Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

sabato 16 maggio 2015

Racconto di Vita Anacronistica:lo studio e gli approfondimenti apocrifi (3° parte)

All'ingresso dell'aula sostai per pochi istanti a guardare quei banchi: la scelta del posto...del primo posto a sedere, poteva decidere molto della mia sorte di studente.
Tre file costituite da una coppia di banchi: la fila di destra era davanti alla lavagna, ma troppo lontana dalle finestre che davano sui campi; quella di centro era troppo sotto tiro dei professori; quella di sinistra, magari calda in estate, ma sotto le finestre e accanto ai termosifoni.
Mi accomodai nella fila di sinistra, prima fila, e per compagno di banco avevo un ragazzo dai capelli rossi che avevo conosciuto qualche istante prima entrando nell'atrio della scuola.
Una volta preso posto arrivò il primo professore, e con "Azienda Agraria" iniziai il mio lungo percorso in quell'Istituto.
Ci fu chiesto, uno ad uno, quali fossero le motivazioni di quella scelta, ed un pò tutti risposero che avevano tradizioni agricole, poderi, allevamenti, abitudini da mantenere.
Quando toccò a me ricordo che il batticuore svanì, e dopo aver preso fiato mi alzai e più o meno questo è quello che dissi: "Io qui sono uno di quelli che viene da più lontano, ed alzarmi alle 5:30 non credo che mi peserà troppo, come non mi peserà pranzare tutti i giorni alle 15: a casa non mi aspettano animali, podere, ed una famiglia di contadini, ma...ho tanta passione, da sempre, e non voglio più contrastarla o ignorarla. I miei nonni mi hanno sempre insegnato che è dalla Campagna...dalla Natura che tutto viene, ed io vorrei partecipare a tutto questo, rendermi utile...e poi la Campagna mi garba, tanto.  Credo che l'Agricoltura e la Tradizione possano convivere anche nel futuro."
Strappai un sorriso al professore, e fiero del mio comizio mi sedetti.
Dopo meno di mezzora il medesimo professore ci disse: "Qui imparerete molto sulla Campagna, imparerete ad interpretare tanti di quei segnali che la Natura ci lascia, imparerete ad osservare, a memorizzare, a valutare, ed anche ad agire. Avrete i computer con voi, la tecnologia che si evolve, macchine sempre più all'avanguardia, ma ricordate sempre che..." e questo è il passo che preferisco "...la prima cosa da imparare è l'osservazione delle FASI LUNARI.  Con la Luna si fa tutto, ogni lavorazione, ogni decisione può essere influenzata dalla Luna, perfino i parti dei vostri animali. Dovrete considerare sempre tutto questo, e non lasciare che siano solo i vecchi a parlarne. Vedrete e capirete la differenza, e questo spesso non c'è scritto sui libri...purtroppo."
La Luna...in meno di un'ora in quella scuola che tanto avevo desiderato frequentare si parlava già della Luna, ed ero rassicurato da qui ragionamenti, e sapevo che sarebbe stato un viaggio bellissimo.
Ho avuto la fortuna di avere buoni compagni di viaggio, tutti rigorosamente figli di Agricoltori: c'era il ragazzone che veniva dalle pianure lungo il mare, che coltivava cocomeri e poponi (meloni); c'era quel ragazzo dalla testa riccia e dagli occhietti ravvicinati che veniva dalle colline, e che allevava le Chianine ed era appassionato di fieno; e poi c'era lui, quel ragazzo magro con l'onda nei capelli, che con quella parlata così antica, mi rapiva ogni volta che mi parlava dei suoi nonni, delle sue pecore, dei suoi ciuchi.
Questi tre mi hanno accompagnato nel viaggio, e con loro ho trascorso dei momenti indimenticabili, tanto dentro le mura scolastiche, quanto nelle interminabili telefonate che inevitabilmente ogni giorno ci vedevano occupati.
Credo di essere costato un patrimonio ai miei genitori, ma quelle telefonate erano vitali per lo studio e per la vita: ci si confrontava sulla lezione da fare, ci si scambiavano consigli, ci si preparava all'indomani, e poi c'era la "ricreazione telefonica", ossia quel momento in cui si parlava di tutt'altro.
Durante queste ricreazioni io ho imparato a mungere, tutto rigorosamente spiegato per telefono, ad attaccare una barra falciante al trattore, a dosare bene il caglio liquido per fare il formaggio, a cantare le canzoni tradizionali di altri paesi, a vangare senza troncarmi la schiena, a fare la polenta di castagne.
Un giorno, il ragazzo magro con l'onda nei capelli, mi volle regalare un momento di grande emozione: io avevo la febbre da giorni e non accennavo a stare meglio, e mentre la sua nonna gli reggeva la cornetta del telefono, lui si mise a suonare la fisarmonica, accompagnato dalla voce della sua bisnonna.  Ho la pelle d'oca anche adesso mentre scrivo al ricordo di quel momento, così lontano dalle videochat, ma così "vicino al cuore".
L'amicizia con lui forse era la più importante, ma anche quella più ricca di competizione: da lui nevicava sempre, e quando la neve arrivava anche da me, la sua era sicuramente più alta...nonostante vivesse in un borgo che era più basso del mio di quasi 150 metri (tutt'oggi non riesco a spiegarmi come questo potesse accadere...o semplicemente non accadeva e lo faceva per farmi essere invidioso).
Lo studio procedeva abbastanza bene, anche se non brillavo in tutte le materie: "potrebbe dare di più" dicevano i professori durante il ricevimento dei genitori, e quella media del "sei e mezzo" sembrava non volermi mollare mai.
A me andava bene così, tanto ero indaffarato nei miei "approfondimenti apocrifi" che uscivano dai programmi scolastici:  Masanobu Fukuoka, quell'omino anziano che dal Giappone insegnava come il "non fare" fosse produttivo e rispettoso della Natura; Rudolf Steiner, il filosofo (e non solo) austriaco che parlava del terreno agricolo e delle colture come se si trattassero di un unico sistema vivente; e poi c'era la Filosofia, materia non trattata nei programmi scolastici, c'era lo studio della Meteorologia, materia che ho sempre amato, della Micologia, della Veterinaria (addentrandomi in tanta chimica ed anatomia), e tutte quelle materie non scritte e fatte di "tramando verbale" dei vecchi, e di quello che si stava perdendo per sempre.
Un giorno, durante una lezione di Agronomia del terzo anno, ricordo che feci un intervento che fece arrabbiare il professore: stavamo parlando delle arature, e lui continuava a sostenere che fosse fondamentale "andare il più a fondo possibile" ogni anno, mentre io sostenevo il contrario.  Insisteva, e lo legittimava la sua autorità, e diceva che aratura profonda e frangitura "a fino" delle zolle erano il modo migliore per preparare un letto di semina: io la fresa la odiavo già allora, ed ecco che ne nacque una polemica di circa venti minuti dove mi scoprii tanto convinto e battagliero, e dove riuscii a chetare (zittire) il professore, che stremato mi disse che ragionare con me era come sbattere la testa su un ciocco di castagno.
Se vedesse oggi quel professore cosa faccio con arature leggere e affinamenti grossolani (e mai per effetto di attrezzi come fresa ed erpice rotante), chissà cosa penserebbe.
Quel mio essere "così poco convenzionale" era comunque mitigato dal mio carattere tranquillo e dal mio fare educato: quando ci insegnavano le concimazioni chimiche ed il diserbo, e ce lo hanno insegnato tanto ed anche molto bene, ricordo che io studiavo e seguivo tutto, proprio per rendermi conto di quanto potesse essere fatto in tutt'altra maniera.
La provocazione fu quando durante un'interrogazione potrai come argomento a piacere "la letamazione", proprio con quel professore che per settimane mi aveva parlato dei concimi chimici: avevo fatto una ricerca in biblioteca sui vari letami, e sulle caratteristiche che questi potevano avere sulle differenti colture e differenti terreni, e nell'esposizione prendevo ad esempio un tipo di concime chimico, e lo sostituivo con il letame che secondo me era adatto.  Vedere i compagni che prendevano appunti, mentre io giustificavo i miei ragionamenti con formule chimiche scritte alla lavagna, fu una grande soddisfazione, maggiore sicuramente di quel "settemeno" che il professore volle concedermi.
Ho comunque avuto professori che ho amato, e che sono riusciti a trasmettermi passione e convinzioni, e su tutti la mia professoressa di Italiano: lei veniva dai licei, e quella banda di maschi agricoli credo che rappresentassero una grande sfida personale e professionale.
Ci mise così tanta pazienza, ed all'inizio eravamo una frana, ma poi capimmo ed imparammo: un pò come il professor John Keating ne L'Attimo Fuggente, quando stravolge le regole dell'insegnamento e trasmette coinvolgimento e passione alla sua classe, ebbene anche questa mia professoressa riuscì a "farmi sollevare sul banco" (perlomeno metaforicamente), ed a farmi incuriosire ancora di più.
A lei piaceva come scrivevo, seppur criticasse la mia punteggiatura, dicendomi ogni volta che "scrivevo come parlavo, e parlavo come pensavo...senza troppi filtri".   Le raccontavo di queste mie idee, e talvolta tentavo anche di dare loro una qualche connotazione socio-politica: avevo un'età in cui è obbligatorio essere ribelle, ed anche se armato di penna e libri, non mi sottraevo a tale chiamata.
Ci sono stati periodi, anche lunghi, in cui la salute non mi ha accompagnato tanto fedelmente, ed ho dovuto fare molti sacrifici per portare avanti la mia scelta di studio: ma non potevo rinunciare alla Campagna.
E fu così che babbo, coinvolgendo un suo amico agricoltore, riuscì ad ottenere in gestione del terreno agricolo: un bell'orto (molto grande), una voliera/pollaio, una baracca ed un laghetto, a nostra completa disposizione.  Il dopo scuola era rappresentato da quella fase sperimentale in cui iniziavo...iniziavamo a cimentarci nell'essere "quasi" Agricoltori.

Queste le altre parti del racconto:
http://agricoltoreanacronistico.blogspot.it/2015/04/racconto-di-vita-anacronistica-dal.html
http://agricoltoreanacronistico.blogspot.it/2015/04/racconto-di-vita-anacronisticala-mia.html