Mentre me ne sto qui ad aspettare la "Sciabolata Artica", al termine di una domenica uggiosa, e prima di un Lunedì frenetico, ho deciso di scrivere due righe nel mio angolino.
Il camino tira, e tengo il vetro frontale abbassato perchè la ginestra ed il castagno schizzano lapilli, e bruciare le tutine dell'Erede non mi parrebbe la cosa più appropriata.
Lo stendino infatti è stracolmo di pezzetti e pezzettini colorati, parrebbe a prima vista un gran bambolame, ed invece sono i panni di Lei che ha più cambi d'abito che una presentatrice al festival di San Remo.
Il vecchio cane, oramai convinto della sua felicità nell'essere sordo, che ogni sera mi guarda scodinzlando mentre l'Erede emette acuti non di questa terra (e mentre io e la sua mamma facciamo smorfie di dolore tentando di consolarla), e che pare ridermi in faccia, felice...il vecchio cane, appunto, se la dorme sotto al camino, sotto allo stendino, e magari vorrebbe anche una copertina: che vitaccia la sua.
Fuori piove, ed è piacevole sentire la pioggia che bussa sul tetto: per me una ninnananna naturale tra le più belle e romantiche.
Tre coperte di lana su di un lettino improvvisato, ed una notte da passare lontano da loro: quest'influenza non voglio proprio attaccargliela, e quindi mi sono ritirato nello studiolo, con tanto di radiolina accesa per sentire la bimba e la mamma.
Appurato che un pò di magone possa starci, penso al Podere, ed alle cose che stanno accadendo.
Nella stalla oramai il becco dovrebbe aver terminato "il suo lavoro", che a quanto pare porta avanti da luglio, rendendoci sempre tutti tanto partecipi delle sue gioie...(vi lascio immaginare cosa voglia dire avere la stalla sotto casa e visibile da tutti quelli che vengono a trovare l'Erede).
I polli, che non depongono da almeno un mese e mezzo, stanno pensando solo ad ingrassare e nulla più, scordandosi di essere della razza Livorno, e quindi soltanto delle Ovaiole...
Nell'orto le piante di peperone sono state sradicate, e presto la stessa soste toccherà alle melanzane che ancora azzardano con assurde fioriture.
L'ultima colta dell'orto, di stampo estivo, è stata fatta la scorsa settimana, con gli ultimissimi (e durissimi) pomodori rossastri, un paio di zucchini fiorentini e qualche melanzana: ma adesso inizierà il periodo di magra, a base di radicchio, bietola, cavolo e finocchio. E via così sino alla prossima estate.
La vigna sta finalmente perdendo le foglie, e la lavorazione che le ho fatto la scorsa settimana l'ha salvata da sicuri allagamenti: si beve la pioggia che scende, e bene così.
Gli olivi invece, croce e delizia del sottoscritto, hanno avuto un'annata nettamente scarsa, con olive appassite o comunque raggrinzite: la scelta di non cogliere è stata assai logorata.
Ma, delle 180 piante circa che ci sono, forse solamente 35 avevano olive, ma le quantità di frutto sulla pianta oscillavano dai 5 kili (su qualche vecchio ed altissimo Moraiolo) sino ai pochi ettogrammi in alcuni Leccino.
Mi ci son messo, e c'ho ragionato tanto, ed alla fine ho deciso di non vendere l'olio che mi è avanzato dello scorso anno, e di usarlo nel prossimo venturo.
Per cogliere quelle poche olive, ed arrivare alla franta minima di 5 quintali di frutto, mi ci sarebbero voluti 10 giorni: tempo in cui l'oliva, oltre a rinsecchire, si sarebbe deteriorata, facendo partire fermentazioni indesiderate nelle cassette. E quello che senza dubbio sarebbe stato un olio grasso e non certo delle migliori annate, avrebbe presentato anche difetti.
Le rese al frantoio sono state delle più disparate: dalla resa del 20% sino alla resa del 5%, e l'azzardo mi sarebbe pesato ancora di più, rischiando di beccare una resa assai bassa.
E poi...non ce la facevo, inutile girarci intorno: tra la cantina, il trattore, gli animali, la legna, la burocrazia, proprio non ce l'avrei fatta a cogliere.
Le castagne poi, evitiamo di parlarne: nemmeno una ne ho assaggiata... (e son 4 anni che va così).
Il Cinipide, bastardissimo sin dentro l'anima sua e di chi ce lo ha portato in italia, mi ha decimato circa il 70% delle piante, e la spesa per lanciare l'antagonista che lo debelli nel giro di qualche anno, è per me molto MOLTO alta.
Ergo: mi mangio il fegato, chiudo gli occhi, ed aspetto che grazie ai lanci di antagonista fatti da altri produttori possa calare l'attacco di questo schifosissimo insetto della malora.
Ho seminato un campo di trifoglio, a mano, e questo ha finalmente bevuto la sua prima acqua...dopo quasi un mese: mi chiedo semmai nascerà qualcosa, e me la rido pensando ai soldi spesi per quel seme tanto costoso.
Soldi, soldi, soldi...
Non sono tanto Anacronistico a parlare di soldi, vero?
Ma vi assicuro che questo 2017 è stata la peggior annata agricola della mia vita, tosta e stronza sino all'ultimo.
Le api, mitiche, hanno fatto un pò di miele, e di cinque alveari (e quindi 5 relativi melari), siamo riusciti udite udite a fare forse 7 kilogrammi di miele.
Guai a lamentarsi!
Considerando che una buona parte è rimasto cristallizzato nelle celle (quello di edera), quello che ne abbiamo tirato fuori (comunque con fatica) è quello che rimane del miele tardo estivo.
Lo ripeto: guai a lamentarsi, visto che avremo forse giusto il miele per il nostro sostentamento.
E mentre i cavalli sono nei box, ed il pascolo è da terminare di recintare, penso al frutteto, o piuttosto a quello che ne rimane, e mi auguro di avere tempo e forza per rimpiazzare una parte delle fallanze proprio entro la fine di questo mese. Pioggia e freddo permettendo.
Altrimenti andrò a Marzo, con un nuovo azzardo.
La legna presto sarà nuovamente da segare, e questa volta mi farò aiutare da babbo e da mio cugino: vediamo se fra tutti, con la ricompensa di un bel pranzo calorico, riuscirò a mantenermi le stive cariche di legna pronta per essere arsa.
Magari questo inverno sarà pure freddo, chissa...
...magari!
Fuori continua a piovere, e si son fatte quasi le tre, e tra tre ore e mezzo sarò in piedi, quindi meglio chiudo qui questo aggiornamento della vita al Podere.
Nella camerona da letto madre e figlia dormono beate, ed i caloriferi mandano un gradevole tempore frutto della legna di cui sopra.
Il cane e la gatta russano, l'uno nella medesima posizione, e l'altra sul divano appallottolata quasi come fosse un riccio.
Il vento sta aumentando, ed in casa c'è odore di mela cotta.
Oggi mia moglie ne ha fatte una cassetta, di quelle dell'albero di fronte alla cucina, cotte a vapore, frullate, ed invasettate. Io ho concluso l'opera stringendo i barattoli, fasciandoli, e sterilizzandoli nel pentolone.
Mi sa proprio che tra non molto l'Erede inizierà lo svezzamento, ed allora è bene portarsi avanti: mela cotta frullata stivata in cantina e pronta.
Quanto mi piace tutto questo...