Per tutta l'adolescenza una radiosveglia mi ha fatto alzare dal letto, per poi lasciare il posto alla vecchia sveglia a carica della bisnonna, tanto odiata dal mio compagno di stanza all'università prima, e da mia moglie poi.
Oggi è il telefono che dispensa la melodia del risveglio, mentre i muscoli già si distendono e il corpo si allunga quasi a toccare i confini del letto: è buio fuori, e l'aria fresca entra a forza, solo scoprendomi un poco dal pesante coltrone.
Fa Eco uno sbadiglio, il rumore delle molle del materasso, il tonfo sordo dei piedi che si posano sulle tavole del pavimento, le ciabatte che scivolano nel buio allontanandosi dal letto.
Non ho bisogno di un lume per trovare gli scuri della finestra, ed aprirli per vedere quale giornata mi attenderà.
Col massimo riguardo rubo ogni istante di quella prima affacciata sul giorno, aprendo appena la finestra e rubandone subito odori e rumori.
E a volte, solo in quel momento, penso che l'anima più vicina a noi sta dormendo ad almeno 2 km di boschi e castagneti.
lontani dall'asfalto e dai lampioni arancioni, è quello il momento più bello della giornata.
Negli oltre tre anni vissuti qui in montagna tante, praticamente tutte sono le persone che continuano a chiedermi come io, noi, si possa vivere così isolati.
Ogni volta che qualcuno di nuovo mi viene a trovare, o che qualcuno di vecchio torna a ritrovarmi, sempre la stessa domanda: " come fate a vivere quassù?".
E molto spesso questa domanda è accompagnata da una affermazione: "... Io non riuscirei mai a vivrtr qui, come fate voi".
Un loop, continuo, che sin dal primo giorno mi fa sorridere, e sin dal primo giorno sfrutto con tanti aneddoti che possano ancora di più far pensare a quanto sia difficile vivere in montagna (così isolati).
Io stesso mi sono chiesto più volte che cosa fosse l'isolamento.
Negli ultimi tre anni tutti siamo stati forzati nel co0mprendere un (nuovo) concetto di isolamento, valido tanto da un punto di vista sociale quanto prettamente materiale.
Quel virus ha creato il pretesto per allontanarci, credendo che invece sarebbe accaduto il contrario, e per renderci più individualisti e asociali...o perlomeno questo è il mio punto di vista.
Mentre nel palazzone dalle trenta famiglie veniva fatta la gincana per non sfiorarsi uscendo dall'ascensore, autoinfliggendoci apnee al sapor di disinfettante, a me...ed a chi vive come me, poco è cambiato.
Oggi, come negli ultimi tre anni, la mia giornata iniziava aprendo la finestra, scaldando la casa, e andando a lavorare fuori all'aperto.
Fortune queste che sempre ho riconosciuto, e che mai ho ostentato, per rispetto e per intelligenza.
Ma mentre le settimane bianche, o le ferie d'estate consegnavano il "liberi tutti" ad orde di mascherati in cerca di riscatto, io continuavo a svegliarmi sempre alla stessa maniera, in quel rituale che avvia da anni la mia giornata: senza sabati o domeniche, regolato solo dalle nuvole ed dal sole, io non sentivo differenze, come non ne sento oggi.
Ma conosco l'isolamento, credetemi.
Conosco bene cosa rappresenti l'essere da solo, l'essere lontano dai più, e chi segue questo Blog credo possa essersene reso conto negli anni trascorsi.
Isolato, con i propri ideali, in un atteggiamento critico verso tutti, e per primo verso me stesso, sempre e comunque, pronto a riconoscere l'errore, analizzarlo e trarne l'insegnamento.
Isolato, per una burocrazia che mal individua il piccolo...minuscolo agricoltore svincolato dalle graduatorie e dall'agricoltura dei contributi.
Isolato, da una società che non capisce quello che faccio, e sopra a tutto non capisce..perchè lo faccia.
Oggi è il telefono che dispensa la melodia del risveglio, mentre i muscoli già si distendono e il corpo si allunga quasi a toccare i confini del letto: è buio fuori, e l'aria fresca entra a forza, solo scoprendomi un poco dal pesante coltrone.
Fa Eco uno sbadiglio, il rumore delle molle del materasso, il tonfo sordo dei piedi che si posano sulle tavole del pavimento, le ciabatte che scivolano nel buio allontanandosi dal letto.
Non ho bisogno di un lume per trovare gli scuri della finestra, ed aprirli per vedere quale giornata mi attenderà.
Col massimo riguardo rubo ogni istante di quella prima affacciata sul giorno, aprendo appena la finestra e rubandone subito odori e rumori.
E a volte, solo in quel momento, penso che l'anima più vicina a noi sta dormendo ad almeno 2 km di boschi e castagneti.
lontani dall'asfalto e dai lampioni arancioni, è quello il momento più bello della giornata.
Negli oltre tre anni vissuti qui in montagna tante, praticamente tutte sono le persone che continuano a chiedermi come io, noi, si possa vivere così isolati.
Ogni volta che qualcuno di nuovo mi viene a trovare, o che qualcuno di vecchio torna a ritrovarmi, sempre la stessa domanda: " come fate a vivere quassù?".
E molto spesso questa domanda è accompagnata da una affermazione: "... Io non riuscirei mai a vivrtr qui, come fate voi".
Un loop, continuo, che sin dal primo giorno mi fa sorridere, e sin dal primo giorno sfrutto con tanti aneddoti che possano ancora di più far pensare a quanto sia difficile vivere in montagna (così isolati).
Io stesso mi sono chiesto più volte che cosa fosse l'isolamento.
Negli ultimi tre anni tutti siamo stati forzati nel co0mprendere un (nuovo) concetto di isolamento, valido tanto da un punto di vista sociale quanto prettamente materiale.
Quel virus ha creato il pretesto per allontanarci, credendo che invece sarebbe accaduto il contrario, e per renderci più individualisti e asociali...o perlomeno questo è il mio punto di vista.
Mentre nel palazzone dalle trenta famiglie veniva fatta la gincana per non sfiorarsi uscendo dall'ascensore, autoinfliggendoci apnee al sapor di disinfettante, a me...ed a chi vive come me, poco è cambiato.
Oggi, come negli ultimi tre anni, la mia giornata iniziava aprendo la finestra, scaldando la casa, e andando a lavorare fuori all'aperto.
Fortune queste che sempre ho riconosciuto, e che mai ho ostentato, per rispetto e per intelligenza.
Ma mentre le settimane bianche, o le ferie d'estate consegnavano il "liberi tutti" ad orde di mascherati in cerca di riscatto, io continuavo a svegliarmi sempre alla stessa maniera, in quel rituale che avvia da anni la mia giornata: senza sabati o domeniche, regolato solo dalle nuvole ed dal sole, io non sentivo differenze, come non ne sento oggi.
Ma conosco l'isolamento, credetemi.
Conosco bene cosa rappresenti l'essere da solo, l'essere lontano dai più, e chi segue questo Blog credo possa essersene reso conto negli anni trascorsi.
Isolato, con i propri ideali, in un atteggiamento critico verso tutti, e per primo verso me stesso, sempre e comunque, pronto a riconoscere l'errore, analizzarlo e trarne l'insegnamento.
Isolato, per una burocrazia che mal individua il piccolo...minuscolo agricoltore svincolato dalle graduatorie e dall'agricoltura dei contributi.
Isolato, da una società che non capisce quello che faccio, e sopra a tutto non capisce..perchè lo faccia.
Isolato, in un tempo che tento di fare mio, nonostante questi continu8i a volermi costringere verso altri ritmi e direzioni.
...e tutto questo non certo da un giorno.
La scorza, quella dura, si forma, per forza: non mi sento pecora nera in questo gregge, ma semplicemente non mi sento pecora...e nessuno dovrebbe mai farmene una colpa.
Mentre i treni corrono, vago altrove, senza il bisogno di "scendere appena posso", senza il bisogno di urlare una ragione, senza il bisogno di sentirmi migliore.
Ma come mai se io non mi sento migliore, altri vorrebbero farmi sentire peggiore?
Non rubo, non danneggio nessuno, lavoro a capo basso, amo la mia famiglia, e mi adoperò al massimo per essere un buon padre, un buon marito, un buon figlio, un buon amico.
Non ho mai speculato su nulla, mai.
...e tutto questo non certo da un giorno.
La scorza, quella dura, si forma, per forza: non mi sento pecora nera in questo gregge, ma semplicemente non mi sento pecora...e nessuno dovrebbe mai farmene una colpa.
Mentre i treni corrono, vago altrove, senza il bisogno di "scendere appena posso", senza il bisogno di urlare una ragione, senza il bisogno di sentirmi migliore.
Ma come mai se io non mi sento migliore, altri vorrebbero farmi sentire peggiore?
Non rubo, non danneggio nessuno, lavoro a capo basso, amo la mia famiglia, e mi adoperò al massimo per essere un buon padre, un buon marito, un buon figlio, un buon amico.
Non ho mai speculato su nulla, mai.
Non ho mai baciato le terga di qualcuno per ottenere qualcosa.
Non ho mai voluto una corsia speciale, e quando la vita me l'ha data...mi è pesato percorrerci piccoli o medi tratti di cammino, cercando di svincolarmi appena possibile.
Non so vendere me stesso.
Non voglio vendere me stesso, cercando di essere Personaggio, prima che Uomo.
Non recito una parte, ma sento di vivere un ruolo in questa Vita.
Morirò povero, ma spero di aver arricchito le vite di chi amo.
E dei quattrini sinceramente mi importa una sega: non voglio essere schiavo, o se proprio devo esserlo ho bisogno di catene molto lunghe.
Credo negli ideali che per me, per insegnamento della mia Famiglia, sono i veri pilastri del Vivere.
Credo nell'Amore verso gli attimi, verso le parole giuste, verso quei ponti invisibili ma solidi, verso la lealtà, le piccole cose quotidiane, la Bellezza tutta.
Son pronto a sbagliare, sbagliare e sbagliare ancora, e questo non mi farà mai sentire un uomo peggiore di altri, ma solo un uomo che non si illude di essere migliore di altri.
Credo nelle diversità. e le accolgo come opportunità di confronto, di crescita, di insegnamento.
Eppure...
Eppure io conosco l'isolamento, forse da una intera vita, e conosco la soddisfazione ampia e profonda di sentirmi bene, a mio agio, convinto, nei miei ideali.
Stoico, cocciuto, stacanovista, perseverante...m lo dicono sempre quelli che mi voglion bene, e per me sono abbracci e non ceffoni.
E mi sta bene essere diverso, e mi sta bene essere semplice nel mio modo di essere complicato.
E quindi, si..mi sta bene questo Isolamento, che mai mi abbandona, quasi fosse un gran compagno di Vita.
Alla fin fine, se si sta bene cons e stessi, non servono le Corti del Re per sentirsi forti nelle proprie decisioni.
Io sbatacchio il muso, quotidianamente, faccio errori, cerco di migliorare, recuperare, aggiustare, sempre, senza paggetti o pacche sulle spalle, senza groupie o canapi di sostegno.
Ed in tutto questo, mai è pesato l'Isolamento.
E' mattina fatta, l'odore della legna di castagno accompagna la casa.
Il bollitore fischia sulla stufa a legna.
I daini banchettano nel prato dietro al pozzo, il cane latra per svegliare tutta la Natura.
Il sapore del caffè da sostegno, mentre le mani son già sporche.
Tre messaggi nel telefonino mi raccontano di meteo, fatiche e giornate altrui.
Scaldo il motore del trattore, la brina sul cofano par ballare per le vibrazioni.
Mi giro a guardare le finestre di casa che come occhi paion vegliare sul mio operato.
E' freddo, evviva l'inverno quando è freddo.
Non ho mai voluto una corsia speciale, e quando la vita me l'ha data...mi è pesato percorrerci piccoli o medi tratti di cammino, cercando di svincolarmi appena possibile.
Non so vendere me stesso.
Non voglio vendere me stesso, cercando di essere Personaggio, prima che Uomo.
Non recito una parte, ma sento di vivere un ruolo in questa Vita.
Morirò povero, ma spero di aver arricchito le vite di chi amo.
E dei quattrini sinceramente mi importa una sega: non voglio essere schiavo, o se proprio devo esserlo ho bisogno di catene molto lunghe.
Credo negli ideali che per me, per insegnamento della mia Famiglia, sono i veri pilastri del Vivere.
Credo nell'Amore verso gli attimi, verso le parole giuste, verso quei ponti invisibili ma solidi, verso la lealtà, le piccole cose quotidiane, la Bellezza tutta.
Son pronto a sbagliare, sbagliare e sbagliare ancora, e questo non mi farà mai sentire un uomo peggiore di altri, ma solo un uomo che non si illude di essere migliore di altri.
Credo nelle diversità. e le accolgo come opportunità di confronto, di crescita, di insegnamento.
Eppure...
Eppure io conosco l'isolamento, forse da una intera vita, e conosco la soddisfazione ampia e profonda di sentirmi bene, a mio agio, convinto, nei miei ideali.
Stoico, cocciuto, stacanovista, perseverante...m lo dicono sempre quelli che mi voglion bene, e per me sono abbracci e non ceffoni.
E mi sta bene essere diverso, e mi sta bene essere semplice nel mio modo di essere complicato.
E quindi, si..mi sta bene questo Isolamento, che mai mi abbandona, quasi fosse un gran compagno di Vita.
Alla fin fine, se si sta bene cons e stessi, non servono le Corti del Re per sentirsi forti nelle proprie decisioni.
Io sbatacchio il muso, quotidianamente, faccio errori, cerco di migliorare, recuperare, aggiustare, sempre, senza paggetti o pacche sulle spalle, senza groupie o canapi di sostegno.
Ed in tutto questo, mai è pesato l'Isolamento.
E' mattina fatta, l'odore della legna di castagno accompagna la casa.
Il bollitore fischia sulla stufa a legna.
I daini banchettano nel prato dietro al pozzo, il cane latra per svegliare tutta la Natura.
Il sapore del caffè da sostegno, mentre le mani son già sporche.
Tre messaggi nel telefonino mi raccontano di meteo, fatiche e giornate altrui.
Scaldo il motore del trattore, la brina sul cofano par ballare per le vibrazioni.
Mi giro a guardare le finestre di casa che come occhi paion vegliare sul mio operato.
E' freddo, evviva l'inverno quando è freddo.
... l'odore della legna, dell'erba appena tagliata, del sottobosco muschioso, del fieno e anche della terra rivoltata...
RispondiElimina... un senso perduto, privilegio di pochi, incomprensibile per molti ...
Tu elenchi quanto mi accompagna nel mio vivere qui.
EliminaNon c'è giorno in cui io non sia grato per questo.
La gratitudine è buona compagna di vita.
A.A.
Caro Amico Agricoltore, per quel poco che penso di conoscere di te, attraverso la piacevole lettura del tuo blog, te ne infischierai alla grande del giudizio altrui sulla vostra scelta di vita isolata. Da tempo sono diventata un brutto animale che rifugge dalla vita sociale, limitandomi strettamente a ciò che si deve fare per vivere in una cittadina di provincia. Ho tuttavia la fortuna di vivere a contatto con la natura e di seguire, per il mio piccolissimo ruolo di agricoltore biologico, le stagioni e i momenti scanditi dalle semine, dalle concimazioni, dalle raccolte. Ed è qualcosa che o si ama oppure no. Si fa però più cara ed apprezzabile con il crescere dell'età e man mano che i miei figli sono divenuti autonomi e non più bisognosi di essere accompagnati ovunque.
RispondiEliminaVuoi mettere queste notti freddissime, in cui le stelle sembrano potersi afferrare, stare con il naso all'insù e sentirsi parte di tutto e lasciarsi andare ai pensieri più intimi?
Lascia che i "criticoni" stiano comunque inconsapevolmente isolati in mezzo al chiasso, al superfluo, al ridondante.
Ti saluto con affetto
Susanna
Carissima Susanna,
EliminaIl primo ad essere critico verso me stesso, son proprio io, e penso sia abbastanza evidente.
Ma nel tempo, negli anni, ho imparato anche a farmi qualche carezza, a spronarmi anche attraverso questo.
Quando il nome "Anacronistico" saltò fuori, decisi che mi avrebbe accompagnato senza alcuna scomodità, e continua ad essere un ottimo biglietto da visita, una ottima giustificazione (spesso un alibi... lo confesso), un ricordo, una proiezione, una concretezza.
Il giudizio negativo spesso è doloroso, ma la maggior parte delle volte è pura energia per il fare, e quindi non lo soffro seppur talvolta sia veramente stancante.
Credo che una persona con un carattere diverso dal mio forse avrebbe dei seri dubbi su ogni aspetto del proprio operato, ma la vita continua a dirmi di procedere per la mia strada, ed evviva l'isolamento.
Grazie, come sempre sei un abbraccio.
A.A.
Ma quanto è bello (e vero) quello che tu dici.
RispondiEliminaHo letto e riletto le tue parole, e ti ringrazio per averle qui condivise.
Potrei parlare per ore ed ore di tutto questo...ma forse lo sto già facendo da dodici anni qui su questo Blog.
Rossella, mio nonno diceva spesso che "c'è un tempo per tutto": la vita mi insegna che le cose belle arrivano sempre all'improvviso.
Magari questo non vale solo per me, e te lo auguro di cuore.
A.A.
Buon giorno sig. Agricoltore, grazie per aver condiviso ancora una volta l'anacronistico pensiero. Se non ci fosse già stata quella corrente culturale mi sarebbe piaciuto definirti " agricoltore futuristico" ma non posso farlo visto come poi sono stati giudicati dalla storia. Leggendoti trovo che sei di una concretezza disarmante e di questo ne rimango, come spesso mi succede leggendoti, meravigliosamente stupito.
RispondiEliminal'isolamento come condizione, nel bello e nel brutto, comunque pesa sul groppone e qualche segno lo lascia. Voglio pensare che contino anche le parole sotto intese. Tra queste ne percepisco una che si chiama "speranza". Ne percepisco i tanti aspetti ma soprattutto l'angoscia e questo per tanti motivi. Troppi. Isolamento sì, ma lasci aperto un pertugio che non è solo quello del mattino dove rubi al mondo le prime sensazioni della giornata, ma è questo blog che apre uno scorcio sul tuo mondo che altrimenti, io come tanti altri, ne sarei precluso. Pensa tu. Non ho ancora trovato il modo di sapere in tempo reale se pubblichi qualcosa. Così non mi rimane altro, e tra qualche settimana comincerò, che accedere direttamente e quasi quotidianamente al tuo blog, nella speranza che tu abbia scritto qualcosa. 14 febbraio 2023. Sì ! C'è!! Grazie! Stasera finalmente qualcosa di interessante da leggere! Grazie.
Caro Emanuele,
Eliminanon vengo qui con frequenza, e questo non mi fa onore, ma tutto fa parte di un equilibrio, in qualche modo.
I tuoi interventi sono stati veri e propri racconti, paralleli qui, che tanto mi hanno dato:non ti ringrazierò mai abbastanza per questo.
Ci sono dei cambiamenti in arrivo, ma per adesso taccio e continuo a fare interventi sporadici ma mirati.
A presto.
A.A.
Macchè A.A. cambia titolo in Agricoltore Felice. Ti auguro di continuare a vivere cosi per tanto temo, anzi per sempre, e che i tuoi giorni migliori Tu li possa ancora vivere.
RispondiEliminaSpesso mi chiedono se io sia felice...
EliminaMa non so mai rispondere.
La felicità la vedo come un picco, un apice temporaneo, una sensazione profonda ma corta nel tempo.
mi sento comunque "Contento", molto spesso, e ti posso assicurare che questa sensazione è davvero un gran motore.
Evviva la Vita, anche quando è complicata.
Un abbraccio e grazie
A.A.