A sedici anni sono tante le idee che passano per la testa, e per me era già tempo di bilanci.
Pensavo spesso alla mia infanzia fatta di affetto ed attenzioni, immersa in tutti quei nonni e fatta di giratine e lunghe chiacchierate.
Pensavo e ricordavo quando desideravo essere un Vigile Urbano (prima) ed un Pompiere (dopo), e quando soffrivo all'idea che babbo e mamma mai avrebbero accettato un cane nella loro casa.
Pensavo e sorridevo "dall'alto" dei miei sedici anni, con un motorino da enduro di seconda mano che tanto mi faceva sembrare "più grande", mentre c'erano Amici che se ne andavano ed Amici che arrivavano.
A sedici anni conobbi l'Amore, quello fatto di struggimento e batticuore, quello che ti fa sognare e soffrire, ed entrai ufficialmente nel "frullatore della vita", accostandomici lentamente, sempre un passo indietro alla massa, sempre con un occhio a ciò che era considerato diverso o troppo lontano nel tempo.
A sedici anni ero uno studente, uno studente da seiemezzo, che continuava a stare ostinato nei suoi sogni, e che leggeva...anzi, divorava libri su libri: tutto m'interessava, e passavo dai grandi classici della narrativa italiana alla fantascienza, dai libri di politica a quelli di astronomia, dalle novelle dell'ottocento, agli autori internazionali contemporanei.
Carlo Cassola, Charles Dickens, Isaac Asimov, Pablo Neruda, Ernest Hemingway, Dante Alighieri, George Orwell, Renato Fucini (Neri Tanfucio), Arthur C. Clarke...questi forse i miei preferiti di allora (e molti lo sono tutt'oggi).
Leggevo, ed avevo bisogno di farlo, per ritrovarmi in quella dimensione che inevitabilmente rischiava di mancarmi in quel momento: avere sedici anni non era cosa facile per un ragazzo che amava le stelle e l'Agricoltura, che non aveva la ragazza e che si appassionava ad ascoltare la musica lirica, che si addentrava nelle proprie rivoluzioni, e che si ostinava a costruire il suo futuro.
Mattone dopo mattone, erigevo le fondamenta del mio essere Uomo, e sorridevo ai piaceri della Vita, senza però distrarmi troppo, sempre mantenendo una certa rigidità che mi manteneva solido nella mia posizione.
Ma la gioia più grande era rappresentata dai momenti in cui potevo stare in Campagna, e sentirmi "più vicino all'essere Uomo".
L'emozione di quella nuova esperienza racchiudeva tutta quella spontanea/soppressa voglia di "provare in Agricoltura": provare, e per la prima volta farlo con qualcosa di mio.
Cinque erano i kilometri che ci separavano da quel pezzo di terra dove le sperimentazioni erano finalmente possibili, dove potevo cimentarmi nell'opera che maggiormente sarebbe stata complicata per me: volevo coinvolgere babbo.
Sapevo che mia madre mi avrebbe seguito, nonostante gli impegni di lavoro, nonostante la sua scarsa preparazione, sapevo che per lei sarebbe bastato anche soltanto "un etto" del mio entusiasmo per essere coinvolta.
Sapevo che avevo anche i nonni dalla mia parte, e che avrei avuto un valido aiuto (magari anche pratico) nella gestione di questo impegno.
Ma sapevo che babbo sarebbe stato l'osso duro, e che coinvolgerlo prevedeva un piano ben preciso: invogliarlo, prendendola alla larga, senza mai forzare la mano.
Il fato volle che in quella terra ci fosse un laghetto, un laghetto che ai tempi frequentavamo come pescatori: silenzioso, lontano dalla gente, di cui ne conoscevamo il proprietario, e tutto ci faceva sentire "padroni" di quell'angolo verde.
Pescavamo, e mentre i fagiani cantavano, io guardavo quelle interminabili file di ulivi, quei vecchi prati da riseminare, e sentivo l'acqua (tanta acqua!) scrosciare. Una baracca di lamiera vuota, una grande voliera in disuso, ed una lunga striscia di terra che costeggiava il ruscello: tutto doveva apparire come "solo di contorno" al laghetto che adoravamo frequentare.
Non ho mai capito quanto fui realmente diabolicamente astuto nel farlo cedere, o quanto babbo seppe innamorarsi dell'idea di fare campagna, ma dal laghetto alla voliera il passo fu più breve del previsto.
Ricordo le sue parole: "Pochi animali. Poco impegno. E ci pensi te!"
In quel fare autoritario c'era tutta la voglia di condividere qualcosa con figliolo, e da lì a breve arrivarono i primi animali...e di lì a poco condividemmo uno dei momenti più belli della Mia Vita.
Andai in campagna, dall'amico A., e sua madre mi affidò i primi tre polli: una coppia di "Livornesi nani" (semplicemente dei meticci non ben definiti...) ed una femmina di Collo Nudo Italico.
Fiero della conquista, ricordo che lasciai i tre polli liberi nella voliera, e che subito feci capire ai miei quanto quella voliera fosse Troppo" grande per quei tre polli".
Trascorsero due mesi, il giusto tempo per metabolizzare la cosa, e capire che "visto che si doveva andare alla terra per tre polli...potevamo anche tenerne qualche altro!".
Arrivarono le prime quattro galline ovaiole, e dopo poco le gallinelle (faraone).
I miei sabati pomeriggio erano divenuti improvvisamente così brillanti, e quell'odore di pollaio mi faceva sentire più vicino a quello che volevo diventare.
A scuola parlavo con i miei amici di tutto questo, e tutti avevano consigli da darmi su come gestire quelle bestiole, e cosa dare da mangiare loro.
Ed ecco che il compagno di classe, quello con l'onda nei capelli, mi volle fare un regalo: una coppia di anatroccoli appena nati, che direttamente dalla sua "montagna- non montagna", mi portò in una scatola da scarpe accuratamente forata.
Uscii da scuola un'ora prima quel giorno, e seduto in un angolo fuori dalle Poste, mi godevo quella calda giornata con la scatola sulle ginocchia, e guardavo quegli anatroccoli giocherellare tra le mie mani. Sul pullman, durante il viaggio di ritorno, contavo i minuti che mi separavano dall'incontro con i miei genitori, ed ero ansioso di portare questi due nuovi piccoli animali nella mia "Fattoria".
Non ricordo bene come andò, ma ricordo che Nanù, questo il nome del maschio, si fece largo nei nostri cuori e che tutt'oggi viene nominato da mia madre con gli occhi lustri d'emozione.
Arrivarono poi i conigli, le colombelle, altre galline, ed il lavoro aumentò notevolmente.
Era babbo che se ne sobbarcava il peso, in un momento in cui lo studio mi stava assorbendo sin troppo.
Continuavo a leggere, frequentavo nuovi amici, e facevo le mie interminabili giratine (questa volta con il motorino) per poderi abbandonati ad immaginare ristrutturazioni e riorganizzazioni.
Continuavo anche a frequentare il podere di A. anche quando lui decise di lasciare la scuola ed andare a lavoro fuori: la sua mamma non stava bene in salute, e le pecore da mungere erano sempre tante, e fu così che mi chiese un aiuto, e che per un periodo cavalcavo il mio motorino ogni qualvolta potevo per andare ad aiutarla.
Lei mi regalava sempre un bottiglione di latte, ed al mio ritorno a casa mi dilettavo a fare il rovaggiolo o qualche piccola forma di cacio.
L'odore del latte nelle mani tutt'oggi è uno tra i profumi che preferisco.
La mia adolescenza non è stata certo uno dei momenti migliori, e sopratutto il periodo che va dai sedici ai diciotto anni era fatto di rinunce, delusioni, battute d'arresto. Ma l'entusiasmo non mi mancava, e seppur spesso mi sentissi solo nelle mie convinzioni, andavo avanti con ottimismo: era facile avere amici parlando di motocross ed auto da corsa, discoteca e vestiti alla moda...mentre meno facile (ed era il mio caso) lo era parlando di trattori ed orto, mungitura e poderi.
Rimanevano sempre i tre amici della scuola: il ragazzone delle pianure, quello con gli occhietti ravvicinati, e quello con l'onda nei capelli.
Per loro era comunque facile essere in quel modo, visto che erano figli e nipoti di agricoltori, e che vivevano in paesi/comunità che si basavano sull'agricoltura; io rimanevo il primo della razza mia ad aver fatto quella scelta, e questo spesso faceva apparire tutto più difficile.
Al mio paese cercavo di adeguarmi, per sopravvivere in quella jungla spietata fatta di adolescenti che volevano fuggire dalla campagna fatta di miseria e sporcizia.
Poi un giorno mi svegliai, ed il calendario mi ricordò che avevo 18 anni: finalmente maggiorenne, ricordo il senso di libertà che provai nel fare il mio primo giro in motorino senza casco, con una qualche sigaretta nascosta chissà dove, e quel girare di primo mattina lungo le strade della campagna attorno al paese.
Pranzammo da mia Zia, e per l'occasione mi misi a far "discorsi da grande" al tavolino, facendo sorridere i miei perenti: per lo Stato ero grande, e per regalo ricevetti una motozzappa.
"Cosa vorresti per i tuoi diciotto anni?"
Ricordo mio nonno, che sorridente mi chiedeva questo mentre passeggiavamo sotto i pini del parco di fronte a casa sua "...vorresti una moto più grande....oppure una macchina?"
Erano altri tempi, di quelli in cui si usava regalare la macchina (usata) al nipote, ma io non ebbi alcun dubbio sulla mia risposta, e di lì a poco mi scelsi una bellissima motozzappa nuova fiammante.
Quando oggi racconto questo faccio sorridere chi mi ascolta, ma io VERAMENTE LA DESIDERAVO più di una Uno, una Fiesta, o una 205.
Quando il furgone scaricò il bolide alla terra, ricordo nitidamente quanto il cuore mi battesse forte per l'euforia, e subito lanciai un'occhiata a babbo dicendo "Ora si fa sul serio!".
Quell'estate è stata eccezionale, fatta di tantissima campagna, nuovi amici (tra cui Enne), le ragazze, tanta musica, e quel sentirsi grande.
Presi la patente in meno di due mesi, mentre mi allenavo con 'auto di babbo tra gli olivi della terra che avevamo in gestione.
Facevo l'orto, e che orto: io mettevo idee, progettazione, forza lavoro e l'uso della motozzappa; babbo metteva la costanza, il quotidiano, l'estetica e le rifiniture.
La mattina spesso mi svegliavo presto, e andavo con babbo a cogliere la verdura, poi mi trattenevo con gli animali (avevamo tantissimi conigli), e poi era ora di rincasare, di sciacquarsi, e di andare con gli amici a zonzo...e la sera potevo finalmente fare tardi, andare alle feste, andare a ballare, e vivere quell'estate come mai prima ero riuscito a fare.
A settembre iniziai l'ultimo anno, quello del diploma, e la consapevolezza di essere ad un passo dal primo grande traguardo che mi ero prefissato mi dava adrenalina e consapevolezza.
Avevo finalmente amici che mi "accettavano" (e sopratutto mi volevan bene) per quello che ero, senza maschere scomode da sostenere, e che mi ascoltavano nei miei interminabili racconti, Avevo la maturità a pochi mesi di fronte a me. Avevo così tanti progetti...e vedevo avvicinarsi il mio Sogno: Vivere di Agricoltura.
Ma la Vita talvolta ti porta a fare strani giri...
Queste le altre parti del racconto:
http://agricoltoreanacronistico.blogspot.it/2015/04/racconto-di-vita-anacronistica-dal.html
http://agricoltoreanacronistico.blogspot.it/2015/04/racconto-di-vita-anacronisticala-mia.html
http://agricoltoreanacronistico.blogspot.it/2015/05/racconto-di-vita-anacronisticalo-studio.html
Ma che cosa c'è di più bello che vivere in campagna di quello che semini e vedi crescere. Il sole che ti scalda, anche della pioggia che ti bagna degli animali e di tante gioie che la natura ti regala.
RispondiEliminaE' sempre un piacere leggerti.
Ma che cosa c'è di più bello che vivere in campagna di quello che semini e vedi crescere. Il sole che ti scalda, anche della pioggia che ti bagna degli animali e di tante gioie che la natura ti regala.
RispondiEliminaE' sempre un piacere leggerti.
Io questo l'ho sempre sostenuto, anche e sopratutto quando da ragazzo il "vivere di agricoltura" era solo un sogno.
RispondiEliminaMa, appunto, è sempre stato il MIO sogno, e questo mi ha portato ad essere diverso...ANACRONISTICO appunto, rispetto ai miei coetanei, e rispetto alla massa in generale.
Oggi è diverso...oggi ci sono le necessità che portano alla consapevolezza (spesso forzata) di una scelta del genere, ma venti anni fa...era diverso, credimi...sopratutto per un ragazzone di 16 anni come lo ero io.
Ciao e grazie
A.A.
Come sempre ti leggo con entusiasmo e assorbo il tuo entusiasmo!
RispondiEliminaSono davvero curiosa di sentire il seguito e soprattutto i giri che la vita ti ha costretto a fare!
Un abbraccio
Francesca
Grazie Francesca, sei sempre tanto Cara e presente.
EliminaIl prossimo "pezzo di racconto" sarà complicato da scrivere.
Non so se lo farò subito, o se lascerò che sia una notte senza sonno ad aiutarmi a farlo.
Intanto...grazie
A.A.
Emozionante, grazie. Ciao! Denise
RispondiEliminaDenise, che piacere rileggerti.
EliminaGrazie di essere passata. Aspetto tuoi nuovi post nel tuo blog!!!
Ciao
A.A.
Tutto è possibile per chi crede... bella lettura, davvero, questo post. Ed è sempre fonte di ispirazione e fiducia leggere che con sacrificio, fede e costanza i sogni si possono realizzare. Ora aspetto di leggere come ci sei arrivato!
RispondiEliminaBuona domenica
Mi ripeto sempre quando dico che "la passione smuove le montagne".
EliminaIo non so se tutto sia possibile se ci si crede, ma sostengo che Crederci sia sempre imperativo.
Grazie per essere passata
Ciao
A.A.
Una lettura appassionante e coinvolgente,grazie per averla condivisa con noi.
RispondiEliminaAspetto con ansia di poter leggere il seguito!
Buona domenica pomeriggio e grazie per essere passato da me.
Ciao:)
Luci@
Cara Lucia, da appassionato di fotografia non potevo non seguirti.
EliminaA presto
A.A.
Ma che bello questo post!! Devo andare a leggermi con calma le puntate precedenti, ma quanto è bello e scritto bene!!! Schiettezza, semplicità e passione!!!
RispondiEliminaComplimenti e grazie!!!
Grazie tante Annamaria.
EliminaPresto scriverò qualcosa che potrebbe interessarti particolarmente, legato proprio alla Musica.
E' un piacere leggerti qui.
Ciao
A.A.
Io( ricordo) ho letto "La ragazza di Bupe"di Carlo Cassola .......me lo passò il mio allora fidanzato ora marito....Sono nata e sempre vissuto in campagna , figlia di agricoltori , anche io sono iscritta alla "Coltivatori Diretti"...ho ereditato e comprato dei terreni, faccio un altro mestiere, ma vivo immersa nella realtà dell'agricoltura....Ho tantissimi ricordi e immagini del passato...A caso ,il ricordo più bello : quando io e mio fratello coetaneo, d'estate, reggevamo la coda alle mucche mentre i miei mungevano ...e ci incantavamo a guardare le rondini che nidificavano nella stalla ....passavano come razzi tra quei vetri rotti o aperti...e mai sbattevano.......Ci piaceva pescare le ranocchie, catturare i granchi lungo i fossi, vivere appieno il cortile del podere....sempre sporchi , sempre all'aria aperta....Anni di passaggio poi è arrivata la televisione ..... La scocciatura più grande :i rumori dei trattori che ancora ora nelle ore più fresche, quando calma il vento, innaffiano i campi coltivati.... Insomma una vita in campagna!!!!
RispondiEliminaGrazie per essere passato da me ....è stato un piacere leggere la tua storia(aggiungi qualche foto , anzi tante foto ho spiccata memoria visiva ) ..Mi è piaciuto molto " Sapevo che mia madre mi avrebbe seguito, nonostante gli impegni di lavoro, nonostante la sua scarsa preparazione, sapevo che per lei sarebbe bastato anche soltanto "un etto" del mio entusiasmo per essere coinvolta." Le mamme sono straordinarie!!!! Buona giornata!!!!
Grazie a te per essere passata ed aver voluto condividere questo intervento molto bello.
EliminaCosa dire...
La ragazza di Bube è senza dubbio il mio libro preferito di Carlo Cassola (autore tra i miei preferiti...senza dubbio), e l'ho letto tre volte.
A differenza tua, i miei ricordi agricoli d'infanzia non son legati alla famiglia, ma alle amicizie...alle evasioni, come ho scritto nei post precedenti.
L'immagine delle rondini che si piombano nella stalla è comunque un'immagine ancora viva nella mia memoria recente...per fortuna.
Per quello che riguarda le foto: forse hai ragione, anzi...sicuramente se ne mettessi i miei scritti...questo blog apparirebbe più accattivante, invoglierebbe più persone a seguirlo.
Se guardi in dietro ne troverai, magari anche tante, ma...quando decido di fare un'intervento, raramente pianifico, e quindi penso, scrivo e pubblico contemporaneamente, e son sempre infingardo a ricercare delle foto che possano avere attinenza con quello che dico.
Forse sono Anacronistico anche in questo...o più semplicemente sono svogliato nel farlo.
Mi fa piacere che tu abbia apprezzato il passaggio su mia madre.
Lei e babbo hanno caratteri tanto diversi quanto necessari per compensarsi...completarsi: in lei ho trovato "alleanze" fondamentali in alcuni passi della mia vita, come ne ho trovate altrettante con babbo. Si è sempre trattato di trovare il tempo ed il contesto adeguato...e la campagna poteva esserlo con lei.
Posso però assicurarti che nel tempo...negli anni anche babbo è stato un ottimo compagno di viaggio nella mia via Agricola.
Ciao e grazie a te
A.A.
Leggendoti sono tornato indietro negli anni(quasi 35) pensando che e' stata proprio la terra a farmi scoprire il rapporto con babbo che fino a quell'eta' (18 anni) era stato praticamente inesistente...La passione condivisa nella gestione del piccolo podere,i progetti,i lavori insieme mi fecero recuperare il tempo perso e ora che non c'e' piu' (se n'e' andato nel 2000) rivivo quegli anni con nostalgia...grazie AA
RispondiEliminaLeggere questo intervento mi ha fatto un enorme piacere.
EliminaL'idea che sta alla base di questo blog è proprio quello di "stimolare" (in qualche modo) la mente ed il cuore di chi legge.
In questo caso, ricordando un momento bello trascorso con una persona che oggi non c'è più, mi sento letteralmente onorato...veramente.
Grazie a te per aver scritto questo!
A.A.
Che tenerezza quel babbo che ha visto sulla tua schiena due piccole ali e ti ha permesso di provare a volare.
RispondiEliminaIo non ho mai creduto molto (parlo solo da figlio..per adesso) in quel rapporto "amicale a prescindere" che si crea tra alcuni genitori ed i propri figli.
EliminaNon son qui per insegnare il mestiere più difficile del mondo, considerando anche il fatto che io genitore non lo sono: credo piuttosto che i genitori possano rimanere tali (senza essere "amici") pur creando COMPLICITA' con i propri figli.
Questo è quanto è accaduto nella mia famiglia, e mi son sempre sentito molto fortunato ad avere due genitori che hanno sempre fatto i genitori, ma che hanno avuto voglia...pazienza...passione...convinzione...cuore e testa per essere complici del proprio figlio, pur mantenendo quell'autorevolezza (e talvolta autorità) che son serviti a spronare, a non mollare, a comprendere, e sopratutto a...maturare.
Perlomeno io la vedo così.
Mamma e Babbo mi hanno sempre aiutato molto con questo loro modo di essere genitori, nelle varie fasi della mia vita, ed anche (e sopratutto) oggi che ho 36 anni.
Devo dire, e lo faccio con enorme piacere, che Babbo mi ha sempre aiutato...molto, ed in quel momento forse il suo aiuto è risaltato di più ai miei occhi di ragazzo.
"Non voglio un figlio dottore...voglio un figlio felice!" Questa forse una delle sue frasi che più sono rimaste impresse nella mia mente, e più avanti con il racconto ne condividerò i dettagli.
Grazie Sari
A.A.
Che bello il tuo racconto ha la capacità di proiettati come in un film in scorci della tua vita , e stai lì a leggere avidamente ricordando e confrontando le tue esperienze passate.Bravo è un dono che pochi hanno. VALENTINA
EliminaTroppo gentile Valentina, ti ringrazio per queste belle parole.
EliminaCredo solo che mi piaccia chiacchierare, e che semplicemente io scriva per come chiacchiero...
Ciao
A.A,
Io a 16 anni mi dividevo tra il liceo e la discoteca, niente era più lontano da me che la campagna, pertanto odiavo quando mi veniva imposta la raccolta delle patate, una necessità famigliare, non uno sfizio! però quando poi il trattore apriva il solco, vedendole spuntare era una gioia!
RispondiEliminaLa mia prima discoteca l'ho assaggiata a 18 anni...ma non ne sono mai diventato un assiduo frequentatore.
EliminaAnzi, a 18 anni continuavo a preferire le cene in campagna o le nottate a guardar le stelle: quel TUTZ-TUTZ-TUTZ mi rincoglioniva subito.
Magari un concerto Blues...quelli si che mi garbava.
Ciao Sara
A.A.
"il primo della razza mia ad aver fatto quella scelta"
RispondiEliminaCitazione?
"...Chiedo tempo son della razza mia il primo che..."
:)
Sempre belli i tuoi racconti di vita.
La storia della motozappa dice davvero molto.
Bisogna andare contovento se si vuole spiccare il volo.
Non era voluta come cosa, ma le "Gucciniane espressioni" mi son dentro dall'adolescenza, e senza cercarle a forza me le ritrovo spesso nel giornaliero.
EliminaGrazie Vera: la storia della motozzappa è un aneddoto che solo da poco tempo ho iniziato a raccontare: adesso che ho moglie, qualche capello bianco e calli nelle mani, mi posso permettere di raccontarmi in quelle cose che inevitabilmente mi avrebbero (ulteriormente?) fatto passare per matto.
...o forse solo per Anacronistico, non saprei.
Grazie ancora
A.A.
No AA, dipende solo da chi hai accanto il passare per matto oppure no, per qualcuno anzichè scelte folli potrebbero essere scelte "eroiche"
RispondiEliminaA 22 anni andavo a teatro guidando un enorme motocarro arancione che era stato dell'azienda per la raccolta dei rifiuti, era l'unico mezzo che avevo, non me ne sono mai vergognata, anzi ero fiera delle mie scelte scomode: io zappo e vado in giro con il cassone dei rifiuti, ma vado a teatro come voi ingioiellati, e magari ci capisco pure più di voi. Non vi va bene? Tanto meglio, nemmeno voi andate molto bene a me.
Grazie AA con le tue storie mi fai tornare in mente le mie, erano molti anni che non ci pensavo, che non rivivevo nella mente la forza e l'orgoglio dei miei vent'anni.