Taglio dell'erba per gli animali del podere

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mercoledì 4 maggio 2022

Agricoltura di Montagna, parte 3: la gente di montagna

Non importa quanto sia alta la Montagna, o quale che sia la regione.
Custodi.
La gente di montagna prima di tutto è fatta di Custodi.
Custodi di un territorio, Custodi di una tradizione, Custodi della Natura.
La gente di montagna ha la pelle dura, il volto scolpito, l'animo sincero, le mani laboriose, e spesso dosa le parole.
La gente di montagna ti osserva senza farti pensare che lo stia facendo, è cordiale, ha buon cuore, è rispettosa, ma non si concede mai tutto assieme.
La gente di montagna, temprata nell'animo e nel fisico, non si perde in chiacchiere superficiali, ma mira all'essenza delle cose.


Arrivare in montagna è stato un percorso lungo, tortuoso, spesso doloroso, ma liberatorio.
Quando si arriva in montagna, se per prima è l'aria fina e fresca ad accoglierci, è poi la bellezza a sovrastarci.
In montagna il bello lo si sente nel petto, diretto come un pugno, quasi a far male, salvo poi lasciare quell'indelebile sensazione di grandezza, apertura, ed innamoramento.
Le case, i villaggi, le vette, i pascoli, i boschi: tutto è diverso, in una unicità che solo in quota la si può ritrovare, quasi come incastonata e protetta dal resto del mondo.
L'accoglienza spesso inganna chi arriva: se è vero che nei centri turistici la gente è assai più avvezza al dialogo, e all'accoglienza, è nei piccoli borghi lontani dal traffico  e dalle consuete villeggiature che si può ancora ritrovare quella "resistenza" al forestiero dichiarata spesso in modo palese.
A volte ti danno la mano, ponendotela lentamente, quasi come a volerti studiare sino all'ultima frazione  di secondo prima di concedere quel contatto, e nei loro occhi passa la curiosità al pari della titubanza.
Alcune frasi che potrete sentirvi dire sono:
"Passa tanta gente qui d'estate, ma d'inverno siam rimasti in pochi, e tutti vecchi", oppure "non ci sono comodità qui, ed i giovani sono partiti tutti, da decenni" ed ancora "morti noi morirà il borgo".
Poche parole, dirette, a ribadire quei concetti che son cari a loro, e che è importante che chi arriva possa conoscere da subito.
L'inverno è duro, i rimasti sono i vecchi, le tradizioni rischiano di svanire.
Veniamo accolti da un monito che da subito deve metterci in guardia: in montagna le cose sono difficili, ed oggi le cose difficili non piacciono alle nuove generazioni.
L'isolamento, vissuto come un'abitudine, non è una drastica eventualità, ma un compagno di vita da sempre per la Gente di Montagna.
Non si sgomentano certo se c'è da spalare neve, o da rimanere serrati dentro l'uscio di casa: legna e vettovaglie non mancano mai.
Persone pronte, che sanno prevenire, seppur negli ultimi anni stiano subendo profondamente tutti i cambiamenti del clima.
Camminando per un villaggio e spesso possibile scorgere numerose case chiuse, talvolta anche in preda all'abbandono.
Le seconde case si popolano in estate, nelle vacanze natalizie e quelle pasquali, ma l'anno in montagna dura assai più giorni. di quelli delle vacanze.
Nel resto del tempo tanti sono i luoghi dove il latrare di un cane, piuttosto che il campano di una mucca, sono gli unici rumori che accompagnano quelli del vento, degli uccelli, della pioggia.
Oltre le mete sciistiche, oltre le perle annoverate nelle guide turistiche, oltre i luoghi di passaggio, o gli affacci sui siti da visitare ...oltre tutto questo c'è una montagna da scoprire, sempre con Rispetto.
Il Rispetto guida anche lo scambio sociale che il nuovo arrivato deve imparare: entrare in punta di piedi, senza eclatanze, e con la voglia di ascoltare nel tempo e nei dialetti del luogo.


L'approvvigionamento delle bottiglie d'acqua alla fonte, un sorriso e l'augurio di un buon giorno, la carezza data ad un cane, i complimenti per il balcone fiorito, un sorriso sincero: per quanto mi riguarda questi sono stati i miei primi passi quando ci trasferimmo.
La richiesta d'informazioni, e quella curiosità gentile e mai invadente, hanno poi fatto da motore a tutto il resto.
Io, che vivo lontano da tutto, non ho avuto fretta e smania nel presentarmi alla gente di qui, ed ogni volta che scendo al paese, o che passo nel borgo, trovo persone che mi salutano, mi appellano con nomignoli divertenti, e che mi chiedono del mio lavoro e della mia famiglia.
Come in un abbraccio lungo, a volte m'illudo di essere uno di loro.
"Ma rimarrai sempre un forestiero", prima detto in modo serio, oggi ribadito scherzando: ma a me la Montagna mi è entrata nel cuore, proprio come la sua Gente.



17 commenti:

  1. Complimenti Agricoltore. È sempre un piacere leggerti.
    E confermo, c'è molta verità nelle tue parole....
    Un saluto, Davide

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  2. Da questa tua sentita descrizione del carattere della "gente di montagna" ho capito che sono una donna di mare nata nel posto sbagliato perchè...tutto quello che hai appunto scritto sopra, lo sento a me consono e perfettamente calzante..
    Un caro saluto Susanna

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    1. Cara Susanna,
      non mi piacciono gli stereotipi, ed ho cercato di parlare col cuore e col massimo rispetto di Persone che nel tempo si stanno lasciando vivere anche da me, forestiero prestato alla Montagna.
      Credo che tutto il Mondo sia Paese, e che tutti noi ci si possa ritrovare in caratterizzazioni spesso distanti nella geografia dal nostro luogo di appartenenza.
      Differenti ma uguali.
      Mi piace pensarci così.
      Un caro saluto a te.
      A.A.

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  3. Ben tornato in questo tuo angolo di condivisione. La tematica del forestiero torna spesso nei miei pensieri e diversamente da quello che si pensa è universale e tiene botta da millenni. L'uomo per tanti motivi si sposta e si incontra-scontra con altri uomini. Ogni luogo ha la sua tribù! Finché non nascI in un luogo non sei di quel luogo. Chiusura mentale, istinto atavico, povertà culturale, campanilismi,, problemi identitari, sono a fondamento di questa situazione. Leggendoti sembrerebbe che ci sia spazio per fare vibrare la corazza emotiva di questo cemento armato montanaro. Di positivo, rispetto alla pianura, sopra i mille metri di quota, ci si saluta sempre . I tuoi gesti giusti e misurati sono sempre soppesati dagli indigeni e sono gocce che scavano le rocce. Ma quanta pazienza! Ciao e alla prossima. Emanuele.

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    1. La voglia di "entrare" in un contesto sociale ci deve portare ad accettarne le regole, perlomeno all'inizio.
      Io ne faccio una questione di rispetto.
      Mi trovo a mio agio qui, anche se mi manca quella spudorata confidenza che avevo con il luogo dove per quattro decenni.
      Ma rincominciare...è forse la parte più eccitante, anche in questo.
      Ciao e grazie
      A.A.

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  4. Andavo spesso in montagna d'estate e ho conosciuto, anche se parzialmente, da turista, non bene come te, quella atavica diffidenza. Che straordinaria descrizione ne hai fatto! Ma soprattutto è quell'entrare "in punta di piedi" in quel loro mondo con la pazienza di essere accettato piano piano che mi è piaciuta poichè esprime rispetto, che è sempre più scarso in questo mondo e di cui non ce n'è mai abbastanza.

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  5. Grazie Rossella.
    Cerco di portare Rispetto, sempre: credo che assieme alla gentilezza sia uno dei modi migliori per porsi verso il prossimo.
    E come dici bene te, di Rispetto non ce n'è mai abbastanza.
    A.A.

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    1. Sono pienamente d'accordo! Spesso ho cercato di comunicare il valore di gentilezza e rispetto. Bastano da soli, se venissero sempre applicati da tutti, a rendere bello e sereno questo mondo.

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  6. La montagna è sempre bella (da turista) un posto dove andare per ricaricarsi di ossigeno e buoni pensieri. Se sostituisci "campagna" a "montagna" valgono le stesse considerazione per me, che sono contadino datato, e trovo che anche noi siamo gli ultimi "custodi" di questo mondo che corre sempre più veloce. Spero che non si vada a sbattere... E' sempre piacevole leggerti.

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    1. Tu sai quanto in questi anni io abbia rimarcato questo.
      Un mondo che corre sempre di più, dove mantenere "il proprio tempo" è l'impresa più difficile.
      Non a caso mi chiamo Agricoltore...Anacronistico.
      ma credimi, in montagna questo è ancora più eclatante.
      Tutto rallenta, per forza, che dipenda da una nevicata o dal volere della Gente.
      Bada bene, non si lavora di meno, tutt'altro...le fatiche aumentano, ed anche d molto.
      Ma..tutto rallenta.
      Come dicono in montagna, si deve fare meno, per farlo meglio.
      A.A.

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  7. ... quando ti affibbiano un nomignolo sei già parte della comunità ...
    ... noi abbiamo "il Rumeno", "il Marinello" che ormai hanno lo stesso peso del "Batolan" del "Veroli" , del "Bargon"...

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    1. Hai detto una grande verità.
      proprio la Gente di qui mi ha detto la stessa cosa, e naturalmente ne sono onorato.
      Ciao e grazie
      A.A.

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  8. Ciao, sono Ester, ti leggo per la prima volta e vorrei dirti che ho trovato il tuo post carico di affetto sincero per le persone e i luoghi dove immagino ora vivi. La gente di montagna, che io conosco anche se nata in città perchè i miei genitori erano montanari, forse non sarebbe capace di descriversi così bene, ma certamente se ti leggessero sarebbero felici di ritrovarsi in questo tuo scritto. Complimenti.

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    1. Ciao Ester, Benvenuta.
      Desidero ringraziarti per questo tuo post.
      In effetti sarei curioso di avere l'opinione di qualche diretto interessato.
      Sinceramente spero di non avere usato troppi stereotipi, seppur io abbia detto quello che penso.
      Ciao, e grazie ancora
      A.A.

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  9. È senza dubbio una vita impegnativa, che personalmente non farei. Ci sarebbe da fare di piú per tutelare la memoria dei territori, per sostenere le comunità antiche, ma poca gente, significa pochi voti.

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    1. Gli interessi per la Montagna e la sua gente sono senza dubbio minimi, se paragonati all'effettiva importanza che la Montagna ricopre nel Bel Paese.
      Le considerazioni che tu fai però potrebbero essere applicate anche alle piccole isole, alle zone rurali, ed a tutte quelle scarsamente urbanizzate.
      purtroppo oggi sono i numeri che contano, e non solo quelli dei voti.
      Ciao e grazie
      A.A.

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