Taglio dell'erba per gli animali del podere

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martedì 29 marzo 2022

Fine Marzo: Rincari, Crisi e Siccità


Io non sono un economista.
Io sono fortemente incaXXato.

l giorno 22 Marzo è stata celebrata la Giornata Mondiale dell'Acqua.
Grazie a questa ricorrenza, radio e giornali hanno deciso di dare spazio ed approfondimenti alla situazione climatica che la nostra penisola sta vivendo.
Un'(ennesima) anomalia meteorologica che vede l'assenza delle precipitazioni sull'Italia oramai da tanto, da troppo tempo: mesi di assenza delle precipitazioni con relative crisi idriche per colture in atto e colture da mettere a dimora.
La Giornata Mondiale dell'Acqua è quindi divenuto un pretesto per dare voce agli Agricoltori, e credo che in pochi siano riusciti a non inciampare almeno in qualche considerazione fatta sulla Grave Crisi Agricola in corso.
Ma facciamo un passo indietro...
Da oltre un mese quello che si sta consumando in Ucraina è stato il pretesto per un domino dei rincari di molti dei beni di prima necessità: farina, pasta , olio di semi, pane, e non ultimo il carburante.
Ma forse non tutti sanno che il mangime ad uso zootecnico sta scarseggiando in molte parti d'Italia, dove viene praticato l'allevamento intensivo o dei grandi numeri, o per chi ha contratti d'acquisto con l'estero.
Parallelamente a questo, Tutti stiamo subendo una crisi energetica, seppur l'energia ad oggi MAI sia mancata, seppur fino ad oggi il gas sia regolarmente arrivato in Italia, e regolarmente distribuito alle centrali elettriche, alle industrie ed alle abitazioni civili
Parallelamente Tutti stiamo subendo la crisi del grano, seppur in molte zone del conflitto bellico ancora il grano ancora non sia stato seminato, e l'assenza delle trebbiature sia ancora lontana mesi.
Parallelamente Tutti stiamo subendo il rincaro di prodotti alimentari senza comprenderne bene  il perchè: non ci sarà il mais per fare l'olio di semi, e quindi rincara l'olio extravergine di oliva che dall'Italia esportiamo in tutto il mondo, oppure ci dimentichiamo che esistono altri tipi di oli di semi (che comunque rincarano).
Un eco...anticipatorio: stiamo pagando di più qualcosa che attualmente c'è, e che direttamente non è stato ancora direttamente scalfito dalla guerra.
Un eco anticipatorio che sta mietendo vittime, ed indovinate chi per primo paga le conseguenze di tutto questo?
L'Agricoltore, Anacronistico o non, e sta pagando a caro prezzo.
Mi si spezza il cuore quando sento di Allevatori della pianura padana che devono abbattere e destinare alla macellazione Vacche da latte gravide, poichè non avrebbero mangime per allevare madre e prole, rinunciando anche alla produzione di quel latte che dovrebbe portare sostentamento alle aziende in questione.
Follia allo stato puro.
Badate bene, non voglio intraprendere un discorso di politica agraria, o di gestione aziendale, seppur tante ne avrei da dire come Agricoltore.
Concentriamoci sull'Agricoltore di turno che non ha di che sfamare i propri animali, animali non propriamente indicati per il reddito derivante dalla loro macellazione (una vacca da latte viene macellata a fine carriera o se produce poco latte...non certo quando è gravida).
Concentriamoci adesso su quell'agricoltore che i Aprile semina il mais: centinaia di aziende vivono di Mais in moltissime parti pianeggianti dell'intera nostra Nazione.
Ecco, proprio quell'agricoltore, che ha lavorato i terreni nel mese scorso, adesso si trova di fronte ad un bivio: seminare o rinunciare?
Il Mais da seme scarseggia per motivi che continuo ad ignorare, visto che viene selezionato da aziende specifiche, e destinato alla semina già dalla sua post trebbiatura nell'estate precedente.
Il Mais da seme dovrebbe essere stivato nei magazzini, e pronto alla vendita da tempo...ma in molti sostengono che ci sia una scarsa reperibilità del seme, e quello che c'è è molto caro.
Quindi, poco seme e molto caro.
L'Agricoltore per seminare i suoi tanti ettari di pianura ha bisogno di trattori grandi, che muovano macchinari altrettanto grandi, e cosa ci vuole per fare tutto questo?
Gasolio.
Ma il Gasolio agricolo è arrivato a toccare prezzi da fantascienza, come nel peggiore dei racconti distopici.
Quindi il rincaro del carburante, sommato al poco seme che costa tanto, rappresenta un ENORME PROBLEMA per l'agricoltore che deve accingersi a seminare.
Ma ecco che il colpo di grazie lo da il clima.
Nemmeno una goccia d'acqua, per mesi, con una siccità che non ha eguali negli ultimi decenni.
Interi comuni nel nord Italia che hanno iniziato il razionamento delle acque irrigue...in Marzo.
Terreni duri, che comportano maggiore sforzo dei macchinari, e quindi maggior carburante.
Ed ancora, sicura mancanza di acqua per una coltura, quella del Mais (come anche quella del girasole e del sorgo) che necessitano di acqua per svilupparsi.
E l'acqua dagli invasi la si pompa con moori endotermici che vanno a...Gasolio!
Ecco che l'Agricoltore di turno si trova al bivio: seminare o non seminare?
L'incognita di una semina, al netto di quanto appena detto, si proietta in aventi di 4 mesi in cui il clima potrebbe fare e disfare tutto.
Ma l'Agricoltore di turno a quel punto cosa sceglie?
Come per l'Allevatore che macella le vacche da latte gravide, l'Agricoltore non seminerà, certo di contenere la perdita economica.
Due esempi macroscopici, che con le dovute proporzioni, innescano un effetto domino su TUTTA l'Agricoltura Italiana, ricordandoci che questo non sta accadendo sono nella nostra bella Nazione.
L'effetto "comunitario" rischia di proiettarci verso scenari ancora più complicati...ed a rimetterci saranno per primi gli Agricoltori, ancora una volta, sempre in prima linea per rimetterci.
Le importazioni da Russia ed Ucraina sono, per motivi diversi, coinvolte.
Le importazioni comunitarie sono evidentemente condizionate, poichè la regola "ognuno per se" salterà fuori, ed ognuno attingerà prima di tutto alle proprie risorse, prima di condividerle con altri paesi.
Allora magari sarà sdoganato il mercato extracomunitario, consapevoli di andare ad inficiare quelle tracciabilità e garanzie di cui tanto ci sentiamo fieri?
Ottimi motivi questi per sdoganare anche il Mais OGM, che diverrà la panacea di tutti i mali: con quel tipo di mais verrà fuori che manco c'è bisogno dell'acqua per farlo crescere, anzi .che più il terreno è asciutto e più grande e buono questo crescerà.
Ed un pò come sta accadendo per l'energia Nucleare, ci porteranno a convincerci che bisogna sempre scegliere il Male Minore: in tempo di Crisi tutto può essere giustificato, non è vero?
...
Prendo fiato, e concludo dicendo che: due anni di Pandemia non ci hanno insegnato un CAXXO!!!
Ancora una volta, tutti a testa bassa, belanti, in fila, a seguire le indicazioni per il Male Minore, fregandocene di una politica energetica, idrica, ed agricola che abbia rispetto dell'Ambiente e delle Nuove generazioni.
Ed in tutto questo guazzabuglio, ci si mette pure il Padreterno (O chi per Lui) che ha chiuso i rubinetti, giusto per toglierci quelle due ore di sonno per notte che ci erano rimaste.

Cadono le bombe, la madre degli imbecilli non è mai stata così feconda e gravida, le nostre preoccupazioni sono sulle ferie che pretendiamo di fare la prossima estate, e l'importante è che lo smartphone sia di ultimissima generazione.
Forse ci meritiamo questo, ed anche molto peggio di questo.

Mi dispiace per quanti vengano qui in cerca di evasione: oggi anche l'Agricoltore Anacronistico deve ricordarvi che quanto stiamo vivendo è frutto delle nostre azioni, della nostra scarsa memoria e del nostro egoismo.
Ma forse da domani pioverà, e tutti ci dimenticheremo anche di questo.


sabato 5 marzo 2022

Agricoltura di Montagna, parte 2: Salire per confrontarsi

Quando è il momento di Salire in montagna ci sono sempre dei preparativi da fare.
Per prima cosa, il viaggio, generalmente nell'ultimo tratto tortuoso, spesso complicato, dove le strade si fanno più strette, e dove il tempo pare dilatarsi prima dell'arrivo.
Poi il meteo, che si sa essere assai mutevole, spesso imprevedibile, in montagna.
E di conseguenza l'abbigliamento, dando aria ai bauli ed a quelle scarpe adatte, a calzettoni pesanti, al vestiario che certamente" fu comodo l'ultima volta che Salimmo", e che" tornerà comodo anche questa volta".
E poi c'è da partire, chiudere l'uscio dell'appartamento nel casermone di cemento armato, o nella villetta a schiera che sia, per attraversare città e periferie, lasciare paesi o paesini, lasciandosi alle spalle l'amato mare, la costa, solcando le pianure più lunghe, bucando nebbie, affrontando colli e colline varie, e pensando al clima che cambia, all'aria che sarà più buona, al traffico da lasciarsi indietro, a quanto manchi prima di arrivare.
Per Salire in montagna c'è sempre un viaggio da fare, e spesso la prima meta non è mai quella definitiva.

Un albergo, un agriturismo, un campeggio, un appartamento, una seconda casa, un parcheggio, ma ci sarà ancora da camminare prima di arrivare: perchè in montagna non si arriva mai, c'è sempre una meta successiva pronta ad aspettarci.
Ed allora eccolo, l'amato castagneto, con quei frutti tanto dolci quanto bassi, stesi a strati nel terreno, tra ricci gialli e foglie croccanti.  E lo si sente l'odor di brace, di fuoco buono, delle salsicce, della rostinciana, e si sentono i chiacchiericci ed i bimbi che giocano.
Eccola la faggeta, fresca, freschissima in quest'estate, e "per la miseria come si respira bene qui", ed "a pensare a come non respiravamo laggiù a casa nostra".
Ma è il momento di inforcare le ciaspole e bacchette, ed in fila fare quel sentiero bianco, mentre il sole scalda la faccia, e la neve ghiaccia le gambe che devono muoversi.
Ed infine, quelle praterie verdi, colorate di mille mila fiori, dove tirar calci ad un pallone ha un sapore diverso, dove pascolano le vacche ed i loro campani fanno da coro alla passeggiata.
Salire in montagna è scoperta, silenzio, divertimento, fatica, pensieri leggeri, acido lattico nei polpacci, la pancia piena, il sudore, le foto.

Metafora di vita.
Salire, per... Confrontarsi con la fatica, mettere a dura prova la propria Resistenza, decidere di fare un passo alla volta, senza guardarsi troppo indietro: passaggi questi alla base di molti trekking o scalate, ma importante metafora del confronto con la Montagna stessa.

Che sia per diletto o per necessità, che sia occasionale o frutto di una lunga organizzazione, salire in montagna porta sempre un confronto: appunto con la fatica e  con la resistenza, ma anche con il tempo, e sopra a tutto con la Natura stessa.
Nell'immaginario la montagna è da sempre rappresentazione di forza e sacralità, di vicinanza al cielo ed all'infinito, di salubrità e difficoltà.
E quando si decide di Salire per Rimanere, identiche sono le dinamiche ed i passaggi, ma sarà il tempo a presentarci Confronti continui.
Chiudersi una porta alle spalle, lasciando quell'agio che mai più ritroveremo lassù; essere proiettati in una dimensione dove...non si può più fare tanto e di corsa, ma si deve fare l'essenziale e lentamente.
Il rapporto con il meteo diventa ordinario, e non più occasionale.
Il semplice andare a fare la spesa al supermercato assume una connotazione assai differente.
Lasciare il "tutto e subito a portata di mano" per un'organizzazione completamente diversa, dove le curve gelate, il tempo di percorrenza da un paese all'altro, il maltempo che arriva all'improvviso e sempre prevaricante di tutto il resto... sono soltanto alcune Abitudini da inserire nel nostro quotidiano, nei nostri ritmi, nelle nostre fatiche.
La Montagna pretende anche questo: fatica, non solo per una bella passeggiata domenicale di trekking, o per un fine settimana nelle piste di sci.
La montagna la fatica te la chiede alla mattina, per uscire dal vialetto di casa quando devi spalare la neve alta per portare i bambini a scuola, o quando non trovi un prodotto utile al tuo lavoro, e ti fai due ore di curve tra paese, paese, ed un altro paese, oppure quando rientrando a buio alla sera un albero abbattuto per il vento blocca l'unica via di accesso per il rincasare.
Non si può avere fretta per fare molte cose, piuttosto si devono fare le cose essenziali, accuratamente e lentamente.
L'orologio della propria vita pare perdere la lancetta dei secondi che scorrono, e quella dei minuti si fa piccina piccina: in Montagna si alza sempre gli occhi al cielo prima di organizzare qualcosa.
I temporali qui quando arrivano sono spesso delle furie divine, che d'improvviso arrivano, come d'improvviso se ne vanno.
Un pò come per le arrabbiature, ma bisogna lasciarle andare poichè altrimenti succhierebbero così tanta energia che ci affaticheremmo ad imprecare per qualcosa che è già andato oltre.  E' bene le energie mai sprecarle in montagna.
E l'ultima considerazione la merita l'arrivo alla meta, dove il petto di riempie di emozione, e lo sforzo richiede quasi un'inchino a tanta bellezza.
Arrivare alla meta è un inginocchiarsi alla maestosità, a quanto di più grande i nostri occhi possano vedere, a quei tanti ricordi che nascono proprio da quel momento.
..ed un giorno chi è salito per rimanere si troverà ad aprire la finestra, a spalancare gli scuri, ed a emozionarsi tanto da piangere, forte, quasi volendosi inginocchiare al bello che gli si apre difronte.
La Montagna richiede questo: salire per...confrontarsi.
...e magati per rimanere.