Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

mercoledì 30 dicembre 2015

Questo 2015, un anno Nervoso, necessario e costruttivo.

Termina l'anno, ed il mio pensiero va inevitabilmente a quanto è accaduto al Podere e nella mia Vita.
Agronomicamente parlando il 2015 è stato certamente un anno  positivo: dopo il 2014 (l'annus horribilis che rimarrà indelebile nella mente e nel portafogli di quanti della Terra ne facciano una professione) poteva solo andare meglio, e così è stato.
Un discreto raccolto di fieno, un abbondante vendemmia, un più che buon raccolto di olive, e poi anche l'orto, le uova (mai come quest'anno), i maiali, etc.
E' stato l'anno in cui ho scoperto il problema che affligge le mie amate capre, ed anche l'anno dell'arrivo del secondo cavallo.
Anno dove mi son dilettato più che mai a fare il "norcino di casa", ed anche l'anno delle patate e delle cipolle.
L'anno delle api...e del primo miele!
Un anno lungo, faticoso, ma Buono, dove certamente non mi son mai cullato negli allori o soffermato troppo a disperarmi sugli insuccessi.
Un anno dove il trattore mi ha detto che dovevo spendere i soldi (frizione da rifare), e dove ho deciso di rimandare  tale problema al 2016.
Un anno con poco latte, tanto letame, pochi carciofi nell'orto, troppe cimici in autunno, buona legna da ardere, lunghe fermentazioni nei tini, bellissime fioriture.
Agronomicamente  sono soddisfatto.
Un anno comunque pieno di eventi personali, alcuni attesi da molto tempo, tra cui quella firma che mi permetterà di vivere più serenamente sotto al tetto (comunque da rifare) del Podere.
Sicurezze arrivate dopo lunghe, lunghissime ed estenuanti arrabbiature, delusioni, silenzi, ed ancora tremende arrabbiature.
Un anno, mi perdonerete il lessico, dove mi sono incazzato come non mai, contrastando quei famosi "poteri forti" e dove non ho mai accettato di essere trattato come un numero a discapito della mia dignità di Uomo.
Un anno Nervoso, forse il più nervoso dei trentasei vissuti sino ad oggi, dove in molti hanno avuto a che fare con la mia Pazienza svanita, e dove male ho gestito un animo tanto ribelle quanto addirittura intemperante di fronte alla mancanza di Rispetto o Ascolto.
Un anno dove ho urlato, come non mai prima d'ora...un anno in cui mi son sfogato, senza trattenere tutto dentro come la Vita mi aveva insegnato a fare.
Un anno di tante spese fatte, molti impegni sostenuti, ed altrettante ambizioni neo concepite.
Un anno in cui la salute mi ha voltato le spalle in più occasioni, ed in cui le preoccupazioni non sono certo mancate, le incomprensioni con chi veste un camice bianco, le solite tiritere, nuovi orizzonti.
Un anno in cui troppi genitori vicino a me hanno subito l'attacco di questi Strani Nuovi Mali, e quindi un anno i cui i loro figli li ho sentiti più vicini che mai.
Un anno in cui ho dovuto anche rinunciare, dopo tanto tempo che non lo facevo, e delegare...ficcandomi l'orgoglio in tasca, e lasciando prevalere il buon senso.
Un anno in cui sono ingrassato, i capelli e la barba si son fatti più bianchi, ed ho deciso di cambiare stile di guida adattandomi alla mia nuova vecchia auto.
Un anno di grandi consapevolezze.
Un anno di Amore, pugni sul tavolo, e cambi di rotta.
Un anno di Autarchia e sopravvivenza.
Un anno di salite, curve secche, ma anche belle discese.
Le tre istantanee di questo 2015:
La domenica di Pasqua, sotto al cielo ventoso di Livorno, sulla terrazza Mascagni: quello che ci siano detti con mia moglie...
Quella telefonata ricevuta il 17 di Luglio, con l'odore dell'erba medica sfalciata che invadeva il mio trattore fresco di ranghinatura, mentre mi veniva da piangere per l'emozione di quelle parole tanto aspettate ed agognate, preludio di un grande senso di leggerezza...
Questa mattina, mentre leggevo un referto che attendevo da tre anni, stando immobile nel mezzo di un parcheggio affollato, senza capire se dovevo essere felice o preoccupato per quelle parole...
...
Tante le parole che ho detto, che ho ascoltato, e che avrei voluto dire.
Tante le sveglie prima dell'alba, con la consapevolezza che quello che mi avrebbe aspettato sarebbe stato un giorno troppo duro per le mie braccia.
Tanti i momenti in cui son riuscito a staccare dal mondo e godermi il volo delle rondini sopra la mia testa.
Troppi i momenti in cui ho dovuto farmi rigido per non soccombere di fronte al Sistema ed alle sue Mode.
Nessun momento in cui ho avuto un rimpianto.
Questo 2015 rimarrà per me l'anno Nervoso, in cui adrenalina e coscienza si son sposate con esternazione e soddisfazione.
Questo 2015, un anno Nervoso, necessario e costruttivo.
Buona fine e buon principio a tutti.

mercoledì 23 dicembre 2015

Natale 2015

Come ogni anno apro un post dove io possa parlare del Natale che sarà o possa dedicare spazio alla "Letterina a Babbo Natale".
Quest'anno ho difficoltà a riempire di giubilo il blog, e sono di questi giorni delle notizie che mi hanno rattristato non poco.
Il Natale è per me da Sempre LA FESTA dell'anno: è il momento in cui io condivido ancor di più quella gioia innata (e spesso poco capita anche dal sottoscritto) tentando di coinvolgere le persone vicino a me in quello che viene definito "lo spirito natalizio".
Non si tratta di quell'odioso adagio che recita "A Natale siamo tutti più Buoni", che francamente non ho mai sopportato, ma di quella voglia di fare festa...per quella voglia irrefrenabile di felicità.
Quest'anno arrivo con meno entusiasmo a questo appuntamento, ed il mio pensiero scivola sempre verso gli occhi e le parole delle persone che ho vicino e che hanno preoccupazioni grandi da gestire.
Quest'anno sento che essere felici è assai più faticoso...

"Caro Babbo Natale,
a scrivere sono sempre io a distanza di un anno, con qualche in più pelo bianco nella barba e diversi kili di peso.
Scriverti per me è sempre stato un momento emozionante, e lo è stato tanto nei momenti felici quanto nei momenti più bui della mia vita...proprio quando a soffrire ero io: in te e nel tuo spirito ho trovato sempre una "valida scusa" per star meglio, confidando che poi saresti arrivato a farmi visita.
Durante tutto l'arco dell'anno ho ricevuto molti doni, mi sono tolto sfizi, ed ho edificato per il prossimo anno, cercando di essere tanto lungimirante quanto istintivo.
Ho ricevuto e dato Amore, ed in questo momento non desidero nulla di più per me.
Ed ecco che per questo Natale non ho richieste materiali da farti, ma ho piuttosto dei pensieri da affidare al tuo buon cuore, certo che tu saprai renderli regali e recapitarli alle persone giuste.
Affetto...comprensione...forza...prospettiva...positività...ed ancora Affetto: pensieri rivolti a quei ragazzi che sono vicini a me da oramai una vita, e che stanno provando paure e dolori tanto come uomini che come figli.
A loro, pezzi del mio cuore, vorrei che arrivassero i miei pensieri, e che sapessero sfruttarli al meglio.

Che a loro arrivino solo pensieri positivi, che sappiano sempre cogliere il bello di ogni attimo della Vita, e che ne sappiano fare tesoro senza andare nel dolore, ogni volta.
A loro arrivi il mio abbraccio, la mia presenza, e che sappiano usare queste cose come meglio credono, senza curarsi troppo di come io stia o di quanto io possa preoccuparmi per loro.
Io desidero solo questo per questo Natale, e sono certo che tu saprai donare loro queste cose.
Caro Babbo Natale, un altro anno è passato, e mentre ti assomiglio ogni giorno sempre di più, desidero che anche tu riceva quell'affetto che da trentasei anni non manco mai di dimostrarti, e che sappia vedermi sorridere mentre dormo il 24 Notte.
Ti aspetto..."


A tutti voi l'augurio di un Sereno, e Felice Natale,
nella speranza che anche voi possiate ricevere i doni che più desiderate, e che possiate condividerli con chi più amate.

Mentre scrivo dall'alto di questa collina, ed il cielo continua a farsi bigio, a tutti voi dico ancora Buon Natale.
A.A.

martedì 22 dicembre 2015

Occasioni di confronto in una Fiera di Vino non convenzionale

Partendo dal presupposto che per me l'Unica Via da percorrere è proprio quella dell'agricoltura "alternativa", e quindi rifuggendo anche in viticoltura ed enologia gli aspetti interventisti e chimico-industriali, non troppo tempo fa sono stato ad una fiera di produttori di Vino "non convenzionale"(Biologico, Biodinamico e "Naturale").
Girando tra i banchi delle varie aziende, ho avuto il piacere di confrontarmi con molti di questi viticoltori, e di chiedere loro molto sull'origine della scelta fatta: il dibattito sulla "scelta" dell'Agricoltura, ed inevitabilmente dello stile di vita da condurre, è sempre fonte di interessanti dibattiti e confronti tra percorsi diversi e intenti comuni.
Con questo mio scritto non intendo parlare del Vino presentato nella fiera, nè tanto meno addentrarmi in una (sicuramente) filippica sul come tutti potremmo (dovremmo!) tentare di conoscere e di far proprie le regole che anche queste aziende hanno intenzione di darsi, divenendo consumatori di soli prodotti provenienti da VERE (e non "di facciata"...) aziende cosiddette Bio o tradizionali-Naturali.
Tanto meno mi voglio ritrovare nell'inevitabile ginepraio della spiegazione dei disciplinari, degli enti certificatori, delle regole "non scritte"dell'argomento in qustione.
Produttori, vignaioli, cantinieri, contadini, Agricoltori...chiamiamoli come meglio vogliamo (con i dovuto distinguo) che ogni giorno tentano di compiere un atto di evidente rispetto verso la Natura, mirando a danneggiare il meno possibile l'ambiente ed il futuro della Terra, e spesso impegnandosi a recuperare i tanti (TANTI) danni fatti negli ultimi 40-50 anni.
Il vino, inteso come alimento (e mai come bevanda), è uno dei componenti della nostra dieta, incastonato nel fittone delle nostre tradizioni, da anni è oggetto di accese discussioni tra i "convenzionali"( coloro i quali utilizzano chimica di sintesi, diserbanti, azioni invasive in vigna ed in cantina, chimica in cantina) ed i "non convenzionali", trai i quali possiamo annoverare i Biologici ed i Biodinamici (controllati da un ente certificatore) ed i "Naturali" (forse i più radicali  ed estremi tra i produttori di vino).
Il vino era il protagonista di questa fiera, e tra i produttori era assai viva la necessità di comunicare quanto io andavo cercando, ed appunto spiegare come mai fossero giunti a quel tipo di scelta, e cosa questa avesse comportato.
Parlando con loro è stato da subito evidente che i più avessero "origini" differenti dal contesto dove adesso si trovavano.
Chi si era laureato in economia e commercio, chi svolgeva il compito di assicuratore, chi era impiegato in una multinazionale, chi era insegnante, chi artigiano: raramente c'era chi era figlio di agricoltori, ed ancor più raramente c'era chi aveva una famiglia che nel tempo si tramandava terra e passione per lavorarla.
La maggior parte proveniva dalle città, grandi città che li aveva partoriti con un lavoro che evidentemente rimaneva loro stretto, e che nel tempo li aveva trattenuti a forza nonostante la loro spiccata curiosità verso quanto di più alternativo ci potesse essere a quel loro vivere.
Una "costrizione" che, a detta di molti, era divenuta soffocante, e che li rendeva schiavi delle proprie scelte, senza che ci fossero prospettive di vita assai diverse (e migliori?).
Neo-contadini che erano fuggiti, tagliando a forza quei cordoni ombelicali, e portandosi ad allontanarsi il più possibile.
La scelta del luogo dove "seminare" la nuova vita era spesso affidato al caso, frutto di una girata in una determinata zona d'Italia, o nell'andare a trovare amici in paesi e borghi di un Italia diversa da quella metropolitana.
I più fortunati invece erano ritornati alle origini, nella vecchia cascina o podere del nonno, abbandonata a se stessa, o piuttosto data in affitto a chissà chi.
Tutti "emigranti", dalla città alla campagna, con accenti differenti, già conoscitori dell'area "new age" dell'agricoltura alternativa, con in mente idee bucoliche di pecorelle al pascolo, terra lavorata a zappa, e spostamenti fatti a cavallo.
Il loro confrontarsi con la realtà li ha portati ad una profonda analisi individuale, mettendo spesso in dubbio quanto realmente volessero cambiare la propria vita, lasciando gli "agi" metropolitani a favore della fatica boia del lavorare i campi.
Ebbene, dopo non poco tribolare, solo i più convinti ce l'hanno fatta, ed hanno creato le loro aziende agricole dove il convenzionale era bandito e le alternative fungevano da reattore per ogni loro azione.
Nella sperimentazione per molti, ed il recupero del tradizionale per pochi, le "agricolture verdi" hanno iniziato a dare i propri frutti, ed in vino in questo caso era il figlio di tanta fatica, ostinatezza, prospettiva, rispetto ed ancora fatica.
Con quei profumi primordiali, così tanto distaccati dalle infinite menate del "devi sentire questo nel vino altrimenti non capisci niente del vino" piuttosto che "non riesco a comprendere se questo odore sia fiore di calicantus o buccia di topinambur"...
Con quelle acidità marcate, così interessanti, promotrici di una beva unica, e di profonde soddisfazioni senza dolori alla testa, allo stomaco, ed all'anima...
Con quel sincero menefreghismo del proprio essere "diverso"...
Con quel profondo distacco dal resto...
Con quella voglia di conquistarti come mai nessuno prima...
...il vino raccontava le tante storie dei tanti produttori che c'erano dietro.
Ed assaggiando, udivo la voce di questi racconti già nel bicchiere, lontano dalle stelle e stelline delle guide, immerso in un vero e proprio confronto tra pari.
Purtroppo ho riscontrato che solo in alcuni casi questi neo-agricoltori avevano anche, oltre al vino, altri indirizzi nella propria azienda, concentrandosi in tutto e per tutto sulla vite, e tralasciando (generalmente per mancanza di forze e tempo) anche altre colture o allevamenti.
Ma, quando capitava di incontrare il contadino che, oltre a fare il vino faceva anche altro, coltivando la terra, ed allevando anche animali, sicuramente la discussione era ancor più interessata da parte mia.
Far conciliare il "fare vino" con gli altri indirizzi aziendali è cosa possibile seppur estremamente dispendiosa in ambito economico e fisico: in molti però hanno ritenuto necessaria questa scelta, per giustificare ancor meglio il loro vivere "di campagna" e non solo il loro vivere in campagna.
Parole affidate al piacere ed alla compagnia, pronunciate in un luogo magari complicato per le confidenze, ma ugualmente intimo.
Mi chiedo quanto di voi lettori abbiano conoscenza di questi produttori di vino, e sopratutto quanti acquistino le loro bottiglie.
Io sono un assiduo consumatore, anche e soprattutto perchè ad oggi non tollero più molto quei vini tanto artefatti quanto finti, costruiti a tavolino, lontani dalle storie del proprio territorio e forzatamente indirizzati verso la massa e la tendenza del momento.

domenica 13 dicembre 2015

Inganno di una falsa stagione

Mi affaccio dalla finestra di camera, ed a pochi metri da me osservo il grande susino Goccia d'Oro.
E' veramente maestoso, ampio, con i suoi trent'anni è una pianta che ne ha passate tante: messo a dimora da chi non se lo potuto godere, è cresciuto accanto ad un melo, un albicocco ed un ciliegio selvatico.
Esposto a tutti i venti, a quasi cinquecento metri sul livello del mare, e cresciuto protetto dalla compagnia degli altri alberi cuoi coetanei, dominando la valle sottostante e sentendo le voci dei bimbi mutare negli anni.
Uno ad uno i suoi coetanei sono caduti in disgrazia, vittima di insetti e malattie, sino a lasciarlo lì da solo.
Per un lungo periodo è stato abbandonato all'incuria, sino a che con mia moglie non ci siamo qui trasferiti e lo abbiamo potato.
Lentamente ha saputo crescere, allargarsi, e offrire sempre memorabili fioriture, ogni volta bersaglio di ventiggini, piogge torrenziali e grandinate.
Ha sopportato le gelate tardive, riuscendo sempre a regalare frutti (ottimi e sugosi), dando riparo e frescura, profumi e colori.
Lo scorso anno ho deciso di alleggerirlo ed abbassarne la chioma, e non curante dei questo ha continuato con abbondanti fioriture.
Ma ecco che, oggi 13 dicembre, nel "Giorno più corto che ci sia", mi ha stupito: una delle sue branche ha offerto una prima fioritura.
Questo mi lascia ammutolito, visto che un  albero così grande mai avrei pensato che potesse cadere nell'inganno di una falsa stagione come questo.
Falsa stagione...
...un Dicembre CALDO, come pochi prima d'ora, condito di Nebbie e Scirocco, pioggia e umidità.
Un inganno, che presto sarà svelato dal freddo, quello vero, che arriverà...perchè il freddo prima o poi arriverà.
La fioritura delle primule nel bosco non lascia presagire nulla di buono, e la legna segata nel piazzale che non si decide a calare spiega quanto le temperature siano assurde.
Questo susino, così bello ed ampio, governa l'aia e domina la vigna, ma è anch'esso vittima di una stranezza?
O si sta semplicemente "abituando" a quanto la vita futura avrà da offrirgli?
Immagino un Natale "con il maglioncino leggero", con il camino che fa corredo ma non necessità, e con la paura (la chiamerei solo così...) che in marzo arrivi il freddo bastardo.
Molte sono le viti che si rivelano avare nel cedere le proprie foglie al vento, mentre vedo che già in tanti si ostinano a potarle senza che queste si siano spogliate.
Nell'orto, definito da me "silente" ancora fiori di peperone sulle piante basse, e insalata che spunta inaspettata dove fu seminata oramai sei mesi fa.
Erba verde, pascolo rigoglioso, e muffa sui tronchi...mentre le cimici non vogliono andare a dormire.
Le mosche si appiccicano al vetro della finestra nella speranza di poter entrare.
E a me quei fiori sul vecchio albero danno da pensare...
...quando arriverà il freddo saranno guai.