Gli taglio l'erba sotto, convinto di far bene, in modo da non trattenere l'umidità...e quindi la sicura brinata.
Gli lavoro la terra sotto, laddove riesco, correndo, sicuro di dar modo al terreno di riscaldarsi quanto prima già col sole del mattino.
E poi che faccio?
Mi metto sull'uscio, con mia moglie che è più preoccupata di me.
Si alza il vento, che già era forte, e la casa si scrolla di dosso l'ultima polvere calda dei giorni precedenti.
Faccio cena, ma mangio a fatica, c'ho l'uggia (ho fastidio) addosso, e proprio non mi sento bene.
Il camino tira, come a volersi ingollare (ingoiare) quella legna secca che gli do con regolare attenzione.
Il vento fischia tra gli infissi nuovi, e questo vuol dire che tira davvero forte.
Potrei dare fuoco a qualche pressa di fieno, piazzata qua e là per la vigna, ma sai dove mi porterebbe il fumo?
Sarebbe inutile con questo vento.
Mia moglie prova a non pensarci, mentre a me scappa un'imprecazione, e poi un'altra, e poi forse un'altra.
E' freddo in casa, figurarci fuori.
Io vò a letto, mi dice lei.
E chi dorme stanotte, dico io.
Tanto non gli si può fare niente, dice lei.
Non son nemmeno più buono a pregare, dico io sotto voce.
Lei mi guarda e sorride: mi sa che m'ha sentito.
Lei va a letto, io mi faccio una camomilla, doppia, e ci affogo una cucchiaiata di miele vernino, bello salato ed amaro di edera, e mi piazzo davanti al camino, intontito dal danzare di quella fiamma.
Ma il sonno non arriva.
Ulula la cagna davanti all'uscio, e siccome non c'è luna piena, e siccome non passa un'autoambulanza, allora ulula al vento, e questo vuol dire che è davvero forte.
Non reggo, e mi vesto.
Non reggo e sòrto (esco) di casa.
Come coltelli accidentati, il vento mi taglia la faccia, e gli occhi si tengono a fatica aperti.
E' freddo, un freddo schifosamente accidentato, che t'arriva addosso come fosse una scarica di botte.
La cagna rientra nella cuccia, mi scodinzola mentre la raggiungo per tranquillizzarla.
Sono le due e mezzo, e come un bischero sono accovacciato ad abbracciare quella bestiola infreddolita: non dovevo toglierle la paglia dalla cuccia, e mi cruccio per questo.
Vado a prendere un pò di fieno, con la torcia accesa tra le mani infreddolite, e le capre belano al sentirmi arrivare.
I cipressi si scuotono e lasciano cadere le coccole vecchie, che come grandine m'arrivano sulla testa e tutt'intorno.
Il rombo del vento è assordante, ed ho sempre più freddo: questo è un vento da sotto zero, mica storie...
Mi sbrigo, a fatica prendo il fieno e lo riporto nella cuccia, lo rinterzo e corro in casa.
Batto i denti, accidenti a me, roba da pigliare un malanno: c'ho i lacrimoni agli occhi che tengo a fatica aperti.
Mi siedo praticamente dentro al camino, e se io in due minuti ho preso tutto quel freddo, le mie piante?
Loro la giubba pesante non ce l'hanno mica!
Penso al frutteto nuovo, penso alla vigna...penso ancora alla vigna.
Se accendessi adesso una pressa di fieno, mi se la fumerebbe tutta il vento, tirandomela chissà dove: è inutile e pericoloso.
Non posso fargli niente a questa vigna.
Sono le quattro, ed il mal di testa mi impone di andare a letto.
Mi accuccio accanto a mia moglie, lei dorme.
Speriamo un bene.
...
Sono le sei, ed ho la scusa per alzarmi.
Apro la finestra del bagno, e nell'orto ancora non vedo la brinata.
E come poteva brinare con questo vento?
Guardo i gradi nell'aia, all'aperto: siamo a meno tre.
Meno tre.
Meno tre...
...
Sono le sette e mezzo, imbacuccato m'infilo nella vigna davanti casa.
Il primo filare, salvo... una, due, tre, quattro cinque...ventuno, ventidue...trentasette...sono sane qui le piante, bene!
Hanno retto!
Infilo nel secondo filare, bene le prime venti, poi...la prima fogliolina accartocciata, un'altra, ed un altra ancora.
Alzo gli occhi, non l'avevo ancora fatto.
Davanti a me le giovani foglie sono accartocciate, già grige.
Ne tocco una, si sbriciola.
No.
No!
Salto nel terzo filare, poi nel quarto...nel sesto...nell'ottavo.
Tutta la parte esposta tra il Nord ed in Sud-Ovest è...gelata.
Ci saranno almeno duemila piante bruciate dal vento.
L'erba, laddove l'ho lasciata a copertura, ha fatto il suo dovere, e lì le foglioline non si sono gelate.
Mi gira la testa.
Appoggio il ginocchio in terra, e son solo.
Mi scappa da piangere, e sono stupito.
Mi guardo intorno, non mi vede nessuno...non mi sente nessuno, non trattengo le lacrime.
E' la prima volta che mi succede in vigna.
Non mi trattengo, e non mi scappa neanche una bestemmia, niente, non so dire nulla, ma tiro su col naso, mi rialzo, e guardo la parte sana, esposta a sud, coperta dalla collina del podere proprio da quel tremendo grecale così assassino.
Un terso della vigna è stato azzerato, un altro terzo è abbastanza compromesso.
Ma non è finita, ci sono le piantine del frutteto da controllare.
Affretto il passo, mentre il sole parrebbe volermi scaldare le mani.
Sono le nove e mezzo, e davanti a me ho una, due, dieci, ventidue piante bruciate dal vento.
Il mio fruttetino, mi ci son voluti dieci anni per poterlo fare, maledetta la sorte: prima la siccità, ora la gelata... quelle che camperanno saranno indistruttibili, ma...camperanno alcune?
Devono campare, maledetta la sorte!
C'ho il magone.
Ma non è finita, è no, ci sono le vigne in basso, quelle nella valle.
Prendo la macchina, e come un pazzo guido incurante del fatto che correre non mi serva a nulla, e che è anche molto stupito.
Vedo la prima vigna: è già tabacco.
Un'ettaro e mezzo di...tabacco.
Le buttate più lunghe (circa trenta centimetri) sono tutte afflosciate senz'anima.
Le buttate più giovani (circa tre, cinque, otto centimetri) sono marroni e grigie, ed a toccarle si sbriciolano.
Tutto color tabacco.
Sono le undici, ho visto tutte le vigne, e quelle più a sud si son salvate.
Quelle con lo sbocco a nord non ce l'hanno fatta: il danno che non ha fatto il vento l'ha fatto la brinata, qui in basso.
Che faccio ora?
Parlo con la mia moglie, e questa volta è lei a consolarmi, lei che di gelate nella vigna ne ha già vissute due.
Per me è la prima, così.
Torno al Podere e salto subito sul trattore: devo terminare di lavorare la terra sotto a queste povere piantine.
Devo dargli calore.
...
Sono le sei e mezzo, è quasi sera, sono cotto di stanchezza.
Non mi sono fermato neanche per mangiare...neanche per pisciare.
Il sole raffresca, il vento rinforza.
Rientro in casa, è l'ora di cena: mi scollo di dosso la polvere e provo a mangiare qualcosa: abbiaqmo degli amici a cena, e devo pur sorridere un pochino.
Rido ad una battuta, rilancio con un paio delle mie.
Si sfanga (supera) la serata.
Sono le undici, il vento rinforza.
Devo provare a dormire: sono le due, crollo.
...
Mi sveglio, sono le sei e mezzo, è tardi.
Corro alla finestra, non c'è vento, ma...
...la brinata.
La Brinata!
No, la brinata!
Io ho provato a raccontare quelle che sono state trentasei ore di angoscia, paura, delusione, arrabbiatura.
Trentasei ore che ti cambiano l'annata.
Trentasei ore che non me le scorderò finchè campo.
Ma cosa è successo dopo quelle trentasei ore?
Abbiamo preso la macchina, io e mia moglie, e siamo letteralmente scappati dal Podere, certi che rimanere lì avrebbe rappresentato l'affogare in un dramma che non era comunque "la fine".
Non volevamo ingigantire ulteriormente quanto già era abbastanza grande.
E non potevamo fare nulla, solo aspettare.
Via dal Podere, con la complicità di babbo che si è fatto carico degli oneri ed onori.
Via per un giorno e mezzo, poco distanti da casa, ma accolti dai nostri cari Amici, protetti a tratti.
Al ritorno il sole era caldo, era domenica sera.
Lunedì e martedì ho fatto il trattamento con la propoli, in dose abbondante, solo alle vigne che hanno subito la gelata (tanto quella di brina quanto quella di vento).
Mercoledì ho terminato di lavorare la terra, anche nel frutteto, ed ho aspettato che quel tempo di burrasca portasse la pioggia.
Giovedì ha piovuto, e la vigna ed i campi tutti hanno bevuto.
Venerdì ed oggi sono state giornate piuttosto asciutte, ma le temperature sono ancora molto basse.
Le viti sono ferme, e questo forse è un bene.
Penso a quelle lacrime versate, e non me ne vergogno.
Non mi era mai successo prima d'ora, e m'è capitato proprio con quelle viti con cui tanto litigo durante l'anno, così basse, così delicate, così...necessarie per la mia vita.
Un rapporto che è nato in un obbligo velato, spinto dalla speranza di poter cambiare le cose, e proprio grazie a quelle viti...e sopratutto alla vigna del Podere, tutta la mia vita è cambiata.
Io, che mai avevo avuto empatia con questa pianta, seppur fossi un estimatore del suo nettare, delegavo sempre ad altri i lavori e le attenzioni di cui necessitava.
Ma poi l'Amore mi ha spinto a fare un sospiro, e chinarmi all'ascolto: negli ultimi quattro anni della mia vita ho imparato a trascorrere tanto tempo nella vigna, ed ho fatto prima pace e poi amicizia con questa pianta dalle mille risorse.
La Vite, che ha il nome così strettamente legato alla "Vita", ce la farà anche questa volta, lo so.
Il Sangiovese è una pianta dalle mille risorse, me lo ripeto ogni volta che deve affrontare una tribolazione, e si riprenderà, magari dando meno frutti, magari scadendo un pò nella qualità, ma non mi tradirà, ne son certo.
Sento il peso della mia responsabilità, ma sento anche i limiti delle mie possibilità d'intervento: non potevo fare di più.
Per le varietà più in basso l'incognita è più grande, ma la Vite è comunque una pianta che ha tanta forza e resilienza.
Tante le viti che hanno sofferto, troppe quelle che potrebbero perdere l'annata, ma adesso posso solo osservare nell'attesa che questa mi lancino un qualche messaggio.
Nel frutteto le piantine secche ricacceranno? Non ne ho idea.
I fiori dei vecchi meli sono gialli ed appallottolati, e di mele se ne mangeranno poche quest'anno.
La campagna è anche questo.
Tutto questo per quella botta di dicembre che in un aprile che sa di maggio proprio non t'aspetti...e che fa i suoi danni.
Mi spiace tantissimo,ma tu e tua moglie avete le palle...
RispondiEliminaIo ho quasi finito i pellet e non ne compro altri,brucerò in paio di sedie,ciao!
In effetti le palle son parecchio grosse, e girano anche tanto velocemente.
EliminaMa anche questa è la campagna, e nel bene o nel male questa è la nostra scelta di vita.
Non è facile partire da subito con questo grosso problema, ma la stagione è ancora lunga, ed avremo modo di recuperare, lo so!
Ciao e grazie
A.A.
Non ho parole utili per sollevarti caro AA posso solo inviarti un abbraccio consapevole del dolore che stai provando...l'ho provato anch'io anni fa'...comunque la vigna riusci a riprendersi,qualche occhio ancora indietro fece anche un po' d'uva...il vino fu meno della meta' e scarso come qualita'...ma l'anno dopo tutto torno' nella norma con del buon legno a frutto...Tanti cari auguri
RispondiEliminaGrazie Fabio,
Eliminain effetti il Sangiovese era ancora molto indietro, e questo mi fa ben sperare per una qualche ripresa e produzione.
Discorso diverso per le vigne di bianco in valle: lì ha colpito su piante che avevano già il grappolino d'infiorescenza di 8cm...e la batosta è stata molto grossa.
Adesso posso solo aspettare.
Grazie ancora
A.A.
Proprio oggi, io e mio marito siamo andati a fare un giro passando proprio tra i vigneti della nostra zona. Anche qui in certi punti lo spettacolo è desolante... distese di viti letteralmente bruciate dal gelo. Fa impressione. Anche l'orto ne ha sofferto, ma lì è più facile sostituire... Forza e coraggio, che tu e tua moglie ne avete, non tutto è perduto...
RispondiEliminaRipenso sempre a quell'olivo, che quando ero bimbo fu inghiottito dall'incendio del bosco, e che carbonizzò completamente.
EliminaL'anno dopo ricaccio, e dopo tre anni tornò a fare pure qualche oliva.
La Natura tenta sempre di percorrere la strada della Vita, e sarà così anche per le mie viti.
Il problema è rappresentato comunque anche dalla perdita (sicura) che questa gelata avrà portato in termini di produzione e qualità dell'uva.
Questo aspetto non è da poco.
Cara lolle, il freddo (quello vero) dovrebbe essere passato, e tra qualche giorno le temperature saliranno non poco.
Sostituisci nell'orto, e riparti a pieni giri.
Ciao
A.A.
Cribbio. 36 ore di pura angoscia che ci hai comunicato benissimo. Palpitante. Pressante. Io voglio ancora sperare che si possa davvero recuperare tutto al meglio. Sei così solerte ed ingegnoso, non lasci nulla al caso e, come dici giustamente, questa è la campagna e la vostra scelta di vita. Coraggio ragazzi, avanti tutta.
RispondiEliminaE spero che tu abbia ripreso a dormire.
Ciao Susanna
Cara Susanna,
Eliminail Sonno va e viene, un pò come il giramento di scatole, ma la convinzione che molto si riprenderà è costante.
Attesa, pazienza, osservazione, e cura maniacale...il tutto condito con passione ed Amore, e vediamo se questa ricetta potrà coadiuvare quanto la Natura deciderà di fare di queste piante così martoriate.
Ciao e grazie
A.A.
....ma lo sai che mio marito proprio in quei giorni di freddo mi raccontava dei fuochi tra i filari dei vigneti!!! Noi qui abbiamo il moscato di Terracina ...io ricordo le battaglie e le ire del mio papà per le piogge, quando tagliava il fieno ...le piogge tanto desiderate a volte....non andavano bene ...ad un mio parente una volta per auto combustione(per il fieno non asciutto bene) è andato a fuoco tutto il fienile ...A me sembra strano ma ....un altro mio parente dice" noi contadini dobbiamo rendere conto anche ai grilli (poverini, neanche si vedono più!!)...Sicuramente, nel mio orto e giardino, le lumache , le forbicette, e le rughe fanno da padrone , noi le lumache le raccogliamo e poi le cuciniamo ...ma ....Mi dispiace per queste avversità, tante ...ma questa vita non la cambierei con nessun'altra....Buon 1° Maggio, mese delle rose, mese mariano...chissà quante ne avrai lì al podere...
RispondiEliminaIn Agricoltura c'è tanto da contrastare: insetti, malattie, situazione meteorologiche avverse, carenza idrica...
EliminaLa Gelata della scorsa settimana è stata veramente tosta, e molto dolorosa, ma affronteremo anche questa cosa.
Quella dei fuochi nelle vigne è una pratica poco diffusa nella mia zona, ma a quanto so molto efficace...vento permettendo.
Ciao Franca Rita, e grazie
A.A.
Ho letto tutto il racconto e mi dispiace per molte ragioni, la prima delle quali perché un agricoltore come te non si merita questo clima di merda. Un clima decisamente cambiato, non è una banalità dirlo, ma un vero e proprio dramma. Sappiamo pure che le colpe del surriscaldamento della terra (che poi porta a questo freddo in maggio da noi), sono state ben accertate, scienziati di fama mondiale avevano lanciato, inascoltati, l'allarme anni fa, e oggi siamo andati oltre, ben oltre le loro previsioni (e chi ci guida, male, continua a sbattersene).
RispondiElimina"E chi ci guida, male, continua a sbattersene"...o comunque a non fare molto per pensare al domani.
EliminaTu non hai idea delle arrabbiature che io mi prendo di fronte a tale cecità!!!
ciao e grazie
A.A.
Ciao caro A.A. Grazie alle tue parole sono ritornata a scrivere sul blog. Mi hai fatto molto riflettere e ti ringrazio davvero per quello che hai scritto. Ti abbraccio forte forte
RispondiEliminaFrancesca
Francesca, tu sei sempre la benvenuta, e sarà un piacere continuare a leggerti.
EliminaGrazie per le tue parole.
A.A.
Penso al tuo podere e spero che tutto si risolva nel migliore dei modi,la natura ha mille risorse coraggio vedrai che anche quest'anno avrai le tue soddisfazioni.valentina
RispondiEliminaCiao Valentina,
Eliminason certo che le soddisfazioni arriveranno, e che alcune delle cose adesso brutte prenderanno una piega decisamente migliore.
Purtroppo, oramai a giorni di distanza, per la vigna a valle le cose non vanno affatto bene, e sono certo che alcune piante (che hanno 21 anni) seccheranno, ed altre dovranno subire drastici interventi a suon di seghetto e forbici.
Ricorderò...ricorderemo questa gelata per molti molti anni a venire.
Ma andiamo avanti, con un occhio alle temperature, alla pioggia, ed alle tantissime cose da fare.
Ciao
A.A.
Ciao A.A avrei da chiederti un consiglio,quest'anno le fragoline di bosco hanno fatto tanti fiori ma i frutti sono rinsecchiti forse ho sbagliato a lasciare crescere i tanti stoloni che hanno prodotto? Mi conviene buttare le piante visto che non so se sono malate poiché mi sono state regalate e non so se fruttificano. grazie e spero che al tuo podere la situazione sia migliorata.valentina
RispondiEliminaCiao Valentina,
Eliminabuttare una pianta viva? E perchè mai?
Io piuttosto farei così: annaffierei abbondantemente, offrirei alle fragole un pò d'ombra, e lascerei passare la stagione per quello che la Natura saprà darti.
Magari l'anno prossimo le trapianti in un altro posto e le lasci crescere indisturbate.
ciao
A.A.
Questo post lo leggerei a teatro, davanti a tante persone, per far capire cosa significa vivere della terra.
RispondiEliminaDa noi si diceva che dopo "il natale di Roma"non gela più, ma io abito vicino al mare.
Io questo post l'ho scritto di gesto, non curante delle regole grammaticali o della forma: l'idea del teatro mi diverte, ma non ho di queste ambizioni.
EliminaLa cosa m'imbarazza non poco.
Ma grazie, davvero.
A.A.