Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

lunedì 29 dicembre 2014

La fine dell'anno 2014, tra lamento e condivisione

Avevo pensato di fare un post dedicato al "bilancio di fine anno"...
Pensavo quindi di parlare dell'annata agricola, delle spese sostenute, dei ricavi e dei guadagni...
Magari potevo anche parlare delle novità, delle paure, delle difficoltà, della fatica, degli obbiettivi, delle arrabbiature, ancora delle novità, ma...
Se mi avete seguito in questo "strano" 2014 avrete già avuto modo di capire che cosa possa essere stata la Vita Agricola, Anacronistica e non.
Quindi, con una bottiglia colma di buoni propositi, di obbiettivi, di volontà e di forza, mi appresto ad affacciarmi al nuovo anno, augurandomi solo tre cose
La Prima: che la stagione dia tregua, e che possa permettere di lavorare e produrre senza rischiare una polmonite ogni giorno o senza farsi lacerare dall'umidità.
La Seconda: che l'entusiasmo non venga mai meno, e che abbia soddisfazione nei nuovi progetti da intraprendere.
La Terza: che il fisico regga almeno quanto basta per farmi vivere la Vita che ho scelto di fare, senza nulla chiedere in più ed in meno.
Solo questo.
A tutti voi, un doveroso e sentito GRAZIE: in questo 2014 ho ricevuto tanti commenti, ed ho percepito (forse per la prima volta da quando ho iniziato a scrivere questo blog) la vostra partecipazione.
Io non ho faccialibro, non cinguetto, non condivido istantanee, e sinceramente mi sento poco social, ma questo blog è l'occasione che mi ha permesso di raccontarmi senza mettere la faccia, l'indirizzo o la partita iva.
Questo blog è l'occasione per confrontarmi, per "liberarmi" e per rileggermi (cosa che non avevo mai fatto in vita mia), mantenendo la mia serena riservatezza.
Questo blog è diventato anche l'occasione per capirmi un pò di più.
E quindi grazie a tutti voi, alle vostre testimonianze, alle vostre critiche, al vostro affetto, al vostro scetticismo ed al vostro silenzio: in questo anno siete stati dei compagni di viaggio graditi ed interessati, e per questo mi impegno ufficialmente a condividere sempre di più la mia Vita Agricola, le mie Scelte e le mie Idee.
Auguro a tutti una Buona Fine ed un Buon Principio.
A rileggerci il prossimo anno...

martedì 23 dicembre 2014

Caro Babbo Natale...

Caro Babbo Natale,
Anche questo Natale è arrivato, e sono al trentacinquesimo...
Seppur siano spuntati i primi peli bianchi nella mia barba, io continuo a vedere questo periodo dell'anno con occhi di bimbo, e torno quindi a scriverti la consueta "letterina" che troverai accanto al camino con mezzo bicchiere di rosso (l'altro mezzo me lo sarò bevuto io...), il mazzetto di carote per le renne, ed una fetta di pane casereccio con la salciccia.
Sarò sfacciato a chiedere, ma penso che la fantasia ed il desiderio possano convivere anche in queste parole che lascio per te, sicuro di non offendere nessuno e di avere voglia di "sorprese...desiderate".
Per prima cosa penso agli abitanti del mio paese, e proprio come ho scritto nel mio Blog, VORREI che i giovani si rinsvavissero un pochino, e provassero a sentirsi temerari, audaci ed alternativi anche rimanendo a lavorare le campagne dei propri nonni (o degli amici dei nonni): con una motosega e qualche tanica di miscela potrebbero far legna per le loro famiglie, ripulire quelli che un tempo furono campi rigogliosi, e darsi tempo e modo di fantasticare su quanto potrebbe essere fatto lavorando tutti i giorni all'aria aperta. 

Lo vorrei davvero tanto, e questo sarebbe un regalo grande per tutti...e sopratutto per loro.
Poi penso agli agricoltori della mia zona, e VORREI tanto che si svegliassero una mattina senza l'idea di usare a prescindere SCHIFOSERIE CHIMICHE (dalle quali oramai pare che siano diventati dipendenti...): vorrei tanto che si disintossicassero le idee, e provassero (almeno una volta) a pensare all'Agricoltura come all'interazione dell'uomo e della Natura, e non come all'assidua (e compulsiva) ricerca del "tanto" a scapito del buono e sano, concependo i campi come i banchi di un laboratorio.
E magari VORREI anche che tornassero a mangiare il pane fatto in casa, le uova e la carne che non sappiano di pesce, il vino che sappia di uva e non più del solo gusto "legno vanigliato e metabisolfito di potassio", ed i pomodori rossi e saporiti e non quelli che abbiano la taglia (ed il sapore) del cocomero. Vorrei solo che lo facessero...anche solo una volta, giusto per provare "gli antichi sapori", e dar respiro al loro fegato, stomaco e spirito.
Un'altra cosa che VORREI è che quei motociclisti che la domenica passano sotto casa mia spendessero un pò meno soldi per la benzina ed un pò di più per portare fuori a cena le proprie mogli e fidanzate: le moto sono belle, ma sfrecciare a tre volte tanto il limite consentito dalla legge, per di più terrorizzando i miei animali (che non si abitueranno mai a cotanto frastuono continuo ed incessante) oltre ad essere illegale e pericoloso, magari è anche oneroso. Vorrei solo che considerassero questo aspetto, mi basterebbe.
Poi VORREI tanto che le forze dell'ordine, magari i vigili del paese, giusto per rimpinguare le misere tasche del Comune in agonia, venissero a far quattrini proprio sotto al mio podere...di domenica, proprio con gli amici motociclisti di cui sopra. Credo che sarebbe raggiunto un equilibrio perfetto!
Poi, Caro Babbo Natale, VORREI TANTO che un pochino piovesse dove ce n'è di bisogno...mi basterebbe un pochino, magari dando tregua a noi poveri disgraziati che non sappiamo più come gestire le campagna: si piantarono le viti e gli ulivi senza sapere che si doveva puntare sull'allevamento della ranocchia e dell'anguilla...
Penso anche agli Amici. e per loro vorrei cose semplici.
Alla coppia che se ne vuole andar via dall'Italia, AUGURO che trovi soddisfazione e pace ovunque desideri, che facciano la "Carriera all'Estero" che evidentemente tanto desiderano, che siano felici assieme, e che mangino e bevano sempre cose buone (ma su quest'ultima cosa temo che anche tu possa fare poco...).
All'Amico Senzacasa, AUGURO una serenità fatta di pareti di muratura e di un tetto sopra la testa, magari lontano dalle tribolazioni e con la possibilità di viver meglio i suoi quasi trent'anni.
All'Amico Enne VORREI che la vita riservasse ancora tante sorprese, e su tutte quella che un giorno "non si senta più uguale a qualcun'altro" , ma unico al mondo...quale per fortuna è sempre stato (anche senza sapere di esserlo).  E gli auguro di trovare la pace nella quotidianità e nelle piccole cose, magari fatte di tanta Campagna e Amore.

Poi penso alla famiglia, e Caro Babbo Natale VORREI .... vorrei semplicemente rinnovare le richieste che faccio ogni anno, aggiungendo magari che una macchina nuova per babbo e mamma non sarebbe poi male.
E per me e mia moglie?
Desideravo prendere un cane per le capre, ed è arrivato un gatto...
Desideravo un ciuco, e si è rotta la macchina...

Desideravo prendere quel bel rudere nella montagna, e tra un anno scadrà il contratto d'affitto della casa...
Insomma, ho quasi timore a chiedere qualcosa, visti i precedenti.
Ma ci riprovo, stoico e sognatore quale sono: VORREI una sicurezza (anche mezza mi andrebbe bene) per la casa, giusto per non pensare di dover ripartire da zero entro breve tempo.
VORREI  un cane da tenere con le capre, che mi possa fare la guardia per i predatori a quattro zampe (ed anche quelli a due zampe...).
VORREI un ciuco...un somaro...un asino...chiamalo come ti pare, ma te hai capito.
Per il resto...VORREI  che, terminata la lettura di questa letterina, tu passassi dalla camera e tu mi venissi a salutare, proprio come facesti quando ero bimbo: mi ricorderò sempre di quel momento, e da allora ho sempre confidato di riuscire a vederti di nuovo.
Sarà un segreto tra noi, visto che il cane è sordo e mia moglie dorme come un sasso: egoisticamente, questo sarebbe forse il regalo più bello che VORREI ricevere.
Tuo
A.A.


Ed a voi, lettori abituali che non scrivete mai interventi, affezionati che portate sempre i vostri saluti, passanti occasionali, scettici che scuotono la testa, Amici in incognita, affezionati e non...a voi tutti AUGURO che Babbo Natale possa portarvi quello che più desiderate, e che possiate condividerlo con le persone a voi più care.
Buon Natale a tutti dall'Agricoltore Anacronistico

domenica 21 dicembre 2014

Inizia l'inverno, mentre i giovani abbandonano le campagne

Vorrei provare a dire la mia su un argomento che ho volutamente evitato sino a quest'oggi.
Abbiate pazienza se anche questa volta non metterò foto accattivanti o non parlerò di argomenti simpatici e leggeri.


"Ti rendi conto che non c'è più lavoro in Italia, e che tutti i giovani devono scappare all'estero? Ti rendi conto che te vivi sul tuo poggetto di felicità mentre tutto intorno i giovani sono vittime di un sistema che non li vuol vedere progredire? Ti rendi conto che la tua campagna è oramai finita e che non c'è speranza? Ti rendi conto che l'unica alternativa è fuggire via?"
Capita che un pomeriggio anche il sottoscritto si prenda licenza dal podere, e se ne torni in paese (nella piazza) a fare una passeggiata, e capita che ci siano occasioni per confrontarsi con alcuni coetanei.
Non parlerò del mio Paese d'origine, visto che la sua storia è pari a quelle di tanti paesi italiani dove la chimera del turismo non ha partorito nulla se non buon propositi svaniti poco oltre le bocche dei tanti paesani che l'hanno pronunciati.
E non parlerò neanche dei più alti problemi che questa Nazione ha, e di come si potrebbe e dovrebbe fare per superarli.
Vorrei invece parlare di questo fenomeno: la fuga dai paesi da parte dei giovani.
Fuggire via, a prescindere, lasciando quello che si crede un paese "morto" alla ricerca di una felicità fuori dall'Italia.
"Non c'è più posto per noi giovani...non c'è più lavoro qui!"
Quanta rabbia...quanta tristezza spingono un ventenne ed un trentenne a dire questo.
Mi guardo attorno, e vedo decine e decine di cartelli Vendesi appesi nei portoni, attività commerciali chiuse, e la piazza vuota.
Ricordo che da ragazzo (e non parlo di 400 anni fa!) si andava in Piazza con ogni stagione, ed ogni pretesto era buono per far capannello o fare lo struscio nel corso.
Pioggia, neve, estate, caldo...sempre lì, ogni pomeriggio.
Mentre oggi solo pochi extracomunitari e pensionati sostano all'ombra del palazzo comunale o nei tavolini del bar.
Un immagine che molti di voi conosceranno benissimo, comune appunto alla maggior parte dei Paesi italiani, ma il punto rimane questo: perchè i giovani sono scappati? 
Parliamo dell'agricoltura.
Esco dal paese per tornare al podere, e quello che vedo sono una moltitudine di campi incolti, abbandonati, boschi da tagliare, poderi da ristrutturare.
Ed allora penso: ma perchè non restare per lavorare qui, nella campagna intendo, in questi campi che hanno un padrone ma che non hanno una mano che li lavori?
Perchè fuggire, quando qui ci sarebbe ancora lavoro?
Ci sarebbe il lavoro, perchè lo vedo io come lo possono vedere gli altri: eccolo qui, intorno alla strada che percorro ogni volta.
La dove un tempo saliva alto il grano, s'udivano i campani delle pecore, c'erano orti ed animali, oggi tutto è fermo, lasciato.  Ma la terra è ancora buona, perchè questo accade?
Arrivato a casa ne parlo con mia moglie: lei a differenza mia ha girato il mondo, si è laureata, e sopratutto ha avuto la voglia di "fuggire via dal Paese".
Le chiedo perchè sia tornata, e lei mi risponde con la sua sempre disarmante semplicità: "Per apprezzare un luogo devi allontanartici, lo devi lasciare, per iniziare a cercare la felicità altrove. Sino a che ti renderai conto che quello che vedrai sarà sempre in paragone a quel luogo che hai lasciato, e che un giorno ti sveglierai sentendo che quel luogo te ce l'hai dentro...che quel luogo sei te. E quindi ritorni, ed hai pace perchè ti sei ritrovato."
E' difficile per me citarla, visto che il suo italiano è cento volte meglio del mio, ma son certo che il senso di queste parole lo si sia inteso ugualmente.
Mi guardo attorno, e vedo tanti (troppi) giovani che hanno perso le speranze, e che ristagnano nelle famiglie di appartenenza in attesa di qualcosa che (forse) mai passerà.
I più sicuri invece scappano, il più lontano possibile.
"Cosa hai fatto in Australia in questo anno di permanenza?" Chiedo all'amico ritrovato dopo tanto tempo.
"Che esperienza! Pensa: sono arrivato e subito mi hanno trovato un lavoro. Che meraviglia!" Risponde lui entusiasta ed orgoglioso.
Ma quando chiedo che tipo di lavoro abbia fatto, questo è quanto le mie orecchie hanno capito: "Ho lavorato in una coltivazione di ananas. Coglievamo ananas tutti i giorni, piegati sui campi per molte ore al giorno sotto il sole che ardeva. Poi sono entrato in un azienda che produceva vino, ed ho fatto la vendemmia: giorni e giorni a tirar su cassette d'uva, a scaricarle e ricaricarle, a cogliere e seguire il cantiniere! Che emozione! Poi ho anche lavorato in una stalla: pensa, mungevo le mucche. Che buono quel latte!"
Non riesco a descrivere l'espressione basita che la mia faccia aveva mentre tali parole mi folgoravano sin dentro i nervi ed i tendini.
Mi trattengo dall'arrabbiarmi, e con voce pacata e profonda:"No scusa, fammi capire: te sei andato dall'altra parte del mondo per fare quello che avresti potuto fare qui? No, scusa, ci deve essere un senso che io proprio non riesco a comprendere, perdonami. Qual'è?"
E dall'altra parte parte una filippica sul bisogno di andare...di lasciare...di mollare e mollarsi tutto dietro le spalle...di rinascere altrove.
Certamente questa risposta mi soddisfa (perlomeno in parte), e comprendo meglio il gesto, ma subito chiedo: "E adesso? Adesso sei tornato con un mestiere (anzi...tre) nelle mani, e quindi..."
Lui mi interrompe, e con un sorriso forzato mi dice: "...e adesso mi rilasso. Infin dei conti ho lavorato un anno nei campi, non so se hai presente. Adesso mi rilasso...mi godo le attenzioni di babbo e mamma...gli amici...magari mi farò pure la ragazza, e per un pò staccherò dal lavoro...almeno sino alla prossima estate, poi vedremo."
Eccolo qui: venticinque anni, mantenuto da babbo e mamma, ha provato per un anno il duro lavoro dei campi, e adesso campa di rendita per altri sei mesi.
Una scelta.
Intanto penso a quei campi incolti, ed agli altri amici che sono andati a Londra a fare i camerieri, a Barcellona a lavorare nei callcenter, in Nuova Zelanda a parare le pecore, in Australia a fare la vendemmia...e continuo a pensare a quei campi incolti.
Ognuno ha il suo percorso di vita, le proprie ambizioni, i propri sogni...e guai a far la morale a tutto questo.
Ma ancora una volta io non capisco...
Credo che molti di voi mi troveranno ottuso, ma perchè quei campi non possono più essere lavorati da un giovane del luogo?
Penso alla vendemmia, e a quando è impossibile trovare un giovane del paese che abbia voglia di impegnarsi; penso al tribolamento per convincere altri giovani a venire a cogliere le ulive; penso alla scacchiatura ed alla sfemminellatura delle vigne ed a quanto lavoro ci sarebbe.
Ed ecco che devo chiamare l'amico agricoltore e chiedergli il numero della squadra di vendemmiatori che l'anno precedente lo hanno aiutato: tutti albanesi e rumeni, e solo uno su cinque capisce qualche parola di italiano.
Vengono a fare il sopralluogo, gli faccio vedere la vigna, e gli spiego cosa vorrei fare, ma per farmi intendere ci vuole mezza giornata, e non si tratta solo di un problema di lingua ma anche di "Approccio": loro sono macchine da guerra, abituate a cogliere qualsiasi tipo di grappolo, e non comprendono il senso della "Scelta dell'uva...dei ripassi...dello scattivare il grappolo".
Diventa impossibile collaborare, e quindi desisto.
Ma mi chiedo: chi coglierà l'uva? E le olive? Chi mungerà le pecore e le condurrà al pascolo? Chi arerà la terra? Chi taglierà il bosco? Chi porterà avanti l'Agricoltura nella mia zona?
Il lavoro c'è, eccome...perlomeno qui, perlomeno in Agricoltura. Ci vuole sacrificio, costanza, e passione: non posso pensare che i giovani della zona abbiano perso tali caratteristiche.
Il lavoro c'è, ed è duro, ma prendere dei terreni in comodato d'uso gratuito oggi non è un utopia (anzi), e si abbatterebbero diverse spese nella gestione di un fondo; a detta dei vecchi, non c'è mai stata tanta terra disponibile quanta ce n'è adesso.
E se poi non bastasse, ci sono le aziende agricole, grandi e piccole che siano, che cercano manodopera per i lavori stagionali.
Non sarà molto, ma è una partenza: credo che un giovane che ancora non è sposato e non abbia figli, possa permettersi (considerando che continuerebbe a stare da babbo e mamma) di impiegarsi in lavori del genere.
Poi magari la passione potrebbe spingerlo a fare di più, e magari a prendere in gestione una realtà agricola, magari a consorziarsi con altre piccole realtà, magari a collaborare con altri giovani agricoltori.
Penso a quei campi, e penso all'amica che desidera andare a fare la cameriera nella periferia di Londra.  Penso alla piazza semivuota, ed a quante giovani braccia, cervelli e cuori sono lontano dalle proprie radici.
Forse penso troppo...
...meglio che torni a lavorare.
Lascio a voi gli approfondimenti del caso.




Oggi 21 dicembre è il primo giorno d'inverno, mentre fuori c'è umidità e vento fermo, in casa la stufa ed il camino rallegrano gli animi e riscaldano il corpo.
Tra qualche giorno sarà Natale, e le temperature saranno sopra la media del periodo: ancora si trovano i funghi nel bosco, c'è sempre odore di umidità nell'aria, ed il susino davanti la finestra di camera ha almeno una cinquantina di fiori.
Il freddo arriverà...deve arrivare, ma per adesso l'inverno è iniziato soltanto sul calendario.
Auguro un Buon Inverno a tutti, tanto a quelli che son partiti che a quelli che son rimasti.


giovedì 4 dicembre 2014

Dalla Bellezza alla Diversità: cronaca di un viaggio nella Capitale

Ogni mio post è sempre stato legato direttamente al mondo dell'Agricoltura, al mio modo di vederla e farla, ed alla mia vita in questo mondo.
Ma questa volta devo "uscire dal seminato" e condividere con voi un'esperienza che mi è accaduta non troppo tempo fa.


Erano anni che con mia moglie dicevamo di prendersi una pausa e di andare a visitare la Capitale: sono sempre stato il primo ad avere curiosità di farlo, e da almeno dodici-tredici anni mi riproponevo la volontà di una visita turistica alla Città Eterna.
Ebbene, senza troppo indugiare, e sotto l'organizzazione della moglie (estremamente più dinamica del sottoscritto e mai povera di entusiasmo), siamo pariti con l'auto (prestatami da babbo perchè la mia oramai non è più in grado di reggere tali "emozioni") alla volta di Roma.
La foratura all'imbocco del GRA non ci ha scoraggiato minimamente, ed anzi ci ha fatto sorridere non poco: ogni volta che ci muoviamo succede qualcosa, ed oramai la prendiamo con filosofia quasi come a dire "stavolta abbiamo già dato, adesso tutto andrà benone".
Il traffico di questa città è qualcosa di...enorme, e con la nostra macchina ci sentivamo una lumachina in mezzo a tutta quella frenesia: guardavamo i palazzi affacciati sulla tangenziale, e ci domandavamo come facessero a vivere in tutto quel frastuono, mentre le auto suonavano all'impazzata ed i motorini ci sorpassavano in ogni direzione.
Trovato parcheggio ci siamo da subito ambientati in quella che sarebbe stata la nostra "residenza" per qualche giorno, e poi subito alla volta della metropolitana.
Confesso che non era la prima volta che la prendevo, ma dopo molti anni mi ha fatto parecchia impressione scender giù sottoterra ed incastrarsi tra la gente (tanta gente) dentro a quel trenino che accelerava e frenava, ri-accelerava e ri-frenava, ri-ri-accelerava e ri-ri-frenava.
Quanti odori in quel vagone, e quante facce diverse, senza che nessuna si osservasse: tutti quegli sguardi fissi verso il basso, contemplando i telefoni cellulari che ognuno aveva tra le mani. Nessun libro...nessun quotidiano...nessuno che si scambiasse sorrisi di cortesia o parole di circostanza, nulla se non occhi fissi su quegli schermi colorati. Gente che entrava ed usciva dai vagoni sempre con lo sguardo fisso su quei cosi ben stretti tra le mani.
Una volta a piazza di Spagna abbiamo sentito Roma, che ci ha accolto con tante persone straniere che ci gridavano qualcosa di incomprensibile, porgendoci delle specie di bacchette di metallo.
Io non capivo, e c'è voluta mia moglie per comprendere di che cosa si trattasse: "Selfii...Selfii...Selfii!" Ma che strano romano che parlavano, ed accaniti continuavano a bloccarci il passaggio brandendo sotto al nostro sguardo quei così di metallo.
Ho pensato che si trattasse di uno di quegli aggeggi che si usano per prendere i barattoli nei ripiani più in altro (una specie di manina meccanica).
Ma poi l'orda di giapponesi che avevamo alle nostre spalle ci ha svelato l'arcano: la bacchetta serviva per metterci il telefonino...oops, scusate lo smartphone, e per farcisi gli autoscatti (Selfii..).
La cosa mi ha fatto sorridere, perlomeno all'inizio, ed era buffo vedere tutte quelle persone che si autoscattavano tenendo il proprio smartphone su questa bacchetta.
Non gli ho dato troppo peso, ed abbiamo proseguito la visita in Via Condotti.
Li ho contati: ci hanno raggiunto ben 14 di questi venditori, solo in Via Condotti.
Siamo stati a Roma per quattro giorni, ed a dirla tutta abbiamo girato come dei matti, dai Fori Imperiali, al Vittoriano, da Piazza Navona a San Pietro, da San Giovanni al Colosseo: non c'è stato un attimo, uno scorcio, un monumento, una piazza dove non siamo stati raggiunti da questi venditori.
Non sono qui a scrivere del disturbo, anzi: salvo due occasioni dove me li hanno sbatacchiati sul naso, la cosa mi lasciava piuttosto indifferente.
Ma quello che invece non mi ha lasciato indifferente è stato l'utilizzo di questi cosi di metallo e sopratutto di questi nuovi telefoni.
Un esempio: per vedere la Bocca della Verità c'era una fila di almeno quaranta persone, e c'era un signore (paziente e gentile) che faceva procedere le persone in fila indiana sino alla scultura, e si rendeva disponibile per fare scattare le foto con i telefoni dei turisti.
Dei quaranta in fila, io e mia moglie eravamo evidentemente gli unici a non avere uno di quei cosi, e lo sguardo sorpreso del signore che gestiva la fila (sommato a quello delle altre persone in fila dietro di noi) l'ha detta lunga su quanto fossimo veramente strani...doversi...fuori dal tempo...anacronistici.
Per noi il divertimento è stato quello di mettere a turno la mano in quella bocca, e farsi una domanda a testa per vedere se dicessimo la verità: ridevamo, ma la gente ci guardava incredula.
"Ma che hanno fatto a fare la fila 'sti due che manco avevano il telefonino" ho intercettato mentre uscivamo...
...pure nel Colosseo, mentre noi due giravamo liberi all'interpretazione della visita, masse di persone incastrate come in un tetris si autoscattavano (naturalmente muniti di bacchette) in una raffica di flash che facevano luce pure in quella buia giornata di novembre.
Ma la prova più grande l'ho avuta durante la visita ai Musei Vaticani, e sopratutto nella Cappella Sistina, dove gli addetti all'ordine dovevano sgolarsi per ripetere (giuro...fino alla nausea) "No picture, No Video. No foto, no video"
La solennità del Giudizio Universale, lo struggimento della Creazione di Adamo, la commozione per tutte quelle opere di Michelangelo, del Botticelli, del Perugino e di molti altri...tutta quella magia Unica al Mondo...tutto era disturbato continuamente dai richiami fatti dai tanti addetti.  Non bastavao i cartelli, no, non bastavano i richiami: la gente DOVEVA fotografare, e lo faceva in modo quasi compulsivo, incurante dei richiami e dei partaccioni (rimproveri) a cui erano sottoposti...nulla, dovevano farsi il "Selfii" anche lì sennò stiantavano (altrimenti sarebbero scoppiati).
Quanto mi sono incazzato...perdonatemi, ma non trovo altro termine per descrivere il mio stato d'animo.
Perchè?
C'è qualcuno che me lo spiega il perchè?
Per dire: "Vedi, c'ero anche io?"
Ma che ti cambia mi chiedo, non basta più quello che i nostri occhi, la nostra mente ed il nostro cuore ricordano? Non basta più tutto questo per dare credito al ricordo condiviso? La gente se non lo vede non ci crede più che uno è stato a Roma, o cosa?
Siamo così stregati dell'istantaneo-socialiero di internet che ALL'ISTANTE si deve far vedere ad altri dove siamo e quello che facciamo?
Non lo so...io non riesco a capirlo: a trentacinque anni io non riesco a capirlo.
Mi chiedo: ma la gente che fa così si gode veramente la visita di tali luoghi, Colosseo o cappella Sistina che siano, o piuttosto...GODONO DI PIU' nel mostrare ad altri quello che fanno?
Tutto questo mi pare così...esibizionista.
...
Guardavo La Pietà di Michelangelo nella Cattedrale di San Pietro, e provavo reale commozione, mentre gli occhi mi si bagnavano davvero davanti a quella scultura che amo da tutta una vita.  Ero lì, con mia moglie accanto, la pelle d'oca, in silenzio ad osservare la Bellezza, ed ancora spintoni perchè c'erano "Selfii" da fare.
Perchè? Tutto questo mi pare che porti ad un inaridimento delle emozioni, o mi sbaglio?

Non sono qui per giudicare nessuno, sono qui solo per raccontare questa esperienza, sicuro che troverò gente disposta a spiegarmi quanto non riesco a comprendere: forse la mia mente è troppo semplice per capire...forse sono troppo antico per capire...ma eppure io di Roma mi porto un bagaglio di emozioni mai provate, un carico di Bellezza che pare essere infinita, senza neanche una foto scattata con il cellulare.

Alla sera, quando stremati rientravamo verso la "residenza", nell'attraversare le strisce pedonali mi accorgevo di una cosa: le facce degli automobilisti si illuminavano di blu o altri colori... Approfittavano della pausa (immaginate poi che pausa) per farci attraversare per scrivere sui propri telefonini, o per consultarli, salvo poi scattare subito dopo il nostro attraversamento. Questo ogni sera, ma immagino che sia cosa diffusa anche nelle ore diurne quando le luci camuffano quanto accade dentro le automobili.
Torno da questo viaggio con il piacere di avere visitato un luogo bellissimo, lontano dallo sdegno delle buche nella strada, piuttosto della sporcizia o di chissà quale altro problema metropolitano.
Torno da questo viaggio con tanta confusione in testa perchè forse vivo proprio fuori da questo tempo, perchè io non riesco a capire che cosa ho che non vada, dove le persone più care a me hanno faccialibri, taggano, cinguettano, si "Selfiiano", condividono all'istante, si piacciono a vicenda...ed io mi sento smarrito in tutto questo perchè continuo a non capire.

Voglio fare una confessione, e lasciarla indelebile su questo mio scritto: mai come adesso mi son sentito Anacronistico.
Non sono triste, ma certamente confuso.
Non sono certo migliore di nessuno, sono Diverso, e continuo a non capire.


Ed intanto le temperature iniziano ad abbassare, le foglie sono quasi tutte cadute, e nell'aria si inizia a respirare appena un pizzico di inverno.
Ma i Sasselli ancora non  si sentono cantare, l'acqua degli animali non vuol saperne di gelare al mattino, e sui monti neanche una mezza nevicatella si è ancora appoggiata.
E' dicembre, e scrivo mentre camino e stufa bruciano legna di leccio e carpino, mentre la gattina gioca con le stringhe dei miei scarponi, e mentre fuori si odono tuoni in lontananza.

domenica 26 ottobre 2014

Ora solare...adesso c'è bisogno di RALLENTARE.

Ci sono state annate difficili.
Ci sono state annate molto difficili.
Quella di quest'anno le ha superate tutte.

Non voglio che questo breve post sia il "solito lamentarsi dell'Agricoltore", ma vorrei solo lasciare alcune ultime considerazioni sull'argomento.
Metà uva raccolta, con almeno tre volte il tempo impiegato per farlo (grande scelta del sano tra marciume, botrite ed uva non matura): questa vendemmia è costata sei volte tanto, ed il vino non potrà certo essere venduto ad una cifra che ricopra tale spesa.
Neanche una castagna per la vendita...neanche per la casa...forse qualcuna per i maiali.
Neanche un oliva per fare l'olio di casa, e quindi neanche mezzo litro destinato alla vendita.
Tre aspetti di un'annata storta, dove le lavorazioni sono state comunque eseguite, con impiego di tempo, forza lavoro e denaro.
Amici Cari, in campagna non c'è lo stipendio fisso...
Ma adesso è entrato l'orario solare.
"Ma non puoi essere felice che le giornate accorcino" mi sento dire ogni anno, ed ogni anno io rispolvero la stessa considerazione: adesso c'è bisogno di...RALLENTARE.
In una società che ci vede sempre di corsa, dove si rischia di perdere il gusto del tempo, la Natura detta la sua Legge, e con l'Autunno (il momento in cui la Natura "tira su la coperta") tornano anche le giornate corte.
Alla mattina per un primo periodo ci sarà da svegliarsi ancora prima , ma nel pomeriggio la giornata scivolerà presto nel notturno: sarà questo un momento che aspetto dal lontano marzo.
Riappropriarsi di quei momenti fondamentali per il Podere, la vita di campagna, e magari anche per il sottoscritto.
C'è la Baracca da mettere apposto: in questi lunghi mesi non mi sono mai dedicato al riordino, e gli attrezzi da lavoro sono disseminati un pò ovunque, c'è da ripulirli, ingrassarli, riporre gli utensili del quotidiano nelle proprie cassette e custodie.
Devo capire quante chiavi inglesi, tronchesi e mazzuoli ci siano da ricomprare: ogni anno infatti "il lavoro si mangia" alcuni utensili (quelli più usati), che regolarmente spariscono chissà dove (e generalmente non riappaiono più).
Ci sono le cose da aggiustare (credo che la saldatrice avrà da fare il suo bel lavoro), ci son le cose da buttare, ci son le cose da riorganizzare.
Mancano i chiodi, mancano dadi e bulloni di varie misure, mancano gli elettrodi per la saldatrice, mancano le funi (anche quelle spariscono ogni anno).
Devo sostituire la barra della frullana (falce fienaia), devo arrotare le lame delle zappe, della vanga e del piccone, ci son le punte del trapano da controllare, ed un nuovo avvitatore da ricomprare.
Tutto questo nelle ore di buio che mi separano dalla cena.
Poi c'è il trattore da controllare: cambio dell'olio, dei filtri, una soffiata al motore, liquido anti gelo da mettere, e tanti piccoli lavoretti oramai rimandati da troppo tempo.
Non ultimo ci sarà il momento per godersi il camino, magari con un buon libro, magari ascoltando della musica, magari parlando con mia moglie, o magari standomene in silenzio a sonnecchiare cullato dallo scoppiettare della legna che arde.
C'è bisogno di Rallentare, credetemi che ce n'è bisogno tanto per le membra quanto per l'animo.
Le foglie cadranno, l'aria sarà frizzante, tutto si farà più silenzioso...quasi ovattato, e dopo l'esplosione autunnale i colori si placheranno.
Ora solare.


lunedì 22 settembre 2014

21 settembre: il tramonto dell'estate 2014

Ultimo giorno d'estate.
Oggi è il 21 di settembre, e termina qui il racconto di questa stagione che tanto rimarrà impressa nella mente mia e di quanti abbiano avuto occhi, cuore e testa per osservare quanto sia accaduto.
Termina l'estate, e si apre un autunno che già da mesi ci portiamo avanti, tra pioggia, temperature basse, umidità e temporali.
Ma l'agricoltura è andata avanti, e seppur tra mille problemi, il lavoro è stato fatto.
Tirando due somme, questo è quanto accaduto negli ultimi tre mesi.

La stalla.
Nel mese di luglio, all'età di 4 mesi e mezzo, ho svezzato i capretti, tutti destinati all'allevamento.
Così facendo ho dato loro la possibilità di bere il latte materno per oltre il doppio del tempo convenzionale, e quindi di rafforzarsi e mettere le basi per crescere grandi, forti e sani.
Purtroppo non sono mai stati al pascolo, poichè questo era perennemente bagnato, ma avranno tutti i prossimi mesi per godere anche di questo.
Hanno comunque iniziato a mangiare erba sfalciata ed appassita, ramaglie varie, oltre che del fieno di ottima fattura.
Ho dovuto sacrificare una delle due mungiture giornaliere (la mattutina) a loro favore, ma il latte prodotto nell'altra mungitura (la serale) mi è comunque bastato per la realizzazione dei formaggi per casa.

Alcune caprette che tentano di poppare dal mio dito, incuriosite dal secchio delle granaglie.
Nel mese di agosto sono iniziati i primi calori per le capre, ed il becco ha da subito cambiato atteggiamento, divenendo più irrequieto, protettivo e ...puzzolente.
Nei primi mesi di settembre buona parte delle capre sono andate in calore, e da quei giorni credo che siano iniziate le coperture (gli accoppiamenti).
Dal gruppo ho separato una capra di 18 mesi perchè ancora è troppo piccola di struttura, e temo che avrebbe problemi nella gestazione.
Tutte le capre sono andate in asciutta nei primi giorni di settembre.

Il castro
L'unico esemplare allevato ha oramai compiuto i due anni, poichè lo scorso anno non mi è stato possibile macellarlo (pioveva sempre).
Come spesso accade, mi sono inevitabilmente affezionato, complice il suo carattere docile e la sua predisposizione all'addomesticamento.
Infatti addomesticare un maiale non è cosa impossibile, e la mia volontà è quella di tenerla come riproduttore, conducendola perfino al pascolo: un pò come faceva la mia bis nonna quando era bambina, anche io proverò a gestire un maiale solo con l'ausilio della pazienza e di un secchio con qualche mela...giusto per incentivarla a darmi retta.
Seppur superi abbondantemente i 200kg di peso, l'animale è sempre attento a non sopraffarmi fisicamente, e si lascia grattare la testa e dietro le orecchie prima di essere governato.
L'estate piovosa, con la conseguente guastatura di buona parte della frutta e della verdura, le ha permesso di godere dei tanti scarti del frutteto e dell'orto, e adesso le attende un mese di uva, per poi passare alle castagne ed alle ghiande...sempre con orzo in chicchi.

Il pollaio
Le galline hanno deposto molte più uova dello scorso anno, e salvo una breve pausa nel mese di agosto, le produzioni sono state ben sopra le aspettative.
Le chiocce sono state soltanto due, e quindi questa estate è stata la più povera di tutte in fatto di covate.
Comunque ci sono una trentina di nuovi pollastrini in attesa di essere liberati nel gruppo, con conseguente affermazione delle gerarchie e successiva selezione dei nuovi maschi.
La femmina ha deciso di scegliere come cova un vecchio vaso rotto (vedi freccia), mentre le compagne ed il maschio paiono voler vegliare su di lei.
Intanto tra le anatre mute, dopo tante "prove fallite", una femmina ha deciso di mettersi a covare...adesso.
Non ho visto quante uova ci siano, ma temo che il freddo e la cattiva stagione non possano aiutarla molto.
Io continuo a dare mais, grano ed orzo, oltre che abbondanti dosi di erba fresca e frutta.

La conigliera
Il mese di giugno pareva essere uno dei migliori, con bei conigli pronti all'ingrasso (sempre con fieno di erba medica ed orzo in chicchi), ma...nel giro di pochi giorni si sono ammalati tutti, compresa la madre, e non ce l'hanno fatta.
Seppur la cosa mi abbia fatto molto arrabbiare, ho comunque dato buona parte della colpa alla stagione, ed al fatto che la tanta (troppa) umidità ha portato una notevole concentrazione di zanzare anche qui in collina dove non ci sono mai.
Ad oggi ci sono due nuove fattrici ed un nuovo maschio, e la prima figliata di sei elementi sta crescendo a vista d'occhio.

La vigna
Povera vigna...
Annata peggiore non poteva esserci: almeno tre attacchi di peronospora (per fortuna mai sul grappolo), una discreta presenza di piante con Mal dell'Esca, e adesso il marciume dei grappoli non ancora maturi.

Grappoli di Sangiovese con evidenti marciumi su acini non ancora maturi
Ancora presto per la vendemmia, ma anche quest'anno dovrò rinunciare ad una discreta parte di uva inevitabilmente compromessa.

Oliveta
Non ci sono più olive, se non pochissime per assicurarmi una minima quantità di olio per autoconsumo...sperando che la mosca dell'olivo o l'ennesima grandinata non mi guastino anche quella.

L'orto
Assieme alla vigna è quello che ha avuto più travagli.
Produzione di pomodori da conserva pari a zero, con le quasi novanta piante tutte marcite prima di portare a maturazione i frutti.
I pomodori da insalata, nella varietà del Pisanello, hanno avuto una perdita del 90%, mentre quelle della varietà del Costoluto di Firenze hanno visto una perdita del 50%.
Le varietà di Pallino Toscano e di Ciliegino hanno subito solo una perdita del 20%, ma hanno terminato presto la loro produzione.
I peperoni sono stati numerosissimi (e lo sono ancora), ma purtroppo dovevo coglierli prima che prendessero colore, poichè sarebbero marciti.
Miglior sorte per i friggitelli ed i peperoni da insalata: abbondanti come non mai.
Anche le melanzane hanno dato grandi soddisfazioni: non avevo mai avuto una produzione del genere.
Le zucchine hanno fatto del loro meglio, salvo poi essere attaccate dal solito oidio che ne ha rallentato prima, e ben presto terminato le produzioni.  Ma quanti fiori...quanti, a mazzi di 80 per volta, li abbiamo usati per ripieni, sughi e fritti...che bontà.
Le zucche sono abbondanti, ed ancora continuano a crescere in attesa di un poco di sole per farle maturare: credo che quest'autunno ed inverno mi toglierà la voglia di risotto alla zucca, zucca gratinata e tortelli di zucca.
Le patate sono state tolte quasi tutte (manca solo qualche buca) ed il risultato è stato ottimo ed abbondante.
Idem per le cipolle, mai così grosse e saporite, mentre gli agli sono rimasti piccoli (anche se molto buoni).
Di seguito qualche foto.

Alcune delle cipolle appena raccolte, della varietà di Rossa Fiorentina

Pomodoro Pisanello che continua a fiorire

Ultime melanzane di stagione

E mentre scrivevo questo post, sono uscito per scattare una foto all'ultimo tramonto estivo, mentre sulla mia testa volavano quattro rondini: le ultime che stanno per partire (credo proprio domani).
Questa estate 2014 si conclude così, con un tramonto rosso carico di propositi che lascia pensare alla bella stagione.

Ultimo tramonto dell'estate 2014




mercoledì 30 luglio 2014

TempESTATE...in ricordo del detto "Si deve mangiare tutti!"

Fra i pensieri di un Agricoltore Anacronistico ricorre sovente questo: "Ma la gente si rende conto dell'Estate che stiamo vivendo?"


E' mattino presto.
Il gallo canta, ed ecco che il suo vice vuole assecondarlo.
Il cane inizia ad abbaiare.
E' l'alba.
La sveglia ancora no ha suonato.
Una timida luce inizia a filtrare dalla finestra, e tendo l'orecchio come a capire la giornata che sarà.
Mi sveglio, e poco a poco cerco di ascoltare, e...

...fuori piove, ancora!
Penso a quante mattine siano iniziate così...e penso che dallo scorso Settembre la maggior parte delle mattine sono iniziate proprio così.
Piove, nuovamente piove, mentre il lavoro si accumula e le rinunce si moltiplicano: che estate questa!

Mi alzo, e la prima tappa è in bagno, subito ad aprire la finestra,subito a scuotere la testa vedendo che il giorno anche oggi non si vuol fare.
Un pò di colazione, una bella lavata, ci si cambia, e via fuori: stivali (oramai sempre ai piedi da quasi un anno), maglioncino (perchè al mattino è particolarmente fresco), cappa incerata e cappello a tesa larga.
E fuori tutto è bagnato.
Guardo subito la vigna, mi avvicino ed osservo a lungo, alla ricerca di nuove ENNESIME tracce di peronospora: penso al nuovo trattamento da fare, alla poltiglia bordolese da comprare, alla vigna che è impraticabile con il trattore...ed a questo punto impreco, non riesco più a trattenermi.
Governo il cane, governo i gatti, e parto alla volta della stalla per la pulizia mattutina: 
già da tempo sono passato all'unica mungitura serale a favore di una prole più felice di questo.
Ogni carriola di concio (sterco e paglia di lettiera) pesa il doppio per l'umidità e la pioggia che raccoglie durante il tragitto verso la letamaia.
Gli animali che non vanno più al pascolo (perchè questo è sempre bagnato), il loro nervosismo, ed io che tento di placarli canticchiando qualcosa mentre lavoro.
Ma il fieno è umido: anche questa notte ha piovuto a vento, e le presse si sono bagnate..
Gli animali vorrebbero lamentarsi, ma poi rassegnati si accingono a mangiare quanto hanno, mentre io cerco una pressa asciutta e gliela porto.

Il recinto dei maiali pare una fabbrica di fango, ed i polli non vogliono uscire dal pollaio: solo le papere si avventurano sotto la pioggia scrosciante, felici del loro bagnetto mattutino.
I conigli mangiano poco, e vivono rintanati nei loro giacigli, mentre le chiocce con i propri pulcini dissentono da quel loro starsene chiuse.
Non posso fare altrimenti, visto che con la pioggia la volpe si aggira indisturbata, senza che i cani riescano a fiutarla.

La giornata è ancora lunga, ma io debbo tornare in casa per cambiarmi: sono bagnato tanto fuori (per la pioggia) che dentro ai vestiti (per il sudore): la cappa incerata pare soffocare la mia pelle, facendomi pensare che forse sarebbe meglio la pioggia.
La giornata è ancora lunga...ma non posso certo andare a cogliere frutti nel frutteto...tantomeno lavorare la terra...segare legna per l'inverno...piuttosto che fare l'orto.
L'orto...vedere tutte quelle verzure che vanno a male: peperoni giganteschi che non maturano ed iniziano a marcire, peperoncini da esposizione, se non fosse per il sapore di lavato che hanno,cavoli ed insalate crivellati dalle lumache, pomodori da conserva devastati dalla peronospora e dal marciume.
E l'orto si tinge di giallo: sono i fiori di zucca che colorano e svettano tra tutto quel verde.
Ma le patate sono ancora da cavare (togliere dal terreno), come del resto le cipolle e gli agli: ci vuole un poco di asciuttore per fare queste cose...ma quando torna l'asciuttore?

L'uva è tutta maltita (battuta dalla grandine), come pure le pere, le mele, le susine...
La maggior parte degli Agricoltori deve ancora trebbiare i propri campi, ma i cereali stanno oramai ammuffendo.
I campi sono allagati e impraticabili.

Ed allora uno potrebbe anche rimettersi a dormire in casa, visto il "poco" lavoro da fare, ed invece...ci si mette al chiuso e si lavora sino a sera. C'è sempre da fare, ed alla sera siamo morti di stanchezza.
Guai a fermarsi.
Guai a farsi prendere dallo sconforto.



L'altro giorno, mentre ero alla pompa di benzina, c'era una signora che si lamentava con il benzinaio:
"Non è possibile fare una vita così!" diceva con toni accesi "Una persona dovrà pur avere il diritto di  godersi l'estate. Bene o male mica parto per i Caraibi io....mica vado alle Maldive, o alle Fiji. Chiedo solo una quarantina di giorni di sole e caldo."
Ed andava avanti con questo sole e caldo, mentre la pioggia faceva rumore sopra i cofani delle auto parcheggiate lì vicino.
"Se non mi abbronzo paio un cadavere!"
Eccolo il punto: la signora era arrabbiata perchè doveva abbronzarsi.
Ed io che pensavo che fosse adirata per il prezzo della verdura (che era salito drasticamente), o piuttosto perchè i raccolti di grano erano oramai compromessi e di lì a poco anche il pane e la pasta sarebbero aumentati.
Ed io che pensavo che ce l'avesse con il lavoro che ogni giorno doveva fare sotto la pioggia, o per i disagi che questa stava portando a tutti.
Ed invece no: le mancava l'abbronzatura, ed i suoi sacrosantissimi quaranta giorni di mare...e neanche in chissà quale meta turistica.
Il benzinaio (mio amico) mi ha guardato sorridendo: avevo schizzi di fango sin nelle guance, e l'aria stravolta nonostante fossero solo le 10 del mattino.
Non sono una vittima...non voglio fare del vittimismo, ma mi chiedo: la gente si sta realmente rendendo conto di cosa comporti un'estate del genere?
Magari si perderanno dei giorni di abbronzatura...magari si saranno prenotate le ferie al mare in un periodo orrendo da un punto di vista climatico...e magari si saranno anche fatti enormi sacrifici per quella vacanza: ho rispetto di tutto questo, sincero rispetto, ma...ci si rende conto che con un'estate così si rischia di fare la fame tutti (e non solo quei matti di Agricoltori che ci stanno rimettendo in tutto e per tutto)?
Forse, quando tra di un mese ci si renderà conto di cosa questa estate sarà costata anche in termini economici (e non solo in abbronzature mancate), si avrà almeno una visione postuma di tutto quello che è successo.
...ma forse saremo tutti felici di un settembre caldissimo ed estivo, e ci dimenticheremo ancora una volta di tutto il resto.
Oggi sono un Agricoltore Cinico, perdonatemi.



martedì 24 giugno 2014

Il giorno di San Giovanni al podere

Talvolta penso che, tra tutti i giorni dell'anno, quello di San Giovanni (24 Giugno) sia uno dei più importanti.
Considerato per molti il "Natale dell'Estate", ecco una serie di "eventi" e detti legati a questo giorno.

Per San Giovanni si cavan cipolle e l'agli
Riferito al fatto che in tale data si usa togliere cipolle ed agli dall'orto, per poi metterne nella "treccia" e lasciarle asciugare al sole dei primi giorni di luglio.  Così si conserveranno per tutti i mesi a venire.

Per San Giovanni l'alveare spande, e per San Martino l'alveare è pieno
E' legata alla data del 24 Giugno infatti la sciamatura di moltissimi alveari, mentre per l'11 Novembre le api dovrebbero rientrare in alveare per il freddo.

Per la vigilia di San Giovanni va a piovere tutti gli anni
Il 23 di Giugno era infatti considerato un giorno piovoso.

La notte di San Giovanni entra il mosto nel chicco
Si intende che il chicco inizia ad arricchirsi dei primi zuccheri.

Se piove per San Giovanni l'asciuttore fa pochi danni
Pioggia che ne richiama altra, delineando un'estate non asciutta...
..ma anche pioggia che salva dall'asciuttore dei primi giorni di Giugno.

San Giovanni il mietitore e San Pietro il Legatore
Per il giorno 24 Giugno si mieteva il grano, ed il giorno 29 Giugno si legavano i covoni per la successiva trebbiatura a fermo nelle aie.

La notte di San Giovanni ogni erba porta inganni
E' certamente una dei miei proverbi preferiti.
Si richiama al fatto che  in tale data molte erbe offrano le loro massime proprietà.
Ad esempio:
- Si deve cogliere lo spigo (la lavanda), e metterla in mazzetti ad essiccare a testa in giù;
- Si colgono le Noci ancora verdi e tenere per fare il nocino;
- Come già detto anche l'aglio veniva colto in questo giorno per proteggere e curare dal maligno;
- La ruta per essere poi essiccata: ottima contro i vermi dell'intestino;
- Su tutti l'iperico, chiamato appunto anche Erba di San Giovanni. Fondamentale il suo oleolito, ottimo per le bruciature e le punture degli insetti.
...e molte altre erbe di cui non conosco esperienza diretta o tradizione.

E da voi quali tradizioni agricole ci sono legate a questo giorno?

Intanto oggi si è messo a fare il Nocino e l'Olio di Iperico.
Ho colto l'aglio per scaramanzia, ma un solo capo poichè che le piante sono ancora tremendamente indietro.





giovedì 22 maggio 2014

"Non sei mai raggiungibile" ed il rapporto con il cellulare

"Non sei mai raggiungibile..."

Un giorno sei bimbo, e sei nella macchia con babbo incurante di distanze ed immerso nella Natura: testa bassa sui funghi, attenzione ad ogni profumo e rumore, incurante di tutto il resto, incantato dalle fronde degli alberi e da tutte quelle foglie così diverse.
L'attimo dopo sei ragazzo, e giri con il motorino laddove hai sempre lanciato la curiosità: senza il pensiero di dare ad altri pensiero, con la voglia di conquistare tuoi spazi e creare nuovi futuri ricordi in quel tuo concetto di viaggio che finalmente di può esprimere.
E poi tutto cambia, ed un giorno la Vita ti consegna quel coso che ti "dovrà" accompagnare da quel momento in poi: per me è stato proprio così, e da subito è iniziato male il rapporto tra me ed il telefono cellulare che certamente non desideravo.
"Chiama quando arrivi!"...e sii doveva avvisare quando avresti raggiunto quella destinazione a cui mai prima di allora era stata data così tanta attenzione.
"Hai la batteria carica?"...ed avere a disposizione chissà quante ore di batteria era la regola, anche solo per una pizza mangiata nel paese accanto.
"Assicurati che ci sia segnale!"...e via a posizionare il telefonino dove le tacche erano più numerose, quando all'epoca le tacche erano una rarità: il segnale, senza il quale il telefonino sarebbe stato inutile.
Nuovi obblighi per nuove ansie che nella mia mente prevaricavano le nuove comodità.
Il tempo è passato, e ad un certo punto mi son ritrovato Uomo prima ed Agricoltore poi, e da quel momento il rapporto con quel coso è stato veramente complicato, direi addirittura insostenibile
Per i primi anni di permanenza al Podere ho lasciato il cellulare nel davanzale dell'unica finestra dove c'era segnale, ma successivamente ho dovuto cedere ed imparare a portarmelo sempre dietro: la frase "tanto non c'ho segnale" non poteva reggere in eterno, e qualche altro angolino "con tacca" di lì a poco l'avrei scovato.
Ricordo quando due anni fa, mungendo le capre, partì la suoneria dentro la stalla: la feci suonare sino alla fine, in un misto di soddisfazione e rammarico.
Ad oggi pochi sono i punti in cui è possibile ricevere e fare telefonate, ma vi assicuro che vivo ugualmente benissimo e con la massima serenità.
C'è chi vive un rapporto morboso con il suo cellulare, chi è maniaco della tecnologia, chi se lo porta perfino a letto, e chi vi passa di fronte buona parte della sua vita (magari giustificando questo per motivi legati al proprio lavoro), e questo accade per la stragrande maggioranza delle persone che conosco.
I social networks poi, quelli si che sono come calamite...
Lo confesso, se non si è capito bene sono Anacronistico anche in questo.
Il Telefono cellulare ce l'ho...mi impegno a tenerlo acceso...una volta ogni tanto cerco di vedere se abbia segnale, ma non riesco a fare di più...proprio non ce la faccio.
E "la cosa più social networks che faccio" è scrivere in questo blog una volta ogni tanto.
"Non sei mai raggiungibile", e mi ripetono oramai tutti la medesima cosa.
Quelle parole mi scivolano addosso, ed ho sempre un mucchio di buoni motivi per fornire motivazioni più che plausibili.
"Ma scusa, ti pare che mi metto a controllare il segnale mentre sforcono il letame dalla stalla? Ti pare che lo faccio mentre divido i pulcini maschi dalle femmine? O magari mentre sto pressando il fieno? Oppure mentre sego la legna? Oppure mentre partorisce una capra?"
Ho sempre fatto fare una vitaccia ai miei Cari per "colpa" del segnale nel cellulare, e mi son sempre sentito un pò in colpa per questa mia Natura opposta a quel vincolo...a quell'obbligo.
Oggi, che sono un Agricoltore, appunto vivo sempre peggio questo rapporto, con quel coso che tengo in tasca, e che regolarmente rompo: il coltello e le chiavi marcano sempre in modo indelebile prima lo schermo (o non so come si chiami...) e poi tutto il resto, e poi la batteria che salta dall'alloggiamento, e poi il telefonino che mi cade o che viene schiacciato...
"Così però ci passi da egoista!", mi è stato detto qualche volta, e mi sa che un pò è vero: il mio massimo interesse non è certo quello di trascorrere buona parte della mia vita a trovare angolini dove ci possa essere una tacca tremolante di segnale (che regolarmente svanisce non appeno avvio la chiamata), né tanto meno quella di essere sempre con la batteria carica (tutto si scarica...mi scarico pure io, e può toccare anche a quel coso), e sopratutto quella di relazionarmi con il mondo in ogni cosa che io faccia.
Sarò quindi egoista, ma io non riesco a lasciarmi condizionare da tutto questo.
"Ma come fai a vivere senza segnale? Io non ci riuscirei mai!"
Ed io cinicamente rispondo sempre con il medesimo tono "Infatti qui ci campo io...e ci campo pure bene, e te sei in paese con 5 tacche, e ci campi pure bene: siamo contenti tutti e due, lo vedi?"
Se solo ogni tanto si cercassero meno scuse e si andasse DI PERSONA a parlare con la gente: in un mondo dove ci si chatta abitando allo stesso pianerottolo...dove ci si inviano cento sms a settimana...dove si socialnetworkizza ogni nostra azione...dove si fanno 30 chiamate al giorno...in un mondo così io mi sento fortemente Anacronistico, ma NON CERTO asociale.
A me piace parlare...tantissimo...e son ben disposto a farlo, magari nel canto del foco, o davanti ad un bel bicchier di vino bono, o in una bella passeggiata, o meglio ancora a cena: ben disposto!
Ma il telefonino lo lascio ad altri, nel limite del possibile.



Piuttosto, giusto per socialnetworkarmi pure io...tra qualche giorno ci sarà da sfalciare il fieno, poi ranghinarlo, pressarlo, e accatastare le presse.
Nell'orto oramai è stato trapiantato tutto, e si procede alla pacciamatura con la paglia e l'erba sfalciata.
Le chiocce per adesso non hanno voglia di covare, mentre la vigna è stata scacchiata.
Il formaggio viene finalmente come dovrebbe, e le ciliegie sono ancora piccole e verdi.
Il cuculo canta a giornata davanti casa, e la notte si dorme ancora con le coperte pesanti.
La vita di campagna va avanti.




sabato 26 aprile 2014

Campi Arancioni

Raramente mi allontano per più di mezza giornata dal Podere: credo sia logico quanto possa essere difficile far conciliare il Viaggio (con i suoi tempi e le sue distanze) con quei legami quotidiani rappresentati dagli impegni ed i piaceri dell'essere Agricoltore (Anacronistico o no).
Ebbene, dopo molto tempo, nell'ultimo mese sono tornato a spostarmi, e ad assentarmi, e a vedere posti nuovi.
Una parentesi questa realizzabile solo all'aiuto dei miei Cari che mi hanno sostituito nella quotidianità agricola, attraverso cui ho avuto modo di vedere altre zone agricole, ed altri modi di fare agricoltura.
Ed infatti, spostandomi dalla mia terra natale all'estremo Nord dell'Italia, ho potuto constatare quanto le fioritura delle acacie fosse in ritardo nella mia zona, quanto le viti potessero aver sofferto la mancanza di un inverno freddo, quanto ancora ci fossero terreni fradici ed impraticabili, e quanto il grano fosse alto nella pianura.
Dall'allegagione dei ciliegi, sino al trapianto dei pomodori, dalle ultime patate seminate sino ai primi sfalci dei campi, tutta l'Agricoltura pareva voler cambiare man a mano che mi allontanavo dalla mia Terra.
Ma su tutte queste cose (e molte altre ancora) una mi ha colpita: i campi arancioni.
Non avevo mai visto così tanti campi arancioni nella mia vita...
In certe parti dell'Italia sono addirittura arancioni gli argini dei fossi, i bordi delle strade, il piede delle vigne, i vialetti di fronte a casa...e poi ancora ed ancora campi arancioni a perdita d'occhio.
Non viaggiando da solo, ed avendo accanto a me occhi attenti e curiosi, mi è stato subito chiesto di quale coltura misteriosa si trattasse, e sinceramente non sapevo rispondere.
Mi pareva così strano che in pochi anni il modo di fare agricoltura fosse cambiato così radicalmente, e volevo per forza intendere quanto vedevo come qualcosa di nuovo...una nuova coltura, appunto.
Invece no...
I Campi Arancioni erano campi diserbati...
Diserbo ovunque, e nonostante il cielo plumbeo e la vasta gamma di grigio offerta dalla luce, quell'arancione pareva essere qualcosa che era impossibile da non notare.
Mi chiedo cosa sia cambiato in così pochi anni.  Mi chiedo quale tremenda pianta erbacea abbia assediato le campagne del Nord, tanto da dover impiegare chissà quanti ettolitri di diserbante...tanto da ripitturare il panorama e tappezzarlo di una così alta componente di arancione.
Mi sono immaginato qualcosa di inarrestabile, che non ha lasciato alcuna scelta ai mia colleghi Agricoltori se non quella di tingersi anche l'anima.

In questo viaggio ho avuto modo di vedere molte cose belle, di percorrere più di duemila chilometri, di vedere posti mai visti prima, e...
...e di vedere come l'utilizzo del diserbante sia oramai divenuto una routine sopratutto per una larga parte degli Agricoltori della pianura.
Perchè?
Cosa accade all'Agricoltura di quei posti che io non conosco?
Forse si sono rotti tutti i decespugliatori, le barre falcianti, i trincia, gli estirpatori, le falci ed i falcetti, le capre, le oche e le mucche...
Forse questa è l'evoluzione, il progresso.
E forse sono io ad essere Antico, anzi..Anacronistico.

Torno a casa e vedo che il glicine sta per sbocciare, che le patate sono tutte spuntate, che i capretti sono più vispi che mai, e che...l'erba è cresciuta: devo correre ai ripari e liberare le capre intorno casa.
E' stato molto bello viaggiare, anche se in effetti questi campi arancioni li ho capiti poco o niente.

domenica 23 marzo 2014

Dubbi e certezze: chi non ne ha?

Dopo un lungo periodo di silenzio torno a condividere qui i miei pensieri.
Dal mio ultimo intervento sono accadute molte cose: ha terminato di piovere, ho potuto riprendere i lavori arretrati, è arrivata la primavera, e sopratutto ho riflettuto a lungo.
Nella giornata di Agricoltore ho la maggior parte del tempo a disposizione dei miei pensieri, e questo è un privilegio che questa Vita riesce a darmi: il momento migliore per riflettere è quando sono con le capre durante il pascolo, ed in quel guardarle fisse la mente si nutre e si rilassa.
Ed ecco che i dubbi e le certezze appaiono in un'eclissi, e tutto appare più chiaro.
Ed ecco che una mattina mi sveglio e capisco che ci debba essere un cambiamento: non necessariamente in me, non necessariamente in determinate azioni, ma c'è un bisogno concreto di cambiamento.
Una presa di coscienza che mi porta a vedere i limiti di alcune mie certezze, e mi permette di affrontare alcuni dubbi che mi spaventano.
Tutto è in evoluzione, e devo adeguarmi: sono ugualmente Anacronistico anche se accetto l'aiuto di qualcuno che crede in me. Non vengo meno alla mia coerenza, ai miei progetti, al mio stile di vita, né tanto meno deludo nessuno.
Mi è stato chiesto di "aprirmi" e di condividere (anche professionalmente) quello che sono, e per farlo dovrò fare alcuni cambiamenti...e per farlo dovrò coinvolgere altre persone.
Ancora tutto è nebuloso, ma è chiara la necessità di cambiamento, quanto è chiara la volontà di rimanere quello che sono, tanto nel bene che sopratutto nel male.
Questo è quello che accade in questo inizio di primavera.
Le capre stanno finalmente partorendo, e sono iniziate le prime mungiture.
Nell'orto sono state messe le patate, e abbiamo trapiantato agli e cipolle.
E finalmente l'orzo ed il favino paiono aver voglia di crescere e di farmi pensare al raccolto.
Le rondini ancora non si vedono, ma ho iniziato a tenere spenta la stufa durante il giorno (il camino è ancora acceso), salvo poi riaccenderla alla sera per stiepidire la casa e cucinare la cena.
Dopo sei anni ho avuto la febbre...ma questo forse è dipeso dal troppo pensare.





lunedì 3 febbraio 2014

La Candelora...e questo inverno piovoso

Più o meno in tutta l'Italia esistono proverbi sulla Candelora (il giorno 2 febbraio), e qui di seguito vi propongo quello che ho sempre sentito dire.

Per la Candelora se nevica o gragnola dall'inverno siamo fora,
se piove o tira vento dall'inverno siamo dentro, 
e se sole o solicello siamo sempre a mezz'inverno.

Ieri, appunto il giorno della Candelora, qui da me è stato nuvoloso, molto umido e con qualche goccia di pioggia.
Mi vien da pensare che, come recita il proverbio, siamo dentro l'inverno e che il freddo non tarderà ad arrivare.
Strano inverno questo, dove la pioggia ha fatto da padrona nei mesi di dicembre e gennaio, e dove il freddo (quello vero) si è fatto sentire soltanto in un paio di occasioni: la neve ancora non è caduta, e lo scirocco pare abbia sostituito la tramontana ed il grecale perfino per i Giorni della Merla ha piovuto e fatto "caldo".
L'orzo nei campi inizia ad ingiallire, e questo non è un buon segno: ci vorrebbero una decina di giorni di asciuttore (tempo asciutto) e tramontana per far riprendere il terreno esausto d'acqua.
Intorno casa molte querce ancora non hanno perso le foglie secche, e qualche susino accennerebbe perfino una parvenza di fioritura...e siamo ad inizio febbraio.
Molte zone dell'Italia (compresa la Toscana) sono letteralmente flagellate da continui acquazzoni, con questi fenomeni improvvisi di bombe d'acqua o simili, ed in campagna risentiamo a pieno di tutto questo.
S'aspetta il freddo, e speriamo che il proverbio della Candelora abbia ragione.

martedì 21 gennaio 2014

Lista n°5: Produzioni e vendita

Ci sono tante Battaglie da dover combattere, e per farlo ci sono molti mezzi ed altrettanti fini.
Io, che tutto sono tranne che un violento, cerco (a modo mio) di combatterle quotidianamente, e con piccoli gesti.
Non sono "un diverso"...magari sono "un convinto", ma poco cambia: so che cosa voglio, ed ostinatamente cerco (talvolta fallendo) di raggiungerlo.
Tengo ben presente l'orizzonte, ma compio passi piccoli, e senza fretta cerco di procedere.
Come molte volte ho scritto in questo blog, a rischio di apparire noioso e ripetitivo, questa mia strada mi ha portato (mi porta...e mi porterà) ad essere visto così ...ANACRONISTICO.
Ed ancora una volta, ecco una lista per molti Anacronistica, che invece per me (e son certo non solo per me) è fortissimamente attuale e progressista.
La lista delle Produzioni e la Vendita.

La quinta ed ultima lista è quella che forse rischia di apparire la più Anacronistica, anche e sopratutto perchè ha alle spalle le altre quattro liste, senza le quali questa non potrebbe essere realizzata.
Anche per questa lista sia chiaro che:
- non è mio intento dire cosa sia giusto o sbagliato per chi legge, ma solo cosa è giusto per me e per le mie esigenze;
- i Prodotti sono unicamente realizzati nella mia azienda, frutto di quello che allevo, coltivo e trasformo.  Tutto rigorosamente in azienda.
- non voglio offendere nessuno, ed esprimo solo un mio personale parere sull'argomento, senza voler denigrare chi la pensi in modo diverso dal mio. Non intendo fare l'ennesima crociata contro determinati tipi di alimenti, e sono consapevole che per molti quanto dico è qualcosa di utopistico e distante anni luce dalla propria realta.
Io sono un Agricoltore, io lavoro la terra e allevo gli animali, io POSSO decidere COSA E COME produrre alimenti (e non solo).
In effetti non è burocraticamente semplice ed economicamente sostenibile riuscire a fare tutto quanto si desidera, ma...almeno qualche spunto voglio passarvelo...
Questo è IL MIO ELENCO, e non l'elenco che tutti dovrebbero fare o avere nel cuore...che sia chiaro!

Questa lista comprende cose che già produco e cose che produrrò.

Parliamo di Autosufficienza (o autosussistenza) alimentare, e ben sapete che per me questo è fondamentale e di primaria importanza.
Altre volte ho fatto (ed altre ancora farò) le dovute considerazioni sulla scelta di autoprodurmi il cibo, sulla sua sostenibilità, sulla sicurezza, sulla soddisfazione, sui pro ed i contro.  Non voglio quindi dilungarmi su questo specifico aspetto, ma solo fare una panoramica sui prodotti destinati all'uso familiare.

1) La verdura dell'orto: per 365 giorni all'anno c'è bisogno di verdura, e se poi si considera che la mia famiglia ne consuma molta, immaginate di che cosa stia parlando.  Un orto per tutte le stagioni, con prodotti seminati e trapiantati in modo scalare, con l'aiuto del tessuto - non tessuto e della serra (in inverno), e con continue irrigazioni (in estate). Verdura assortita, che spesso è destinata a svariati tipi di conservazione.
1a) Verdura consumata fresca: sempre seguendo la stagione, e sfruttando al massimo le produzioni orticole.
1b) Verdura congelata: prima di tutto un congelatore molto capiente e con classe energetica idonea.  Poi vasi e vasetti, sacchetti e contenitori, su cui annotare le quantità, le tipologie e la data di congelamento.  E ce n'è per tutti i gusti, dai sacchetti pronti per il minestrone, al confezionamento del singolo ortaggio, sino alle vere e proprie preparazioni congelate (dal minestrone alla composta di verdure, dalla peperonata alle creme).
1c) Verdura essiccata: generalmente messa a seccare al sole su delle grate di metallo, e poi riutilizzata anche sott'olio o pure semplicemente conservata in barattoli. Ottimi i peperoni, i pomodori, il peperoncino e molti altri.
1d) Verdura sott'aceto: preferibilmente con l'aceto fatto in casa, dalla giardiniera ai friggitelli potrete godere di questo metodo di conservazione.  Ottimo per antipasti, o per accompagnare carni come i bolliti...ma a me piacciono in ogni modo.  Dalla zucca al cetriolino, dalle cipolline (buone quelle dei maschi di cipolla) ai peperoncini.
1e) Verdura sott'olio: di quest'argomento potrei parlarne per ore.... Riassumendo posso dire che esistono varie tecniche per realizzare questo prodotto, passando dalla salatura alla scottatura in aceto, all'essiccazione sino al fresco.  La maggior parte delle verdure può essere messa sottolio, e si parte dal carciofino per arrivare alle melanzane, dal peperone sino al cavolfiore, e via...
I sott'oli possono anche essere farciti, come per esempio i classici peperoncini piccanti ripieni di acciuga e capperi (questi due comprati), oppure le listarelle di zucchini con aglio e peperone.

1f) Verdura in conserva: dalla classica passata di pomodoro alla pomarola, dalle creme di carciofi a quelle di zucchini, dai passati di peperoni a chissà quante altre delizie.  I barattoli, preventivamente sterilizzati in acqua bollente, vengono sempre riempiti con le conserve calde, chiusi con idonei tappi a vite, girati sottosopra per far realizzare il sottovuoto, e poi comunque sempre bolliti nuovamente.  Ci vuole attenzione, dimestichezza e conoscenza con queste tecniche, e se non si è pratici è bene informarsi bene prima di procedere.
1g) Marmellate di Verdura: mai provato quella di pomodori verdi?  Consiglio anche quella di zucca gialla.
2) La Frutta: un buon frutteto organizzato deve essere in grado di fornire il giusto approvvigionamento per l'anno intero.  Si considerano frutti freschi, frutti conservati e frutti trasformati.
2a) La Frutta fresca: colta dall'albero e mangiata, o semplicemente (come succede per le mele, le pere e le castagne) messa a riposo nel buio della cantina e consumata per i mesi successivi.  
2b) Frutta Secca: dal grappolo d'uva, alla mela fatta a fettine, per non parlare delle noci, nocciole e mandorle.  Quando è possibile ci pensa il sole, altrimenti la casa o "la bocca del forno" fanno il resto.  Avete mai mangiato le albicocche secche? Oppure il caco? Non solo le comuni prugne, fidatevi.  La frutta secca viene consumata così oppure per la preparazione di dolci.
2c) Frutta sotto zucchero: le ciliegie le adoro, sopratutto quelle piccole e amare.  La preparazione è tra le più semplici, ma anche tra quelle che maggiormente danno soddisfazione: frutta, zucchero, un barattolo e tanto sole.  
2d) Marmellate di frutta: assieme ai sott'oli sono le regine della mia dispensa. Da quella di castagne a quella di fichi, per poi passare da quella di more di rovo a quella di mele cotogne, e via... Ogni colazione, molte merende e tutte le crostate hanno come ingrediente principale queste prelibatezze.
2e) Frutta sciroppata: come per quella sotto zucchero, ci sono delle leccornie assolute. Le albicocche e le pesche su tutte, ma da provare le fettine di mela selvatica fatte in questo modo.  Ideale per essere consumate così o per adornare dei dolci.
2f) Succhi di frutta: regalare a mia moglie l'estrattore di succo è stata una mossa geniale. Non avevo mai bevuto il succo di mela prima di allora, e da lì non ne ho più potuto fare a meno. Ottimo anche quello di albicocca.
3) I Cereali: il miglior modo per consumarli è quello di realizzare delle farine fatte in casa.  Il mulino, altro regalo fatto a mia moglie, offre innumerevoli opportunità, purchè si disponga di grano (sia tenero che duro), orzo, avena, formentone (mais) e magari anche farro.
Farine integrali, ma eccezionali per i pani ed i dolci cotti nel forno a legna.
4) Olio: da buon toscano considero questo prodotto come l'oro...liquido.
Ci vuole la stagione giusta, molta fatica per cogliere le olive, ed un bravo frantoiano che sappia interpretare al meglio il proprio lavoro.  Olio da consumare fresco, per le cotture ed anche per i numerosi sott'oli.
5) Vino: il discorso sarebbe troppo lungo. Parlo solo di vino prodotto con metodologie tradizionali, senza l'utilizzo di alcun coadiuvante chimico, e che sappia vivere a molte primavere.
6) Aceto: e l'ideale è decidere di farlo, e non lasciare che sia il Vino a deciderlo (altrimenti si è sbagliato qualcosa).  Una damigiana di aceto è un'ottima risorsa e non solo per la cucina, visto il suo utilizzo per lavare le stoviglie e alcune stoffe.
7) Miele: confesso che non pratico ancora l'apicoltura che è una cosa che mi affascina enormemente.  Da amici apicoltori mi è stata fatta notare una specie di sintonia che ho con questi meravigliosi animali, e prima o poi deciderò di intraprendere questa strada.
Si può sempre mettere a disposizione i propri terreni per altri apicoltori, ed uno scambio equo sarà rappresentato da quei bei vasetti che tanto sono presenti nella cucina di casa mia. oltre che per alcune creme e preparati che realizza mia moglie.

8) Pollame: dalle galline alle faraone, ai tacchini sino alle nane (anatre). Carne ottima, bianca, adatta ad ogni età e per mille preparazioni diverse. E poi le uova, tanto per la sfoglia ed i dolci, quanto per il consumo diretto (frittate e simili).
9) Coniglio: carne bianca, molto adatta per i bambini e gli anziani. Ed in cucina uno si sbizzarrisce come meglio crede.
10) Capra: il latte di capra è uno dei doni più belli ed interessanti che la Natura ci abbia dato modo di conoscere e sfruttare.  Dal consumo fresco, alla caseificazione (rovaggioli, ricotte, primosale, robiola, stagionati, etc), sino alla cosmesi (creme e saponi). E poi la carne, insuperabile a mio avviso, tanto di animali più giovani quanto di quelli più vecchi.
11) Maiale: e del maiale non si butta via nulla.
11a) Carne fresca: ci sono i vari tagli, dalla scamerita alle bistecche, per poi passare dalla rostinciana all'arista.  Adoro lo spezzatino di magro, o il macinato (sempre di magro) per fare il ragù...e credetemi se vi dico che un maiale "allevato con coscienza" può essere magro., e le sue carni possono essere poco grasse e quindi alla portata dei più.
11b) Insaccati: la salsiccia è la vera regina, ma anche la soppressata ed il buristo.  Ci sono poi i salami, ma per quelli ci vuole un'arte che ancora non mi è data di comprendere a pieno.
11c) Salumi: il prosciutto con l'osso, la spalla, il rigatino, la pancetta, il capocollo...e per molti mesi il maiale delizierà i vostri banchetti.
11d) Lardo, scriccioli e sugna: Il Lardò è il grasso nobile del maiale, e nella mia terra viene molto usato.  Ma scaldando il grasso meno nobile si potrà ottenere lo Strutto (utilizzato in cucina sopratutto per le focacce ed i dolci oppure per friggere), e ricavare anche gli scriccioli (detti anche ciccioli) che poi farciranno le focacce nei giorni di festa.
Il grasso meno nobile e fibroso viene mantenuto attaccato alla pelle, arrotolato, e legato stretto dentro alla carta gialla: la sugna (o sciugna) sarà usata per ammorbidire il cuoio e renderlo resistente all'acqua.


Tutti questi prodotti potranno apparire come esagerati ed eccessivi per l'alimentazione di una famiglia, ma immaginate questo: c'è chi la spesa la fa tutti i giorni, scendendo al negozio sotto casa; c'è chi la spesa la fa una volta a settimana andando al supermercato e facendo piccole scorte; c'è chi, ed è il mio caso, la spesa la fa anche una volta ogni 40 giorni, e compra quelle cose che sono necessarie senza considerare la spesa alimentare.
La "mia spesa alimentare" la faccio quotidianamente nell'orto, nel congelatore, nella dispensa e in cantina, e tutti questi prodotti richiedono un lavoro di 365 giorni all'anno: capita spesso di dover fare grandi lavori che poi assicureranno sostentamento per 12 mesi (come per l'olio, per il vino o il maiale) ed altre volte capita il contrario (come per leuova, che basta andare nel pollaio e sono pronte all'occorrenza).
Ma la vendita?
Una domanda che mi viene posta molto spesso è proprio la seguente: "Ma come fai a pagare le bollette, le tasse, il vestiario ed altro con l'autosussistenza alimentare?"
La risposta è semplice: "Non ce la faccio. Devo provvedere ad incrementare determinate produzioni dell'azienda sempre e comunque nel rispetto della mia filosofia e della sostenibilità del mio lavoro".
Ed ecco che, evitando noiosi approfondimenti nell'aspetto burocratico, quando uno è Coltivatore Diretto ed ha una propria partita iva, può scegliere determinati settori su cui operare, tanto per l'allevamento quanto per la produzione di vegetali.   E la scelta può ricadere sull'olio, piuttosto che sul vino, sul miele, come sull'allevamento suino o quello caprino: ci saranno delle norme sanitarie da seguire, e sarà necessaria la realizzazione di ambienti idonei alla lavorazione e stoccaggio delle produzioni aziendali.
E' importante conoscere il potenziale del proprio terreno e della propria forza lavoro, perchè se mi mettessi a fare 10000 bottiglie di vino non avrei il tempo per fare anche tutto il resto, come vale se allevassi 300 capre, o avessi un'orto di 2 ettari, o 1000 olivi.
Credo nella diversificazione delle produzioni, dove l'Agricoltore produce "un pò di tutto" come avveniva una volta, e l'esubero lo vende al giusto prezzo (quindi senza svendersi e senza esagerare).
La lista potrebbe comprendere:
VINO SFUSO: se avete mezzo ettaro di vigna (e quindi supponiamo che producete circa 20 quintali di vino), non avrete un lavoro insostenibile da affrontare, e tolta la quantità necessaria al sostentamento vostro e dei familiari, rimarranno numerosi quintali di vino da vendere.  Una piccola cantina a norma potrà permettervi di vendere l'esubero, ripagarvi la spesa della cantina e dei materiali (che vanno bene anche usati purchè in buono stato) e nel tempo guadagnare anche qualcosa, senza dovervi iscrivere all'albo degli imbottigliatori e mantenendo nella semplicità (tanto per il prodotto realizzato quanto per la conduzione della cantina) la via da percorrere.
ALLEVAMENTO DEI MAIALI: magari avete dei castagneti, e avete la possibilità (ed il permesso) per recintarli.  La spesa non sarà cosa da poco, ma questo vi darà l'opportunità di allevare qualche capo in più rispetto al singolo "animale per uso familiare". Ma è importante tenere a mente che un maiale non campa di sole castagne o ghiande (che oltretutto ci sono solo in un determinato periodo dell'anno), e per compiere tale passo è bene disporre di terreno per seminare i cereali ed i legumi destinati all'alimentazione di questo animale.
Ma se avete spazio e terreno, perchè non valutare questo: magari invece di allevarne uno per voi, ne potrete allevare due o tre, e venderli per vita o destinarli alla macellazione.
ORTO: si dice che l'orto voglia "l'uomo morto", ma l'orto spesso può riservare piacevoli sorprese, e ci sono annate in cui certe produzioni sono abbondanti.  Ricordo che due anni fa avevo zucchini Fiorentini conservati in ogni modo, ed alla fine li davo da mangiare ai miei maiali perchè ancora non mi ero regolarizzato per la vendita a privati.
Ci sono i Gas, ci sono i singoli cittadini, ci sono i ristoranti...basta avere qualcosa da offrire, e trovare qualcuno che sappia apprezzarla.

Che si tratti di insalata, piuttosto che di uova o di vasetti di mieie, potreste puntare sul "poco e buono", aiutandovi con vendite più importanti come possono essere quelle di un puledro per vita, o di una partita di fieno, piuttosto che di un autotreno di legna da ardere.
Oggi più che mai l'Agricoltore deve inventarsi un modo per sopravvivere, e secondo me (che sono Anacronistico) in campagna non si dovrebbe solo sopravvivere, ma vivere bene!
Se c'è voglia di lavorare, e testa per ragionare, ci deve anche essere la soluzione... o perlomeno io "la faccio facile" perchè non ho fatto investimenti faraonici per una mega stalla da ingrasso o per impiantare 20 ettari di vigneto.
La soluzione che ho scelto per me  è quella di provare a riportare alla dimensione umana il lavoro in campagna, e di produrre per quello che il terreno è vocato a produrre, senza chiedere troppo a questo, e senza investire denaro per progetti fuori dalla mia portata.
Infin dei conti sono solo un Agricoltore Anacronistico e non un Imprenditore.

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Finisce così la serie delle Liste, dove ho cercato di riassumere al massimo le mie idee e il mio lavoro di ieri, di oggi e di domani.
Non abbiate un'immagine bucolica di me: la campagna è dura, e se il trattore spacca la schiena immaginate quanto possa farlo la zappa, la motosega o la falce.
L'ho detto e lo ripeto ancora una volta: non denigro nessuno, non accuso nessuno, e sopratutto NON IMPONGO A NESSUNO il mio modo di vivere (perchè di Vita si tratta...).
Ero a far chiacchiere con il mio amico Agricoltore (non anacronistico), e tra i suoi "decine di ettari di Mais ibrido di ultima generazione", "l'allevamento a stabulazione fissa di super vacche da latte", il suo "parco macchine di trattori da 200 cavalli", il suo "podere moderno" e le sue  "100000 bottiglie di vino di vitigni internazionali"... c'erano queste mie liste, la mia esperienza e la tanta voglia di fare.
Qualcuna di queste liste vi avrà fatto sorridere, altre vi avranno fatto arrabbiare, ma magari qualche seme sono riuscito a metterlo anche nel vostro cuore, e a farvi riflettere su quelle che sono possibili ed attuabili alternative all'Agricoltura Convenzionale di impronta industriale.
Grazie a tutti per la pazienza che avete avuto nel leggermi.
A.A.