Far bilanci è un pò una "regola" in questo Blog.
Ed ecco che far un bilancio del mese di Maggio nel suo ultimo giorno, mi pare d'obbligo.
Maggio è passato così, tra tramontana tesa e caldo euforico, tra mascherina che appanna gli occhiali e odor di cera sulle mani.
Maggio è passato, consegnandomi quasi due settimane di maltempo, spalmate a gruppetti di giorni, come costante settimanale dell'hully gully che han fatto le api: facciamo il miele...rimangiamo il mieie...rifacciamo il miele...rimangiamo il miele...ririfacciamo il miele...ririmangiamo il miele.
Un passo avanti ed uno indietro, con melari posizionati, ed in un paio di casi raddoppiati, ed api che come Penelope con la sua tela, stivavano miele per poi doverselo rimangiare visto il brutto tempo e l'impossibilità di bottinare nettare.
Api che, alla prima avvisaglia di quiete dal vento forte e dalla pioggia, tentavano di beffarmi sciamando: quando andava bene a 10 metri di fronte alla propria arnia, su un biancospino a mezzo metri di altezza dal terreno; quando andava meno bene, mi volavano sulla testa mentre zappavo nell'orto, per poi andarsi ad agglomerare in un acero alto quanto un palazzo di 3 piani.
Api che, nella migliore delle ipotesi, puntavano a crescere e produrre miele, mentre in tutte le altre occasioni non mancavano di sottolinearmi quanto questa stagione le stesse confondendo ed incasinando l'alveare.
ostinato, sono andato a far loro visita anche durante il maltempo, e di conseguenza le ho irritate ancor di più del vento che scuoteva le loro case, e ci ho rimediato selve di punture.
Api che ronzavano letteralmente intorno la casa, e che sin dall'alba erano sottofondo di ogni rumore casalingo.
Ma non solo di Api mi son dovuto occupare.
Legna da tagliare, ancora, forse l'ultima della stagione.
Terreni da recuperare, sassi da spostare, sterpaglie da regimare, e quel caldo che come mattoni sulle tempie mi faceva stramaledire la mia abitudine mattutina di indossare maglietta di lana sotto ad ogni camicia o t-shirt del giorno.
Bosco, castagni, e ciliegi: sempre sotto ad una pianta a filosofeggiare, sempre sotto ad una pianta a rompermi le terga.
Ed ancora l'orto: protagonista indiscusso delle passati stagioni estive della mia vita, quest'anno quasi completamente delegato alla moglie, la quale con abnegazione e sprezzante senso del dovere ha sposato la causa (persa?) di fare un'orto in montagna, con un'escursione termica da far rabbrividire anche il più audace agricoltore pioneristico, con uno "stellone" che asciuga tutto e vento forte che blocca ogni crescita.
Proprio oggi la considerazione: radicchi seminati con luna calante di marzo, spuntano adesso....e non aggiungo altro sull'argomento, evitando di parlare dei fagioli che son nati con rapporto di 1:20.
Sperimentare, senza sgomentarsi, mentre le patate crescono, quelle si che crescono belle e schiette.
Maggio che scivola via, senza mai pause troppo lunghe, con poche ore di sonno, calli duri nelle mani.
Le scese a valle si fanno più frequenti, ed il ripopolarsi di gente mascherata dona al paese un senso di dinamismo che tanto mi era mancato: quel caffè preso al bar, dopo quasi tre mesi, è stato il più buono di tutta la mia vita.
Maggio, che ormai è finito, infinito come sempre, colorato e profumato, impegnato e troppo corto.