che in una nottata si è mangiata metà patataio, abbiamo avuto interessanti risultati.
Ma quanto lavoro...prima lavora la terra, poi affinala, poi trapianta, poi stendi le manichette per l'impianto di irrigazione, poi pacciamatura a paglia per tutto, poi metti i tutori e le canne. Meno male che mia moglie mi ha aiutato, e senza di lei non sarebbe stato possibile avere questo bell'orto sotto casa.
Poi c'è stato il fieno...e che fieno!
Il martedì ho falciato tutto, il venerdì ho ranghinato, il sabato pressato e la domenica tolte le presse dai campi.
Il risultato: 433 presse (di 28 kili di media): più di 121 quintali di provviste sono un bellissimo traguardo per dei campi vecchi come i miei.
Devo dire che ad aiutarmi, oltre che moglie e babbo, ho avuto anche due amici, e questo mi ha permesso di svolgere tutto il lavoro con velocità e serenità. Sono stato uno dei pochissimi agricoltori a non avere avuto il fieno bagnato dalla pioggia.
Come spiegai lo scorso anno, la fienagione è paragonabile alla vendemmia o alla trebbiatura: le aspettative di un anno sono concentrate in pochi giorni, e sino a che il fieno non è stato stivato (o l'uva è in cantina o il grano nel granaio) non siamo tranquilli.
Per quanto riguarda gli animali non ho molto da dire: nel pollaio i pulcini crescono sani e forti, e altre due chiocce stanno covando (quest'anno sono 5 le chiocce che hanno covato sino ad oggi), e sicuramente l'annata sarà migliore della 2012.
La volpe, altro simpatico animale amico dell'istrice di cui sopra, ha fatto danno, e il suo bottino è arrivato a 2 galline (che facevano le uova) e ad una bella tacchina (che si apprestava a covare per la seconda volta quest'anno).
Io mi arrabbio sempre molto, ma poco posso fare per gestire questa cosa: le galline devono pascolare, e la volpe sa che ha la possibilità solo durante il giorno...e la sfrutta. Il cane, che abbaia anche per una lucertola, poco mi aiuta in questo, e tutto fa parte di un grande compromesso che ho fatto con la campagna (anche se ripeto che le scatole mi girano per davvero).
I maiali crescono, e a breve ne arriveranno di nuovi: in questo periodo li alimento con pastoni di semola, pane e verdure al mattino, e con farina d'orzo e favino alla sera.
E' importante che abbiano sempre molta acqua a disposizione, in modo che oltre a bere possano farsi i bagni di fango che li aiutano a contrastare la calura estiva.
Le capre paion tutte gravide tanto sono grasse, e l'aver saltato un'annata di capretti le ha rafforzate non poco: il nuovo becco per adesso cresce e lo tengo separato, ma a fine luglio/inizio agosto lo metterò nel branco e sarà poi la Natura a decidere il resto.
Sto ancora mungendo una capra, ma la produzione giornaliera si è praticamente dimezzata nell'ultimo mese, e credo che per metà agosto terminerò con la mungitura mandandola in asciutta.
Come ogni inizio estate i gattini abbondano nella baracca e nel fienile, e le gatte allattano in ogni luogo: per prendere una pressa di fieno capita spesso di dover fare la gincana fra questi batuffoli saltellanti.
"Bella la campagna di giugno, come ti invidio!"
Altra frase che mi sento dire sovente, ma io rispondo sempre: "Vieni a rizzare le presse mezza giornata, e vedrai come ti passa quest'idea dal capo!"
La campagna è bella, ed io sono il primo a dirlo, ma...provare per credere: i profumi ed i colori sono meravigliosi, l'orto è rigoglioso e la Natura tutta è nel suo pieno vigore, ma...c'è da lavorare gente, e manco poco.
Penso al camino acceso e alla neve, ma intanto fuori casa sono 34° e...
...e noi contadini non siam mai contenti!
Credo che se avessi un euro per tutte le volte che questa frase si è incastrata nelle mie orecchie, oggi riuscirei a comprarmi un trattore nuovo.
E come volevasi dimostrare anche Giugno non si è smentito, ed in linea con l'annata, mi ha fatto tribolare non poco.
Pioggia, caldo, sole, freddo...e la prima quindicina di giorni era da impazzire: una sera abbiamo perfino acceso il fuoco nella stufa tanto erano abbassate le temperature.
Il latte accagliava male, alcuni salumi mettevano il pelo (muffa tipica dei periodi particolarmente piovosi), a letto si teneva ancora il coltrone, nella vigna l'acqua rimpozzava...
Ma che ve lo dico a fate: tutti abbiamo visto cosa accadeva nei primi giorni di giugno.
Ed intanto però la campagna reclamava i suoi lavori, ed io mi bagnavo sul trattore, non riuscivo a finire un lavoro e mi consumavo le unghie nell'attesa di riuscire a combinare qualcosa di buono.
Poi un bel giorno ha smesso di piovere, e da lì è iniziato l'inferno: dall'alba al tramonto sempre fuori, saltando dal trattore alla stalla, dall'orto alla vigna, dai recinti al fienile.
A raccontarlo pare buffo anche a me, ma giuro che non avevo mai lavorato così tanto come nell'ultimo mese e mezzo...e non è ancora finita.
Cercando di dare la priorità alle scadenze "scadute" da tempo, mi son messo l'anima in pace ed ho dovuto raggiungere un grande compromesso con le mie regole sull'utilizzo del trattore: il ritardo mi imponeva di lavorare con questo, dovendo così rinunciare ad alternative certamente più ecologiche.
Prima la trinciatura del campi: dopo la concimazione e l'aratura dello scorso settembre la pioggia non mi aveva permesso di effettuare alcuna semina, e sempre la pioggia non mi aveva permesso di sovesciare a fine inverno con l'erpice a dischi.
Mi sono trovato quindi ad affrontare giugno con i campi lavorati a metà e con tantissime erbe spontanee da gestire o eliminare, ma la falciatura per fare del fieno era cosa assai ardua (vista l'irregolarità del terreno lavorato) e ho dovuto rinunciare a sfruttare tutta quell'erba.
Il trinciasarmenti è stata quindi l'unica alternativa, e per una settimana intera non ho fatto altro che trinciare: mi duole averlo fatto, ma ammetto che era l'unica possibilità.
Poi ho approfittato di altre pioggiarelle per tentare di rompere al meglio quella suola durissima che si era creata sulla superficie della vecchia aratura: il terreno tendenzialmente argilloso, dopo mesi e mesi di pioggia, si era solidificato come marmo all'arrivo del caldo di giugno, e se non fossi intervenuto subito sarebbe stato impossibile lavorarlo (con i miei mezzi) a settembre.
Il ripuntatore mi ha aiutato in questo, ed ho così rimandato il problema a fine estate quando dovrò lavorare nuovamente e finalmente (e CATEGORICAMENTE) seminare.
La vigna ha sofferto molto, e la poltiglia bordolese (rame e calce) ha prevenuto per quando possibile l'insorgere della Peronospora: ho fatto trattamenti piuttosto leggeri ed ho contenuto al meglio i problemi nelle zone che si erano ammalate. Ma Peronospora in prefioritura, peronospora in fioritura, peronospora in allegagione e peronospora sul grappolo...è comunque cosa da provare per credere!
Ma l'uva c'è, e il caldo di questo inizio luglio ha definitivamente aiutato il mio ultimo trattamento a cicatrizzare le parti malate e a dar modo alla pianta di avere respiro.
Le viti sono comunque gialline ( per le piogge insistenti), ed in questi giorni attendo l'Oidio: son sicuro che alla prima giornata di tramontana si presenteranno le prime macchioline...giusto per non farmi rilassare troppo.
Insomma, la vigna quest'anno è un gran tribolare (affannarsi), ma sono ottimista e riuscirò a fare un buon raccolto.
Il terreno nell'Uliveta è stato finalmente trinciato (come da consuetudine), e le piante si presentano cariche di olive: se l'estate decidesse di non essere siccitosa come la precedente e se in autunno cadesse qualche goccia d'acqua potrebbe essere un annata record in fatto di quantità.
Problemi con la frutta quest'anno non dovrei averne...visto che è proprio la frutta a mancare: ricordo mia moglie che la scorsa estate mi diceva "compra lo zucchero che c'è da fare la marmellata di albicocche" oppure "cogliamo le pere" oppure "servono barattoli per le ciliegie": quest'anno non ho di questi "problemi", e le piante sono spoglie di frutta (e questo non è un bene per la dispensa e quindi per la nostra autosufficienza).
Poi viene l'orto, che come dice il detto "vuole l'uomo morto", e il progetto dell'anno: riuscire a fare un orto con colture in consociazione al 100% e scadenzate in modo da avere da fine maggio a tutto settembre una produzione piuttosto costante, ricca ed alternata.
Orto 2013: colture a scalare in consociazione. Da sinistra verso destra la differenza delle coltura è di circa un mese. |
Devo dire che sino ad adesso abbiamo avuto belle soddisfazioni, e fatta eccezione per la Simpatica istrice che in una nottata si è mangiata metà patataio, abbiamo avuto interessanti risultati.
Alcune delle pochissime patate snobbate dall'istrice: si notano sui tuberi i graffi fatti dall'animale per estrarle dal terreno |
Ma quanto lavoro...prima lavora la terra, poi affinala, poi trapianta, poi stendi le manichette per l'impianto di irrigazione, poi pacciamatura a paglia per tutto, poi metti i tutori e le canne. Meno male che mia moglie mi ha aiutato, e senza di lei non sarebbe stato possibile avere questo bell'orto sotto casa.
Poi c'è stato il fieno...e che fieno!
Il martedì ho falciato tutto, il venerdì ho ranghinato, il sabato pressato e la domenica tolte le presse dai campi.
Il risultato: 433 presse (di 28 kili di media): più di 121 quintali di provviste sono un bellissimo traguardo per dei campi vecchi come i miei.
Devo dire che ad aiutarmi, oltre che moglie e babbo, ho avuto anche due amici, e questo mi ha permesso di svolgere tutto il lavoro con velocità e serenità. Sono stato uno dei pochissimi agricoltori a non avere avuto il fieno bagnato dalla pioggia.
Come spiegai lo scorso anno, la fienagione è paragonabile alla vendemmia o alla trebbiatura: le aspettative di un anno sono concentrate in pochi giorni, e sino a che il fieno non è stato stivato (o l'uva è in cantina o il grano nel granaio) non siamo tranquilli.
Per quanto riguarda gli animali non ho molto da dire: nel pollaio i pulcini crescono sani e forti, e altre due chiocce stanno covando (quest'anno sono 5 le chiocce che hanno covato sino ad oggi), e sicuramente l'annata sarà migliore della 2012.
La volpe, altro simpatico animale amico dell'istrice di cui sopra, ha fatto danno, e il suo bottino è arrivato a 2 galline (che facevano le uova) e ad una bella tacchina (che si apprestava a covare per la seconda volta quest'anno).
Io mi arrabbio sempre molto, ma poco posso fare per gestire questa cosa: le galline devono pascolare, e la volpe sa che ha la possibilità solo durante il giorno...e la sfrutta. Il cane, che abbaia anche per una lucertola, poco mi aiuta in questo, e tutto fa parte di un grande compromesso che ho fatto con la campagna (anche se ripeto che le scatole mi girano per davvero).
I maiali crescono, e a breve ne arriveranno di nuovi: in questo periodo li alimento con pastoni di semola, pane e verdure al mattino, e con farina d'orzo e favino alla sera.
E' importante che abbiano sempre molta acqua a disposizione, in modo che oltre a bere possano farsi i bagni di fango che li aiutano a contrastare la calura estiva.
Le capre paion tutte gravide tanto sono grasse, e l'aver saltato un'annata di capretti le ha rafforzate non poco: il nuovo becco per adesso cresce e lo tengo separato, ma a fine luglio/inizio agosto lo metterò nel branco e sarà poi la Natura a decidere il resto.
Sto ancora mungendo una capra, ma la produzione giornaliera si è praticamente dimezzata nell'ultimo mese, e credo che per metà agosto terminerò con la mungitura mandandola in asciutta.
Come ogni inizio estate i gattini abbondano nella baracca e nel fienile, e le gatte allattano in ogni luogo: per prendere una pressa di fieno capita spesso di dover fare la gincana fra questi batuffoli saltellanti.
"Bella la campagna di giugno, come ti invidio!"
Altra frase che mi sento dire sovente, ma io rispondo sempre: "Vieni a rizzare le presse mezza giornata, e vedrai come ti passa quest'idea dal capo!"
La campagna è bella, ed io sono il primo a dirlo, ma...provare per credere: i profumi ed i colori sono meravigliosi, l'orto è rigoglioso e la Natura tutta è nel suo pieno vigore, ma...c'è da lavorare gente, e manco poco.
Penso al camino acceso e alla neve, ma intanto fuori casa sono 34° e...
...e noi contadini non siam mai contenti!
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