Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

giovedì 10 dicembre 2020

Paura che ti blocca le gambe e ti toglie la voce

Io sono un omone.
Chi mi conosce sa che non sono un tipo che si spaventa facilmente, fatta eccezione per quel paio di paure, forse ataviche, che mi porto dietro da tanto tempo... forse da sempre.
Ho un pò di coscienza e di conoscenza della Natura, e nel tempo ho imparato a non bloccarmi di fronte a imprevisti o ad eventi paurosi: piuttosto riesco ad agire lucidamente, attingendo forse alla capacità di saper respirare di diaframma, e di aggrapparmi (come extrema ratio) a quella bradicarpia che all'occorrenza recupero non so dove e non so come.
Chi mi conosce sa che, se l'adrenalina mi spinge per buona parte della mia vita, la calma appunto mi sostiene nelle situazioni più critiche.
Eppure...
Eppure certe convinzioni sembrano esistere proprio per essere contraddette, sfatate, ribaltate.
Negli ultimi anni della mia Vita molte (per me assolutamente troppe) sono state le situazioni in cui ho rischiato di bloccarmi, o di lasciare entrare rabbia e paura dentro il mio petto, e di far loro timonare la mia bocca e le mie braccia.
Tante, troppe, nelle quali sono riuscito a mantenere il controllo all'ultimo istante.
Il Controllo è appunto l'arma più potente.
Calma ed intelligenza. 
Coscienza e Conoscenza.
Eppure...
Eppure quest'arma qualche sera fa mi è mancata.


Erano quasi le sette di sera, ed al Podere era buio e nuvoloso.
Tutto il giorno aveva vinto la pioggia, in quell'inizio di Dicembre bagnato e freddo, fatto di lavori dentro al Podere, con sporadiche visite all'uscio di casa nella vana speranza di veder rimettere la stagione.
La sera si era portata dietro altre nuvole, e minacciava anche un temporale mentre il vento rinforzava.
Tutti i lavori della giornata erano stati fatti, ma avevo lasciato indietro soltanto la cavalla, col suo governo da farle, e la stalla da chiudere per la notte.
In quel buio pesto, quel ritardo mi pesava ancora di più perchè dovevo andare a piedi sino alla stalla all'imbocco del bosco e distante dal Podere, senza l'aiuto dei fari della macchina.
Con l'auto mi sarei inevitabilmente impantanato, allungando la mia permanenza sotto la pioggia, tra canapi da tendere, trattore da accendere, ed una vettura da trascinare.
Gli stivali avevano già almeno 5 centimetri d fango pressato sotto la suola, il giaccone era già peso per la tanta pioggia bevuta; tanto valeva non lamentarsi, prendere la torcia, ed andare da quella povera cavalla mettendo un piede dietro l'altro.
Mentre scendevo lungo il campo mi facevo luce a pochi metri da me, tanto per evitare le pozzanghere quanto per poter procedere a passo deciso.
La discesa non mi facilitava la camminata poichè ad ogni passo rischiavo lo scivolone: pareva di pattinare sul ghiaccio.
Aveva appena smesso di piovere e c'era un silenzio pesante, quasi uggioso visto che anche il vento si stava placando.
I gatti, fedeli compagni del giro serale, mi seguivano puntando diretti verso la stalla, luogo dove trascorrevano sempre molte ore nei giorni piovosi.
La torcia puntata sull'ingresso della stalla mi fece notare subito che c'era qualcosa di diverso.
La cavalla, invece di essere col suo capone oltre la staccionata d'ingresso ad aspettarmi brontolante per il mio ritardo, era rintanata dentro, con le orecchie dominate da movimenti nervosi, e quello zoccolo sbattuto a terra ripetutamente.
Pensai che le dolesse la zampa: con tutta quell'umidità era una spiegazione più che logica.
Avvicinandomi, con voce bassa e parole lente, la rassicuravo cercandola con la mano mentre si ritirava nell'angolo più lontano dell'ingresso.
Neanche i gatti, portatori di fusa e strusciamenti, parevano esser da lei  graditi.
Doveva proprio farle tanto male quello zoccolo, e mi ripromisi che all'indomani mattina sarei tornato alla stalla col raschietto per farle un poca di pulizia al piede.
Aveva smesso di piovere, e una volta dato fieno ed acqua fresca, ero pronto per ritornare via, quando la cavalla iniziò a scuotere la testa, sbuffare, e saltellare in modo sconclusionato.
Anche i gatti a questo punto avevano perso le speranze, e tutti e tre in fila si misero seduti in mezzo allo stradello per aspettarmi sulla via del ritorno.
Una luce adesso entrava dall'ingresso: era la luna piena che si stava scoprendo dalle nuvole, e che faceva quasi giorno. 
Tutto s'era fermato, come in una foto: riuscivo a vedere bene il Podere, il pozzo, il campo coltivato, la fila di castagni lungo la strada, e per un attimo mi sono imbambolato in quell'immagine che pareva rubata al più bello dei sogni.
Ma un rumore ruppe quell'attimo di pace.
Un rumore che veniva dal bosco, uno sfraschio a pochi metri dalla stalla.
D'istino spensi la torcia, appoggiandola poco distante, certo com'ero che fosse il daino che si accingeva ad attraversare il campo per andare a pascolare oltre il poggio. 
Le abitudini dei selvatici scandiscono le ore di buio in campagna, e sin troppo bene conosco gli orari e i vizzi dei tanti animali che la notte s'accostano alla casa.
Ancora quel rumore, di poco più vicino alla stalla.
Mi affacciai oltre la parete della stalla per vederlo saltare fuori dal bosco.
Ma a catturare la mia attenzione era la cavalla: nel buio di luna piena i suoi occhi sgranati parevano grossi il triplo.
Come sospeso nel mare, sentivo un gran caldo alla faccia, e continuavo a buttare gli occhi oltre la stalla, e dentro alla cavalla.
Provai a rassicurarla con la mano,  ma un rumore nuovo, quasi come lo sbadiglio di un cane, fu seguito da un abbaio acuto e vocalizzato a lungo, proprio lì dietro la stalla, a non più di quaranta metri.
Mi chiesi che cane potesse mai essere, in quei tre, forse quattro secondi di silenzio.
Un silenzio agghiacciante e violento dove la testa pareva essersi spenta e dove non respiravo per non far rumore.
Io non capivo, ma una qualche forma di difesa primordiale mi imponeva di rimanere immobile e muto.
Un Ululato, accennato a fatica, quasi come fosse abbaiato scappò via dallo stesso posto, a margine dei campi.
Ma quel cane che ci faceva lì?  Di chi era?
Gli fece eco immediato un nuovo ululato che questa volta giungeva poco più avanti, a pochi metri dal primo ululato.
Questo era lungo, e gli fecero eco altri due ululati, che giungevano più in basso, forse di una decina di metri rispetto al primo.
E gli ululati erano quattro, distinti, lunghi, infiniti, ch'echeggiavano nella calanche del fiume, e salivano sino al Podere dove il cane da quel momento avviò l'abbaio dal suo recinto.
La cavalla nitriva e scalciava.
La porta della stalla spalancata.
La luce della torcia spenta.
Io all'ingresso, ancora con una mano tesa verso l'animale, nel tentativo di calmarlo, ed il cuore che come la più grande delle grancasse, sbatteva senza senso nel mio collo e nelle mie tempie.
Non il forcone vicino, non la pala, non  un randello da poter usare.
Solo, con la torcia spenta e distante, ed il disperato bisogno di un ragionamento che potesse toglierci da quella situazione.
Ed i polpacci mi facevano male, come nel più forte dei crampi, e sentivo salir su per le gambe freddo ed immobilità.
Tutto accadeva nell'arco di quindici secondi, e quindici secondi erano troppo pochi per concepire azioni che avessero un senso contro quell'evento che mai e poi mai mi sarei immaginato di vivere.
L'unica protezione contro quell'ignoto era tutta nella mia voce e nelle mie gambe: urlare a squarciagola e scappare sarebbe stata la cosa da fare, ma c'era da chiudere la stalla, recuperare la torcia, e chissà ancora quante cose...e non c'era tempo.
Urlai, con tutto il fiato che avevo in gola... o perlomeno mi immaginai di farlo, spalancando la bocca, ma non sortì nulla.
Non riuscii nemmeno a fare una qualche specie di suono, niente di niente, nonostante lo sforzo per farmi sentire.
La grancassa adesso mi esplodeva nelle meningi, e gli occhi mi bruciavano tanto.
Dovevo andarmene, senza indugiare, ma non si lasciano indietro i propri animali: nessun eroismo, nessuna avventatezza, soltanto responsabilità.
Gli ululati, lunghi e distinti, sembravano volermi squarciare il petto.
Erano lì, proprio lì, non in un video, ne in un sogno, erano lì dietro la stalla.
Le gambe erano inchiodate fredde, ma dovevo muovermi in qualche modo.
Pensai che in qualche modo dovevo...spezzarle, e ci misi tutta la forza che avevo per liberarle da quelle ganasce così strette, sentendo prima dolore e poi calore.
Un comando alla volta: prima le gambe, senza far rumore, mi portarono alla torcia,
Poi le braccia, che tese agguantarono la porta spingendola e serrandola sicura.
La cavalla era salva, e questo mi diede calore alla faccia.
Mi muovevo come n una danza a rallentatore, e non fiatavo.  Forse ero in apnea da chissà quanto tempo.
Istanti lunghi, la torcia stretta in mano, volutamente spenta: l'avrei accesa al momento giusto, magari per spaventare quegli animali, magri per vedere meglio la via se la luna si fosse di nuovo ritirata dietro le nuvole.
Dovevo partire correndo ed urlando, lasciandomi dietro quel coro straziante che mi solcava l'anima.
Ma adesso quegli ululati si stavano muovendo
Adesso quegli ululati si stavano avvicinando alla stalla.
Ed io ero ancora lì, proprio di fronte a... quella stalla, mentre sentivo la cavalla scalciare contro le pareti, ed i gatti erano fuggiti via con code gonfie ed una corsa inimmaginabile.
Senza una preghiera, né una bestemmia, partii con tutta la forza che avevo, contro tutta quella salita che mi aspettava.
Una falcata dopo l'altra, goffo e rumoroso, risalii, scivolando senza mai cadere sul fango, con la torcia spenta e serrata nella mano destra, mentre gli schizzi di fango mi riempivano la faccia ed il giaccone.
Gli occhi appannati dall'umidità e dal sudore.
Corsi, corsi verso casa, per allontanarmi da quella situazione, da tanto ignoto, e dalla paura di non saper fare, di sbagliare, di bloccarmi.
Il cane al Podere abbaiava sino a scoppiare, ma a scoppiare era il mio petto, e dovetti fermarmi.
Silenzio.
Il cuore batteva così forte per quello sforzo di fine giornata che non sentivo i miei pensieri.
Silenzio.
Il cane che rallentava l'abbaio.
Vedevo il podere, vedevo le luci accese al suo interno, e sapevo che moglie e prole erano al sicuro.
Ma io ero al sicuro?
Silenzio.
La luna si stava coprendo di nuove nuvole.
Una goccia, due, dieci, cento: pioveva d nuovo, e le foglie secche cantavano come nacchere al vento.
La tregua della pioggia era terminata.
Ripresi il passo, senza correre, ma sostenendo un ritmo più sostenibile rispetto al precedente.
Provai a chiamare mia moglie, ma non usciva ancora voce dalla mia bocca, soltanto respiri affannati e qualche suono gracchiante.
La maniglia della porta, entrai in casa.                                                                                             
Bianco come un cencio, col collo tumido di fatica, e gli occhi spalancati farfugliai qualcosa, uscendo, rientrando, uscendo di nuovo con un bastone, rientrando...e poi mi calmai mentre la cagna si chetava ed il cielo riprendeva a rombare di vento e nuvole.
Nessun cenno giunse più dalla proda dei campi, dietro alla stalla.
La montagna aveva ripreso il suo respiro.
Stremato, sentii che quella lotta contro la paura non me la sarei mai dimenticata.
L'indomani, le tracce nel bosco confermarono quanto avevo immaginato durante quell'esperienza: era un branco di lupi, arrivato a meno di quindici metri dalla stalla.
Non son riuscito a distinguere il numero esatto dei soggetti, ma come minimo erano quattro.
La paura è stata tanta, non me ne vergogno.



19 commenti:

  1. Ti racconto una storia,tanti anni fa quando facevo gare di mountain bike,io e mio fratello ci allenavamo facendo lunghe escursioni sui monti del Pasubio,durante una pericolosa ferrata arrampicandomi su una scala a strapiombo mi sono bloccato dalla paura,ne su ne giù,terrorizzato,mio fratello che è pazzo(fa yoga sull'orlo degli strapiombi) è venuto a raccattarmi,non ho avuto vergogna,però ho rifatto la ferrata altre due volte senza problemi,compra una doppietta calibro 12...

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    1. A me, la sensazione di avere le gambe come bloccate da ganasce era capitata solo molti anni fa, ma per una delle due paure a cui faccio riferimento all'inizio: paure con cui (forse) sono nato, e con cui convivo.
      Mi è capitato di avere una vipera tra le ciabatte, di fronte casa...mi è capitato di essere caricato da cinghiali, più volte...mi è capitato si essere morso da una murena mentre ero 4 metri sott'acqua vicino a degli scogli (mi ha morso sulla maschera), e potrei continuare con aneddoti anche più macabri.
      mai le gambe si erano bloccate, mai la voce era mancata.
      ciao
      A.A.

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  2. Ciao, posso solo immaginare la paura blu che hai avuto, noi abbiamo avuto un incontro con mamma cinghiale e i suoi 4 piccoli ma eravamo in auto! Pertanto capisco la forte emozione provata in quei lunghissimi istanti.
    Barbara

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    1. Come ho risposto prima, a me i cinghiali hanno caricato in svariate occasioni, e ricordo che la prima volta che una scrofa mi caricò per proteggere i suoi porchetti, salii su di un albero.
      poi, nel tempo, ho imparato, ed anche se è comunque pericoloso, ad oggi non ho mai avuto un problema con questo tipo di eventi.
      E se raccontassi che una volta mi ha caricato un toro mentre ero in auto?
      Quella si che fu una fuga (con sgommata) da ricordare.
      Grazie Barbara per questo tuo intervento.
      A.A.

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  3. Io sarei morta di paura!!
    I lupi in branco attaccano l'uomo?
    Come ci si difende?
    E con i cinghiali, se uno non è capace di arrampicarsi sugli alberi cosa può fare?
    E' vero che bisogna urlare, anche nel caso di cani selvatici?

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    1. Ciao Silvia,
      non credo che mi avrebbero attaccato, ma potevano attaccare la cavalla.
      Al buio, da solo, distante da casa, senza alcun mezzo per difendermi...ti assicuro che in quei momenti non ho pensato molto al fatto che forse non mi avrebbero attaccato.
      Con i cinghiali sono assai più pratico, e di incontri ravvicinati ne ho fatti molti e molti.
      Io urlo, tanto, e mi dimeno: i cinghiali sono impauriti dall'uomo, in quanto animali predati.
      Ma mai, e dico mai, c'è sa scherzare quando la scrofa ha la prole al seguito: se me ne accorgo per tempo l'opzione albero rimane sempre la migliore.
      Da ragazzo, avevo 16 anni circa, fui attaccato da due cani selvatici in una strada di campagna, di notte.
      Avevo il motorino in panne, e stavo aspettando una qualche macchina di passaggio per chiedere aiuto.
      Anche in quell'occasione c'era la luna piena che faceva tanta luce, e camminando sull'asfalto, li vidi arrivare, e salii su un albero, non troppo alto per permettermi di essere in salvo.
      Per fortuna passò una macchina che iniziò a sonare il clacson, e fui così salvato.
      Se mi dovesse capitare oggi, forse sbagliando, rimarrei immobile e mi difenderei solo se morso...
      ...a meno che non mi capiti ancora di bloccarmi...
      Magari sto solo invecchiando, chissà.
      Un caro saluto
      A.A.

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    2. Posso immaginare la gran paura e la reazione è perfettamente comprensibile...difficile mantenere il sangue freddo in simili circostanze! Purtroppo scappare non è affatto una buona idea davanti a questi animali, i quali altrimenti è davvero improbabile che attacchino l'uomo, come giustamente dici...a mente fredda.

      Lascio un paio di link per chi avesse voglia di leggerli...in modo da giungere preparati a possibili incontri con questi splendidi animali

      https://www.centritalianews.it/come-comportarsi-in-caso-di-incontri-con-i-lupi-il-decalogo-della-lav-su-come-comportarsi/

      http://www.adfg.alaska.gov/static-f/species/livingwithwildlife/pdfs/wolf_safety_brochure.pdf
      Un decalogo (in inglese) del dipartimento caccia e pesca dell'Alaska, dove incontri con lupi ed orsi sono all'ordine del giorno!

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    3. Dimenticavo, grazie per aver condiviso la tua esperienza
      Una scrittura davvero piacevole ed avvincente

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    4. Fabrizio, ma grazie a te per il tuo commento e questi link.
      Come sto dicendo, ho avuto incontri ravvicinati con animali potenzialmente pericolosi, e mai prima di quella sera mi era successo di indugiare così tanto.
      Io vivo in un luogo molto isolato, quella sera c'era maltempo, non avevo il cane con me, era buio, mia moglie era in casa con la radio accesa, ero molto stanco...tutti fattori che credo abbiano pesato anche su quella mia Paura.
      Ma su tutto avevo la cavalla da mettere in sicurezza.
      Ho parlato con alcuni "vicini", e mi hanno detto che le uniche soluzioni affidabili sono la recinzione alta 2 metri con sistema "antigato" ed i pastori maremmani.
      grazie ancora
      A.A.

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  4. Immagino la paura che hai avuto e ben descritto. Che non ti si dica mai più: "in bocca al lupo". Successe a me una tarda sera mentre stavo appoggiato su un muretto di recinzione per chiamare il proprietario, mi si avvento contro un cane lupo che saltando mi era quasi giunto alla faccia e mi abbaiò con tutta la sua forza. Mi si rizzarono i capelli e ci volle più di un quarto d'ora allo sghignazzante mio amico per chetarmi.

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    1. Anche a me è successa una cosa del genere, proprio con un pastore tedesco in un recinto di una casa. Solo che d'istinto mi sono arrabbiato col padrone del cane...che se la rideva.
      Ed una seconda volta, sempre in una situazione simile, ho spaventato io il cane, che non si aspettava una mia reazione, che arrivò fulminea a quel suo "attacco".
      A.A.

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  5. Ciao caro A.A
    Posso immaginare la paura che hai provato.
    Ma quanto hai scritto e condiviso,l'ho letto come il piu avvincente dei romanzi, con il fiato sospeso,pur sapendo che il finale era comunque a buon fine.
    Ancora una volta grazie per quello che scrivi,e'davvero bello e piacevole da leggere.
    Ne approfitto per augurare a te e alla tua famiglia serene feste.
    Alma

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    1. Grazie Alma, in effetti nessuno si è fatto male, e questo è quello che conta.
      Ma da quella sera non vado più durante le ore di buio a governare la cavalla, e se lo dovessi fare causa fora maggiore, allora lo farò con l'auto, anche a costo di impantanarmi.
      Potrò anche essere il più temerario degli agricoltori, ma non sono così fesso da risbatterci la faccia in una situazione del genere.
      Auguri anche a te Alma.
      A.A.

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  6. Ammazza che gran bella brutta storia! Super agricoltore in azione salva la cavalla e la propria pelle. Forte! Sembra la trama di un film di vita medioevale. Va bene anacronistico ma non serve andare così indietro nel tempo. O forse, bisognerebbe andare molto più indietro nel tempo e diventare uomo cacciatore con i mezzi un po' più moderni delle punte di selce. I cani maremmani mi sembrano una buona idea, bisogna solo gestire bene la loro innata aggressività e poi, detto tra noi, mangiano come lupi. Aspetto con ansia tue future super azioni! Sai, visto il bestiario che ti circonda, le arnie, il miele, ci manca solo Lui dopo il letargo. Aspettiamo notizie! Ciao Emanuele

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    1. Emanuele, L'orso no, grazie.
      Mi ci manca anche l'orso...
      Sapevo che scegliendo di vivere in montagna, e così isolato, avrei avuto visitatori notturni (e diurni) assai difficili da gestire, ed a breve una buona recinzione ci farà stare più tranquilli.
      Comunque, anche dove ho vissuto sino allo scorso anno avevo problemi con lupi (o ibridi), e negli anni mi sono sparite alcune capre e capretti.
      ciao, e grazie.
      A.A.

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  7. Ringrazio sempre il recinto robusto che abbiamo. Io me la sarei fatta sotto. Anche qui ci sono, animali di ogni genere, e lupi. Una mattina un giovane che viene ogni tanto a pulire i greppi più difficili col decespugliatore si fermò per fare colazione e trovò, due preselli più sopra, tre cinghiali che rufolavano nei suoi panini e uno con la busta di plastica in testa!

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    1. Anche io ringrazierò il recinto, una volta terminato.
      Per adesso, convivo con cinghiali, daini, caprioli, lepri, tassi, volpi, istrici e molti altri ancora.
      Non è semplice, ma devo riuscire a fare una buona recinzione, e la musica cambierà.
      Ciao e grazie
      A.A.

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  8. Accipicchia..altro che paura! Terrore puro e le gambe immobili, di gesso, sono la reazione più immediata e condivisibile, direi.
    Ho letto e riletto il tuo scritto ed è decisamente coinvolgente. Si percepisce il terrore e la testa che va a mille e...insomma è andato bene.
    Ma non so che avrei fatto al tuo posto. Anzi si. Sarei morta d'infarto, presumo.
    Un abbraccio Susanna

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    1. Come detto Susanna, la paura è stata tale da togliermi la voce e bloccarmi le gambe.
      Ripenso a quel momento, cercando di capire quale sia stata la paura più grande, e credo di averne avute due: che la cavalla venisse attaccata, e che io mi facessi male per difenderla.
      Non so se mi ritroverò ancora in una situazione del genere, ma la prossima volta (credo e spero) che la voce in petto non mi manchi per tirar fuori tutto il mio vocione.
      Un caro saluto a te, e grazie
      A.A.

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