Taglio dell'erba per gli animali del podere

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venerdì 29 marzo 2019

Pensieri Anacronistici sull'Agricoltura Naturale (Parte 1°)

Avere (quasi) quarant'anni mi permette di poter stendere qui un'analisi, da un punto di vista strettamente personale, di come stia cambiando il ruolo dell'Agricoltore al giorno d'oggi.
Mi guarderò indietro, come sempre faccio, ma lancerò i miei pensieri oltre il domani, nella speranza di produrre qualcosa che possa FAR RIFLETTERE chi avrà voglia di leggere.



Partiamo dall'Agricoltura
Dei Settori Economici il Primario è senza dubbio il più importante, in quanto è quello che provvede al diretto sostentamento dell'essere umano attraverso l'utilizzo e sfruttamento delle risorse che la Natura ci consegna.
Le miniere, la pesca, la selvicoltura, e poi...l'allevamento e l'agricoltura.
L'Agricoltura è l'attività economica più antica, seconda soltanto alla caccia, e da sempre è alla base di qualsiasi sviluppo sociale ed economico delle più differenti civiltà, nel tempo.
L'Agricoltura ha da sempre subito la propria evoluzione, seguendo quella della civiltà Umana, spesso condizionandone il cammino.
Strettamente legata alle forze che regolano la Natura, da sempre considerata come una delle più faticose e meno redditizie attività economiche, sempre a rischio poichè direttamente esposta al clima, agli agenti atmosferici ed al mutare delle stagioni.

Quali i fattori che hanno contribuito a mutare l'Agricoltura?
Il Progresso ha trovato spazio anche nell'Agricoltura, mutando spesso radicalmente la vita di chi lavorava nelle campagne, talvolta violentando la Natura in modo indiscriminato, spesso migliorando la stessa conduzione agricola da parte dell'uomo, sempre spingendo verso un'evoluzione che avrebbe dovuto far meglio di quanto fosse stato fatto in precedenza.
Dalla Rivoluzione Agraria del 1700 in poi, questo è stato il fattore principe che ha fatto mutare l'Agricoltura.
- Il Consumismo ha poi definitivamente condizionato l'opera dell'Agricoltore spingendolo a "produrre ad ogni costo" andando ad ignorare le oggettive possibilità di un territorio, talvolta uccidendone animo e struttura. Un'Agricoltura dei numeri, dove la sostanza ha dovuto far spazio alla quantità.
Seppur sia arrivato a metà del 1900, ha segnato in modo tangibile il modo di pensare (e fare) Agricoltura partendo proprio dalla richiesta di prodotti agricoli.
- La Globalizzazione ha abbattuto le distanze, permettendo una evoluzione in paesi svantaggiati, ed una involuzione a sfavore delle tradizioni in buona parte del mondo, spingendo comunque sempre l'onda del Consumismo contro le piccole realtà a conduzione familiare.  O piuttosto portando il sapere agricolo laddove questo potesse migliorare... o piuttosto disconoscendo l'etimologia e l'origine stessa di quanto fosse stato fatto per secoli prima, tanto per far bene, quanto per far male al territorio, all'attività agricola, e talvolta all'uomo stesso.
Tra tutti è il fattore più recente, ma che più ha drasticamente stravolto il concetto stesso geografia e storia legati all'Agricoltura.

Progresso, Consumismo, Globalizzazione: oggi in Agricoltura molte le vittime, alcuni i sopravvissuti.
La Chimica ha cavalcato tutti questi cavalli, e con lei le industrie, le lobby, le multinazionali, i potenti: non si deve demonizzare questo poichè è questo che l'uomo ha evidentemente voluto.
Tra gli anni cinquanta e gli anni novanta nelle campagne del mondo sviluppato sono state riversate, spesso indiscriminatamente, sostanze di ogni sorta nei campi che ci hanno nutrito, che hanno nutrito generazioni e che nutriranno i nostri figli ed i nostri nipoti.
Progresso, Consumismo e Globalizzazione non hanno saputo gestire tutto questo, lasciando che il Mercato cambiasse e si piegasse definitivamente a ciò: la Chimica ha risolto problematiche vecchie di secoli, ha debellato malattie animali e vegetali, ha reso fertili terreni improduttivi, ha fatto aumentare le produzioni di latte, di grano, ed ha ingrassato le tasche di pochi, a discapito di tutti.
La Genetica, che sempre ha avuto il suo naturale cammino, è stata rivista e stravolta: sotto il manifesto delle più alte ed onorevoli speranze, ha soppiantato (e spesso ucciso non troppo lentamente) la storia agricola vecchia di Un Sempre, per contaminare addirittura in modo irreversibile talune varietà.
La Chimica e la Genetica sono, a detta dei più, le risorse dell'Agricoltura del domani...dove il terreno a quanto pare non varrà più molto.
Tutto questo è a dir poco agghiacciante poichè accade, sotto gli occhi di miliardi di persone, senza che (quasi) nessuno alzi una mano per fare e farsi qualche domanda.
La richiesta crescente di prodotti alimentari giustifica tutto ciò...

Esistono Alternative a tutto questo?
La Biodiversità oggi è un faro che segna la via oltre tutto quanto l'abbia preceduto.
La Biodiversità rappresenta quel ponte tra "il fu" ed il "potrà ancora essere", percorribile da tutti ma sempre e solo con Osservazione e Rispetto.
L'Agricoltura che più vuol rappresentare la Biodiversità è quella che abbraccia una filosofia quanto più Naturale possibile, deviando quanto più si possa da tutte imposizioni (invisibili e non) che il Mercato ci chiedeva sino a pochi anni fa; contrapponendosi ad una Chimica che si insinua cinicamente in ogni respiro e sospiro che sappia di Agricoltura.
L'Agricoltura Naturale si dice che non sfamerà il mondo.
L'Agricoltura Naturale si pensa (ma non si dice) che abbia l'arduo compito di salvare il mondo.
L'Agricoltura Naturale , per molti, nemmeno esiste.
Biologico, Biodinamico (entrambe Agricolture Certificate da enti che hanno il dovere di regolamentarle), la Permacultura, l'Agricoltura del non fare...e tutte quelle interpretazioni, tanto territoriali quanto personali, che derivano da tutto questo.
L'Agricoltura Naturale rifugge la chimica di sintesi.
L'Agricoltura Naturale non prevede azioni invasive (o comunque depauperanti) per le lavorazioni in campo e sulle piante.
L'Agricoltura Naturale si avvale tanto di Autarchia quanto di Ricerca, tenendo sempre presente l'intero ecosistema, e mai forzando verso un indirizzo avverso a questo.
L'Agricoltura Naturale, faro e nebbia, si presenta in modo tanto etereo quanto materiale, proponendo piccole grandi azioni di alternativa a quanto è già stato deliberato, e facendosi talvolta portavoce di una vera e propria disubbidienza civile.
L'Agricoltura Naturale è Moda.
L'Agricoltura Naturale è emarginazione.

Il recupero di quanto è stato perso, cancellato, dimenticato, oggi è volano per quegli Agricoltori che NON OSTANTE TUTTO si stanno adattando a quelle forze avverse che minano il loro operato.
Burocrazia, che illegittimamente livella il minuscolo Coltivatore Diretto con l'Industria Agricola.
Contaminazioni portate dalla globalizzazione, di nuovi agenti di danno, malattie inverosimilmente sempre più resistenti, infestanti indomabili.
La Lobby che detiene il "monopolio" dei semi, e che non riconosce l'immenso patrimonio di storia che ha abitato nelle nostre tradizioni agricole (e nelle nostre tavole).
La Lobby che "obbliga" ad usare colture resistenti, salvo poi obbligarle a "trattamenti specifici", salvo poi obbligarle ad un NON rinnovo legato al loro essere ibrido commerciale.
La Lobby che spinge "sotto il tappeto" gli OGM, contaminando per sempre specie come i vari Mais Autoctoni, od obbligando i consumatori ad un abitudine poco spiegata ma forzatamente propinata.

Demoni e spettri nelle vite di chi ci crede, e...ci vive di Agricoltura, senza la capacità di resistere a quanto di così immensamente grosso ed opposto.
Rabbia e sconforto nel cuore di chi non vuole cedere il passo a qualcosa che non gli saprebbe più appartenere.
Forze avverse sulle tempie, sui i sogni e sui bisogni di chi ha le mani sporche di terra e l'animo lindo del suo "aver saputo scegliere".
Una voce troppo fievole per essere udita da chi non ha orecchie.
Io vedo due soluzioni nell'oggi: soccombere, per lasciare il passo ad un Tempo Nuovo che rivoluzionerà per sempre, azzerando quanto fu, a favore di quanto deciso dai pochi del Mondo....oppure farsi piccoli, in un'agricoltura di Resilienza.
Il Piccolo Agricoltore, custode ed artigiano delle proprie origini, deve plasmarsi ai colpi inferti con l'obbiettivo principale di non sentirne più il dolore, e riuscire a continuare la sua opera.
Mai smettere di credere...in quello in cui si crede, se ci si crede davvero.

(segue PARTE 2°)

4 commenti:

  1. Il settore primario è quello meno protetto, più aggredito.
    L'ignoranza di ritorno, la stagione continua dei pomodori e degli zucchini, mi mettono una gran rabbia!

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  2. Giusta analisi la Tua che condivido. Ma se non ci fosse stata " Genetica, Chimica, meccanizzazione ed altro" non avremmo "progredito". Ora si tratta di chiederci: tutto questo dove ci porterà? Ai cambiamenti climatici sapremmo adattarci, coltiveremo derrate in luoghi diversi e ci abitueremo a nutrirci diversamente.... ma fino a quando?

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    1. una risposta assai difficile, che non sono in grado di dare.
      Ho una mia personalissima idea, ma...il tempo mi darà ragione o torto, solo il tempo.
      Grazie
      A.A.

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