Taglio dell'erba per gli animali del podere

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domenica 18 agosto 2013

L'orto di Enne

Ci sono momenti in cui l'aver studiato o piuttosto l'essere Agricoltore contano poco di fronte a quello che la Natura ci dice.
Quella che riporterò di seguito è la storia di "Enne" e del suo orto di paese.
Enne è il mio "parente scelto", come si dice qui per indicare qualcuno con cui si ha un legame fraterno senza avere parentela alcuna, e da oramai una vita siamo Amici e ci frequentiamo.
Enne da oltre un anno se n'è andato dal paese dove abbiamo vissuto entrambi per molti anni, e si è spostato dalle colline verso il mare: dove vive adesso ci sono forse più comodità, impiega meno tempo per recarsi a lavoro, ha il mare a pochissimi kilometri, e magari ci sarà più gioventù.
La pianura non gli piaceva molto, e deve essere stato difficile doversi abituare ad avere gli argini del fiume a poche centinaia di metri da casa, alla superstrada che ti passa accanto e a quel nuovo clima tanto umido e uggioso.
Ma la vita è anche questo, e si devono fare delle scelte, ed Enne le ha fatte con la sua ragazza, senza però rinunciare a certe "buone abitudini".
Quando andò a scegliere la casa mi disse: "L'affitto non è malaccio, la casa è carina, e sopratutto c'è un bel pezzetto di terra tutto mio!". Quella terra (seppur di poco pregio perchè di riporto) venne vista da Enne come un vantaggio: aveva la possibilità di prodursi la verdura per casa.
Enne (a differenza del sottoscritto) è sempre stato piuttosto preciso nel tenere l'orto, e da subito mi ha parlato del terreno e delle lavorazioni che intendeva fare: buon concime di cavallo maturo, un'ottima vangatura (rigorosamente a mano), l'affinamento ed il riposo...
..così ha fatto e dopo il riposo è venuto il momento di seminare e trapiantare: ha cercato di trovare cultivar locali tentando di evitare gli ibridi F1, ma diciamo che vi è riuscito solo in parte (anche io ho cercato di contribuire regalandogli alcuni semi da me prodotti).
Durante le nostre chiacchierate mi raccontava che dietro a quelle villette era l'unico a lavorare la terra, ed un pò tutti i vicini lo osservavano durante le sue lavorazioni incitandolo e complimentandosi, e come immaginavo anche questo gli ha dato (e gli darà in futuro) sprono a continuare.
Poi, in giugno inoltrato, una telefonata di Enne è stata fatale: "Ho un problema" diceva turbato "anzi, molti problemi: sono invaso dagli insetti!"
Devo fare una premessa: Enne è un buon diavolo, e negli ultimi anni ha iniziato a cambiare il suo punto di vista su molte cose della vita, ed il cibo (e la sua provenienza) certamente sono divenuti un punto cruciale di queste sue riflessioni.
Ha avuto la fortuna di vivere in un paese dove ancora si riusciva a trovare frutta e verdura coltivata in modo Tradizionale, ma ha deciso di fare ancora più selezione, cercando di acquistare solo prodotti Biologici o meglio ancora Naturali.
Il nuovo orto di Enne è nato da subito sotto gli auspici (anche del sottoscritto) di essere una "culla" di pochi prodotti naturali, e da qui l'ovvia scelta di evitare la chimica di sintesi nell'orto.
Alle prime avvisaglie (formiche sui pomodori) ha cercato di contenere il problema mettendo dell'acqua zuccherata in dei piattini da caffè, e disponendo questa esca in luoghi strategici, ma le formiche aumentavano di giorno in giorno (nonostante l'esca funzionasse bene).
Si è poi ingegnato utilizzando il cotone con il peperoncino, e posizionandolo lungo i percorsi abituali delle formiche, ma niente cambiava.
Tornando alla telefonata, appunto mi diceva che oltre alle formiche c'erano i cavoli letteralmente devastati dagli afidi, ed il mio primo consiglio è stato quello di fare del macerato di ortica, e successivamente di diluirlo e spruzzarlo sulle piante infestate (oltre che utilizzarlo come fertilizzante per le altre piante).
Niente!
E' poi passato all'aceto (invano), a nuove esche a base di zucchero (niente) ed infine alla cenere (niente pure con quella).
Ha dovuto rinunciare a salvare i cavoli, e ha pure sacrificato una discreta parte delle altre piante (tra cui zucchini e pomodori).
Durante una telefonata mi ha persino confidato di iniziare a pensare di utilizzare qualche "veleno" per riuscire a mangiare qualcosa del suo orto.
Ecco che il mio tono è divenuto perentorio: "Va bene, lo capisco...ti girano i cXXXXXni, ci credo! Ti girano sopratutto perchè hai faticato non poco per arrivare a questo punto, e perchè a questo punto sarebbe l'ora di raccogliere il frutto di tanta fatica...di tante ore trascorse su quel lembo di terra...di appagare le tue aspettative. Ma fammi capire una cosa: perchè tu fai l'orto?  Lo fai perchè non hai niente da fare, e per te l'orto è solo un hobby pari al giocare a carte o a fare un puzzle? Oppure lo fai per CONSAPEVOLEZZA, la consapevolezza che stiamo continuando a mangiare prodotti geneticamente modificati, ibridi impossibili e forzati, e vegetali nati tra trattamenti, diserbanti, insetticidi e compagnia bella?  Ma non facevi l'orto per MANGIARE QUALCOSA DI SANO? QUALCOSA DI PULITO?"
Lui mi ha solo detto un "ho capito", ma a prescindere da questo ho continuato il mio ragionamento puntando sul fatto che faceva l'orto per svincolarsi da quell'obbligo di non poter scegliere...da quella consapevolezza di mangiare qualcosa che non fosse poi così tanto sana e pulita...dalla certezza di contribuire ad inquinare pure per quel fazzoletto di terra.
Enne aveva solo bisogno di un'iniezione di fiducia, e senza battere ciglio si è rimboccato le maniche ed ha continuato ad ingegnarsi per contenere quella vera e propria invasione, e far produrre quell'orto.
Ma c'è una domanda di Enne che mi ha colpito più di tutte: "Come mai solo da me?"
Ecco che anche senza un diploma o senza essere Agricoltore (Anacronistico) la risposta sarebbe venuta da se: quello era (ed è tutt'oggi) l'unico lembo di terreno LAVORATO in un paese dove la cementificazione sta vincendo su ogni cosa, dove le strade affiancano altre strade e dove "forse" qualche triste giardinetto con relativo Nano di coccio rappresentano l'unica area di verde.
E sopratutto, quello è l'unico lembo di terra dove non viene usata chimica, e questo rappresenta una vera e propria oasi per gli insetti che sanno (perchè loro LO SANNO) che li non vanno a morire se mangiano e nidificano.
Enne saprà trovare il giusto equilibrio, come lo trova quell'Agricoltore che torna a lavorare i terreni abbandonati a margine dei boschi (sfidando e gestendo ogni tipo di selvatico che intende banchettare lì): diviene un fatto di coesistenza, e arriveranno presto le coccinelle ad aiutare Enne...e magari, una sera di Maggio delle prossime estati, Enne si affaccerà per guardare il suo orto e scorgerà pure le lucciole tra le canne dei pomodori...e magari i lombrichi arricchiranno il suo terreno...e magari perfino qualche ape sperduta verrà a rifocillarsi e a godere di quei fiori.
Più che un augurio questa è una certezza.