Taglio dell'erba per gli animali del podere

Taglio dell'erba per gli animali del podere

lunedì 24 maggio 2021

Perdere il momento giusto: l'onda lunga del maltempo

Erano i primissimi giorni di Dicembre, e quella neve aveva un sapore di gioia, soddisfazione e desiderio.

Da tanti anni non capitava che il freddo, quello "sano e giusto", ci facesse visita in quel modo.
Così romantico e discreto, salvo poi lasciare spazio alla pioggia, per poi ritornare ancora, ed ancora, più volte prima del solstizio d'Inverno.
Finalmente un Inverno che...avrebbe saputo dimostrarsi Inverno.
E così è stato: la neve per Natalino, la neve per inizio anno, la neve per la Befana, e poi ancora freddo e neve, neve e freddo, tramontana e grecale che spazzavano via i ricordi di tutti quegli inverni caldi e uggiosi, e di bianco si vestivano gli alberi spogli, i campi, le rocce.
La legna che bruciava nel camino, nelle stufe e nella caldaia, in quella vita fatta di "scatasta, trasporta, sega, spacca, ritrasporta, riaccatasta, riscatasta, porta in casa e...brucia".
Movimenti oramai scontati, quasi come il deglutire o il battito di ciglia, fatti senza pensarci, in un automatico che stanca la schiena e riscalda le membra.
Le doppie calze di lana, le mutande lunghe di lana, camicia di flanella, maglioni pesanti, passamontagna o berretta...di lana anche quella.
Le giornate, bigie, o con nuvole cariche di neve, o con sole, mentre il vento ti frullava di manate nel muso.
L'odore della motosega, il rumore di motosega, la catena da arrotare, la miscela da preparare, ed ancora...motosega, motosega, e motosega.
I giorni, prima, e poi le settimane si sono susseguite, lasciando spazio ai mesi più invernali .., tra i più invernali di sempre.
E poi...e poi quei giorni di Marzo, con le api che riprendevano a covare, il vento freddo che si chetava, ed il giaccone dimenticato sulla staccionata, mentre c'era da lavorare.
Tutti quei propositi sulla Primavera che stava per entrare, e quella riconoscenza ad un Inverno serio e laborioso.
E...
...e l'Inverno m'ha proprio preso in parola, ed ha continuato a lavorare, portando la neve di fine marzo, e le gelate dell'8 aprile e del 15 aprile, seminando qua e à altre sporadiche nevicate.
E aprile, lungo e nervoso, s'era travestito da gennaio.
Le api che non covavano più, la caldaia che andava a tutta senza tregua, le terre da lavorare, i geloni che erano ritornati, e cento e più progetti in attesa di poter partire.
E maggio da subito ha portato sole, temperature fresche ma gradevoli, salvo poi adattarsi, e travestirsi anch'esso da gennaio, e gettarci nel balordone più completo.
Vento forte, quasi sempre, e piogge violente, alternate a raffiche continue che ci hanno scosso sin dentro l'anima per giorni, e giorni, e giorni.
Le scorte di legna che son finite, l'orto ancora da preparare, le patate che spighivano in cantina in attesa di esser messe a dimora, la cavalla che scalciava nella stallina reclamando una giornata senza vento o pioggia, e quell'uggia continua del non poter fare.
Le api, nutrite senza tregua per mesi e mesi, ancora erano aggrappate a quello sciroppo sena il quale sarebbero perite.
E nel bosco, la legna del prossimo anno, tutta da tirar via.  E le semine che sono saltate, ed un altro anno che...che ha già presentato il conto di quanto le scelte più giuste siano spesso quelle più...complicate.
Oltre la resilienza, la consapevolezza che ogni piano debba essere rivisto a ribasso, o se ne debba tornare nel cassetto, in attesa di tempi migliori.
Ma la viola mammola continua a fiorire, ed in qualche modo le giornate si susseguono regalando momenti di pace, che sia di fronte ad un piatto di minestra calda o che sia per una conquista fatta all'aperto.
"Oggi son riuscito a tagliare l'erba",  dico fiero, continuando " ora mi resta solo di lavorar la terra"
...ma nell'attesa l'erba ricresce, si raddoppia, e va ritagliata.
Una metafora conosciuta all'Agricoltore che, oltre a non essere mai contento del clima e delle stagioni, è sempre nella consapevolezza di quanto perdere il momento giusto per far le cose voglia dire rischiare di non farle affatto.
Ma i lavori dentro al podere vanno avanti, e tra muratoria e falegnameria, tra idraulica ed interventi elettrici, si cerca di rimetterci in pari, almeno lì, con il tanto da fare.
Ma le giornate passano, e l'onda lunga del maltempo, continua a  portarci alla deriva, a noi...che per campare dobbiamo contrastare con tutto questo.
Non porto qui percentuali, non faccio conti né tanto meno approfondisco con discorsi otre modo noiosi: quando alla mattina apro la finestra, la Bellezza m'invade il petto, e mi sento fortunato ad essere dove sono, con chi sono, ed a sforzarmi di vivere "del mio".
Questo conta: le stagioni passano e passeranno, ma questo rimane.
La Vita è un inno al Fare, al Ricercare, ed al Saper Apprezzare, e non so se pensare questo mi renda Anacronistico o meno, ma so che mi rende una persona sempre più Convinta della scelta fatta, nonostante tutto.
Aspettando le giornate di sole...


6 commenti:

  1. " Come va laggiù nella piccola Russia?". Sì perché, nel secondo dopoguerra del secolo scorso, mio nonno (che era stato fante nella prima), andò ad " abitare", ricco di salute, moglie e di sette figli, nel peggior posto del paese, sotto la collina dove, d'inverno, bene che vada, la brina si aggruma. Lì aveva un po'di terra da lavorare e impiantò una baracca di risulta (la sua casa), recupero dell'esito vittorioso del primo conflitto mondiale che anche qui porto più miseria che gloria. I figli, man mano che crescevano, scappavano e diventavano migranti, ma riconoscenti, e mandavano qualche soldino ai genitori, cosicché, nel 1957, come recita la data sul camino, finalmente mio nonno ebbe una casa dove abitare. Io,suo nipote, nacqui in tempi migliori ma il freddo invernale nella fredda casa mi si è stampato nel cervello. Sarà per quello ma appena ho potuto ho iniziato prima a impiantare alberi buoni e poi mi sono regalato un grande bosco. Adesso il freddo ,finché c'è salute e un po'di tempo, non mi fa paura. Qualche anno fa, con una primavera piovosa come questa, decisi di comperarmi una serra per evitare i tanti inconvenienti meteorologici che ci affliggono e devo dire che sono soddisfatto dei risultati che si ottengono. Se mio nonno potesse vedere il mondo odierno per molti versi resterebbe meravigliato, lui che ha sempre lavorato la sua terra a forza di braccia e nient'altro. Ma sarebbe anche perso perché alle spalle abbiamo abbandonato una civiltà più povera ma forse con valori più sinceri. Sono sicuro che tu gli staresti simpatico e ti direbbe: " Va Là fiol che ghe ne de pedo" ricordandoci che sta a noi trovare, come tu sei maestro, sempre del bene anche nelle cose che vanno male. Ciao e grazie per tutti i tuoi buoni scritti.
    Emanuele.

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    1. E leggerti oramai è abitudine e piacere.
      Come sempre faccio, io ti ringrazio per queste tue condivisioni, e sempre più mi fai pensare che "questo mio" angolino, non sia solo mio...e mi piace questa cosa.
      Grazie Emanuele.
      A.A.

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  2. E mentre leggevo...pensavo:"costui sta parlando di cose avvenute, ma ha il dono dell'ubiquità? Vede l'orto di casa mia ancora da predisporre? Vede le patate biologiche che languono in cantina, piene di getti? Vede i semi di crescione e rucola ancora da seminare? E l'erba tagliata che ricresce immediatamente e la legna ormai terminata perché a fine maggio accendere il camino, la sera, fa proprio piacere! Noi non viviamo unicamente di agricoltura ma certo è che molte nostre energie le investiamo in agricoltura e stiamo facendo una fatica enorme. Buonanotte amico agricoltore
    Susanna

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    1. Se avessi il dono dell'ubiquità son certo che mi lamenterei ugualmente perchè non mi basterebbe per farle tutte le cose che ci son da fare.
      Susanna, io mi racconto, così, di getto, e facendolo forse racconto anche di voi, o di qualcuno a voi caro, o comunque di una realtà che in qualche modo entra (fosse anche solo in un sogno) nelle vostre vite.
      Un pezzetto alla volta.
      Grazie, tante.
      A.A.

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  3. Grazie, leggendoti si sente uno spirito di condivisione e ci si risolleva un po' il morale per questa stagione davvero balorda, qui a Sarzana (SP) come dalle tue parti.
    Orto parecchio indietro (ma ringraziamo i tunnel che mi ero costruito con i tondini e TNT se almeno cominciamo a mangiare lattuga e spinaci), erba che cresce alta e sempre bagnata (un autentico piacere da tagliare), vigne da trattare ogni due per tre perchè viene tutto dilavato, piante da frutto flagellate dalle gelate (l'amato caco temo che non si riprenderà).
    Non viviamo di agricoltura, ma sono comunque tante energie investite...
    In ogni caso, non si baratterebbe la vita in campagna con nient'altro! :-)

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    1. Dici bene Fabrizio.
      non la si baratterebbe con nient'altro.
      Io, che sono il primo della mia famiglia a fare l'Agricoltore, e che ho lasciato certezze per quell'incerto che tanto mi apparteneva, io lo so bene quanto peso abbia la scelta di seguire il cuore: con mia moglie abbiamo fatto rinunce importanti, e dovremo fare grandi sacrifici per poterci dare un futuro in Agricoltura, ma...ma non si baratterebbe tutto questo mai con null'altro.
      Grazie per il tuo intervento.
      A.A.

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